domenica 30 dicembre 2012

Buona fine e buon principio

L’anno che stiamo per lasciarci alle spalle è stato funesto e non solo per la rima perché bisesto. Il mio cuore - come luogo ideale idella che buon andare bene per tutti - ha sofferto, e non poco. Del resto non sono insensibile e di scorza dura. Umanità e debolezza vanno all’unisono soprattutto quando alcuni avvenimenti ti scavano nel profondo. Ma, grazie  a Dio, sono e siamo ancora qua, tutti insieme. Per il terzo anno consecutivo mi ritrovo a tu per tu con ognuno di voi per quello che è un momento molto intimo con i lettori. Ma prima di scrivere per voi vorrei farlo partendo dai colleghi che mi hanno permesso di poter firmare per 306 volte il giornale nel 2012. Sono precari in un settore che in Molise non garantisce il futuro, forse nemmeno a pochi.  Non posso non ringraziarli e farlo pubblicamente. Così come la società che edita i Fatti e lo faccio per il tramite dell’amministratore Giuseppe Santone, che è una brava persona. Ma allo stesso tempo vorrei dire grazie a chi nei mesi precedenti ha lavorato su queste colonne e per scelte personali o aziendali ha dovuto lasciarci. A tutti noi auguro buona fortuna e buon 2013, che tra qualche ora accoglieremo speranzosi. Per ironia della sorte oggi nella rubrica quindicinale curata da Sos Famiglia a pagina 21 parliamo di resilienza, che vi invito a leggere con la dovuta attenzione e senza fretta. Resilienza viene mutuata dall’ingegneria e si riferisce alla capacità di un metallo di resistere agli urti improvvisi e di non  spezzarsi. In campo psicologico una persona si definisce resiliente «in base alla sua capacità di  affrontare situazioni problematiche e di tirare fuori le risorse interiori rialzandosi in seguito ad eventi  imprevisti e considerati da molti come devastanti». Il mio augurio è di essere resilienti, ogni giorno di più. Sono certo nel farlo è come se augurassi buona salute a tutti. Pensate a quando questa crisi sarà passata e parlando del 2012 racconterete ai vostri nipoti di un anno terribile nel corso del quale eravate disperati eppure «ero resiliente, ed è per questa ragione che mi sono salvato e ora sono ancora con te tenendoti tra le mie braccia».

venerdì 28 dicembre 2012

Al voto aspettando Papone

Con la firma del prefetto sono stati ufficialmente convocati i comizi per il 24 e 25 febbraio. Dunque il Molise al voto e l’inizio ufficiale della campagna elettorale per rieleggere il Consiglio regionale annullato. I partiti si sono messi in movimento: per tutti il primo nodo da sciogliere è il candidato presidente. Per un verso e per un altro si è ancora in attesa della scelta definitiva, tanto a destra quanto a sinistra, centro compreso. L’unico nome certo è quello del Movimento 5 Stelle che già lo scorso 22 dicembre ha formalizzato che sarà Antonio Federico. Una dimostrazione eloquente di come i seguaci di Beppe Grillo abbiano le idee chiare e senza troppi fronzoli mentali. Poi c’è Massimo Romano in lampa di lancio. Sarà pronto a rischiare in prima persona oppure farà violenza su se stesso facendo un passo indietro per far vincere il centrosinistra? Dall’altra parte dello scacchiere politico si ha l’impressione di non aver ancora acceso i motori. Michele Iorio è, al momento, la pietra d’angolo contro cui tutti stanno sbattendo. La giocosa macchina da guerra non sarebbe più disposta a sostenerlo rispetto solo a pochi mesi fa. C’è voglia di mandare a Roma il presidente della Regione uscente. Da sostituire magari con un nome nuovo, che non potrebbe certo essere il Magnifico Rettore. Più che una persona autorevole ora la Regione ha bisogno di idee nuove e di sintesi.  
Pino Cavuoti

giovedì 27 dicembre 2012

Qual è il compito del sindacato?

Ieri pomeriggio sulla mia posta elettronica è giunto un comunicato a firma di Antonio D’Alessandro, segretario territoriale Slp Cisl. Il titolo recitava così: il compito del sindacato rimane quello di salvaguardare i livelli occupazionali. Un’affermazione talmente ovvia che ti viene da pensare: poteva anche evitarsela. Ma poi la leggi una prima volta, una seconda e una terza e si intuisce che, in questa  stagione così negativa e devastante che sta vivendo la nostra economia, può diventare una frase rivoluzionaria e di grande responsabilità comune. Mi sono tornate all’improvviso in mente, in tema di dottrina sociale della Chiesa, le encicliche “Rerum Novarum” di Leone XIII e la “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II. Due documenti importanti nel periodo storico che sono stati pubblicati. In entrambi l’importanza che veniva data all’associazionismo e in particolare al sindacato, con un ammonimento che non diventasse “uno strumento per altri scopi”. La priorità del lavoro e della dignità della persona umana che, oggi più che mai, vengono messe in seria discussione. Fa onore al sindacato e alla sua tradizione se si riparte dalla consapevolezza del proprio ruolo. Di cui si avverte la necessità in un rapporto che non sia conflittuale ma collaborativo con le aziende e con le istituzioni per il bene dei lavoratori e del lavoro.    

domenica 23 dicembre 2012

Buon Natale, noi giochiamo d'anticipo

Non uscendo di lunedì, rispetto agli altri quotidiani, già da oggi ho la possibilità di farvi gli auguri di buon Natale. E lo faccio con vera gioia, a nome di tutta la redazione e dell’amministratore Giuseppe Santone. Auguri quindi, giocando in anticipo. Con simpatia, affetto e un grande ringraziamento verso tutti. Nella certezza che quest’anno nelle famiglie si è dovuto fare più di conto rispetto agli ultimi decenni. Un esercizio aritmetico non facile, per come eravamo abituati a gestire il denaro e le spese. Un regalo di meno, una stretta di mano in più nel calore umano da recuperare. Il pensiero a chi si trova in grosse difficoltà per il lavoro perduto, nella speranza che ci sia la solidarietà vera di chi invece di questa crisi ne parla solo per il gusto di parlare, avendo la pancia piena e lo stipendio riscosso regolarmente. Fare gesti concreti.  A pagina 21 pubblichiamo il messaggio natalizio dei quattro vescovi molisani. Ci richiamano alla saggezza, ad andare a fondo delle cose, senza restare in superficie, per meglio capire la gente, a trovare la chiave della nostra fede nell’anno che la Chiesa dedica ad essa, a ritrovare il gusto del Natale per far sentire, in particolare a coloro che sono più lontani, di essere degli attesi. Per cambiare il cuore. C’è anche il messaggio particolare di Bregantini per la sua diocesi. Che ci ricorda tre cose fondamentali. Una di queste mi ha colpito e lascio alla riflessione di ogni lettore: «E’ il tempo per capire quanto sia necessario servire, stare uniti e quindi vivere la dimensione del dono gratuito, soprattutto verso quanti vivranno le feste natalizie in condizioni precarie e di povertà». Parole da condividere e amplificare per quel poco che ci è dato fare con questo giornale.  Auguri.
Pino Cavuoti

sabato 22 dicembre 2012

Un caldo abbraccio a Lucia

Vogliamo essere vicini agli ammalati. E lo facciamo dedicando la prima pagina a Lucia, la paziente della provincia isernina, che ha avuto la forza e la fortuna di poter aspettare ed ora si ritrova con un cuore nuovo a pochi giorni dal Natale. Attraverso la sua storia ci sentiamo pieni di attenzione per quanti non sono in buona salute. Per quanto la crisi ci possa aver sfiancato nel profondo è ben poca cosa rispetto a chi invece combatte ogni giorno la sua battaglia per la vita. La malattia che ti distrugge, soprattutto quando non si riesce a vedere una via di uscita. Lucia ora potrà tornare a vivere. La notizia segnalata dall’ufficio stampa dell’Asrem merita l’adeguato rilievo. Con un ringraziamento per la buona sanità che ha visto il reparto di Cardiologia del Veneziale di Isernia assistere per anni Lucia. Un impegno quotidiano che, purtroppo, non fa mai notizia.

giovedì 20 dicembre 2012

Elezioni, ora si vota il 24 febbraio

Il ritorno alle urne (che si tratti di Politiche, Regionali e adesso anche le Comunali di Isernia) sta diventando una specie di folle Gioco dell’Oca con la data delle elezioni che viene spostata ora avanti, ora indietro. Ieri è stata prospettata dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, una nuova possibilità. Il titolare del Viminale ha comunicato che forse andrebbe bene il 24 febbraio. E che sia così. I presentatori delle liste avranno più tempo per prepararsi a raccogliere le firme, mentre i partiti avranno più possibilità di verificare i candidati che ora dovranno passare attraverso le Forche Caudine delle ineleggibilità che qualcuno ha definito “all’acqua di rosa”. Oggi ci sarà la seduta del Consiglio regionale: è l’ultima di quest’anno. Chissà cosa accadrà anche tenendo conto delle “visite” degli agenti della Squadra mobile di Campobasso.

mercoledì 19 dicembre 2012

Politiche, in viaggio verso Roma: chi c'è?

Per quanto vogliano agitarsi e fare rumore  nel centrodestra i giochi per un posto al sole in Parlamento sembrano proprio già fatti. A meno di clamorose smentite i primi posti per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sarebbero già stati assegnati rispolverando una regola della politica che è stata sempre rispettata nel passato: la riconferma per i parlamentari ucenti, in particolar modo quando si tratta della prima legislatura. Pertanto, a conti fatti, per Sabrina De Camillis e Ulisse Di Giacomo nihil obstat (niente si oppone) per un ritorno a Roma. Non c’è ancora nulla di scritto, ma già ci sarebbe un impegno formale perché questo accada.
Decisione che metterebbe in posizioni di rincalzo tutti gli altri pretendenti come gli assessori Gianfranco Vitagliano o Filoteo Di Sandro, solo per fare due nomi in casa Pdl. Anche se resta da attendere cosa farà Silvio Berlusconi con la sua lista che soprattutto al Senato punterebbe a raccogliere la maggior parte del consenso. A quel punto potrebbe anche esserci l’ipotesi Michele Iorio per una corsa dei presidenti delle regioni color azzurro per fare incetta di voti.

