martedì 30 ottobre 2012

I giochi erano già fatti, il Molise torna al voto

Alla fine è stata ripristinata la legalità. Partenza non valida alle Regionali dello scorso anno: non avrebbero mai dovuto avere luogo. Lo ha sancito il Consiglio di Stato non rigettando né riformando ma accogliendo in pieno quanto deciso dal Tar di Campobasso lo scorso mese di maggio. Sono state compiute delle irregolarità che non potevano essere sanate in sede di Commissione regionale. Si è votato, ma è come se non fosse mai accaduto, nonostante per circa un anno trenta persone sono state impegnate a Palazzo Moffa. Si rimettono indietro le lancette dell’orologio e per la seconda volta il Molise si ritrova senza amministrazione regionale, perché qualcuno ha sbagliato a raccogliere le firme. Errori procedurali non di poco conto e che hanno prodotto elezioni illegittime. Di Laura Frattura aveva sempre gridato ai quattro venti che Iorio non aveva vinto un bel niente avendo giocato una partita truccata. Il Consiglio di Stato gli dà ragione: la vittoria di Iorio non c’è mai stata! 

domenica 28 ottobre 2012

Una settimana infinita

La scuola crollata a San Giuliano di Puglia
Buona domenica a tutti. Inizia domani una lunga e infinita settimana, che sarà caratterizzata da alcuni avvenimenti che non potranno passare inosservati. Il 31 ottobre di dieci anni fa un sisma di magnitudo 5.8 investe il Molise e parte della Puglia. Il terremoto sorprende tutti, in piena mattina. Sono le 11.32 quando la terra trema provocando morti, feriti e rovine. A San Giuliano di Puglia nella scuola  “Francesco Jovine” restano intrappolati, sotto le macerie dell’edificio, 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelle. Si inizia a scavare a mani nude per lunghe e interminabili ore, poi la dolorosa conta dei morti con lo strazio e il dolore incontenibile di madri e padri che al mattino avevano salutato i loro figli andati solo a scuola. Dieci anni, la ricostruzione non ancora completata, tra polemiche e code giudiziarie. Nel dovere della memoria sono in programma una serie di manifestazioni per commemorare quelle vittime. Con diverse famiglie in attesa di trovare una conclusione al loro esilio a causa dell’inagibilità delle loro case. Mercoledì sarà celebrata la “Giornata della memoria”, istituita dal Consiglio regionale  con la legge 15 novembre 2003, n. 23.  L’art. 1 comma 2 dice che questo giorno «rappresenta occasione di riflessione e di approfondimento delle problematiche relative all’evento verificatosi, alla protezione civile, alla prevenzione, alla sicurezza ed al mondo dell’infanzia». C’è da augurarsi che oltre questo ci sia la capacità di un impegno per chiudere definitivamente gli interventi ancora in sospeso. Perché questo è chiesto a chi è stato eletto nel nome dei molisani. Ma sarà anche la settimana nella quale il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi sulle elezioni Regionali del 2011 annullate dal Tar. Senza far compiere più a nessuno sforzi di interpretazioni leggendo le viscere o scomodando misteriosi informatori. Del resto più che a tirare a indovinare non si può fare, anche se in questo caso la percentuale di probabilità è molto alta: al cinquanta per cento. Buona domenica a tutti.                                                               
Pino Cavuoti

sabato 27 ottobre 2012

Sanità, il manager dell'Asrem fa le pulci alla politica

Angelo Percopo, Giancarlo Paglione e Gianfranca Testa, rispettivamente direttore generale, sanitario e amministrativo ieri mattina si sono presentati ai giornalisti per quella che, a dirla tutta, è sembrata una procedura a dir poco irrituale e per certi versi si potrà dire un domani anche innovativa. Più che una conferenza stampa di autopromozione del lavoro svolto - teso a eliminare le sacche di sprechi del succhiasoldi del sistema sanitario regionale - si è trattato di un “processo breve” al sistema di gestione della sanità messo in campo dalla politica negli anni che hanno preceduto il loro arrivo. Metodo che sino all’insediamento del manager Percopo ha prodotto solo condizioni di dissesto e di centri di spesa duplicati a tal punto da costringere il governo a commissariare la sanità del Molise. Una filippica in un periodo che sembrerebbe propizio proprio alla rimozione di Percopo e della sua squadra. A leggere la premessa al bilancio delle attività aziendali svolte dal luglio 2010 al giugno 2012 si percepisce, sensazione confermata anche dalle parole ascoltate in conferenza stampa, che qualcuno si sia voluto togliere un peso dallo stomaco. Ma di fatto sostituendosi parzialmente a ruolo che dovrebbe, invece, spettare alla politica e dimenticando, parzialmente, del loro compito di gestione della sanità pubblica su mandato proprio del governo regionale. E questo è accaduto alla presenza del presidente della Commissione Sanità, Lucio De Bernardo, che ha ascoltato in silenzio e non perdendo nessuna parola. In particolare è stato ricordato che nel 2010 l’azienda sanitaria unica del Molise «si presentava frammentaria e confusa per la suddivisione del territorio ancora in quattro zone con quattro diversi ambiti, dotati, ciascuno, di propria autonomia gestionale ed operativa».

