giovedì 28 aprile 2011

Non fateci perdere la speranza

Il presidente della Regione è impegnato su più tavoli per trovare delle soluzioni tecnico-amministrative che possano consentire alle piccole e medie aziende, che poi sono il tessuto connettivo del Molise, di ritrovare un po’ di ossigeno per tornare a fare impresa. Non è un compito facile, una missione impossibile. Microcredito e micro finanza. Termini che indicano che attraverso micro interventi si potrà consentire, in particolare alle iniziative in autonomia di piccole realtà, di rimettere in movimento l’economia molisana che non ce l’ha fa più ad andare avanti. Non è la scoperta dell’acqua calda, gli indicatori economici sono tutti verso il basso e la cassa integrazione ordinaria non è più uno degli ammortizzatori in grado di garantire i lavoratori. Occorre che ci sia un impegno più partecipato tra il mondo della politica e quello dell’impresa per trovare delle linee operative al fine di permettere la ripartenza della produzione dando risultati economici apprezzabili. Si avverte un diffuso scoramento, un guardare al cielo per vedere il tempo che fa per poi rimanere con gli occhi fissi nel vuoto. Al governatore di tutti i molisani la richiesta di essere un buon padre ma soprattutto giusto. Nelle stanze ovattate al quarto piano di via Genova potrebbe dare l’impressione di essere diventato sordo alle sollecitazioni della gente comune. Questa campagna elettorale, fatta tra i cittadini nelle strade e nelle piazze, gli dia la possibilità di saper cogliere l’anelito delle persone semplici. Iorio sappia rimotivare tra i molisani la virtù della speranza, che sembra oramai perduta. Non occorre cercare dei devoti, ma solo ridare alla gente il diritto alla cittadinanza.
Pino Cavuoti

mercoledì 27 aprile 2011

La politica alza la voce

Passata la Pasqua si torna a (s)parlare di politica. E lo si fa senza esclusione di colpi. E sarà così fino al giorno dell’apertura delle urne, e poi per qualche giorno ancora. Che si tratti di elezioni comunali o provinciali i candidati sono portati a discutere, il più delle volte privilegiando le cose regionali e nazionali rispetto alle questioni legate al loro futuro mandato. È più semplice – per usare l’immancabile metafora calcistica – commentare e analizzare le partite delle formazioni di serie A o della Nazionale piuttosto che della propria squadra cittadina. Si tratta di un esercizio meno complicato perché non ci vogliono grandi idee. Poi è più comprensibile a tutti perché si può ripetere anche concetti altrui per averli letti sui giornali o ascoltati alla televisione. A ricordarcelo è il senatore Di Giacomo che in un comunicato prende di mira la candidata del centrosinistra Fanelli per invitarla a discutere di argomenti più consoni al livello amministrativo: della serie è inutile che parli di regione, preoccupati della provincia visto che sei in corsa per Palazzo Magno. E la Fanelli che fa? Risponde subito per le rime spiegando che esiste la filiera, della serie ogni ente è collegato all’altro e viceversa. È questa la politica dello scontro-confronto, che tanto piace a chi ama seguire i dibattiti televisivi. Del resto ai comizi in piazza c’è sempre meno gente disposta ad assistere, mostrando palese disinteresse verso le chiacchiere sulla res publica di questo o quell’aspirante politico. Interessa eccome la rissa verbale. Fateci caso questo avviene in particolare solo quando si avverte il clima elettorale e a guardare l’elenco dei pretendenti alla poltrona di presidente della Provincia di Campobasso ci sarà da divertirsi. Eppure tanto.
Pino Cavuoti

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua e per le cure… recarsi fuori regione

