mercoledì 28 settembre 2011

Il Molise invecchia e l’economia fa acqua

Lo Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, ha diffuso il rapporto per il 2011. Analisi che consente, in questi giorni di campagna elettorale, di valutare meglio il Molise da una serie di indicatori di cui dovrebbero tenere in debito conto la politica e i candidati. Il primo dato da evidenziare che il Pil nel 2010 è diminuito dello 0,6 rispetto all’anno precedente e con una previsione per il 2011 di un incremento dello 0,1. Nel 2010 sono stati persi 2.200 posti di lavoro e gli occupati sono diminuiti del 2,0 per cento. Il tasso di occupazione totale è del 51,1 per cento mentre quello relativo alla fascia età 15/34 è del 38,1. Dati non certo esaltanti, con un saldo migratorio negativo di 500 unità. A non tornare in Molise sono soprattutto i giovani laureati con una preferenza verso il Lazio e l’Emilia Romagna. Infine una valutazione da tenere in debito conto è il rischio estremo, ma da non sottovalutare, è il tasso di natalità del 7,8 per mille abitanti contro un tasso di mortalità del 10,8: la più bassa del meridione. Si nasce meno, si muore di più nella nostra regione. Sono solo alcune dei numeri che emergono dal rapporto Svimez che merita di essere approfondito. Contro le parole che vengono pronunciate in questi giorni, spesso con grande superficialità non tenendo conto di quelli che sono i veri indicatori economici e produttivi di questa regione, c’è la dura realtà dei numeri. Sono solo questi che aiutano a comprendere un territorio che conta una popolazione residente di poco inferiore ai 320mila abitanti. Popolazione che invecchia con una speranza di vita di 79,1 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne e che pone domande sulle politiche per la terza età anche in termine di sanità. Un assaggio di cifre che saranno ulteriormente oggetto di analisi: ci auguriamo non solo dagli addetti ai lavori!
Pino Cavuoti

domenica 25 settembre 2011

Evitare di incontrare l’avversario porta bene

Prima Gino Di Bartolomeo in rampa di lancio verso il Comune di Campobasso, poi Rosario De Matteis in corsa per Palazzo Magno. Ora Michele Iorio che deve aver pensato: porta bene, per la serie non c’è due senza il tre. Di cosa parliamo? Del rifiuto dei candidati del centrodestra a volersi confrontare davanti alle telecamere o in qualsiasi forma di dibattito con gli avversari. Una moda che dilaga, mancanza di rispetto o bisogna credere che porti bene evitare il confronto? A differenza degli altri  due predecessori del gesto inconsueto, Iorio è stato tanto diretto quanto chiaro nel spiegare il perché non sarà presente ad alcun talk show. Il governatore ritiene che non ci sia alcuna utilità per i molisani e, quindi, per la sua campagna elettorale confrontarsi con quello che è il suo competitor più prossimo. I voti, se vogliamo metterla così, non si raccolgono lanciandosi invettive mentre a casa sono comodamente seduti sulla poltrona. I voti, come egli stesso ha detto in sede di conferenza stampa non più tardi di mercoledì mattina, si fanno con il “porta a porta”. Pertanto dobbiamo rassegnarci: nessuna lite in diretta magari fomentata dai vari Manuela Petescia, Domenico Bertoni o Giuseppe Saluppo. Una scelta che spetta solo al candidato, e a nessun altro. Non è accettabile credere che il faccia a faccia sia evitato solo perché l’altro cianci di menzogne e critiche generiche. Iorio ci ha abituato a saper affrontare l’avversario senza alcuna preoccupazione e mantenendo sempre testa. Anche per questo che i confronti televisivi tra i politici sono stati sempre i più seguiti tra i programmi di intrattenimento. Ma questa volta il governatore uscente ha deciso di seguire l’esempio di Gino e Rosario. Non è un buon inizio, ma considerando che Di Laura Frattura sinora ha solo risposto a Iorio e non ha lanciato proposte, forse c’è da credere che il presidente della Regione non abbia, poi, tutti i torti.
 Pino Cavuoti