mercoledì 24 ottobre 2012

I cittadini vogliono certezze per il futuro dei loro figli

Luigi Mazzuto, presidente della Provincia di Isernia
Non si sono fatte attendere le reazioni all’articolo pubblicato ieri in questo spazio sull’ostinata difesa della Provincia di Isernia da parte della Conferenza delle autonomie locali prima e del Consiglio regionale dopo. Commenti negativi che sono giunti da diversi lettori, che ringrazio per il colloquio che hanno inteso aprire con il giornale. Pensieri che provengono non di certo da chi non ama il Molise e la sua storia. Non ci sono due fazioni contrapposte di chi, a oltranza, vuol difendere ogni residua rendita di potere e chi invece si rende conto, in forza del buon senso, che forse è giunta l’ora di chiudere i rubinetti della spesa pubblica. Qui si discute del  bene delle future generazioni alle quali si corre il rischio non solo di lasciare poco o nulla, ma addirittura un debito pro capite a dir poco opprimente. Sia chiaro: non è in gioco il posto di qualcuno a vantaggio di altri. Per capirci: non si sta parlando della serie: scansati tu che mi ci metto io! E nemmeno si sta rischiando di ridurre spazi di democrazia, da difendere a costo della propria vita. Ma è ora di dire basta alle spese non più giustificabili. Solo per fare un esempio. Oltre alle due province, con i rispettivi presidenti, giunte e consigli esiste anche un organismo che prevede un incarico di presidente dell’Unione delle Province con una cospicua dote annuale. Come si può pensare di poter sostenere ancora  un andazzo del genere? Uno dei tanti lettori mi ha scritto a proposito dell’argomento Provincia di Isernia e sulla sua difesa: «Non esiste classe politica piu ridicola di questa… ma stavolta si sono superati… invece di pensare a come meglio organizzare la nuova struttura ancora pensano di salvare l’ente più inutile d’Italia». E’ finita l’epoca delle “mucche da mungere”. Il Consiglio regionale del Molise, per certi versi, lo ha capito già dall’insediamento  di questa legislatura. Grandi passi in avanti sono stati fatti dai consiglieri che sul fronte province, invece, hanno fatto una capriola all’indietro. Un esercizio fisico forse più consono ai giocolieri. Del resto per una volta si può anche concedere loro qualche occasione di puro svago, per una decisione che a Roma sarà presa per quella che è.  
Pino Cavuoti

martedì 23 ottobre 2012

L’ostinata difesa della provincia che non ci sarà

Con 14 voti favorevoli (Cavaliere, Chieffo, Ciocca, D’Aimmo, De Bernardo, Fusco Perrella, Izzi, Marinelli, Niro, Pietracupa, Romagnuolo, Sabusco, Scasserra e Tamburro), 4 contrari (Di Pietro, Leva, Parpiglia e Petraroia) e 3 astenuti (Di Donato, Di Laura Frattura e Romano) il Consiglio regionale ha approvato il documento della Conferenza delle autonomie locali che sostiene le ragioni perché la Provincia di Isernia continui a rimanere in vita. I politici molisani si ostinano ad arrampicarsi sugli specchi pur di evitare ciò che accadrà nelle prossime settimane. In Italia subito verranno eliminate 36 province che non rispondono ai criteri stabiliti a livello governativo sull’estensione territoriale e per il numero degli abitanti. Quale lungimiranza politica può avere difendere l’indifendibile? I tempi sono cambiati e si punta alla razionalizzazione della spesa: che senso avere due province in un territorio di 4.400 chilometri quadrati, 136 comuni e con 319 mila abitanti? Quali servizi verrebbero meno se invece di due ci saranno due province? Vorrei che, al di là della demagogia e delle chiacchiere della politica, qualcuno ce lo spiegasse. Basta fare l’esempio della Basilicata con 10mila chilometri quadrati di superficie, 586mila e 131 comuni che ha stabilito che può andare bene una sola provincia. Anzi i politici lucani sono andati oltre dando una chance a Matera concedendo la possibilità della sede provinciale e mantenendo per Potenza gli uffici regionali. Capacità di adattamento e nello stesso tempo soluzioni che rispettino il territorio e la dignità di tutta la sua popolazione. In Molise si perde tempo con inutili difese di titoli. Ben altra cosa è l’identità di una regione rispetto a quella amministrativa. Poi non ci si deve indignare se il Molise verrà portato come esempio di spesa eccessiva per la gestione della cosa pubblica. Agli elettori un invito a ricordarsi dei 14 consiglieri regionali che si sono “immolati” in difesa delle due province. Se, come è logico e naturale pensare come andrà a finire con la cancellazione della Provincia di Isernia verrà cancellata, si chiederà conto di aver perso tempo prezioso per «un confronto... costruttivo» o di essere stati politici illuminati.
Pino Cavuoti

