martedì 30 agosto 2011

Consiglio regionale, sciogliete le fila: tutti a casa

È terminata la nona legislatura del Consiglio regionale del Molise. Ieri il presidente Michele Picciano ha mandato tutti a casa, al termine dell’ultima seduta della massima assise di questa regione. Gran parte di chi ha occupato quegli scranni non vi faranno ritorno: chi per propria scelta (veramente pochi) chi per decisione degli elettori (i più). C’è da aspettarsi un ricambio anche se le manovre alle quali si sta assistendo dimostrano che si può pianificare e distribuire le candidature a seconda di come si vuol far ritornare in Consiglio “i più meritevoli” agli occhi del capo. Ed anche per questa ragione dopo aver abbaiato per un po’ la logica della convenienza risulta più efficace di ogni altro sonnifero facendo chetare persino i più riottosi. Quella che stiamo vivendo sono i giorni che mancano alle primarie del centrosinistra, e non solo di quella parte politica, ma di tutto il Molise. Perché da questa scelta di democrazia partecipata verrà individuato il concorrente che dovrà cercare di impedire a Michele Iorio di poter continuare a mantenere lo scettro del comando. Una regione che negli ultimi dieci anni ha dimostrato di avere lo sguardo a destra. Ma l’aria che si respira non è per nulla scontata e lo lascerebbero intuire anche i sondaggi. Ci prepariamo ad andare a votare con molte incognite: non può che giovare alla salute di una competizione che potrebbe rimettere in discussione molte delle certezze che ci hanno accompagnato in questi anni non facili.
Pino Cavuoti

sabato 27 agosto 2011

Il pentafoglio elettorale

Non potendo parlare del centrosinistra che fino a domenica prossima sarà impegnato nelle primarie, si preferisce in questo ultimo sabato d’agosto pensare al centrodestra che tra una candidatura e l’altra sistemata a prescindere dalle appartenenze politiche, è più preoccupato di trovare una giustificazione logica ai cinque beati che saranno collocati nel listino. Il pentafoglio elettorale vedrebbe in lista d’attesa i seguenti consiglieri uscenti: Mario Pietracupa (Adc), Vincenzo Niro (Udeur), Quintino Pallante (Fli) e Gino Velardi (Udc). Manca all’appello il Pdl. Avrebbe dovuto valere la logica di chi riveste la carica di segretario regionale. Ma non potendo candidare Ulisse Di Giacomo, anche se ufficialmente tutto sarà sciolto lunedì prossimo, sale in quota il presidente del Consiglio uscente. Tal Michele Picciano da Vinchiaturo forte di uno sponsor qualificato come il senatore. A meno che dal buen ritiro di San Salvo Marina non abbia imparato a fare il bluff. Intanto ieri sera a Pozzilli in casa Patriciello si sono ritrovati i maggiorenti del centrodestra per il tradizionale incontro di fine estate. Questa volta non solo riservato agli amici degli amici dell’europarlamentare, ma anche a coloro che per qualche anno avevano dovuto disertare quel desco. Il pentafoglio sarà la chiave di lettura di un’unità ritrovata, se rispetto a 5 anni fa in quota Patriciello c’è rimasto solo il cognato. Del resto cugino che va, cognato che viene. E siamo solo alla fine d’agosto.
Pino Cavuoti