martedì 20 settembre 2011

Freno a mano tirato, controlli alle liste

Ancora tanta tensione e tempi di attesa scanditi dalle decisioni che l’ufficio elettorale prenderà nelle prossime ore, per alcune irregolarità nella presentazione delle liste. Una storia che si ripete e che potrebbe non consentire ad alcuni di correre per un posto a Palazzo Moffa. Con il freno a mano tirato, aspettando di poter mettere la freccia. Forse anche per questo sembra che ci sia in giro una sorta di cappa che copre ogni cosa, come se si aspettasse qualcosa che possa accadere da un momento all’altro. E che l’attesa sia tanto lo si intuisce anche dalla consapevolezza che sarà solo il Molise il 16 e 17 ottobre prossimi a essere chiamato alle urne e tutte le attenzioni dei media nazionali saranno riservati alla nostra piccola regione. Ci sarà spazio per l’arrivo dei big della politica che verranno a dare il loro contributo alla causa di questo o quel candidato presidente. E per capire che sia un momento delicato non occorre avere la palla di vetro. Le voci che giungono dall’Europa sullo stato di grosse difficoltà del mondo finanziario ed economico continentale hanno grandi ricadute nelle tasche dei molisani già alle prese con una tassazione non certo favorevole per i problemi che ha dovuto affrontare la nostra regione. Intanto un figlio d’arte è balzato alle cronache politiche nazionali: Cristiano Di Pietro. È stato lo stesso Antonio Di Pietro a spiegare con un blog ripreso dal Corriere della Sera che Cristiano si è conquistato il diritto a correre per la Regione dopo aver fatto per 5 anni il consigliere comunale e altrettanti quello provinciale. Ma una parte della base non è d’accordo, anche se la candidatura era prevista da almeno dodici mesi. A meno che i dissidenti abbiamo vissuto in questo periodo fuori dal partito. Comunque un po’ di sano... nepotismo guasta.
Pino Cavuoti

domenica 18 settembre 2011

Cercate di non dimenticare perché si vota

Lo si è capito in questi convulsi giorni che hanno segnato la presentazione delle liste. I partiti non contano più niente, o quasi. Ciò che contano sono i candidati. E così è stato, con le liste che sono state contaminate dalla presenza di consiglieri uscenti e da aspiranti consiglieri. Molti dei quali non hanno e non avranno nessuna continuità con i simboli che da oggi faranno bella mostra sui loro manifesti e sui santini, che passeranno tra le vostre mani. Il voto è libero e deve essere espresso, nonostante il rischio che ci sia una tendenza a far crescere l’astensionismo. C’è da dire di più. Occorre che si vada a votare, in tanti per far sentire il peso a chi vive della politica. E lo si dice senza criminalizzare un ambito della vita democratica che va difeso con energia. Ma un consiglio, considerando anche che da mezzogiorno di ieri si è in piena campagna elettorale, penso che si possa e debba dare ai nostri lettori. Non curatevi del fatto che a chiedere il voto sia un parente, un amico, o un amico dell’amico. Ma sforzatevi di giudicare la sua vita, la sua storia professionale o lavorativa. La sua coerenza, il suo rigore nel rispettare le leggi. Che magari non abbia marcato visita per fare dei giorni di malattia quando era sano come un pesce, oppure che ha evaso le tasse non rilasciando la ricevuta o lo scontrino fiscale. Che sia una persona onesta ed eticamente corretta. Non vi si chiede di andare a verificare cosa faccia nella sua camera da letto per giudicare la sua morale. Questo no. Ma considerate tutto il resto. Quello che si chiede agli elettori molisani di compiere uno slancio di maggiore rigore nello scegliere i prossimi rappresentanti del Consiglio regionale. Condizioni alle quali, tutto sommato, si possono condividere senza dover essere degli integralisti.
Pino Cavuoti