Ma che sta succedendo in Regione?

La domanda sorge spontanea considerando l’intensa attività della Squadra mobile di Campobasso che sta “visitando” gli uffici e le strutture di diretta promanazione regionale. Da una parte c’è chi minimizza affermando che si tratti di normale attività, dall’altra parte, e sono in tanti, a sostenere che invece sia iniziato un lavoro che porterà lontano per aver scoperchiato la pentola. Prima di criminalizzare il buonsenso porta a dire: facciamo lavorare gli investigatori. Poi si vedrà. Certo se è vero quanto si diceva ieri l’altro dovesse trovare conferma, a proposito della denuncia per il concorso alla Protezione Civile, più che da ridere ci sarebbe da piangere. In pratica sarebbe circolato un elenco con i nomi dei 218 eletti del concorso. Al novello indovino segnalo il mio indirizzo di posta elettronica: sono graditi i sei numeri del Superenalotto. Ma prima di Natale, cosi potrei festeggiare!   

martedì 18 dicembre 2012

Buon compleanno Molise

La Regione Molise ha celebrato ieri il suo 49esimo compleanno in una stagione che sembra voler mettere in discussione la sua ragione di esistere. Ventesima regione italiana che vive continui e costanti attacchi, sempre più frontali, per i suoi costi che la vede facilmente soccombente, se parliamo di media pro capite, rispetto alle altre 19 sorelle d’Italia. Può essere ridiscussa la organizzazione dello Stato e delle autonomie, ma non potrà mai essere messa in liquidazione una comunità e la sua storia. In questa ricorrenza viene spontanea compiere una riflessione-invito a chi ha responsabilità della gestione della cosa pubblica. Che la loro azione sia sempre indirizzata nel non sperperare il denaro utilizzato perché un euro speso da noi pesa di più sulle spalle dei molisani rispetto a quanto accade altrove.   

domenica 16 dicembre 2012

Chi getteremo dalla torre?

Mentre ci avviciniamo a passo di marcia verso le elezioni al quadrato (regionali e politiche) si scopre che i posti a disposizione sono minori rispetto al numero dei pretendenti. Si dovrebbe andare a votare per il Parlamento con il sistema non del consenso, bensì dei privilegiati e non facciamo sentire dagli uscenti. Non potendo cambiare non resta che renderci meno insopportabile ciò che abbiamo.  Il problema non sarà tanto per chi già c’è, ma per coloro che invece vorrebbero sostituire gli attuali inquilini di Palazzo Madama e Montecitorio. I giochi sembrano già fatti anche se l’impressione, più a pelle che supportata da elementi oggettivi, ci porta a pensare che ci potrebbe essere ancora spazio a gettare qualcuno dalla torre. In attesa degli eventi potrebbe essere un esercizio anche piacevole, che non costa nulla.                                        

sabato 15 dicembre 2012

Paura di aver paura


Molise quando riuscirai finalmente a essere una regione libera? Perché si continua a essere prigionieri dei pregiudizi? Ogni giorno c’è un sole che sorge e illumina ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi nella loro pienezza. Purtroppo qualcuno continua a levarsi dal letto avendo sulle spalle un peso insopportabile fatto di sospetti, retropensieri,  allusioni, interpretazioni delle interpretazioni. Nella convinzione che ogni cosa che faccia l’altro sia solo il risultato di un prezzo già pagato. Non si riesce a sopportare che l’altro possa vivere una serenità interiore. E così si sente minacciato, in pericolo di vita, perdendo la spontaneità e la bellezza delle cose, quelle più semplici. Molte volte la verità è davanti ai nostri occhi e si svela solo quando non si ha un cuore ingrossato dal vivere in disordine.                            

venerdì 14 dicembre 2012

Il suono della zampogna per un Natale più magico

Da qualche giorno hanno iniziato questo loro viaggio per regalare il suono magico delle zampogne accompagnato dal tamburello, dall’organetto e dalle nacchere. Perché il Natale è la magia di meravigliarsi con le armonie che sono contagiose e aprono il cuore all’allegria e al sorriso.  Sono le emozioni che suscitano quattro giovani, poco più di cento anni insieme.  Due ragazzi e due ragazze con il Molise nel cuore. Si chiamano Emanuele Firella, Giuseppe Ponzo, Cinzia Minotti e Angelica Rinaldi. Due calabresi, una leccese e una larinese. Sono simpatici e coinvolgenti perché in semplicità e senza essere invadenti con la loro musica e i loro canti sono in grado di far aprire le porte di casa per far ascoltare e divulgare i suoni etnici.
Ieri i quattro amici erano in trasferta a Vasto con il loro grande bagaglio artistico. Più che racimolare qualche euro il loro è un viaggio per far riscoprire la magia del Natale con canti unici e far saltare i nostri pregiudizi. E poi siscopre che Cinzia Minotti e Giuseppe Ponzo hanno avviato con l’Associazione Alberi Sonori di Larino istituita nel 2010, che abbraccia progetti laboratoriali in collaborazione con altre realtà associative, proponendo corsi e seminari incentrati principalmente sulle danze tradizionali del sud Italia, sul tamburello e sui tamburi a cornice, sulla costruzione di strumenti musicali tradizionali.

mercoledì 12 dicembre 2012

La politica viaggia sulle ali di Facebook

Un po’ per cambiare e un po’ per vedere cosa accade sulla rete provate a passare del tempo su Facebook e ne leggerete delle belle. A offrire lo spunto è stato quell’istrione di Gennaro Ventresca che ieri pomeriggio ha postato Giancarlo Chicco con una foto di Silvio Berlusconi che si commenta da sola. “Aria di rinnovamento” c’è scritto. Ed è già tutto un programma, ma ancor più quando lo si vede con i capelli all’insù ma soprattutto di color biondo. Un ex premier che dopo aver mandato a quel paese il governo dei tecnici si prepara a tornare in campo per rimettrere in movimento l’Italia dopo un anno robusto di cura dimagrante portata avanti da  Mario Monti e i suoi. Come non sorridere, anche se c’è poco da ridere!
 Ma sempre il buon Gennaro aveva dato il buon giorno al Molise quando ha deciso dchiedere agli amici del social network «di unirsi e raccogliere un po’ di fondi per far fronte al pagamento puntuale del vitalizio degli ex amministratori regionali, i quali si sono lamentati per non aver ricevuto entro il 26 novembre, le spettanze mensili. Ve l’immaginate cosa sta succedendo a casa di Ferando Frattura, senza quei soldi? E come farà ad andare avanti Giuseppe Mogavero? Mi si stringe il cuore se penso alle ristrettezze in cui si vede costretto Augusto Massa».
Altra grande ricercatrice e stimolatrice di riflessioni è Catharina Sottile da San Martino in Pensilis, terra di pampanella e grandi pensatori, che tra foto e commenti scrive a proposito del ritorno del Cavaliere: «Ma davvero pensano di sconfiggere Berlusconi col sarcasmo livoroso da donnette represse e con l’autoreferenzialità demiurgica degli ideologhi che non sono più (una prece)? Cominciamo dalla mattina con i talk show tutti interruzioni, caciara guerriglia e insulti... Pensavo che ce ne fossimo liberati per sempre. Macché. E il guaio è che stamattina mi sembrava avesse ragione la Biancofiore. Tanto erano insopportabili i suoi intervistatori».
Un’altra coppia che frequenta con assiduità Fb è composta dal senatore Ulisse Di Giacomo e l’assessore alla Programmazione del Molise, Gianfranco Vitagliano. Quest’ultimo più attento in questo ultimo periodo alla sorte del suo gatto e delle gatte. Entrambi hanno favorito e acceso, non poco, la discussione politica partendo proprio da Facebook e qualche volta, in tempi di magra, dare una sbirciata sui loro profili non guasta. Del resto non è una novità che i social network abbiano cambiato le nostre abitudini. Ne sa qualcosa anche il governatore che non lesina la sua comunicazione anche attraverso interviste che non mancano di creare interesse.

Avotar

Prendo spunto dalla rete, e in particolare da Facebook, che in maniera ironica a proposito dell’incertezza  sulla data del voto per il prossimo scioglimento anticipato del Parlamento, gioca sul titolo di un film di fantascienza campioni d’incassi come Avatar di James Cameron. Avotar, ritorno alle urne che si rincorre, cambia le carte e le strategie di chi sarà predestinato - in particolare in Molise - a candidarsi per Roma o per Palazzo Moffa. Ieri in Consiglio regionale l’argomento più gettonato di discussione, manco a dirlo,   le candidature per un’assemblea che ogni giorno di più vede concludere il proprio mandato. E si iniziano a definire gli schieramenti con le investiture a candidato governatore che non passeranno attraverso le primarie. Perché il tempo a disposizione sembra scaduto e non ci sarà tempo per fare altro. Si dovrà cercare di ricomporre i dissensi ed eliminarli per questo o quel candidato, a destra quanto a sinistra secondo l’ormai superata divisione delle forze in campo. C’è però un nuovo che avanza: si chiamano grillini e romanini. Entrambi hanno intenzione di sparigliare le carte, ed hanno anche la forza per farlo. Per fronteggiare questa situazione è necessario che si ritrovino motivazioni e programmi condivisi. Ma il tempo manca, e un caro e saggio amico sussurra: mancano pure le idee. Che non possono essere recuperate dalla sera alla mattina.
Pino Cavuoti 

domenica 9 dicembre 2012

E se ritornassero le monetine?