giovedì 25 agosto 2011

Occasione perduta

Mentre ci si preoccupa di difendere tutti i campanili del Molise dal rischio accorpamento - e dalla Padania (?) Umberto Bossi continua a spararle sempre più grosse - non si ode nessuno parlare da queste terre di riduzione del numero degli occupanti di Palazzo Moffa, sede del Consiglio regionale. Si sta perdendo un’occasione per ridurre il numero degli eletti, dagli attuali 30 oltre agli assessori esterni ai 20, come richiede la riforma per le regioni con popolazione inferiore al milione d’abitanti. Dalle stanze del potere e da quelle poche rimaste alle opposizioni ci accuseranno di essere terribilmente qualunquisti. Ebbene sì, ma non ci stancheremo di evidenziare come “il volere sia potere”, anche se i giochi oramai sono fatti! Rien ne va plus. E da questo punto di vista la politica molisana è stata un po’ troppo autoreferenziale. Tutti hanno a cuore lo strapuntino sul quale continuare a restare seduti con tutti i vantaggi. Intanto partiti e movimenti si stanno muovendo per raccogliere le adesioni per completare le liste con le 17 candidature per il collegio provinciale di Campobasso e 7 per quello di Isernia. Il sospetto che più di qualcuno apporrà la firma sul modulo di accettazione della candidatura solo a partire da lunedì 5 settembre, nel giorno di San Vittorino vescovo. In attesa di conoscerà quale nome sarà uscito dalle urne delle elezioni primarie del centrosinistra. Solo da allora ci sarà partita vera, con tutte le conseguenze del caso, alla ricerca di un governo per il Molise.
Pino Cavuoti

domenica 21 agosto 2011

Aspettando l’autunno caldo

Gran caldo. Niente da dire. Quest’anno gli operatori turistici lungo la costa molisana e vastese non potranno lamentarsi per il tempo. Saranno altre le cause da portare per giustificare eventuali cali negli arrivi e nelle presenze. Prepariamoci a trascorrere un autunno nero sul fronte occupazionale. A dircelo sono i dati snocciolati poco prima di ferragosto da Unioncamere per le imprese (che ne conta circa un milione e mezzo) con almeno un dipendente. Occupazione più a rischio nelle piccole e medie aziende. Ma è leggendo il dato territoriale che emerge la situazione reale del Paese, con un Centro-Nord che prova pian piano a recuperare i danni della crisi e un Mezzogiorno che appare, invece, ancora in deciso affanno. Il Nord-Ovest, infatti, ha in programma una contrazione di oltre 19mila posti di lavoro (-0,5%), il Nord-Est di 10.600 (-0,4%), il Centro di 16.600 (-0,7%). Al Sud, al contrario, i posti di lavoro in meno dovrebbero essere oltre 41mila, con un tasso di variazione occupazionale pari a -1,6%. A provocare queste ulteriori difficoltà del mercato del lavoro nel Meridione sono soprattutto le previsioni negative delle piccole e piccolissime imprese dell’area (ovvero quelle con meno di 50 dipendenti), il cui saldo a fine anno dovrebbe superare le 28mila unità in meno. A pagare ancora una volta sarà il Sud. Sono questi gli argomenti su cui si dovrà confrontare la politica regionale chiamata al rinnovo delle cariche elettive nella sua massima assise. Per questo si chiede alla politica una gestione più francescana senza spese pazze che non si giustificano con il mutato clima finanziario, che sta segnando le economie di tutto il mondo industrializzato. Che fare? La risposta sta cercando di darla il governo nazionale che, dopo essersi illuso di poter evitare di mettere le cosiddette mani nelle tasche degli italiani, ha dovuto adottare una misura “lacrime e sangue”. I responsabili della politica economica molisana si preparino a dare delle risposte ai loro corregionali perché è scaduto il tempo a disposizione. Soprattutto per come è stato utilizzato il denaro pubblico passato tra le loro mani. Un’operazione trasparenza che potrebbe anche servire a capire se hanno operato nel giusto modo per il bene comune.
Pino Cavuoti