sabato 17 settembre 2011

Mamma mia, che brutta fine ha fatto la buona politica

Mamma mia che confusione. Ancora di più e peggio. Lo vedrete oggi a mezzogiorno quando saranno resi noti i nomi dei candidati al Consiglio regionale. Ancor di più quando si conosceranno, finalmente, anche coloro che saranno stati inseriti sul listino, il premio di maggioranza per la coalizione che vincerà le elezioni. Perché la sensazione, corroborata da quanto è accaduto in queste ultime ore, ci dimostra come la politica molisana sia arrivata alla frutta. Anzi all’amaro Averna. E non si tratta del piacere della vita, ma dalla gestione del potere. Forse nella maniera peggiore che si possa pensare. Ma alla fine, considerando che il Molise è come un piccolo quartiere di Roma, tutti si conoscono e così i candidati saranno un po’ tutti parenti, amici e compari. E allora non resterà che fare buon viso a cattivo gioco (frase fatta che mi ha fatto sorridere mentre la scrivevo) e ognuno si dovrà turare il naso andandosi a recare alle urne a votare. Nel frattempo però un consiglio agli aventi diritto al voto. Leggete bene i programmi e le riforme che vogliono apportare al sistema regionale e ai privilegi della loro Casta. Perché su questi temi dovrete chiamare alle risposte quanti busseranno alle porte delle vostre case o vi chiameranno al telefono per chiedervi di mettere una croce su un simbolo scrivendo il loro nome. Sempre che decidiate di tirare fuori dal cassetto la tessera elettorale e di andare al seggio. La preoccupazione è che l’assenteismo potrebbe averla vinta su tutto e tutti. Sarà compito dei candidati alla presidenza della Regione rimotivare con intelligenza i molisani a ritrovare un senso positivo alla partecipazione politica che è stata una delle grandi conquiste del nostro Novecento quando fu consentito anche alle donne di votare..
 Pino Cavuoti

venerdì 16 settembre 2011

La giornata più lunga del Fli tra Paolo e Michele

Mamma mia che confusione. Il Terzo Polo in Molise non è mai nato e i suoi pezzi non si sono mai uniti anche quando sembrava che avessero possibilità di vivere di luce propria. Da noi Luigi Velardi e Teresio Di Pietro sono riusciti, sin dal primo momento, a preservare l’Udc a tal punto che mai è stata messa in discussione la sua adesione più al centrodestra. L’Mpa non pervenuta, tanto da essere riuscita a far eleggere Rosario De Matteis presidente della Provincia di Campobasso. L’Api di Erminia Gatti, a parte qualche sortita pubblica, ha abbassato la guardia preferendo la più comoda accoppiata con Alternativ@ di Roberto Ruta e compagni. Dulcis in fundo Quintino Pallante e il suo Fli. L’ex sindaco di Frosolone partito in pompa magna, con l’adesione di Adelmo Berardo, Tony Incollingo, Enrico Gentile, in questi giorni ha lottato e sta lottando da solo per essere presente in questa competizione. Ma quella di ieri è stata una giornata campale, tra Roma e Campobasso. Nella capitale Pallante ha incontrato Gianfranco Fini. Si sono rincorse le notizie che hanno dato, nel corso di una seduta fiume, il Fli ora a destra e ora a sinistra. Persino l’arrivo in terra sannita di emissari del presidente della Camera dei deputati per parlare con il vincitore delle Primarie del centrosinistra. Quintino sballottato tra Michele Iorio e Paolo Di Laura Frattura. Infine ieri sera, la novità che dovrebbe trovare conferma in giornata, Pallante avrebbe firmato per restare con Iorio del quale nutre un profondo amore e un malcelato rifiuto (a seconda delle situazioni). Un oscar della simpatia e della resistenza al coordinatore regionale del Fli tirato per la giacca tra Michele e Paolo, con il Fli che è alla ricerca di un’identità ben precisa nella speranza di essere poi condiviso dagli elettori.
Pino Cavuoti