martedì 16 ottobre 2012

Nel giorno 16 del mese di ottobre dell’anno 2012

Esattamente dodici mesi dopo le Regionali 2011 il Consiglio di Stato oggi è  chiamato a chiudere la questione elezioni: confermare la sentenza del Tar e mandare tutti a casa o dare il via libera definitivo a Michele Iorio per continuare nella sua funzione di presidente della Regione Molise. In queste ultime settimane è continuato il gioco della margherita: Iorio resta, Iorio va via. A poche ore dalla parola fine le probabilità sono al cinquanta per cento, per l’una o l’altra soluzione. La questione che mi sta più a cuore, e che ritengo di voler affrontare, è quella del diritto e della giustizia. Il centrosinistra ha fatto bene a presentare il suo ricorso in forza delle leggi, che vanno rispettate. Con lo stesso diritto che nel 2000 consentì a “un cittadino elettore” di far cadere Giovanni Di Stasi spianando la strada alla vittoria di Iorio nel 2001. Su questo semplice e per certi versi banale, sono certo di dire che troverà tutti d’accordo. Però, a distanza di undici anni, una specie di legge del contrappasso potrebbe fare giustizia “dell’ingiustizia” che disarcionò, allora, il centrosinistra e che potrebbe ripetersi ora con il “buon governo di Iorio”. Non tiro la volata per nessuna delle due ipotesi, ovvero che resti l’attuale governatore o che si rivada alle urne. Ma finalmente. Perché almeno si avrà una certezza: far risvegliare, in un modo o nell’altro, la classe politica. Che sarà legittimata, anche facendo di nuovo ricorso alle urne, a far ripartire una regione che sembra addormentata, con il freno a mano tirato, restata in attesa di ciò che accadrà nel giorno 16 del mese di ottobre dell’anno 2012. Quella odierna sarà una lunga e per certi versi interminabile giornata al termine della quale i soli a ridere o piangere saranno gli addetti ai lavori della politica. Il resto dei molisani un po’ distratti dalle “cose del mondo” si potrà consolare con una frase di Francesco Guicciardini, che mi ha inviato ieri sera un amico per email, che recita: «L’unica cosa che rende la vita sopportabile, è il non sapere che cosa verrà dopo».
Pino Cavuoti

domenica 14 ottobre 2012

Sì all’invito di Nada Parrucchieri

Sono certo che l’Ordine dei giornalisti del Molise non ravvederà in queste due righe una forma di pubblicità a tal punto da sanzionarmi. Perché voglio invitare tutti i lettori di Campobasso a recarsi oggi alle ore 17.00 in via Crispi 24/a per l’apertura dei nuovi locali di Nada Parrucchieri. Perché, come garantiscono nella comunicazione che ho ricevuto, non si tratta di «una semplice inaugurazione ma un momento di grande solidarietà». I titolari Nando e Daniel, che vi assicuro non conosco, vogliono manifestare vicinanza alle fasce più deboli con un gesto concreto. Approfittando  di questo evento raccoglieranno dei fondi da destinare all’Istituto religioso femminile “Figlie del Divino Zelo” che opera in città in viale Elena e si dedica all’assistenza di min ori in difficoltà. I due soci chiedono «di manifestare affetto ed amicizia non con un bene materiale ma con un libero ed equivalente contributo economico da destinare appunto all’Istituto religioso da lasciare nella cassetta posta al lato dell’ingresso del locale. Una iniziativa sentita ed intesa ad incoraggiare specifiche azioni sociali di solidarietà». Complimenti e buon lavoro a Nada Parrucchieri per la loro idea. 
picav