Buona Pasqua a tutti i nostri lettori, siano essi molisani che abruzzesi. Mi auguro che nella notte appena trascorsa, abbia portato nel mio e nel vostro cuore un vero cambiamento di stile di vita. In questi ultimi giorni più che la campagna elettorale in pieno fermento – anche se oggi e domani saremo tutti un po’ più preoccupati alle delizie della tavola che a farci chiedere il voto di preferenza – mi hanno occupato le considerazioni che riguardano la sanità del Molise. Si ha quasi l’impressione che a Roma qualcuno non ci ami. E’ difficile poter credere che ogni cosa che venga prodotta negli uffici di via Toscana dai dirigenti dell’assessorato alla Sanità, poi non vada bene ai pari grado del ministero della Salute. Una storia che va avanti da tempo, per una gestione non compresa dai livelli romani. Intanto il disavanzo ha portato come conseguenza, non di ieri, la nomina di un commissario (Iorio) dal luglio 2009 e di un sub commissario (Mastrobuono) due mesi più tardi. Governatore “blindato” che avrebbe dovuto garantire una gestione più in linea della sanità che, a quanto pare, non c’è stata, se si torna a parlare della recente misura adottata da Tremonti, che sulla situazione contabile delle regioni con il debito sanitario vuole vederci più chiaro tanto da aver predisposto l’individuazione di advisor contabili. Anche per il Molise. Rispetto alla nomina dei commissari in questa regione non è cambiato nulla sulla capacità di fare meno debiti. È un problema strutturale non di facile soluzione che, tradotto in linguaggio corrente, vuol dire chiudere e per davvero gli ospedali. Iorio, con il coraggio che gli va riconosciuto, sta cercando in tutti i modi di salvare tutti i presidi e nel contempo garantire livelli essenziali e soprattutto una buona sanità nel territorio. “Fino a quando ci sarò io – ripete – non verrà chiuso nessun ospedale”. C’è da credergli, anzi su questo bisognerebbe sostenerlo e lo dice chi molisano non è. Il Molise, anche se è dietro l’angolo l’aumento dell’imposizione fiscale, non può arrendersi ad abbassare la saracinesca per scriverci sopra “Per le cure recarsi fuori regione”. Può imputarsi la colpa al solo Iorio se i conti non vanno oppure è la conseguenza di decenni di gestione comune a tutte le altre regioni, con l’aggravante di un territorio troppo piccolo per competere in termini economici con realtà grandi quattro, dieci, venti volte di più e che ci impiega più tempo a recuperare eventuali criticità? Questo è il punto. È bene pensarci, perché il solo fermarsi a leggere numeri e dispositivi non aiuterà a risolvere la questione e a fare paragoni.
Pino Cavuoti

sabato 23 aprile 2011

Le uova di Pasqua a bambini e anziani da nonno Iorio

Sarà perché da qualche anno il presidente della Regione è diventato nonno, ma il suo rapporto con le festività comandate ha assunto un valore tutto speciale. Non è la prima volta che Michele Iorio ha avuto la delicatezza di pensare a quei bambini che, durante il periodo pasquale o natalizio, soffrono in un letto d’ospedale. Anche in questi giorni il governatore ha voluto ricordarsi di loro ammalati e ricoverati nei reparti di pediatria dei presidi di Isernia, Campobasso e Termoli. Inoltre non ha voluto dimenticare nemmeno quegli anziani che si trovano ospitati presso l’hospice di Larino. A tutti, grandi e piccini, ha fatto recapitare le uova di cioccolato appositamente confezionate da Dolceamaro di Monteroduni di Claudio e Silvano Papa. Una sorpresa che sapranno cogliere quanti in queste ore di festa sono costretti per la malattia a trascorrerle in un letto di ospedale. Qualcuno potrà dire che ci sono problemi ed emergenze più urgenti da affrontare di vitale importanza per l’economia di questa regione piuttosto che a un uovo, seppur di cioccolato. E invece il presidente-nonno riesce a trovare il tempo per preoccuparsene. Ci piace, come dice una mia cara amica di Riccia, avere uno Iorio in versione più familiare, da caminetto per dirla tutta. Solo così avremo un amministratore che pensa di gestire la cosa pubblica come il buon padre di famiglia. Sarà un vantaggio per tutti, anche per gli alleati, oltre che per gli avversari. Si saprà che si è al cospetto di un genitore che con coscienza fa il suo dovere per il bene dell’intera famiglia- comunità. Capace di premiare chi si comporta bene e di richiamare al dovere chi pensa di fare il furbo e di non essere visto. Si potrà obiettare che in fondo ci sono anche padri non degni del loro compito. Anche questo è vero. Ma a un genitore si perdona quasi o tutto perché di regola se sbaglia è stato fatto in buona fede, ma sempre con amore.
Pino Cavuoti