Quando anche la Repubblica benedice Iorio

Deve essersi sentito orgoglioso Michele Iorio nel leggere che persino il quotidiano La Repubblica, da sempre ostile nei suoi confronti, martedì ha inserito il Molise tra le prime quattro regioni in Italia dove non è aumentata la spesa pubblica dal 2000 al 2009. Lo dice uno studio della Cgia di Mestre che, in più di un’occasione, ha mostrato in maniera impietosa questa regione. Molise che paga spesso dazio per l’esiguità dei suoi abitanti con l’obbligo di dover fornire livelli essenziali nei servizi. Da Molise spendaccione a Molise risparmioso, per usare una vecchia pubblicità usata per reclamizzare la Fiat Uno. E come la nostra utilitaria nazionalpopolare, alla distanza Michelino Iorio si svela come ingiusto bersaglio in materia di spesa e utilizzo dei fondi pubblici. Per anni. E con dignità il presidente può affermare che ha saputo essere virtuoso, mostrando capacità di saper spendere bene «senza promuovere una sterile politica dei tagli, ma attuando un’azione di governo ragionata e ponderata che, pur razionalizzando le risorse a disposizione, non rinuncia ad investire sul territorio e quindi sul futuro». Quindi una garanzia per la continuità che ora chiede agli elettori. E alla continuità, come amano evidenziare coloro che sono vicini al governatore, anche la stabilità di un’azione di governo. Crediti pesanti da vantare nei confronti dell’elettorato ricordando che in queste due legislature Iorio ha dovuto combattere contro la violenza della natura, matrigna e ossessiva. Eppure la regione ha camminato. E ora, nonostante il regime di rigore, Iorio vuol lanciare una sfida, un patto con i molisani, nella convinzione che dopo la stagione dei sacrifici potrà tornare il sorriso e il lavoro. Pronti ad accettare la sfida?
Pino Cavuoti

mercoledì 14 settembre 2011

Aspettando sabato... via al gioco del cornuto

Non ho mai negato di aver avuto dei trascorsi politici. Non sono mai stato eletto, perché mai candidato in alcuna consigliatura, ma ho avuto responsabilità politiche e associative. Una frequentazione che mi ha permesso di conoscere quel tanto che basta quel mondo, permettendomi di comprendere un poco l’arte della politica. Con coerenza. Nani e ballerine, ci sono stati, ci sono e sempre ci saranno. Il vero problema è che persiste una logica in politica, che non potrà mai essere abbandonata: quella di pensare di annullare l’altro, l’avversario, ricordandogli i trascorsi politici. Dalle mie parti si chiama il gioco del cornuto. Per chi frequenta le sacrestie si potrebbe dire vedere la pagliuzza nell’occhio di chi si ha davanti e non accorgersi di avere nel proprio una trave. Insomma dare del cornuto all’altro, e dimenticare non solo di esserlo stato, ma di ancora esserlo. È la logica della politica miope, quella che invece di pensare ai programmi e alle cose da fare si preoccupa piuttosto a denigrare il “nemico”. Dopo il 1993 le ideologie hanno perso il loro peso a causa del vento della magistratura che ha spazzato ogni certezza. Ma già un segnale ce lo aveva dato, quattro anni prima, la caduta del muro di Berlino. Tutto questo mi ha consentito di mettere l’anima in pace, avendo vissuto sempre con la presunzione che l’idea quando diventa ideologia contasse più di ogni altra cosa. Poi la constatazione che la coerenza non è seguire un’idea, un principio di vita, ma adattarsi, cambiare, alle esigenze del momento. Almeno così si giustifica chi lo fa. Ed ecco la transumanza, da una parte all’altra. Da destra a sinistra, da sinistra a destra, anche se poi sono diventati solo punti geografici, passando sempre e comunque per il centro. Ai seguaci di Iorio quanto a quelli di Di Laura Frattura mi permetto di dare un consiglio: lasciate perdere i partiti che ognuno dei due ha frequentato prima di arrivare dove sono. Entrambi sono dei transumanti. Piuttosto accapigliatevi per il programma che vogliono realizzare. É l’unica cosa che conta. Il resto sono solo chiacchiere, aspettando sabato quando vedremo quanti sono passati dall’uno o dall’altra parte nelle loro liste. Con una facilità impressionante. Altro che ideologia. E’ la cultura della greppia. O di chi è più cornuto dell’altro.
Pino Cavuoti