Questa legislatura sta ruzzolando verso la sua fine. Berlusconi ha deciso di sentirsi ancora tutto buono  e unico per vincere le Politiche e così ha dato il benservito a Monti. Si sta concretizzando il ritorno al voto il 10 marzo che vorrà dire, per il Molise, essere chiamati a scegliere, allo stesso tempo, parlamentari e consiglieri regionali. Un mix elettorale che metterà a nudo le velleità di quanti stanno ancora giocando su due tavoli e dicono, invece, di fare altro. Insomma o Roma o Campobasso. Ma la vera questione è proprio il voto per il Parlamento che metterà ancor di più le ali a quanti hanno deciso di preferire l’antipolitica. In materia elettorale l’unica novità è lo schema approvato dal governo di decreto legislativo recante un testo unico della normativa in materia di incandidabilità. Si andrà a votare, considerando il tempo a disposizione, con il caro “porcellum”. Ai segretari di partito “l’onere” di scegliere i nomi e la collocazione nella lista. Ancora una volta in Parlamento andranno i prescelti, un metodo che alla fine piace un po’ a tutti i partiti. E si potrà dire che tante chiacchiere sono state fatte per non cambiare proprio nulla. Non resta che fare una buona scorta di monete da 1 o 2 centesimi. Magari da “consegnare” ai nostri parlamentari: che ne dite se le lanciassimo. E’ forse reato?
Pino Cavuoti

venerdì 7 dicembre 2012

Iorio al lavoro con il suo "Laboratorio"

A chi pensava che l’iniziativa della scorsa estate a Piana dei Mulini sarebbe rimasta un caso isolato si può mettere l’anima in pace. Il presidente della Regione continua nel progetto-manifesto lanciato quel 3 luglio con l’apertura a Campobasso, in pieno centro di un laboratorio d’incontro. L’annuncio Michele Iorio lo ha fatto ieri pomeriggio, attraverso Facebook, per «continuare a privilegiare il rapporto con i cittadini». Perché a loro, e solo a loro, il governatore vuol rivolgersi. Quasi a volersi smarcare in attesa che si conosca il destino del Popolo della libertà e soprattutto sul nome del candidato presidente di centrodestra alle Regionali  bis del 2011 considerato che si continua ancora a fare melina. 
Iorio fa un passo avanti nel ricordo degli «momenti a La Piana dei Mulini, che tanto ci hanno appassionato». E rammenta ai lettori del network sociale che «da allora, le nostre comunicazioni sono state sempre più dirette, coinvolgenti, spontanee. La voglia di rendere il dialogo quotidiano, da una parte, la convinzione di instaurare un rapporto con voi, senza filtri, dall’altra, hanno portato all’apertura di un Laboratorio d’incontro». E’ già operativo a Campobasso nel centralissimo corso Vittorio Emanuele 63. Il presidente della Regione indica nel Laboratorio  quello «spazio d’espressione, di programmazione, di unione di idee e proposte». Dove  le porte sono sempre aperte e dove è possibile portare aria e cose nuove.
Scrive Iorio: «Qui, possiamo ritrovarci - e mi trovate - per ascoltarci e confrontarci, per condividere scelte e programmi. Qui, continuerò a privilegiare il rapporto con i cittadini. Qui, società civile, associazioni e amministratori possono incontrarmi e incontrarsi per progettare, insieme, percorsi futuri».

venerdì 30 novembre 2012

Ma ci sarà un Renzi anche nel centrodestra?

La domanda sorge spontanea. E vi spiego subito anche perchè. Nel centrosinistra il ciclone Matteo Renzi ha portato una ventata di novità e un nuovo coinvolgimento dell’intero schieramento con la partecipazione alle primarie della gente, che ha risposto con entusiasmo. In Molise e in particolare in casa centrodestra ci vorrebbe proprio uno come il sindaco di Firenze: capace di esternare in maniera chiara. Una persona che abbia la forza non solo di mettersi in gioco, ma soprattutto il coraggio di dichiararsi.
La partita che da qualche tempo si sta cercando di disputare è molto sottile. Da più parti si tira per la giacca il presidente della Regione, perché si metta da parte. Pensionamento o “promozione” verso Roma? Michele Iorio, in tempi non sospetti, ha dichiarato che in caso di conferma dell’annullamento della sentenza del Tar da parte del Consiglio di Stato, non solo non si sarebbe ritirato, ma che avrebbe ripreso la corsa interrotta appena incominciata per la guida di Palazzo Moffa. A parole, forse perché nel centrodestra nessuno immaginava che il ricorso presentato dalla parte di Paolo Di Laura Frattura avrebbe poi rimandato tutti a casa, tutti erano for Iorio president. Ora qualcosa si è rotto. Davanti tutti proni supini al cospetto di Miché, per poi lavorare alle sue spalle e montare la protesta perché ci sia un cambio del comandante in capo. Il problema è che a parte qualche sussurro per indicare dei pretendenti da buttare nella mischia (Michele Scasserra, Mario Pietracupa e Aldo Patriciello) nessuno sinora ha avuto il coraggio di iniziare la crociata in stile Matteo Renzi. Cioè mettendoci la faccia già da tempo e non alimentando polemiche e frasi non dette che possono avere solo un effetto boomerang. Ci sta provando Ulisse Di Giacomo, ma non si capisce ancora bene se la sua sia una difesa d’ufficio dello scranno a Palazzo Madama oppure qualcosa di più alto in chiave politica. Centrodestra che si presenta diviso e confuso e lo dimostrano le dichiarazioni che a vario titolo stanno trovando spazio sugli organi d’informazione. Il centrosinistra ha buone possibilità, anche oltre quelle che sembra sia stato già scritto dal destino, di ritornare a governare il Molise. 
Pino Cavuoti

mercoledì 28 novembre 2012

Primarie nel Pd, nessun terremoto?

Nessuna strigliata né cambio al vertice alla segreteria regionale del Partito democratico dopo i risultati delle primarie di domenica scorsa. Del resto come poteva essere diversamente considerando i numeri ottenuti nelle 76 seggi aperti in Molise con 11mila 400 voti validi dove Pier Luigi Bersani ha ottenuto 4.772 pari al 41,8%, Matteo Renzi avversario diretto 3.605 (31,6%), Bruno Tabacci 61 (0,5%), Laura Puppato 140 (1,2%) e Nichi Vendola 2.845 (24,9%). Quest’ultimo dato sicuramente rilevante per la simpatia, mai nascosta, che questa regione ha per il governatore della Puglia. A dare manforte al segretario regionale del Pd, Danilo Leva, due comunicati. Il primo è di Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd che sottolinea come non ci sia stata né ci sarà alcuna ‘strigliata’ e tantomeno un cambio al vertice del Pd molisano. «Il risultato ottenuto da Bersani in Molise - commenta Zoggia - è assolutamente in linea con le altre regioni del Sud tenuto conto anche dell’ottima percentuale raggiunta da Nichi Vendola (25%). Questo risultato inoltre apre buone prospettive per le prossime elezioni regionali». Per il responsabile Enti Locali «nessun ‘terremoto’ quindi, tutto si è svolto regolarmente, con grande serenità e partecipazione. Ci auguriamo che anche il ballottaggio di domenica prossima sia accompagnato dallo stesso clima di festa ed entusiasmo ». Gli fa eco Roberto Speranza, coordinatore nazionale del comitato Bersani, che dice come «il successo delle primarie in Molise come nel resto d’Italia è incontestabile: l’affluenza degli elettori è stata significativa. Pier Luigi Bersani è risultato il candidato di gran lunga più votato grazie all’ impegno di coloro che lo hanno sostenuto, a partire dal segretario regionale Danilo Leva, e al lavoro dei tanti comitati Bersani nati nelle due province. Ora tutti insieme per un’altra vittoria domenica prossima». Una prova generale per il cetrosinistra in vista delle prossime elezioni regionali.

domenica 18 novembre 2012

Tra harakiri e kamikaze

Harakiri e kamikaze sono due parole giapponesi divenute di uso comune. Evito di tradurne il significato perché è noto a tutti voi. Ma il sospetto è che a questa latitudine ci sia la pratica invalsa di farsi male da soli, facendolo di conseguenza anche ad altri, per applicare la serie per far dispetto a mia moglie... e mi fermo qui, tanto ci siamo capiti. Il perché è presto detto. Tanto a destra quanto a sinistra, in questi primi passi della lunga campagna elettorale,  si è iniziato a fare di tutto per creare le condizioni per tritarsi, anzi per suicidarsi. Michele Iorio e Ulisse Di Giacomo da una parte, Paolo Di Laura Frattura e il Partito democratico dall’altra, con buona pace di Massimo Romano che, zitto zitto, ha iniziato a percorrere una strada che forse lo porterà molto lontano. In posizione di attesa ma passiva l’Udc, mentre l’Italia dei valori è alle prese con problemi interni di legalità con i quali non era abituato a confrontarsi. Poi una galassia di partiti e partitini con la grande scommessa del Movimento 5 Stelle che, come è accaduto in Sicilia, potrebbe prepararsi a fare il botto, anche in questa regione. In Molise, nonostante la lingua ufficiale sia l’italiano e con qualche insediamento arbereshe e croato, sta prendendo piede la parlata del Sol Levante. Qualcuno potrebbe dire: fatti loro. Ma il mestiere impone di mettere a disposizione dei signori della politica  degli spunti di riflessione, in particolare quando così impegnati a suicidarsi, incosapevolmente. Il centrosinistra, non fosse anche per un fatto statistico e per la legge del contrappasso, sembra destinato a tornare a governare il Molise pur con l’incognita grillina che potrebbe far saltare il banco. Ma è la leadership che viene fatta traballare in maniera inspiegabile. Altrettanto dall’altra parte della barricata, nonostante la stretta di mano in quel di Roma tra Iorio e Di Giacomo, con quest’ultimo in grande fibrillazione sull’ipotesi Michè ter o quater, che dir si voglia. Un insieme di fattori che potrebbero cambiare le carte in tavola. L’unica cosa che potrebbe accadere è che qualcuno faccia il kamikaze. La storia ci ha dimostrato che il prezzo da pagare è la vita, almeno tutto avverrà con onore salvando la faccia e magari contribuendo alla vittoria finale. 
Pino Cavuoti