mercoledì 20 aprile 2011

Regione Molise distratta

Lunedì pomeriggio l’agenzia Ansa ha diffuso la notizia del disagio del difensore civico del Molise. Vengono messi in evidenza «alcuni episodie comportamenti che incidevano negativamente sulla mia attività». Queste le parole usate da Pietro De Angelis è inserite nella relazione del 2009 che non sarebbe mai stata diffusa tra i componenti del Consiglio regionale, ma che è visionabile sul sito della Camera dei deputati. Ruolo del difensore civico che non sarebbe facilitato nelle sue funzioni per resistenze da parte della stessa struttura regionale che dovrebbe invece favorire il lavoro di questa figura di garanzia e tutela del cittadino oltre che di trasparenza per l’amministrazione pubblica. A leggere la relazione - mai pubblicata dalla Regione Molise - si avverte la sensazione che qualcosa si è inceppato nella catena di distribuzione. L’interrogativo che proponiamo è molto chiaro: c’è qualcosa o qualcuno che ha paura del lavoro svolto o da svolgereda parte del difensore civico? Mentre il Consiglio regionale si concede una pausa per dedicarsi alle elezioni amministrative deflagra il caso De Angelis. Un nutrito elenco di disattenzioni da parte della Regione Molise che su questo argomento appare distratta, forse sarebbe meglio scrivere disattenta rispetto a doveri che non possono essere dimenticati né trascurati. Si parla di trattamento economico e di scarse risorse finanziarie per mandare avanti la baracca. Considerazioni che farebbero cascare le braccia a terra. Ma che non ci deve trovare rassegnati.
Pino Cavuoti

martedì 19 aprile 2011

L’effetto «di» come D’Ascanio e Di Pietro

Hanno in comune più di una cosa. Si potrebbe partire dal dire che entrambi piacciono alle donne, lo sanno e ne sono consapevoli. Poi se acchiappano è un dato che potrebbe interessare  più alle loro compagne di vita che al popolo. Antonio Di Pietro nasce a Montenero di Bisaccia il 2 ottobre 1950, Nicola D’Ascanio il 27 settembre 1952 sempre a Montenero di Bisaccia. Stesso segno zodiacale: bilancia.  Non partono con i favori del luogo e delle origini. Sono figli in tutto e per tutto di quella terra che guarda al mare e al  fiume,  a metà strada tra Termoli e Vasto Ma hanno la “capa tosta” e riescono a raggiungere risultati e posizioni altrimenti impensabili. La fortuna arride in termini di popolarità più al Tonino nazionale e di riflesso anche a Nicolino che da sindaco del paese viene proiettato sugli schermi nazionali. Poi la politica che conta contagia, seppur a livelli diversi i nostri Di Pietro e D’Ascanio. Cosa hanno combinato tra gli addetti ai lavori della casta della politica è noto a tutti. Per un breve periodo le loro strade politiche si sono incrociate e sovrapposte, come un lampo in un temporale estivo. Chissà se un giorno si saprà mia cosa li abbia divisi. Condividono il rifiuto di parole come destra e fascismo. E si potrebbe dire non accettano l’oligarghia molisana del centrosinistra. Dopo le provinciali, che vincerà De Matteis, hanno all’orizzonte un punto che si inizia a intravedere: le regionali. Di Pietro e D’Ascanio in nome di Montenero potrebbero ritrovarsi più vicini di quanto non appaia a loro.
Pino Cavuoti