domenica 11 settembre 2011

Di Pietro, vincere in Molise per puntare a Palazzo Chigi

Il molisano Antonio Di Pietro si prepara a tentare la scalata a Palazzo Chigi. Ora ci crede per davvero, e forse non è più solo un sogno da cullare nella masseria di Montenero di Bisaccia. Ma ci sono due condizioni, riuscire a vincere le primarie di coalizione (alle quali ha annunciato che parteciperà) e battere Silvio Berlusconi. Ostacoli non di poca cosa. Ma per poterci riuscire deve compiere un’altra missione impossibile far vincere Paolo Di Laura Frattura nel confronto con il titano Michele Iorio. Una serie di variabili che, se dovessero realizzarsi, lo manderebbero in orbita, ancor di più, nella politica nazionale. Una consacrazione per stessa ammissione del leader dell’Italia dei valori, che ieri in un passaggio del suo discorso di presentazione del candidato per le regionali ha evidenziato «come in questo momento si è creata un’occasione più unica che rara in Molise come a livello nazionale». E che quest’estate Di Pietro sia andato a scuola di cultura di governo, rinfrescando le conoscenze fatta alla scuola di Romano Prodi quando è stato ministro delle Infrastrutture, lo si è intuito ieri nel “fianco a fianco” con Paolo Di Laura Frattura. Più che slogan di fuoco all’indirizzo dell’amico-nemico Michele Iorio, l’ex magistrato ha parlato di programmi e di scelte strategiche da condividere con gli alleati per un’opportunità che non potrebbe più capitare. Mandare a casa Iorio per battere lo Iorismo, mandare a casa Berlusconi per tentare di eliminare il Berlusconismo. La corsa è a due per Palazzo Moffa, a meno che il centrosinistra non decida di facilitare la corsa alla terza riconferma per Michele Iorio. Il centrodestra lo spera anche per evitare di soffrire fino al 17 ottobre.
Pino Cavuoti

venerdì 9 settembre 2011

Solo Iorio può perdere le elezioni

Michele Angelo Iorio, classe 1948 da Isernia, professione politico, presidente di una regione piccola. Un buon padre di famiglia, se è riuscito a generare tra alcuni dei suoi tre figli la passione per la medicina e l’arte del possibile, come qualcuno ama definire la politica. In questi dieci e più anni di responsabilità di governo è riuscito a restare saldamente in sella. Iorio è stato capace di avere sempre i numeri dalla sua parte per non andare sotto in aula, anzi ricomponendo quelli necessari quando qualcuno lo abbandonava per strada, con una campagna acquisti nel campo avverso. Come non si può non applaudirlo per questo? Con la capacità di gestire l’azione amministrativa senza un coinvolgimento diretto e incalzante dei partiti, che loro malgrado, sono stati messi in secondo piano. Come tutti i matrimoni il suo gradimento tra gli elettori è stato altalenante, del resto anche Barack Obama conosce la stessa sorte con il passare del tempo. Michele Angelo Iorio ha vinto due elezioni, sventolate con orgoglio soprattutto quando in Italia quelle di colore azzurro erano in numero minore rispetto a quelle rosse. Il governatore uscente, sulla carta, avrebbe tutte le possibilità per tentare un magico tris. Ma come accade, nello sport come nella vita, quando tutto è certo si può correre il pericolo di prendere la cosiddetta tranvata. Perché questa volta solo Iorio potrà perdere le elezioni se non troverà la forza di rimettersi in moto e ridare smalto alla sua capacità di saper fare comunicazione e il contatto con la gente. Diversamente, dando per scontato che il centrosinistra si presenterà un po’ più unito e solido rispetto al passato, l’impressione del pugile suonato non sarà solo un’impressione prima di salire sul ring, ma un’amara certezza. Considerando che i numeri dicono che ha gestito una gran mole di denaro. Un richiamo a cui gli amministratori locali non sembrano mostrare scarso interesse, anzi tutto il contrario. Così fu pure nel 2006 e sappiamo come è andata a finire.