sabato 17 novembre 2012

Fitto in Molise, già in campo dalla prossima settimana

Volere o volare avremo in mezzo ai piedi, durante tutta la fase di preparazione per le regionali 2013, l’ex ministro ed ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto. Giovane e rampante politico che dovrà accompagnare i dirigenti molisani a compiere le scelte più adeguate per mantenere di colore azzurro questa regione. Un‘impresa non facile, considerando l’aria che tira. Fitto tra noi già dalla prossima settimana «per affrontare i temi legati alla imminente campagna elettorale per le elezioni regionali. Considerata la particolare rilevanza politica che assumono queste elezioni anche sul piano nazionale si è deciso di sostenere e rafforzare l’azione del partito regionale con l’invio di un osservatore nazionale».  Il senatore Ulisse Di Giacomo,  considerando il gravoso lavoro che dovrà essere fatto, non sarà lasciato solo. Potrà così condividere e dividere le responsabilità con il collega parlamentare Fitto, per creare una bellicosa macchina da guerra elettorale. Potrà così essere evitato qualsiasi tipo di personalismo che certo non favorisce a smussare gli angoli e perché no anche alcune incomprensioni, dovuti ai lati del carattere di qualcuno, che potrebbero non aiutare ad avere serenità di giudizio.
Non è consuetudine, per quel poco che si ricorda nella vita dei partiti, che un coordinamento regionale regolarmente in carica venga “sostenuto” con presenze nominate da Roma. Siamo certi che Di Giacomo, in questo caso, sia stato contento di poter avere un adeguato interlocutore con il quale confrontarsi per il bene del partito e per il futuro della coalizione di centrodestra. Con Fitto si discuterà non solo delle candidature regionali. Sul tavolo i nomi, aspettando la legge elettorale, per guardare agli scranni di Palazzo Madama e Montecitorio.

Sabrina De Camillis: «Per il centrodestra solo il gioco di squadra»

Giocherella con un “misero“ Tratto Pen seduta dietro la sua scrivania a Larino, nella funzionale sede politica in via Cluezio. Sono giorni di intensa attività mentre imperversa la polemica tra election day sì oppure andare subito al voto per le Regionali. «E’ una polemica che mi appassiona - esordisce così l’onorevole del Popolo della libertà Sabrina De Camillis - perché ha messo a nudo l’ipocrisia del centrosinistra che a parole dice di voler procedere a risparmiare con una politica condivisa di rigore e poi non si preoccupa di spendere 100 milioni di euro per far svolgere subito le elezioni regionali e dopo meno di due mesi quelle politiche. Sono davvero incredibili soprattutto quando affermano che il Pdl le vuole insieme per fare in aprile e recuperare nel frattempo consenso. Sono davvero patetici. E bene ha fatto il nostro segretario nazionale Angiolino Alfano a mettere in evidenza le iprocrisie del centrosinistra e in particolare del Pd di Bersani».

lunedì 12 novembre 2012

La fede che tocchi con mano

Domenica sera a Vasto si è potuto toccare con mano come sia forte tra la gente, di ogni estrazione sociale, il sentimento religioso e l'amore per Giovanni Paolo II.
Nella chiesa di San Paolo apostolo, grazie all'impegno e all'intuizione del parroco don Gianni Sciorra, è giunta la reliquia che contiene il sangue del papa polacco, prelevato nel giorno della sua morte avvenuta il 2 aprile 2005. Dal 9 novembre, per dieci giorni, è esposta alla devozione del popolo cristiano, proprio a portata di mano. A volte centinaia e centinaia di pellegrini in fila, con punte di 800 persone all'ora, che alternano momenti di assoluta solitudine. La reliquia incuriosisce, fa pregare, piangere, ricordare, fare proponenti, convertirsi. C'è chi si inginocchia, chi bacia quel libro aperto in bronzo che riporta inciso il nome del beato Ioannes Paulus II, chi lo accarezza e chi vuol fotografare, anche con il telefonino, quell'ampolla trasparente con il sangue che non si condensa. Poi qualche mano che tiene un fazzoletto, una fotografia, un mazzo di candele per sfiorare il libro sul quale è ben visibile la emme di Maria, la Madonna, sulla stemma del simbolo scelto da Giovanni Paolo II e la croce del calvario. Mamme con i loro bambini piccoli in braccio, anziani, disabili, uomini e donne di tutte le età, molti giovani. Lunga sosta ai banchi per guardare quel leggio che viene "protetto" a turno dalla confraternite cittadine, dagli scout dell'Agesci o dall'Associazione dei marinai d'Italia. Giovanni Paolo II nel suo lungo pontificato si è fatto amare e gli ultimi anni della sua vita sono stati una lunga litania del dolore. Un'oasi di pace, che la comunità parrocchiale di San Paolo apostolo è riuscita a creare, dove in molti hanno trovato riposo. C'è un diffuso desiderio di spiritualità che non può non essere considerato, rispettato e coltivato.Pino Cavuoti

sabato 3 novembre 2012

La politica si ricorda di esistere

Che bello. La politica in Molise torna a vivere, anzi sarebbe il caso di dire resuscita. Ha finalmente un sussulto di vitalità, dimostrando che è vero chi sosteneva, bisogna dire a giusta ragione, che sia l’arte del possibile. Perché mai come in questo momento inizieremo a vedere cose diverse e sempre in divenire. Un esempio ci viene da Iorio che ha deciso di muoversi da solo per far avvertire alla piazza non solo di essere vivo e vegeto ma di avere ancora tante cose da dire ai molisani. Qualcuno nel Pdl, leggasi Di Giacomo, si sta rendendo conto che il presidente della Regione è proprio un “animale politico” difficile da domare e tenere ristretto in cattività. Sull’altra sponda Di Laura Frattura ha anticipato tutti rimettendo in discussione la sua leadership annunciando che la via maestra sono le primarie: una forma autentica e coinvolgente di partecipazione. L’ex presidente della Camera di Commercio ha capito che non subendo le iniziative dei “maestri della politica” del centrosinistra può aiutare a mantenere un minimo di indipendenza e, perché no, a conquistare autorevolezza. E poi ci sono gli altri: le seconde linee che potrebbero ritrovarsi a dover cambiare il loro cavallo da corsa perché sono mutate le condizioni. Ne vedremmo delle belle, senza dover aspettare più di tanto.                    
Pino Cavuoti

venerdì 2 novembre 2012

Il comico apre all’ex magistrato le porte del settennato

Nel giorno di Ognissanti che solitamente è dedicato a ben altro che agli annunci a effetto, il laeder del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, annuncia dal suo blog che non vedrebbe male al Quirinale, dopo Giorgio Napolitano, il molisano Antonio Di Pietro. Per una ragione molto semplice: è un uomo onesto ed è l’unico che si è opposto al Berlusconismo. Una notizia di quelle che merita la giusta risonanza e amplificazione. A dispetto del fuoco amico, che sta trovando nel suo partito, è per Di Pietro uno spot che può riservare sviluppi da non sottovalutare. Grillo del leader del’l’Idv ha detto ancora che «ha commesso  errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili, ha evitato prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il Cavaliere». Ed ancora «è l’unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei». Poco importa se Report e la Gabbianelli gli hanno fatto le pulci, a proposito sabato Di Pietro dal suo Molise risponderà a ogni accusa, ma rispetto a tutti gli inquilini di Palazzo Madana e di Montecitorio, il nostro Tonino per Grillo è l’unico che ha le credenziali giuste per poter aspirare ad aspirare per il settennato al Quirinale. Chissà quanti altri la penseranno allo stesso modo. Intanto Di Pietro torna al centro del dibattito politico dopo qualche battuta d’arresto che ha dovuto sopportare in queste ultime settimane.
Pino Cavuoti

giovedì 1 novembre 2012

San Giuliano di Puglia dieci anni dopo: il giorno della memoria in Consiglio regionale

Il Consiglio regionale ha ricordato le vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia con un minuto di silenzio nell’aula di Palazzo Moffa e con gli interventi di due consiglieri, uno di minoranza (Paolo Di Laura Frattura) e l’altro di maggioranza (Antonio Chieffo). Una cerimonia composta come suggerisce il buon senso nel celebrare una pagina così dolorosa per questa regione. Ma non è mancato un po’ di brusio al termine dell’intervento di Di Laura Frattura. Il leader dell’opposizione con le parole «dieci anni che sono costati quasi un miliardo di euro ma che hanno sfaldato il senso di appartenenza, la fiducia nelle istituzioni. Dieci anni lungo i diritti non sono mai stati uguali per tutti» ha fatto irretire la maggioranza che si è risentita non poco. Poi il presidente dell’assemblea, Mario Pietracupa, ha richiamato tutti alla compostezza. E tutto è finito qui. Una dimostrazione che l’argomento ricostruzione del terremoto 2002 continua a tenere alto il livello della discussione politica in questa regione, anche frutto di alcune inchieste televisive. Ma tornando agli interventi Di Laura Frattura ha esordito evidenziando come ogni genitore «ha partecipato e vissuto sulla propria pelle il dolore» di quanto è accaduto nella scuola di San Giuliano di Puglia. Dolore ma «anche la responsabilità istituzionale nei confronti di una comunità che soffre ancora oggi la perdita dei propri cari». Il consigliere di minoranza ha evidenziato come non siano più queste tragedie a indicare alle istituzioni quali i percorsi da attivare «perché le nostre scuole siano al riparo dalla forza della natura e dall’imperizia degli uomini». Ma Di Laura Frattura è andato oltre considerando che il Giorno della Memoria «non può prescindere da una ricognizione dello stato della ricostruzione nei comuni del cratere sismico, nei villaggi provvisori e nelle casette ». E’ stato ricordato che sarebbero più di 800 le famiglie ancora senza una casa «dopo dieci anni di promesse e parole che suonano ormai vuote». Per l’assessore regionale Antonio Chieffo ha evidenziato come la Giornata della Memoria «è sostenuta da profondi valori umani che riaffermano la volontà comune di tutti i colleghi di questo Consiglio di ricordare quanto accaduto» ma soprattutto «un appuntamento con la coscienza di amministratore oltre che di uomo». Chieffo ha rimarcato come al di là di ogni strumentalizzazione o qualunquismo non si può non constatare «le opere realizzate, gli sforzi compiuti, l’impegno profuso che ha consentito di dare risposte, sia pure a volte parziali, ai bisogni delle famiglie colpite dal sisma». Un invito non solo a completare la ricostruzione di quanto di materiale è andato distrutto ma di favorire un ritorno alla normalità «che vuol dire ritorno alle tradizioni, agli appuntamenti culturali, agli usi di un popolo che intende ricostruire il proprio tessuto oltre che le proprie strade e case». Rinnovato impegno per la sicurezza e la salvaguardia dell’incolumità degli studenti «che poi non è altro che impegno teso verso la salvaguardia del nostro futuro». Appuntamento in Consiglio regionale utile non solo per condividere un dolore che comunque resta molto vivo ma soprattutto per rinnovate insieme un impegno perché queste tragedie non siano più il frutto della incapacità dell’uomo, ma solo la nostra limitatezza nei confronti della natura.
Pino Cavuoti

