domenica 30 ottobre 2011

Non dimenticheremo

Le macerie della scuola Jovine a San Giuliano di Puglia
Abbiamo anticipato il giorno della memoria delle vittime di San Giuliano di Puglia, perché domani non saremo in edicola. Con il dovere della testimonianza e il rispetto che si deve portare per chi non c’è più. Ventisette giovani vite recise nel luogo che avrebbe dovuto proteggerli, un’insegnante morta sul posto di lavoro, due anziani nella loro casa. Nove anni trascorsi e una ricostruzione accompagnata da milioni di euro destinati a ridare una vita nuova a quanti hanno deciso di continuare a vivere in quella terra matrigna. Un anno dopo l’altro è trascorso, ma tanto ancora deve essere fatto, per restituire centinaia di famiglie a una vita normale. Il governatore Iorio aveva preso l’impegno che avrebbe “rimesso tutto a posto”, ma ci vorrà del tempo prima che questo possa accadere. Nove anni che sono stati caratterizzati da polemiche, da soldi spesi anche per chi (forse) non ne aveva bisogno ma che per furbizia ha saputo interpretare meglio di altri i decreti presidenziali. La giustizia ha fatto il suo corso con la condanne dei responsabili del crollo della scuola Francesco Jovine. Il tempo renderà più lieve il dolore per quanto si consumò alle 11.32 del 31 ottobre del 2002. Nessun molisano dimenticherà mai, né quanti giunsero a dare soccorso da tutta Italia dimenticheranno mai. Ma sono convinto che non è avere il cuore duro se si chiederà, a quanti hanno responsabilità, di impegnarsi ancor di più per completare il programma di ricostruzione. Domani nel cimitero di San Giuliano risuonerà la campana degli Angeli. Che ogni rintocco resti fissato nella nostra mente perché si possa scrivere al più presto la parola “fatto” sulle tante cose ancora da completare.
Pino Cavuoti

sabato 29 ottobre 2011

Elezioni da paura

Un’intera regione aspetta la proclamazione ufficiale degli eletti del nuovo Consiglio. Un’attesa infinita, che si è caricata di tensione per alcune centinaia di voti che sono stati recuperati dal controllo dei verbali a favore di Paolo Di Laura Frattura. Un fatto che ha rimotivato chi al momento è secondo e ritiene che ci siano stati errori tali da inficiare il risultato democratico. Qualcuno ha sussurrato persino che siano stati consumati dei brogli. Falso o vero che sia, ma che è necessario verificare, resta un’unica certezza: dopo circa due settimane non si è ancora proceduto a proclamare eletto il presidente della Regione Molise della decima legislatura. Ieri c’è stato un gran viavai a Palazzo di Giustizia a Campobasso. Per seguire dai corridoi quanto accadeva nelle stanze accessibili solo ai delegati delle liste, con la verifica dei verbali dei seggi. Non ci dovrebbero essere grossi sconvolgimenti, il condizionale è d’obbligo non avendo la palla di vetro. Ma è doverosa una riflessione. Non si può assistere, in un’epoca caratterizzata dall’informatizzazione, a ritardi del genere, ma soprattutto a incertezze che minano l’espressione più diretta di democrazia. Fatto è che a oggi tutto resta sospeso e il Molise si ritrova senza presidente. Controlli che sono garanzia di legalità per tutti i concorrenti perché il vincitore sia pienamente legittimato dal consenso popolare. Un supplmento di suspence che ha creato non poca apprensione tra chi si sentiva già eletto. Ma anche dopo la proclamazione non mancheranno altre preoccupazioni. Sono annunciati ricorsi su ricorsi per elezioni non danno mai nessuna certezza sul risultato e sulle intenzioni dei cittadini.
Pino Cavuoti