Pino Cavuoti

mercoledì 7 settembre 2011

Candidati? Idealità zero, convenienza dieci più

Ne abbiamo parlato, si sta verificando, se ne vedranno delle belle. Stiamo parlando della composizione delle liste elettorali da parte dei consiglieri regionali uscenti. Con una speciale inclinazione di quelli di maggioranza, con la sola eccezione di Tony Incollingo, che addirittura ha cambiato schieramento. Cosa sta succedendo di tanto scandaloso agli occhi dei benpensanti? Semplice: la migrazione da una lista all’altra secondo una logica computistica che non ha nulla a che fare con la politica. Mai come in questa tornata elettorale l’idealità non conta nulla. Come diceva un amico: è solo carta straccia. Basta pensare che i coordinatori dei movimenti e i segretari dei partiti si stanno facendo “consiliare” questo o quel paracadutato con buona pace delle idee. Una situazione che vede molti candidati, anche alcuni assessori regionali, che nella foga di ricordare all’elettorato di tenersi pronto, hanno fatto affiggere i loro manifesti senza simboli. I soli ad aver pensato di restare fermi - almeno tra quelli in circolazione - sono stati Riccardo Tamburro (Adc), Quintino Pallante (Fli) e Nico Romagnuolo (Progetto Molise) costretto quest’ultimo a doverli far ristampare per la decisione di Micciché di correre con altri. Provate a fermare per strada gli uscenti, non saranno in grado di dirvi con chi stanno. Un esempio della buona politica che non risparmia nessuno dei concorrenti. E all’uomo qualunque, a quello della strada per intenderci, tutto questo fa tanto abbassare il livello di sopportazione. Con la preoccupazione degli aspiranti a entrare a Palazzo Moffa anche dalla finestra che non hanno ancora idea con chi si dovranno confrontare. E, come dal cilindro, solo all’ultimo momento i giochi saranno fatti. Con un bel dieci più alla convenienza che, per l’ennesima volta, avrà la meglio a tutto vantaggio dei furbetti del palazzo. Ma tutto questo durerà solo pochi giorni: la caccia al consenso farà dimenticare tutto, come sempre.
Pino Cavuoti