San Giuliano di Puglia, 10 anni dopo: un ferita ancora aperta

Inizia con qualche minuto di ritardo, rispetto alle 11.32 ora della violenta e mortale scossa di terremoto, la cerimonia nel cimitero di San Giuliano di Puglia per ricordare i dieci anni dalla tragedia quando spazzò in un attimo 30 vite, tra le quali 27 bambini e una maestra della scuola “Francesco Jovine”. Il meccanismo elettronico che regola la campana, regalata il 16 novembre del 2003 dai comuni del Molise, fa i capricci e inizia a funzionare quattro minuti più tardi. Come se non avesse voglia di far non udire in quel luogo, che accoglie chi non c’è più, i trenta rintocchi della morte che ha avuto la meglio sulla vita di anni fa, alle 11.32 del 31 ottobre 2002. A ogni rintocco il nome delle tredici femminucce e dei quattordici maschietti e della maestra Carmela Ciniglio. E a ogni nome un palloncino bianco con appeso un cartoncino azzurro o rosa, preparato dai volontari dell’Emergenza radio di Bari. «Li abbiamo preparati ieri sera - ci confida parlando sotto voce per non disturbare una del gruppo Anna Fiore - e ci siamo molto emozionati nel ricordare i ventisette bambini e la maestra Carmela». Ieri mattina si avvertiva un’atmosfera più pesante, più silenziosa del solito con la partecipazione del presidente della Regione Molise, Michele Iorio, del presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa e del presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis. Al cimitero solo una preghiera e la lettura da parte di Antonio Morelli, presidente del comitato delle vittime di San Giuliano di Puglia, che ha letto il messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha ricordato come il crollo della scuola Jovine abbia suscitato «la profonda emozione dell’intera Nazione». Sacrificio di 27 bambini e di un’insegnante che «impone alle istituzioni il massimo impegno per garantire la continuità di politiche di intervento per la messa in sicurezza degli edifici scolastici». Il Capo dello Stato nel sentirsi vicino a tutta la cittadinanza ha voluto anche rivolgere «un particolare pensiero ai loro compagni di scuola che, coinvolti nell’evento che ne ha segnato profondamente il percorso di crescita, hanno saputo esprimere» negli anni che sono trascorsi «un impegno e una forza d’animo straordinari». Il suono delle sirene di un’ambulanza e di un’autobotte del vigili del fuoco ha accompagnato il mesto corteo che si è diretto verso il Parco della Memoria, sorto dove sorgeva la scuola crollata. Diverse corone di fiori e gonfaloni. In particolare della Provincia di Massa e Carrara, dei comuni di Sezze, Vastogirardi, San Casciano dei Bagni e di Fivizzano oltre che dei Maestri del Lavoro di Campobasso. La deposizione di due corone di fiori davanti all’unico muro rimasto in piedi della scuola: una dell’amministrazione comunale e l’altra dei genitori dei bambini. Ai lati dell’ampio parco uomini e donne, giovani e anziani del paese degli Angeli che hanno assistito guardando quasi in maniera assente ciò che stava accadendo con giornalisti e telecamere giunti da tutta Italia. Con la lettura dei messaggi del presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. E mentre tutto questo accadeva alcuni bambini erano inginocchiati a terra leggendo e accarezzando le targhe a ricordo dei loro compagni morti tra i banchi di scuola. Sono giunti anche dall’Abruzzo per testimoniare la loro vicinanza a chi ha vissuto il dolore della perdita di un proprio caro sotto le macerie del sisma. C’era Grazia Malatesta, mamma di Davide Centofanti morto il 6 aprile 2009 per il crollo del pensionato universitario, e sua zia Antonietta Centofanti. Poi il ringraziamento del sindaco di San Giuliano di Puglia che, con il suo caratteristico sorriso, ha salutato tutti i partecipanti per la composta presenza.
Pino Cavuoti

martedì 30 ottobre 2012

I giochi erano già fatti, il Molise torna al voto

Alla fine è stata ripristinata la legalità. Partenza non valida alle Regionali dello scorso anno: non avrebbero mai dovuto avere luogo. Lo ha sancito il Consiglio di Stato non rigettando né riformando ma accogliendo in pieno quanto deciso dal Tar di Campobasso lo scorso mese di maggio. Sono state compiute delle irregolarità che non potevano essere sanate in sede di Commissione regionale. Si è votato, ma è come se non fosse mai accaduto, nonostante per circa un anno trenta persone sono state impegnate a Palazzo Moffa. Si rimettono indietro le lancette dell’orologio e per la seconda volta il Molise si ritrova senza amministrazione regionale, perché qualcuno ha sbagliato a raccogliere le firme. Errori procedurali non di poco conto e che hanno prodotto elezioni illegittime. Di Laura Frattura aveva sempre gridato ai quattro venti che Iorio non aveva vinto un bel niente avendo giocato una partita truccata. Il Consiglio di Stato gli dà ragione: la vittoria di Iorio non c’è mai stata! 

domenica 28 ottobre 2012

Una settimana infinita

La scuola crollata a San Giuliano di Puglia
Buona domenica a tutti. Inizia domani una lunga e infinita settimana, che sarà caratterizzata da alcuni avvenimenti che non potranno passare inosservati. Il 31 ottobre di dieci anni fa un sisma di magnitudo 5.8 investe il Molise e parte della Puglia. Il terremoto sorprende tutti, in piena mattina. Sono le 11.32 quando la terra trema provocando morti, feriti e rovine. A San Giuliano di Puglia nella scuola  “Francesco Jovine” restano intrappolati, sotto le macerie dell’edificio, 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelle. Si inizia a scavare a mani nude per lunghe e interminabili ore, poi la dolorosa conta dei morti con lo strazio e il dolore incontenibile di madri e padri che al mattino avevano salutato i loro figli andati solo a scuola. Dieci anni, la ricostruzione non ancora completata, tra polemiche e code giudiziarie. Nel dovere della memoria sono in programma una serie di manifestazioni per commemorare quelle vittime. Con diverse famiglie in attesa di trovare una conclusione al loro esilio a causa dell’inagibilità delle loro case. Mercoledì sarà celebrata la “Giornata della memoria”, istituita dal Consiglio regionale  con la legge 15 novembre 2003, n. 23.  L’art. 1 comma 2 dice che questo giorno «rappresenta occasione di riflessione e di approfondimento delle problematiche relative all’evento verificatosi, alla protezione civile, alla prevenzione, alla sicurezza ed al mondo dell’infanzia». C’è da augurarsi che oltre questo ci sia la capacità di un impegno per chiudere definitivamente gli interventi ancora in sospeso. Perché questo è chiesto a chi è stato eletto nel nome dei molisani. Ma sarà anche la settimana nella quale il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi sulle elezioni Regionali del 2011 annullate dal Tar. Senza far compiere più a nessuno sforzi di interpretazioni leggendo le viscere o scomodando misteriosi informatori. Del resto più che a tirare a indovinare non si può fare, anche se in questo caso la percentuale di probabilità è molto alta: al cinquanta per cento. Buona domenica a tutti.                                                               
Pino Cavuoti

sabato 27 ottobre 2012

Sanità, il manager dell'Asrem fa le pulci alla politica

Angelo Percopo, Giancarlo Paglione e Gianfranca Testa, rispettivamente direttore generale, sanitario e amministrativo ieri mattina si sono presentati ai giornalisti per quella che, a dirla tutta, è sembrata una procedura a dir poco irrituale e per certi versi si potrà dire un domani anche innovativa. Più che una conferenza stampa di autopromozione del lavoro svolto - teso a eliminare le sacche di sprechi del succhiasoldi del sistema sanitario regionale - si è trattato di un “processo breve” al sistema di gestione della sanità messo in campo dalla politica negli anni che hanno preceduto il loro arrivo. Metodo che sino all’insediamento del manager Percopo ha prodotto solo condizioni di dissesto e di centri di spesa duplicati a tal punto da costringere il governo a commissariare la sanità del Molise. Una filippica in un periodo che sembrerebbe propizio proprio alla rimozione di Percopo e della sua squadra. A leggere la premessa al bilancio delle attività aziendali svolte dal luglio 2010 al giugno 2012 si percepisce, sensazione confermata anche dalle parole ascoltate in conferenza stampa, che qualcuno si sia voluto togliere un peso dallo stomaco. Ma di fatto sostituendosi parzialmente a ruolo che dovrebbe, invece, spettare alla politica e dimenticando, parzialmente, del loro compito di gestione della sanità pubblica su mandato proprio del governo regionale. E questo è accaduto alla presenza del presidente della Commissione Sanità, Lucio De Bernardo, che ha ascoltato in silenzio e non perdendo nessuna parola. In particolare è stato ricordato che nel 2010 l’azienda sanitaria unica del Molise «si presentava frammentaria e confusa per la suddivisione del territorio ancora in quattro zone con quattro diversi ambiti, dotati, ciascuno, di propria autonomia gestionale ed operativa».