martedì 25 ottobre 2011

Vincono i candidati al di là dei partiti

Michele Iorio ha vinto le elezioni. Lo dice il risultato delle urne. Con Paolo Di Laura Frattura che, solo per poco, ha mancato la grande occasione. La congiuntura era favorevole perché avvenisse un ricambio generazionale e politico. Ma così non è stato con il movimento anti casta (leggasi Cinque stelle) che può gioire di aver riconsegnato ai molisani Iorio e la sua maggioranza di centrodestra. Tra quindici e più anni non si ricorderà più nulla di tutto questo, ma solo che Michele Iorio da Isernia per la terza volta ha guidato la Regione Molise. Punto. Ciò che preme sottolineare è l’apporto che hanno avuto, mai come in questo giro, i candidati delle sette liste di centrodestra per i loro partiti e movimenti civici. I veri vincitori sono stati i candidati capaci di “costringere” gli amici, i parenti e i clientes ad andare a votare. Non per un’idea e un simbolo, ma per una faccia e una mano da stringere. Regionali 2011 che passeranno sì per questa ragione alla storia delle consultazioni elettorali. I responsabili delle liste vi diranno di tutto e di più, ma se ci riflettete e rileggere i voti raccolti dai candidati, ma soprattutto la storia politica di alcuni di loro, sarà facile rispondere che da qualsiasi parte si fossero collocati, consenso più o consenso meno, avrebbero riportato gli stessi numeri. Una costatazione alla quale si giunge in maniera molto facile facendo scorrere le liste. Quindi si è vinto o si sarebbe potuto perdere solo per i candidati, al di là dei partiti. E la scelta, più che dai segretari dei partiti se accettare o meno questo o quello, è arrivati proprio dai candidati che hanno scelto. Dopo lunghi ragionamenti e calcolatrice alla mano. Chi vince ha sempre ragione. E su questo concetto non si può che applaudire chi è stato eletto, ma soprattutto i più gettonati. E a chi sostiene che, Iorio piuttosto che Di Laura Frattura, ha avuto meno sostegno dai candidati troppo preoccupati di accapparare voti a dispetto della coalizione non si può che rispondere: vada al mare a rinfrescarsi. La campagna elettorale è come un duello senza regole, dove non si applicano i principi cavallereschi. Ma è l’arte dell’inganno e dei colpi bassi. Candidati, brava gente, ma ancora più gli elettori che hanno promesso a tutti appoggio. Fa sorridere un candidato che aveva contato migliaia di sì, ma prima dell’apertura delle urne. Alla fine ne ha contati meno delle dita di una mano e ora dubita persino di essere stato votato dalla moglie da cui ha ricevuto il giuramento di fedeltà fuori dal talamo nuziale, ma non nella cabina elettorale.
Pino Cavuoti

sabato 22 ottobre 2011

Ma è stato un voto libero, per davvero?

Dopo la sbornia elettorale si passa al tempo della riflessione e dell’analisi. C’è chi ha raccolto consensi costruiti sulla stima e il tempo, e chi frutto di un certosino lavoro di cesello e di gestione del potere. E’ indubbio che c’è una regola non scritta: chi vince ha sempre ragione. E in effetti chi è stato eletto in Consiglio regionale è stato più bravo di coloro, e sono tanti di più, che resteranno sull’uscio della porta. Un po’ come chi entra da papa nel conclave e ne esce da cardinale. Con la differenza che il successore di Pietro è scelto dallo Spirito Santo, i consiglieri dai cittadini. Ma in entrambi i casi, senza voler essere blasfemi, la componente determinante è rappresentata da quella umana. Così in questa nuova legislatura del Consiglio regionale del Molise vi faranno il loro ingresso chi ha avuto il lasciapassare dal voto libero e democratico dei cittadini. Con la consolazione che almeno in questa tornata si ha avuto la possibilità di scrivere il nome della persona più gradita, a dispetto rispetto a quanto accade per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Un amico ieri mattina mi ha posto una domanda: ma il voto di domenica e lunedì scorsi è stato veramente libero? In pratica chi ha votato per tizio o caio lo ha fatto perché riteneva quel nome più idoneo a rappresentarlo oppure perché costretto da condizionamenti (del tipo promessa di lavoro, contratto di collaborazione firmato qualche giorno prima delle elezioni e chi vuole continui nell’elenco) molto convincenti? Non ci credo, ma se così fosse si potrebbe capire perché qualche bravo/a candidato/a è rimasto/a trombato/a. La politica è l’arte del possibile, le elezioni sono la prova dell’impossibile. Sotto a chi tocca.
Pino Cavuoti

martedì 18 ottobre 2011

Un lunedì da ricordare

Sarà da ricordare a lungo questo lunedì 17. Per le emozioni che è riuscito a suscitare tra gli addetti ai lavori, tra i telespettatori e tra la gente che ha riempito le sedi dei candidati. Chi l’avrebbe detto: quella che sembrava una vittoria scontata per il governatore uscente si sarebbe trasformata in un lungo pomeriggio e notte di paura. A tradire il successo è stato proprio il leader, che non ha tirato come hanno invece fatto le sette liste le quali lo hanno accompagnato in questo viaggio chiamato campagna elettorale. Su questo si continuerà a discutere e sul voto disgiunto che ha penalizzato Iorio favorendo per ampi tratti lo sfidante Paolo Di Laura Frattura. Entrambi si sono messi in gioco e la partita è stata quanto mai avvincente, ridando significato e dignità al voto di preferenza, che riesce a dare ancora la parola agli elettori. Che riesce qualche volta a mettere in discussione, per un pugno di voti, il governo di questa regione. E che offre lo spunto per tenere conto del referendum per eliminare il sistema vigente per l’elezione dei deputati e dei senatori. Quando avrete tra le mani questo foglio sicuramente si saprà chi tra Michele Iorio e Paolo Di Laura Frattura avrà grattato il biglietto vincente. E’ stata una bella partita che è valsa la pena di giocare. Ha pesato anche la scarsa partecipazione al voto. In tanti hanno preferito disertare le urne. Una decisione che deve essere rispettata ma che i politici hanno il dovere di considerare e analizzare per il prossimo futuro.