venerdì 19 agosto 2011

La concertazione tra i poli

Il Consiglio regionale del Molise ha un’occasione storica. C’è la possibilità di approvare la riduzione del numero dei consiglieri di Palazzo Moffa prima dello scioglimento decretato dall’indizione delle nuove elezioni del 16 e 17 ottobre prossimi. La proposta arriva dai banchi del decimato e frantumato centrosinistra ritrovato un’insolita vitalità. Un colpo di coda che mette il centrodestra nelle condizioni di dover dare una risposta. Concreta ed efficace rispetto a un argomento che non si può prestare a lacrime di coccodrillo. Riduzione dei costi della politica che deve avvenire con atti concreti, cosa che, a onor del vero, non sembra aver dimostrato di mettere in campo la maggioranza nel momento in cui aveva approvato il nuovo Statuto. Poco tempo a disposizione? Forse, se dovesse essere, anche da parte dei proponenti, solo di un’operazione di facciata. Al di là dei proclami di amore per il mantenimento dell’autonomia politica e amministrativa del Molise occorre in questo momento una concertazione vera tra i poli, per consegnare agli annali e ai cittadini un gesto concreto, senza nessuna operazione mediatica. Fatti e non parole. Ma saranno in grado i consiglieri regionali molisani di compiere un atto di eutanasia verso se stessi?
Pino Cavuoti

domenica 14 agosto 2011

Il dovere di cambiare rotta per non far sparire il Molise

Anche se non ci crederete in questo momento riesco a guardare in maniera distinta le vostre facce. Gran parte di voi è in vacanza al mare, in montagna o in qualche casa ristrutturata in campagna. E tiene tra le mani questo giornale, dopo aver passato le ultime ore in uno stato di preoccupazione, per aver scoperto che nonostante i proclami governativi le tasse non sarebbero diminuite e non sarebbero arrivati i posti di lavoro. Ora, invece si corre il rischio di mangiare domani a ferragosto il pollo ripieno e il cocomero e di non digerire né l’uno e né l’altro. Così come leggerete chi tra i politici continua in questa regione a non capire che bisogna fare subito un passo indietro e invece si affanna a difendere l’esistenza di questa o quella provincia o mantenere apparati comunali in realtà dove non ci sono nemmeno più i soldi per pagare la bolletta della luce del municipio. E intanto i molisani si preparano a essere investiti dalla richiesta dei candidati di essere rivotati o votati per la prima volta. Ma sulla base di quali risultati e soprattutto per quali obiettivi. Sentiremo tante sirene e tanti incantatori di serpenti che troveranno un cantuccio in una lista qualsiasi, purché non sia quella di un collega uscente per non farsi concorrenza, tessere le lodi del lavoro svolto - non importa se dai banchi della maggioranza o dell’opposizione - per favorire lo sviluppo e la crescita di questa regione. Ma siete certi che sia stato proprio così e abbiano fatto per intero il loro dovere? Un sospetto, che è più di una certezza, ci fa dire che in Molise sul piano della spesa pubblica in Regione ci sia stato poco impegno. E si dice poco per usare un eufemismo. Quali sono state le riforme strutturali che hanno prodotto cambiamenti concreti sui costi della politica? Sono le cose che chiedeva, ad esempio, Michele Scasserra che, a quanto pare, deve avere avuto una risposta appagante se ha deciso di sposare la causa di Iorio. Oppure non l’ha avuta Paolo Di Laura Frattura se ha deciso di sfidare il govenatore uscente. Eppure c’è stata una riforma dello Statuto regionale che non solo non ha ridotto i costi dei signori della politica, ma che ha persino formalizzato la figura dell’assessore esterno. Intanto altre regioni pensano ad annullare il diritto al vitalizio, a tagliare gli enti che producono solo più tasse per i cittadini, a riformare una regione meno matrigna nei confronti dei propri figli perché succhia risorse per mantenersi in vita. Il Molise prova a resistere correndo il rischio di vedere annullata la sua storia dopo l’autonomia dall’Abruzzo. Stando così le cose è difficile poter sperare di andare lontano e guardare oltre la punta del proprio naso.
Pino Cavuoti