mercoledì 24 ottobre 2012

I cittadini vogliono certezze per il futuro dei loro figli

Luigi Mazzuto, presidente della Provincia di Isernia
Non si sono fatte attendere le reazioni all’articolo pubblicato ieri in questo spazio sull’ostinata difesa della Provincia di Isernia da parte della Conferenza delle autonomie locali prima e del Consiglio regionale dopo. Commenti negativi che sono giunti da diversi lettori, che ringrazio per il colloquio che hanno inteso aprire con il giornale. Pensieri che provengono non di certo da chi non ama il Molise e la sua storia. Non ci sono due fazioni contrapposte di chi, a oltranza, vuol difendere ogni residua rendita di potere e chi invece si rende conto, in forza del buon senso, che forse è giunta l’ora di chiudere i rubinetti della spesa pubblica. Qui si discute del  bene delle future generazioni alle quali si corre il rischio non solo di lasciare poco o nulla, ma addirittura un debito pro capite a dir poco opprimente. Sia chiaro: non è in gioco il posto di qualcuno a vantaggio di altri. Per capirci: non si sta parlando della serie: scansati tu che mi ci metto io! E nemmeno si sta rischiando di ridurre spazi di democrazia, da difendere a costo della propria vita. Ma è ora di dire basta alle spese non più giustificabili. Solo per fare un esempio. Oltre alle due province, con i rispettivi presidenti, giunte e consigli esiste anche un organismo che prevede un incarico di presidente dell’Unione delle Province con una cospicua dote annuale. Come si può pensare di poter sostenere ancora  un andazzo del genere? Uno dei tanti lettori mi ha scritto a proposito dell’argomento Provincia di Isernia e sulla sua difesa: «Non esiste classe politica piu ridicola di questa… ma stavolta si sono superati… invece di pensare a come meglio organizzare la nuova struttura ancora pensano di salvare l’ente più inutile d’Italia». E’ finita l’epoca delle “mucche da mungere”. Il Consiglio regionale del Molise, per certi versi, lo ha capito già dall’insediamento  di questa legislatura. Grandi passi in avanti sono stati fatti dai consiglieri che sul fronte province, invece, hanno fatto una capriola all’indietro. Un esercizio fisico forse più consono ai giocolieri. Del resto per una volta si può anche concedere loro qualche occasione di puro svago, per una decisione che a Roma sarà presa per quella che è.  
Pino Cavuoti

martedì 23 ottobre 2012

L’ostinata difesa della provincia che non ci sarà

Con 14 voti favorevoli (Cavaliere, Chieffo, Ciocca, D’Aimmo, De Bernardo, Fusco Perrella, Izzi, Marinelli, Niro, Pietracupa, Romagnuolo, Sabusco, Scasserra e Tamburro), 4 contrari (Di Pietro, Leva, Parpiglia e Petraroia) e 3 astenuti (Di Donato, Di Laura Frattura e Romano) il Consiglio regionale ha approvato il documento della Conferenza delle autonomie locali che sostiene le ragioni perché la Provincia di Isernia continui a rimanere in vita. I politici molisani si ostinano ad arrampicarsi sugli specchi pur di evitare ciò che accadrà nelle prossime settimane. In Italia subito verranno eliminate 36 province che non rispondono ai criteri stabiliti a livello governativo sull’estensione territoriale e per il numero degli abitanti. Quale lungimiranza politica può avere difendere l’indifendibile? I tempi sono cambiati e si punta alla razionalizzazione della spesa: che senso avere due province in un territorio di 4.400 chilometri quadrati, 136 comuni e con 319 mila abitanti? Quali servizi verrebbero meno se invece di due ci saranno due province? Vorrei che, al di là della demagogia e delle chiacchiere della politica, qualcuno ce lo spiegasse. Basta fare l’esempio della Basilicata con 10mila chilometri quadrati di superficie, 586mila e 131 comuni che ha stabilito che può andare bene una sola provincia. Anzi i politici lucani sono andati oltre dando una chance a Matera concedendo la possibilità della sede provinciale e mantenendo per Potenza gli uffici regionali. Capacità di adattamento e nello stesso tempo soluzioni che rispettino il territorio e la dignità di tutta la sua popolazione. In Molise si perde tempo con inutili difese di titoli. Ben altra cosa è l’identità di una regione rispetto a quella amministrativa. Poi non ci si deve indignare se il Molise verrà portato come esempio di spesa eccessiva per la gestione della cosa pubblica. Agli elettori un invito a ricordarsi dei 14 consiglieri regionali che si sono “immolati” in difesa delle due province. Se, come è logico e naturale pensare come andrà a finire con la cancellazione della Provincia di Isernia verrà cancellata, si chiederà conto di aver perso tempo prezioso per «un confronto... costruttivo» o di essere stati politici illuminati.
Pino Cavuoti

martedì 16 ottobre 2012

Nel giorno 16 del mese di ottobre dell’anno 2012

Esattamente dodici mesi dopo le Regionali 2011 il Consiglio di Stato oggi è  chiamato a chiudere la questione elezioni: confermare la sentenza del Tar e mandare tutti a casa o dare il via libera definitivo a Michele Iorio per continuare nella sua funzione di presidente della Regione Molise. In queste ultime settimane è continuato il gioco della margherita: Iorio resta, Iorio va via. A poche ore dalla parola fine le probabilità sono al cinquanta per cento, per l’una o l’altra soluzione. La questione che mi sta più a cuore, e che ritengo di voler affrontare, è quella del diritto e della giustizia. Il centrosinistra ha fatto bene a presentare il suo ricorso in forza delle leggi, che vanno rispettate. Con lo stesso diritto che nel 2000 consentì a “un cittadino elettore” di far cadere Giovanni Di Stasi spianando la strada alla vittoria di Iorio nel 2001. Su questo semplice e per certi versi banale, sono certo di dire che troverà tutti d’accordo. Però, a distanza di undici anni, una specie di legge del contrappasso potrebbe fare giustizia “dell’ingiustizia” che disarcionò, allora, il centrosinistra e che potrebbe ripetersi ora con il “buon governo di Iorio”. Non tiro la volata per nessuna delle due ipotesi, ovvero che resti l’attuale governatore o che si rivada alle urne. Ma finalmente. Perché almeno si avrà una certezza: far risvegliare, in un modo o nell’altro, la classe politica. Che sarà legittimata, anche facendo di nuovo ricorso alle urne, a far ripartire una regione che sembra addormentata, con il freno a mano tirato, restata in attesa di ciò che accadrà nel giorno 16 del mese di ottobre dell’anno 2012. Quella odierna sarà una lunga e per certi versi interminabile giornata al termine della quale i soli a ridere o piangere saranno gli addetti ai lavori della politica. Il resto dei molisani un po’ distratti dalle “cose del mondo” si potrà consolare con una frase di Francesco Guicciardini, che mi ha inviato ieri sera un amico per email, che recita: «L’unica cosa che rende la vita sopportabile, è il non sapere che cosa verrà dopo».
Pino Cavuoti

domenica 14 ottobre 2012

Sì all’invito di Nada Parrucchieri

Sono certo che l’Ordine dei giornalisti del Molise non ravvederà in queste due righe una forma di pubblicità a tal punto da sanzionarmi. Perché voglio invitare tutti i lettori di Campobasso a recarsi oggi alle ore 17.00 in via Crispi 24/a per l’apertura dei nuovi locali di Nada Parrucchieri. Perché, come garantiscono nella comunicazione che ho ricevuto, non si tratta di «una semplice inaugurazione ma un momento di grande solidarietà». I titolari Nando e Daniel, che vi assicuro non conosco, vogliono manifestare vicinanza alle fasce più deboli con un gesto concreto. Approfittando  di questo evento raccoglieranno dei fondi da destinare all’Istituto religioso femminile “Figlie del Divino Zelo” che opera in città in viale Elena e si dedica all’assistenza di min ori in difficoltà. I due soci chiedono «di manifestare affetto ed amicizia non con un bene materiale ma con un libero ed equivalente contributo economico da destinare appunto all’Istituto religioso da lasciare nella cassetta posta al lato dell’ingresso del locale. Una iniziativa sentita ed intesa ad incoraggiare specifiche azioni sociali di solidarietà». Complimenti e buon lavoro a Nada Parrucchieri per la loro idea. 
picav