martedì 6 settembre 2011

Frattura, sguasta minestra

Alla fine ha vinto l’unico che potrebbe dare la scossa alla politica ingessata del Molise perché, non ne abbiano a male gli altri quattro competitor delle primarie, altrimenti sarebbe stata una passeggiata da ragazzi per Michele Iorio, al di là dei demeriti dei suoi avversari. Invece con la “sveltina” di Paolo Di Laura Frattura ci sono tutte le condizioni perché si sia un confronto maschio, che potrebbe riservare qualsiasi risultato. Sempre che la sinistra, quella più radicale o se vi piace integralista, non decida che il vincitore delle primarie ha il marchio dell’infame per aver trascorsi qualche giorno della sua vita dall’altra parte della barricata. La scorsa domenica Di Laura Frattura ha rischiato di superare la soglia del 40 per cento per una manciata di voti. Un dato da tenere in considerazione e nel dovuto rispetto dalle altre componenti del centrosinistra, che ora hanno il dovere di mettersi a remare, con un programma condiviso, nella stessa direzione. Lo stesso vincitore delle primarie, tra le sue prime dichiarazioni dopo aver appreso del risutato, ha invitato a non fare dietrologia e di guardare lontano, in spirito di unità. Quindi avanza uno dei figli di uno dei politici che ha scritto la storia della Dc e del Molise. Forse anche per questo il papà Fernando non ha potuto nascondere la sua commozione al risultato di Paolo. C’è l’opportunità di mettere a confronto due moderati in quella che potrebbe essere il punto di svolta per la politica dei prossimi anni in questa terra. Due figli d’arte, Michele Iorio (1948) e Paolo Di Laura Frattura (1962). Chissà cosa starà pensando il governatore che si è lasciato scappare il pesce dalle mani. Intanto si inizia a correre per completare le liste con il mercato dei candidati dei quali non tutti hanno ancora deciso di fermarsi e firmare.

Pino Cavuoti

domenica 4 settembre 2011

Centrosinistra alle urne per scegliere l’anti Iorio

Sembra un po’ banale il titolo scelto. Sicuramente lo è. Ma era l’unico che potesse servire a sintetizzare ciò che accadrà oggi in Molise e che fosse comprensibile ai più, anche a coloro che poi o nulla masticano di politica. Il centrosinistra, tranne l’Italia dei valori, ha deciso di scendere in piazza, accettando le primarie come strumento per darsi il candidato da contrapporre allo strapotere del governatore Iorio, alla guida della Regione dal 2001. Cinque i candidati: quattro della nomenclatura, della cosiddetta ortodossia politica, uno con un marcato passato di destra. Un quintetto che ha battuto in lungo e largo il territorio molisano per spiegare le cose da fare per nel periodo 2011-2016. Primarie che hanno permesso di avere un contatto diretto e privilegiato con la gente, quella che tutti i giorni deve tirare avanti la carretta. Cinque candidati: Michele Petraroia, Massimo Romano, Nicola D’Ascanio, Antonio D’Ambrosio e Paolo Di Laura Frattura. Ma da queste primarie più che il candidato presidente il centrosinistra potrebbe scegliere il suo futuro, il nuovo leader in grado di dare una svolta alla sua azione politica. Non è un azzardo affermalo, anzi! Potrebbe essere auspicabile per una coalizione che ha conosciuto in questi anni solo sconfitte sonore. Sempre al cospetto di un Michele Iorio, pratico ed efficace. Che ha iniziato il suo cammino dopo un clamoroso ribaltone, partendo dal Partito popolare, che certo non aveva nulla di destra. Ma di queste cose ci sarà ancora tempo per parlarne nelle prossime settimane. Oggi il popolo di centrosinistra è alle urne. Perché sia autorevole la scelta del candidato presidente sarà necessario che i consensi, rispetto agli altri quattro, siano tanti. Tanti di più. Un po’ del futuro prossimo sarà scritto in questa lunga giornata dove si spera che le regole del voto vengano fatte rispettare con rigore, perché solo così il centrosinistra potrà sperare, nell’unità, di far cadere Iorio dalla torre d’avorio.
 Pino Cavuoti