mercoledì 3 agosto 2011

Il centrosinistra e la sindrome di Tafazzi

Con molta probabilità chiunque sia l’avversario di Michele Iorio alle Regionali sarà soccombente. Anche se l’aria è diversa rispetto a 5 e 10 anni fa, e il governatore dovrà comunque sudarsela la riconferma. Ma nel centrosinistra stanno facendo di tutto per consentire a chi esce di poter rientrare, anzi di non dover mai uscire. Il casus belli è quello strumento di democrazia chiamato “primarie”. A sparigliare le carte è giunto quel birichino di Paolo Di Laura Frattura, con il cuore a destra e la testa al centro con un occhio a sinistra. Una condizione che ha fatto venire il mal di pancia ai soliti nostalgici della “falce e martello” che se non sei degno se non hai la patente di comunista fino nelle profondità più estreme del deretano. Purtroppo non ci possono fare niente. La dimostrazione è data dall’uso di parole così fuori dal tempo che alla domanda come si fa a riconoscere un comunista ti viene la voglia di dire perché mangiano i bambini, indossano l’eschimo e la camicia a quadri rossi e hanno la barba lunga. Ma in Molise ne avete mai incontrato qualcuno con queste fattezze? I tempi sono cambiati, per fortuna, e anche chi ha votato o continua a votare per la sinistra ha il portafoglio gonfio e il cuore a sinistra solo per una questione anatomica. Ma, nonostante tutto ciò, continua a nutrire delle convinzioni così radicate da soffrire sempre della sindrome di Tafazzi. È questione di palle. E a furia di colpirsele sono diventate così insensibili al dolore da volersi fare male da soli. Perché qualcuno discute sulle verginità di Nicola D’Ascanio, sulla intelligenza di Massimo Romano, sulla furbizia di Antonio D’Ambrosio, sulla rettitudine di Michele Petraroia e sulla stoltezza di Paolo Di Laura Frattura. Dimenticando che le primarie nel centrosinistra, a parte lo scherzo che si sono giocati a Napoli, sono un esempio di partecipazione. Ne sono convinti anche nel centrodestra tanto che si inizia a pensare al dopo Silvio Berlusconi facendo ricorso all’uso proprio delle primarie. Finché durerà questa situazione gli eredi di Tafazzi possono dormire sogni tranquilli. In Molise ne troveranno sempre qualcuno a denominazione di origine controllata. Pronto a colpirsi anche a ritmo di musica, per il piacere di non cambiare nulla. Intanto Antonio Di Pietro sta alla finestra ed è pronto sabato prossimo dalla sua masseria di Montenero di Bisaccia a sacrificare il vitello più buono sperando nel ritorno di qualche figliol prodigo.
Pino Cavuoti

lunedì 1 agosto 2011

Un esempio da imitare nel silenzio

Ieri sera mentre stavo passando le pagine alla ricerca di un argomento valido da utilizzare per il titolo principale della prima sono rimasto colpito dalle fotografie che il collega Maurizio D’Ottavio ha inviato in redazione. Per molti di voi Maurizio dice poco o nulla, per chi frequenta ama lo sport il suo nome è molto conosciuto per la passione e il vigore che spende per i colori granata della sua Agnone. Già da qualche anno ha chiesto le ferie per recarsi a Lourdes con l’Unitalsi. Maurizio è una persona da prendere sempre con le molle, ma di gran cuore. Faccio fatica a immaginarlo nello spingere la carrozzella o a dare da mangiare al suo assistito. Eppure è così. E sono tanti che cedono una parte delle loro vacanze per vivere questa esperienza che, chi l’ha fatta, mi dice essere unica. Chissà se avrò mai il coraggio di farlo! Ma nel decidere cosa far trovare ai nostri lettori in prima pagina ho pensato che fosse giusto andare controcorrente, come spesso accade da queste colonne. Far vivere, attraverso delle fotografie a colori, il viaggio degli aderenti all’Unitalsi del Molise. Un invito, partendo da me, a vivere con più serenità le “cose di questo mondo”. Siamo troppo impegnati nel prendere che non sappiamo più declinare il verbo dare. Siamo diventati gente dal cuore duro. Voglio dire grazie a Maurizio e ai tanti che come lui sanno ancora donarsi all’altro.
Pino Cavuoti