domenica 16 ottobre 2011

Continuità o rinnovamento: ora tocca agli elettori

La scheda in mano agli elettori. Finalmente dopo tante parole e tanti santini è l’ora dei fatti, con l’unico strumento a disposizione dei cittadini il voto. Non si può che chiedere che venga espresso un voto consapevole, ma soprattutto libero da condizionamenti nella consapevolezza di poter e di dover scegliere il meglio per se stessi e per le generazioni future. Su questo aspetto ritengo che si debba essere tutti d’accordo. Ma ancor più sulla necessità di dare la fiducia a chi se lo merita. Non è consentito a nessuno, considerando le difficoltà e il cammino da lacrime e sangue che si dovrà ancora affrontare, di fare né salti nel vuoto né riconfermare chi ci ha deluso. Non è una scelta facile e mai con in questa tornata la scheda elettorale e la matita, che vi verranno consegnata in una delle 326 sezioni, scotteranno tra le vostre mani. Perché ciò che andrete a fare nel segreto della cabina avrà un peso e non di poco conto. Avete ascoltato dagli schermi televisivi o piuttosto dai comizi in piazza (più o meno affollati con l’eccezione Beppe Grillo capace di fare grandi adunate) le promesse per le cose da fare e l’elenco delle cose già fatte. Vi sentite soddisfatti di come è stata amministrata la cosa pubblica? Pensate che si poteva fare meglio e di più? Quante domande, quante riflessioni. Che la situazione economica di questa regione non sia florida lo si intuisce più che dal conoscere gli indicatori economici dal fermarsi ad ascoltare la gente e dall’aprire il proprio portafogli. Difficoltà che si incontrano ogni giorno per arrivare a fine mese. Tutti i candidati hanno parlato che al primo posto in agenda c’è il lavoro. Ma che sia vero, non precario o riservato solo a pochi con le corsie preferenziali. Chi votare? Di chi vi fidate di più che sia in grado di adottare politiche del lavoro efficaci e possibili. Le violenze che ieri si sono verificate a Roma dimostrano che cova un focolaio che non ha nulla a che fare con l’indignazione. Ma continuo a credere che ci sia ancora un futuro possibile, e non solo per un fatto di fede. Buon voto a tutti, anche a chi ha intenzione di disertare le urne.
Pino Cavuoti

domenica 9 ottobre 2011

Elettori incapaci

Silvio Berlusconi
Sembra quasi un gioco, divertente. Il conto alla rovescia o come dicono gli americani, prima di ogni lancio da Cape Canaveral a Houston, è iniziato il count down. Che ci accompagnerà fino a domenica e lunedì prossimi. E sarà un’ultima settimana di quelle toste. Perché tutto può ancora accadere. E accadrà che, a parte coloro che hanno già un’idea precisa sul da farsi, i voti si sposteranno da una lista all’altra, da uno schieramento all’altro, da un candidato all’altro. Perché in fondo, tranne pochi integralisti dell’urna, una buona parte del corpo elettorale è costituito da cittadini che decideranno dove mettere la croce e un cognome, solo a ridosso della due giorni dedicata al voto. Elettori incapaci di essere sereni nell’esercitare il loro diritto a esprimere una preferenza in questa tornata che, come per le comunali, ancora lo consente. Troppe sono le pressioni psicologiche, esercitate anche attraverso i media, per trovare la serenità di dare un giudizio. Libero da condizionamenti e dal controllo dei candidati. Un aspetto da non sottovalutare è senz’altro rappresentato da un territorio così ridotto, dove ci si conosce tutti e dove è facile incontrare in un bar Michele Iorio o piuttosto Giovancarmine Mancini, e pagare il caffè preso insieme al banco. In queste condizioni è un po’ difficile restare insensibili al fascino del candidato. Ma se tutto questo non bastasse a capire cosa accadrà nei sette giorni che mancano all’apertura dei seggi, si può far ricorso alla pressione esercitata nei piccoli comuni dagli amministratori locali che, se inseriti nelle liste come grandi elettori, li troverete a bussare, davanti alla porta di casa vostra. Elettori incapaci di dire no, almeno a parole, promettendo a tutti di dare il consenso. «Non ti preoccupare, ti voterò e farò fare altrettanto alla mia famiglia e ai miei amici». Candidati che promettono di tutto e di più come se si fosse al mercato delle vacche. Poco importa se siano grasse o magre. Del resto cosa costa promettere? Ma la questione resta complessa e aperta a ogni prospettiva e risultato. Un candidato, nuovo del mestiere, ieri mattina mi ha confessato: «Bisogna resistere, in questi giorni sono ingrassato eppure pensavo che avrei perso peso». Alla domanda come è stato possibile ha risposto: «Per forza, tra cene e cenette, addio linea e pensa che fregatura che se non vengo manco eletto». Ingrassato e trombato. Un fatto curioso. Dopo l’uscita di Silvio Berlusconi con il suo partito “Forza Gnocca”, anche se si insiste che non avrebbe mai detto (?!) una cosa del genere, mi ha chiamato un lettore chiedendo dove potersi iscrivere: «Sa, sono anziano e vedovo, almeno ai miei amici al bar invece dire che sono del partito della pagnotta...». E poi, infine, gli elettori incapaci persino di andare ai seggi perché non hanno un candidato che esprima la loro idea. Ne sa qualcosa la sinistra radicale, che sarà costretta a dire tutti al mare o in montagna a seconda delle temperatura metereologica.
Pino Cavuoti