C’è qualcuno che sta già discutendo di macroregione

Il Partito democratico d’Abruzzo e Molise pensa e guarda lontano, oltre la siepe. Ha convocato per sabato prossimo a Vasto quanti vogliono discutere di riforme delle autonomie locali su un tema di viva attualità come «Dal riordino delle Province alla Macroregione Adriatica: le prospettive per il territorio». Sull’argomento  ho ricevuto una nota a firma di Antonio Lisella e Giulia D’Ambrosio dei Cristiano Sociali del Molise che al contempo segnalano l’intervista rilasciata ieri su La Stampa dal ministro per la Pubblica amministrazione con delega alla semplificazione. Sul quotidiano torinese Filippo Patroni Griffi avanza la proposta di snellimento amministrativo con le Unioni dei Comuni, l’accorpamento delle Province e il dimezzamento delle Regioni. Viene riproposta, a distanza di vent’anni, l’idea della Fondazione Agnelli di ridisegnare l’Italia da 20 a 12 macroregioni. Dal quel quadro nasce la Marca Adriatica composta da Marche, Abruzzo e Molise.  Insieme formerebbero una nuova entità con una popolazione di oltre 3 milioni e 200mila abitanti, una superficie di 24.557 km quadrati e 680 comuni. Per i Cristiano Sociali del Molise «è grave il ritardo culturale di un’intera classe dirigente ripiegata sull’autoconservazione di se stessa, sulle micro questioni familistiche e sulla presunzione di negare la realtà dei fatti. Il Molise è sostanzialmente al fallimento economico, con un sistema produttivo al collasso e una pletora di enti pubblici del tutto inutili, costosi ed inefficienti. Confondere l’identità culturale molisana col controllo di tali nicchie di potere dove si annidano sprechi, sperperi e clientele, è assolutamente fuorviante. Al centro della buona politica va collocato l’uomo ed i suoi bisogni, non le sovrastrutture burocratiche con le sue cordate autoreferenziali». Mi sento di sottoscrivere queste osservazioni che vedono, già da tempo, assertore convinto Michele Petraroia. Nel Pdl c’è  il senatore Ulisse Di Giacomo che avverte la stessa tensione ideale. Un primo passo per un confronto che deve essere per forza bipartisan. 
Pino Cavuoti

giovedì 11 ottobre 2012

Siate pronti perché non sapete né il giorno né l’ora

Prendo lo spunto da una cerimonia funebre alla quale ho partecipato ieri mattina per l’addio a un conoscente. Le letture scelte dal parroco, don Domenico Spagnoli e, in particolare la sua omelia, hanno riguardato il tempo dell’attesa e dell’essere preparati: «Siate pronti poiché non sapete né il giorno né l’ora». Quelle che voglio offrire sono riflessioni ad alta voce.  Non ho l’intenzione e la presunzione di evangelizzare, né di invitare alla conversione e nemmeno di voler spaventare i deboli di cuore. Ma avendo deciso di cercare spunti di discussione, non riesco a restare distaccato, indifferente davanti all’immagine di quel feretro nel quale giace un uomo, che aveva tutto il diritto di vivere ancora un po’ tra di noi. Ma per lui si è compiuto il tempo. Tempo e spazio. Hic e nunc. Qui e ora. Senza proroghe per nessuno. Stiamo vivendo una stagione che ha messo tutto e tutti in discussione. Non ci sono più certezze. Il primo pensiero è alla gravità del momento. Con il lavoro che manca per molti e con le prospettive per altri ancora che rischiano di non averlo più nei prossimi mesi o chi per trovarne del nuovo, come ha detto a Campobasso Paolo Ferrero, si affida al santone di turno. La politica non perde occasione per dimostrarci, ogni giorno, che è fatta da uomini corruttibili, anche se poi ti accorgi che il genere conta è che le donne sembrano essere più immuni dalla corruzione. Ci è dato del tempo non dobbiamo sprecarlo, ma non sappiamo per quanto. Abbiamo il dovere di lasciare tutto in ordine, tutto a posto. Lo stesso avrebbe dovuto fare chi nei gruppi regionali, anche qui in Molise, ha gestito denaro pubblico anche se nella disponibilità di soggetti che per legge si trasformano in privati. Così come forse ci sarà ancora poco da vivere per il governo regionale molisano perché, ahiloro, conosciamo già il giorno e l’ora fissati dal Consiglio di Stato: il 16 ottobre. Vita o morte,  abbiamo il dovere di essere pronti. E a proposito di sacramenti. Il mio compare di cresima soleva raccomandarmi - è un insegnamento che conservo gelosamente -  chi ha tempo non aspetti tempo. Come aveva ragione.
Pino Cavuoti

mercoledì 10 ottobre 2012

La lunga attesa del 16 ottobre che verrà

Anche il più freddo e distaccato tra i politici molisani è condizionato dall’attesa della decisione che prenderà, il prossimo 16 ottobre, il Consiglio di Stato. E’ inutile nasconderlo. Me lo ha confessato un caro amico di Montenero di Bisaccia in quota maggioranza: «Questa attesa ci sta logorando, è inutile provare a negarlo. Siamo preoccupati anche perché in questi mesi ho ascoltato mille interpretazioni diverse. Abbiamo una probabilità su due di restare in sella. Altrimenti si verificherà ciò che accadde a Giovanni Di Stasi». Saggezza disarmante! Non ho gli elementi per fare dei pronostici, quindi mi limito ad aspettare il passaggio del cadavere dalla sponda del fiume.  Personalmente non faccio il tifo Michele Iorio né per Paolo Di Laura Frattura, pur avendo una mia idea politica molto precisa. Sono convinto tifoso della legalità e della giustizia, anche se poi l’elenco delle cause in corso per diffamazione starebbe a dimostrare il contrario! L’unica cosa certa in questi dodici mesi è che la macchina regionale ha avuto un percorso da freno a mano tirato, quasi addormentato nell’incertezza su cosa produrrà il ricorso presentato (e poi vinto davanti al Tar) da coloro che hanno sostenuto che le elezioni vinte da Iorio siano state truccate. La responsabilità è grande sulle spalle dei magistrati di ultimo grado della giustizia amministrativa. Che si vada o no di nuovo alle urne un po’ di danni sono stati prodotti da questo clima allo sviluppo della Regione Molise. Se Iorio dovesse restare sulla poltrona di via Genova avrà il dovere di mettere a punto la sua giocosa macchina da guerra che sembra ancora ferma al pit stop, a Paolo Di Laura Frattura, che comunque dovrà vincerle le elezioni, un suggerimento: tolga i fiori dai suoi fucili. Li carichi per sparare metodi e modi nuovi per questa terra. Del resto l’ex presidente della Camera di Commmercio è stato sempre presentato come un tipo operativo e dal piglio da imprenditore di successo. Di pistole ad acqua ce ne bisogno solo d’estate quando si è a giocare sulla spiaggia, al mare. E non ora.
Pino Cavuoti

domenica 7 ottobre 2012

De Mita, un pezzo di storia della politica italiana

Aldo Patriciello e Ciriaco De Mita
«Non c’è una storia che finisce, anche quando le tenebre sono così intense perché ci annunciano l’aurora».  Dall’alto dei suoi 84 anni portati con un fisico non segnato dal tempo e una lucidità da far invidia Ciriaco De Mita ha presentato il suo libro La storia d’Italia non è finita. E’ il racconto della sua vita rispondendo a le domande di Luigi Anzalone e Giuliano Minichiello in un volume che scorre veloce nel quale l’europarlamentare è lettore, narratore e interprete. Chi vuol coprire dei vuoti di memoria della storia del nostro Paese può trovare un valido sussidio in questo diario dell’ex presidente del Consiglio che, come scrive Wikipedia, «fu però funestata tre giorni dopo dall’assassinio da parte delle Brigate Rosse di Roberto Ruffilli, senatore della Democrazia Cristiana e consulente di De Mita per le riforme istituzionali, che aveva contribuito a varare proprio il governo che stava allora entrando in carica». 
Dire De Mita è dire Avellino, Nusco, il clan degli avellinesi, deputato, europarlamentare, Dc, vicesegretario nazionale, segretario nazionale, presidente del partito,  sottosegretario, più volte ministro, Partito Popolare, Margherita, Ulivo, Partito democratico e Udc.

Solagrital, Angelo Giallorenzo al lavoro per salvare la Solagrital

Dal 3 ottobre Angelo Giallorenzo, abruzzese d’origine, isernino d’azione, manager di professione, accettando la carica è il liquidatore della Solagrital dopo che i soci hanno approvato il bilancio ma il Consiglio di amministrazione in carica è decaduto automaticamente per quanto stabilito  per nomina.  Ruolo operativo di Giallorenzo che inizierà a essere pienamente operativo solo dalla prossima settimana. Una liquidazione volontaria per consentire i dovuti passaggi che dovrebbero portare al salvataggio dell’azienda avicola di Monteverde di Bojano.
Giallorenzo arriva dopo oltre 15 anni di esperienza dirigenziale alla Ittierre che gli ha permesso di conoscere bene i molisani e il territorio. Dopo un periodo alla direzione di una azienda di maglieria in Umbria, di cui è rimasto consulente, torna in Molise per assumere una responsabilità che avrà un respiro breve ma intenso. «Il mandato che ho avuto - spiega Giallorenzo - di traghettare l’azienda in attesa che vengano fatti ulteriori passi per il concordato e per il commissariamento da parte del governo». In pratica verrà gestita l’ordinaria amministrazione e la cessione del ramo d’azienda in affitto dalla Solagrital alla Gam.
«In questo momento la mia prima preoccupazione sarà quella di mantenere in vita l’azienda e anche di definire eventuali concordati, insomma una serie di adempimenti utili a creare le condizione della continuità dell’esercizio». Un ruolo di non poco conto è quello della Gam, società a intero capitale pubblico regionale. «La Gam ha la maggioranza delle quote della Solagrital che dovrà garantire ogni ulteriore attività imprenditoriale».
Il manager Angelo Giallorenzo
Giallorenzo,  in queste prime ore, ha raccolto impressioni incoraggianti circa il futuro prossimo della Solagrital. «L’impressione - dice dopo una pausa di silenzio - è quella di aver trovato una situazione molto complessa soprattutto in relazione a tempistiche di intervento che purtroppo complicano non poco le attività da mettere in campo, ma anche di un’azienda che ha tutte le potenzialità per poter fare bene in futuro. Ho iniziato a vedere le questioni tecniche e legali. Mi auguro che da lunedì si entri nel vivo del problema».
Il liquidatore ha intanto incontrato i manager dell’azienda per cercare di capire le problematiche più urgenti e come è impostato il business della Solagrital. «Devo capire quali saranno le prospettive future per uscire dal tunnel imboccato dall’azienda matesina». Giallorenzo non si sbilancia sullo stato di difficoltà dell’azienda avicola. «La situazione debitoria è sicuramente pesante, non credo di dire una novità altrimenti non si sarebbe arrivati alla richiesta di liquidazione volontaria però in questo momento sapere con certezza i numeri non cambia la situazione. Certo chi dovrà scrivere la storia della Solagrital  avrà tempo per farlo. Io devo solo traghettare, ribadisco questo concetto, e quindi devo solo preoccuparmi di trovare le soluzioni più opprtune e più corrette per tornare a vedere la luce, il tutto in linea con il mandato ricevuto. Ora non sono in grado di dire altro, né di addebitare responsabilità».