domenica 17 aprile 2011

La folle corsa del candidato usa e getta

Ci avevano fatto credere che con le varie riforme elettorali ci sarebbero stati meno partiti con la possibilità di garantire più stabilità ai governi della cosa pubblica. A guardare il numero dei candidati alla Provincia di Campobasso e le liste a sostegno oppure le piccole realtà comunali ci si accorge che qualcosa non quadra. I numeri ci dicono che quella a cui stiamo assistendo è solo e soltanto pura follia partecipativa. Non credo che ci vogliano far credere che tutto ciò sia il risultato dell’esercizio della democrazia. Non trovo in tutto questo correre alla ricerca di nuovi simboli e nuove forze politiche un arricchimento della costruzione di qualcosa di concreto per gli ambiti d’amministrare. Del resto questi tempi recenti hanno dimostrato come sia diventato difficile gestire tutte queste teste che non hanno maturato alcun senso di appartenenza del partito o del movimento di elezione. Tanti cani sciolti alle prese solo della preoccupazione di dover avere qualcosa per se stessi dimenticando il senso del bene comune. Che siano di destra o di sinistra poco cambia, quando si è lì si diventa cloni, gli uni degli altri, e spesso in peggio rispetto a chi c’era prima. Così sarà anche per chi vincerà le elezioni provinciali, sia che dovesse farcela al primo colpo o dover far ricorso al ballottaggio. Ma soprattutto si avrà il problema di smaltire i non eletti, i candidati “usa e getta” che si sentiranno autorizzati a bussare alla porta degli eletti per reclamare qualcosa, solo per il fastidio di aver dovuto chiedere il voto in campagna elettorale.
Pino Cavuoti

giovedì 14 aprile 2011

In attesa del sabato

Mancano pochi giorni alla scadenza per la presentazione delle liste dei candidati alla provincia di Campobasso e nei comuni delle due province dove gli elettori saranno chiamati alle urne. Una corsa da parte dei partiti ad accaparrarsi i migliori nomi al fine di raccogliere il maggior numero di consensi. Sabato a mezzogiorno scadranno i termini stabiliti dalla legge per la convocazione dei comizi fissata per il 16 e 17 maggio. Da questo fine settimana centinaia di candidati saranno in piena campagna elettorale per 4 intere settimane a caccia del voto singolo. Saranno tante le promesse che saremo costretti ad ascoltare e soprattutto tante fesserie di chi non ha bene in mente quali siano i compiti dell’eventuale mandato che andranno a esercitare in provincia o comuni. Campagna elettorale sempre più sofisticata con nuovi metodi di promozione. Che ci siano gli sms o il computer non mancherà il vecchio e caro santino per farsi meglio conoscere dal corpo elettorale. Con frasi fantasiose e per certi versi anche abbastanza improbabili quanto paradossali. Meno di un mese, nel corso del quale la partecipazione sarà l’elemento caratterizzante, per l’esercizio di un diritto nel quale vale ancora la pena di credere e di essere esercitato con senso di responsabilità.
Pino Cavuoti

mercoledì 13 aprile 2011

In politica come in amore...

La capacità di Iorio di attrarre a sé, tutti e tutto, non ha pari con nessun’altro politico in attività in Molise. Il governatore è stato capace di far tornare il sorriso a quel birbante di Quintino Pallante che solo per pochi mesi ha giocato a fare il cattivo. Ieri l’abbraccio con il rientro nei ranghi e la decisione di appoggiare Rosario De Matteis nella corsa, così sperano, vincente per la conquista di Palazzo Magno. Il messaggio che si ricava dal vedere seduti, uno vicino all’altro, De Matteis, Iorio e Pallante e che la politica è un po’ come l’amore: tutto è lecito, anzi di più. Da questa vicenda si riesce a capire che Iorio, ancora una volta, è capace di fagocitare nel suo ventre ogni cosa. Sembra un macinino del caffè dove tritura tutto ciò che entra nella sua orbita. Il governatore è un politico che riesce a giganteggiare rispetto a quanti circolano nel contado del Molise. Intanto ieri ha fatto capire che questa laison con Pallante, aspettando Vincenzo Niro, è finalizzata alla vittoria elettorale di maggio. Cosa accadrà a novembre è storia ancora da scrivere. Senza dubbio chi merita di andare dietro la lavagna è Pallante. Aveva cacciato il petto in fuori per annunciare di essere pronto a sfidare il mondo, per poi accorgersi che non può resistere senza sentirsi amato e coccolato dal buon Michele.
Pino Cavuoti