domenica 2 ottobre 2011

Meglio ingrato o infedele?

Mancano due settimane al voto. Il quadro elettorale inizia a delinearsi e  un dubbio si insinua tra quanti in questi giorni sono impegnati a bussare alle porte dei molisani. Tutti si ritrovano a essere un po’ fra Galdino, frati cercatori. I politici lo hanno già fatto prima della scadenza per la presentazione delle liste e ora, come pescatori, hanno gettato le reti sperando di aver individuato la zona buona per tornare con un carico di consensi. Venerdì pomeriggio mi è venuto a trovare un lettore. La cosa mi ha fatto piacere, perché in fondo scrivere senza avere un riscontro diretto e come comporre delle poesie che non fai leggere a nessuno. Ti guardi allo specchio e ti dici che sei il più bravo, dimenticando che non sei la persona più adatta a farlo Il mio lettore di Baranello voleva sollecitarmi in una riflessione, nemmeno tanto fuori luogo. Il politico deve essere un ingrato o un infedele? La domanda di fondo era questa: chi buttare dalla torre? Chi è ingrato o chi è infedele. La prima risposta è stata quella di dire entrambi: l’ingrato e l’infedele. Ma il lettore di Baranello, che dalla sua ha anche l’età (...) della maturità, ha insistito perché avessi il coraggio di dargli una risposta. O per lo meno di motivare la scelta. “Perché - ha commentato - non si può non averne una su una questione così delicata, come quella dei comportamenti umani”. Riuscite a intuire il livello del personaggio? Bene, dopo un attimo di imbarazzo ho azzardato l’ingratitudine. Ma poi ripensandoci bene mi sono ricordato di un vecchio adagio: non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine. Non potendone fare a meno di fare qualcosa di buono per l’altro, è inutile dispiacersi se qualcuno poi non ti è riconoscente. Del resto in politica l’ingratitudine è all’ordine del giorno, lo andava ripetendo sempre un ex parlamentare che si era ritrovato fuori dalla Camera dei deputati. Resta, allora, la seconda ipotesi. L’infedeltà. Non importa a quale livello. L’infedele è tale quando viene meno a un patto, un impegno nei confronti di un’altra persona. Che sia amore o interesse comune per un’idea, una passione da condividere con quello/a che ti è al fianco. Quel lettore mi ha guardato un po’ spaesato e si è divertito, per aver interrotto un pomeriggio lavorativo, ma soprattutto per aver gettato sul mio tavolo il seme del dubbio nel puerile tentativo della ricerca di una soluzione. E la politica? Gli elettori tengano conto della domanda del nostro lettore di Baranello. Nel giudicare il comportamento dei nostri candidati può tornare utile l’esercizio della torre, così come hanno cercato di farmi fare. Gli esempi potrebbero essere tanti e tutti facilmente applicabili. Ma il dubbio resta che forse la risposta non può essere soddisfacente. Poi il lampo di genio. La risposta che il mio ospite si sarebbe aspettato. A darmela la persona dall’altra capo dell’apparecchio telefonico per una chiamata arrivata al momento giusto. Ingrato o infedele? Entrambe le cose perché - e qui la saggezza femminile, come sempre, è vincente oltre che il risultato di uno spiccato senso pratico - chi è ingrato e anche infedele. E se me lo ha detto un’amica, oltre che collega, c’è da crederle. Morale della favola? Cari lettori. Avete ancora quindici giorni per fare le vostre valutazioni. Ci aggiungerei un valore: la coerenza. Che sia anche questo il setaccio attraverso far passare il comportamento dei nostri candidato. Gratitudine, fedeltà e coerenza. Saranno le parole d’ordine dei giorni che mancheranno al voto ottobrino.  
Pino Cavuoti