mercoledì 3 ottobre 2012

Il Molise scommette sulla zootecnia e sulla qualità dei suoi prodotti

Fare sistema nel settore turistico e della ristorazione, al fine di promuovere il binomio prodotto di qualità e territorio, cercando di valorizzare le giovani professionalità. Può essere sintetizzato con questi semplici concetti il protocollo d’intesa sottoscritto ieri mattina all’assessorato regionale all’Agricoltura dalla Regione Molise, l’Unione regionale cuochi molisani e l’Associazione degli allevatori del Molise rappresentati rispettivamente dall’assessore Angiolina Fusco Perrella, Vittorio Sallustio e Giuseppe Porrazzo. Nei prossimi giorni le parti che hanno sottoscritto il documento dovranno costituire un comitato esecutivo che avrà la competenza per fissare le linee guida di quella che in sintesi è una convenzione che consenta promuovere e valorizzare le produzioni zootecniche e alimentari di questa regione. E partendo dalla tracciabilità delle carni la Fusco Perrella ha spiegato come l’impegno del governo della Regione Molise, anche attraverso i Piani di sviluppo regionale, sia proteso alla realizzazione di obiettivi ambiziosi nel settore zootecnico. E’ stato ricordato il cosiddetto “pacchetto giovani” con 313 aziende gestite proprio dai giovani. «Dobbiamo fare di più – ha detto l’assessore – e questo può accadere solo se c’è una rete che funziona e tutti i partner svolgono il loro ruolo con professionalità». L’Ara (Associazione regionale allevatori) è il “braccio operativo” della Regione nel controllo della qualità delle carni su cui tutti i partecipanti alla conferenza stampa si sono trovati d’accordo. Su mille allevatori molisani almeno il 45 per cento è sotto la lente dell’Ara, ma tutta la filiera zootecnica è controllata con rigore: dalle stalle alla macellazione, dalla produzione del latte al confezionamento dei prodotti. Ma bisogna saper fare promozione al fine di valorizzare i prodotti di questa terra. Non è potuto mancare un passaggio agli agriturismo e alla necessità di maggiore rigore nel verificare i prodotti e la loro origine che vengono offerti alla clientela. «Bisogna far crescere e diffondere le nostre eccellenze alimentari – ha affermato Sallustio anche nella sua posizione di dirigente della Coldiretti – unendole alla professionalità degli operatori la conoscenza delle nostre produzioni». Una scossa al confronto a cui si è arrivati nel corso della presentazione dell’iniziativa Regione, Unione cuochie e Allevatori del Molise è arrivata da Franco Di Nucci, titolare dell’azienda artigianale di formaggi di Agnone, che ha puntualizzato come «da soli non si può fare qualità». Tutti devono concorrere, per le proprie competenze, al fine di ottenere prodotti elevati ben identificabili. Insomma ciò che viene trasformato non è tutto uguale; su questo non si può non essere d’accordo. Un esempio molto banale, ma efficace, è stato quello che ha riguardato la mozzarella utilizzata per la pizza, di cui si fa poco caso, ma che potrebbe dare un valore aggiunto se fosse prodotta in Molise invece ci si affida a surrogati che poco o nulla hanno a che vedere con la tanto declamata qualità. Da segnalare la presenza di Antonio Rosa di Bonefro che assieme al fratello Mauro, alla moglie e alla cognata producono dello yogurt di qualità con il marchio “Fattoria Rosa”. «Abbiamo dato un’impronta e un valore unici alle nostre produzioni e abbiamo investito molto su ciò che facciamo». Rosa ha svelato un aspetto di cui poco si parla ma che invece concorre a ottenere buon latte: il foraggio. Su 160 ettari ne vengono coltivate diverse varietà. Come a dire dimmi cosa mangi e di dirò chi sei.
Pino Cavuoti

martedì 2 ottobre 2012

Quando vogliono sono capaci di tutto, anche di stupirci

Non resta che alzarci in piedi per applaudire i consiglieri regionali del nostro Molise. Tutti coloro che ieri hanno votato alla riduzione dei numero dei componenti della massima assise del Molise, che dalle prossime elezioni passeranno da 30 a 20 oltre il presidente eletto della Regione. E un ringraziamento spetta anche a Salvatore Ciocca che, pur votando contro la legge di riforma, ha motivato la sua decisione con ragioni condivisibili: si potevano abbassare i costi della politica riducendo gli stipendi e mantenendo lo stesso numero dei consiglieri. La Regione Molise ha optato per la scelta più dolorosa in termini di rappresentanza ma ha voluto e saputo scegliere dando una dimostrazione di maturità e di coesione. Una risposta a chi indica con disprezzo gli inquilini di Palazzo Moffa e a quanti alimentano l’antipolitica. Un sussulto degno di altri tempi che si vorrebbe tenuto sempre. in particola d’ora in avanti. Formalmente si dovrà mettere mano anche allo Statuto, ma se queste sono le premesse i giochi dovrebbero essere fatti. Ieri mattina in soli 90 minuti, come in una regolare partita di pallone, ventinove consiglieri, mancava solo Michele Scasserra perché all’estero, hanno accolto la proposta del governatore Iorio e del presidente del Consiglio Pietracupa. Il primo passo per mantenere in vita la ventesima Regione italiana. In un momento così particolare quando sembra prendere forza l’idea di unire più regioni. Tamburi di guerra che sono stati partiti dagli Stati generali del Nord con lo slogan “Prima il Nord”. Per quanto si voglia girare attorno al problema resta tutta aperta la questione delle divisioni tra le due parti dell’Italia e con in mezzo “Roma ladrona”. Ridotti i consiglieri, ora il confronto potrebbe riguardare la sopravvivenza delle stesse regioni. Curioso il post ricevuto da Albino Iacovone sulla legge approvata ieri mattina in Consiglio: «A questo punto potevano anche risparmiarsi questa faticaccia! Tant’è che il Governo giovedì approverà un Decreto Legge che ridurrà, appunto, ope legis, il numero dei consiglieri di tutte le regioni!».
Pino Cavuoti

venerdì 28 settembre 2012

Voto disgiunto, aberrazione del consenso


Sarà che il clima politico è sempre più al calor bianco ma si ha l’impressione che i nervi, di buona parte di chi è nel circo della politica, siano scoperti. Basta poco o nulla per sentirsi tutti chiamati in causa anche quando, in effetti, non sono stati nemmeno citati. Dico questo pensando alla questione, mai tirata in ballo a proposito di riforme elettorali, del voto disgiunto quando si dà il consenso a un candidato diverso rispetto alla coalizione che lo sostiene. Accade per l’elezione diretta del sindaco o per l’elezione del presidente della Regione. Nelle ultime elezioni regionali il fenomeno del voto disgiunto ha visto Di Laura Frattura incassare in percentuale più consensi rispetto alle sue liste. A Isernia il fenomeno dell’anatra zoppa, una maggioranza diversa in Consiglio rispetto al sindaco vincente Ugo De Vivo, ha rimandato tutti a casa con buona pace della volontà popolare e delle conseguenza che comportano la mancanza di una guida della città. Ieri il segretario regionale dell’Udc, Teresio Di Pietro, ha parlato di queste cose con la collega Giovanna Ruggiero. Lo ha fatto in chiave politica ponendo degli spunti di riflessione che possono essere in parte o in tutto condivisibili. Di Pietro ha ribadito che il voto disgiunto: «E’ un obbrobrio giuridico utilizzato dai faccendieri della politica» e ancor di più «voto di scambio per fare giochetti». Del resto se monta l’antipolitica la colpa è anche un po' dei protagonisti di chi chiede il consenso. Voto disgiunto, riforma elettorale, riduzione del numero degli eletti. Su questo e altro ancora si vuol aprire un confronto, soprattutto da queste colonne. Il voto disgiunto si può e si deve definire l’aberrazione della volontà popolare. La gestione approssimativa del consenso sta portando a un progressivo impoverimento di un valore così importante come la politica. Si avverte tra la gente la percezione del distacco, di un rifiuto che oramai si può pesare. E tutto ciò non è una cosa buona.  
Pino Cavuoti

martedì 25 settembre 2012

Noi siamo con il direttore Alessandro Sallusti: subito un decreto legge

Alessandro Sallusti
Querele, condanne, carcere. E’ il segno di come in questo Paese ci sia ancora arretratezza per il reato di dffamazione che comporta anche la pena detentiva, mentre sarebbe più corretto una sola forma più civile come quella risarcitoria. Dopo Giovan­nino Guareschi e Lino Jannuzzi c’è il pericolo che si aggiunga tra i giornalisti finiti dietro le sbarre anche il nome di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale.  E non si tratta di una difesa della categoria degli scribacchini, come qualcuno ama appellarci, ma una constatazione sul campo fatta da chi ogni giorno si trova nella stessa condizione soprattutto quando non è materialmente l’autore dell’articolo ritenuto diffamatori. Si potrebbe anche dire, nel caso in specie che riguarda Sallusti, che la pericolosità sociale del direttore sia data dal fatto che il quotidiano da lui diretto abbia parlato, senza citarlo, di un magistrato! Per risolvere la questione basterebbe, come qualcuno suggerisce, un decreto legge di po­che parole in cui si dica: le pene detentive inflitte per reati com­messi a mezzo stampa sono con­vertite in sanzioni pecuniarie. Domani la sentenza della Cassazione che renderebbe esecutiva la condanna a 14 mesi di carcere, senza condizionale. Antonio Di Pietro chiede a Monti di intervenire con un decreto: «È impensabile che un giornalista possa finire in carcere per quello che ha scritto». Dal canto suo Sallusti dice: «Il mio caso serva da grimaldello per scardinare il problema della libertà di opinione». La Federazione nazionale della stampa italiana è intervenuta affermando che «è inaccettabile che un giornalista per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da Paese civile». Per questo siamo con Alessandro Sallusti e con chiunque altro si dovesse trovare nella stessa condizione.
Pino Cavuoti