sabato 3 settembre 2011

Altro che Terzo Polo, Fli e Udc in Molise con Iorio

Sul piano politico il Molise sta dando una mazzata a quello che doveva essere l’esperienza del Terzo Polo. Un primo segnale inequivocabile lo si era avuto nelle provinciali di Campobasso quando è stato eletto un presidente in quota Mpa, e poi in Consiglio e in Giunta hanno fatto ingresso come partiti di maggioranza il Fli di Gianfranco Fini e l’Udc di Pierferdinando Casini. Si stanno preparando le liste: il centrodestra in questa regione avrà il sostegno leale di Fli e Udc. Il semplice effetto annuncio dei rispetti segretari regionali, Quintino Pallante e Luigi Velardi, sta trovando conferma dalle decisioni che sono state prese dalla segreterie nazionali. Come si suol dire: disco verde! Al momento l’unico comunicato ufficiale è quello dell’Udc che permette a Velardi la piena titolarità, per il Fli, a parte i dubbi di Granata da Mirabello, bisognerà aspettare la carta romana fidandoci delle parole di Pallante che giura di avere il via libera di Bocchino. Centrodestra che si compatta con le sue nove/dieci liste. Nel frattempo c’è stato il divorzio, ancor prima che fossero consumate le nozze, tra Progetto Molise del figlio di Iorio e Forza del Sud di Miccicché. Pare che andranno da soli: del resto quando ci sono troppe prime donne! Il governatore osserva dalla finestre di via Genova contando sui fedelissimi che stanno predisponendo tutto per il meglio. Aspettando il voto di domani delle primarie per conoscere chi sarà il coraggioso sfidante scelto tra Nicola D’Ascanio, Massimo Romano, Antonio D’Ambrosio, Paolo Di Laura Frattura e Michele Petraroia. Dopo un inizio suicida il centrosinistra ha deciso che i candidati siano solo avversari e non nemici, per il solo tempo che manca a domenica a sera. Poi ricompattamento, anche se la sinistra non è mai prevedibile seguendo la pratica che per fare dispetto a mia moglie... Un'ultima cosa: si dice che ci sia in giro un sondaggio favorevole a... tenuto stretto nel cassetto.
Pino Cavuoti

giovedì 1 settembre 2011

Un anno è già volato

Trecentonove numeri fa, dodici mesi addietro, il Nuovo Molise faceva il suo esordio tra di voi, in edicola e sul web. Un anno è volato via, con il suo carico di ricordi e di avvenimenti, che hanno caratterizzato il nostro lavoro, a servizio dell’informazione e della gente del Molise e dell’Abruzzo. Il primo pensiero a tutti coloro che hanno collaborato permettendo l’uscita di questo giornale, sei volte alla settimana. I colleghi che con il loro lavoro hanno contribuito a riempire di contenuti le nostre 32 pagine a colori, sia per chi è rimasto, per chi è andato via, per chi è arrivato dopo. Abbiamo voluto testimoniare e commentare il Molise che abbiamo visto con i nostri occhi. Pur facendole tra le insidie di un settore come quello dell’editoria, che incontra sempre maggiori difficoltà. Con il sostegno dei lettori e dei nostri clienti pubblicitari. Senza alcun sostegno pubblico. Non si nasconde che non è facile andare avanti ogni giorno. Ma la nostra azienda crede fermamente in questo cammino avviato solo un anno fa. Oggi non si festeggerà con il taglio di nessuna torta, anche perché le nostre colleghe sono perennemente a dieta. Il vero aspetto da considerare è che non ci sia un granché da festeggiare. La manovra economica che il governo ha regalato agli italiani ci ha reso tutti un po’ meno disposti a saltare per la gioia. Ma, come dice il poeta Gianni Guerra, l’ottimismo è il profumo della vita. Sono ottimista per natura, e chi mi conosce sa bene che cerco di contagiare il mio prossimo con questa filosofia. Ai lettori de Il Nuovo Molise diciamo ancora grazie. Pochi o tanti che siano, sono quelli che, in questo momento, siamo in grado di meritarci. L’impegno è nel sapervi far lievitare. Del resto chi poteva immaginare che saremmo arrivati fin qui? Un ultimo ringraziamento, molto sentito, agli edicolanti da cui ricevete questa copia. Senza di loro e la diffusione non sarebbe possibile compiere questo miracolo. Un anno non è trascorso inutilmente, perché lo abbiamo vissuto con grande intensità, nella consapevolezza di averlo raccontato ai nostri lettori con passione e un pizzico di originalità.
 Pino Cavuoti