C’è qualcuno che sta già discutendo di macroregione

Il Partito democratico d’Abruzzo e Molise pensa e guarda lontano, oltre la siepe. Ha convocato per sabato prossimo a Vasto quanti vogliono discutere di riforme delle autonomie locali su un tema di viva attualità come «Dal riordino delle Province alla Macroregione Adriatica: le prospettive per il territorio». Sull’argomento  ho ricevuto una nota a firma di Antonio Lisella e Giulia D’Ambrosio dei Cristiano Sociali del Molise che al contempo segnalano l’intervista rilasciata ieri su La Stampa dal ministro per la Pubblica amministrazione con delega alla semplificazione. Sul quotidiano torinese Filippo Patroni Griffi avanza la proposta di snellimento amministrativo con le Unioni dei Comuni, l’accorpamento delle Province e il dimezzamento delle Regioni. Viene riproposta, a distanza di vent’anni, l’idea della Fondazione Agnelli di ridisegnare l’Italia da 20 a 12 macroregioni. Dal quel quadro nasce la Marca Adriatica composta da Marche, Abruzzo e Molise.  Insieme formerebbero una nuova entità con una popolazione di oltre 3 milioni e 200mila abitanti, una superficie di 24.557 km quadrati e 680 comuni. Per i Cristiano Sociali del Molise «è grave il ritardo culturale di un’intera classe dirigente ripiegata sull’autoconservazione di se stessa, sulle micro questioni familistiche e sulla presunzione di negare la realtà dei fatti. Il Molise è sostanzialmente al fallimento economico, con un sistema produttivo al collasso e una pletora di enti pubblici del tutto inutili, costosi ed inefficienti. Confondere l’identità culturale molisana col controllo di tali nicchie di potere dove si annidano sprechi, sperperi e clientele, è assolutamente fuorviante. Al centro della buona politica va collocato l’uomo ed i suoi bisogni, non le sovrastrutture burocratiche con le sue cordate autoreferenziali». Mi sento di sottoscrivere queste osservazioni che vedono, già da tempo, assertore convinto Michele Petraroia. Nel Pdl c’è  il senatore Ulisse Di Giacomo che avverte la stessa tensione ideale. Un primo passo per un confronto che deve essere per forza bipartisan. 
Pino Cavuoti

giovedì 11 ottobre 2012

Siate pronti perché non sapete né il giorno né l’ora

Prendo lo spunto da una cerimonia funebre alla quale ho partecipato ieri mattina per l’addio a un conoscente. Le letture scelte dal parroco, don Domenico Spagnoli e, in particolare la sua omelia, hanno riguardato il tempo dell’attesa e dell’essere preparati: «Siate pronti poiché non sapete né il giorno né l’ora». Quelle che voglio offrire sono riflessioni ad alta voce.  Non ho l’intenzione e la presunzione di evangelizzare, né di invitare alla conversione e nemmeno di voler spaventare i deboli di cuore. Ma avendo deciso di cercare spunti di discussione, non riesco a restare distaccato, indifferente davanti all’immagine di quel feretro nel quale giace un uomo, che aveva tutto il diritto di vivere ancora un po’ tra di noi. Ma per lui si è compiuto il tempo. Tempo e spazio. Hic e nunc. Qui e ora. Senza proroghe per nessuno. Stiamo vivendo una stagione che ha messo tutto e tutti in discussione. Non ci sono più certezze. Il primo pensiero è alla gravità del momento. Con il lavoro che manca per molti e con le prospettive per altri ancora che rischiano di non averlo più nei prossimi mesi o chi per trovarne del nuovo, come ha detto a Campobasso Paolo Ferrero, si affida al santone di turno. La politica non perde occasione per dimostrarci, ogni giorno, che è fatta da uomini corruttibili, anche se poi ti accorgi che il genere conta è che le donne sembrano essere più immuni dalla corruzione. Ci è dato del tempo non dobbiamo sprecarlo, ma non sappiamo per quanto. Abbiamo il dovere di lasciare tutto in ordine, tutto a posto. Lo stesso avrebbe dovuto fare chi nei gruppi regionali, anche qui in Molise, ha gestito denaro pubblico anche se nella disponibilità di soggetti che per legge si trasformano in privati. Così come forse ci sarà ancora poco da vivere per il governo regionale molisano perché, ahiloro, conosciamo già il giorno e l’ora fissati dal Consiglio di Stato: il 16 ottobre. Vita o morte,  abbiamo il dovere di essere pronti. E a proposito di sacramenti. Il mio compare di cresima soleva raccomandarmi - è un insegnamento che conservo gelosamente -  chi ha tempo non aspetti tempo. Come aveva ragione.
Pino Cavuoti

mercoledì 10 ottobre 2012

La lunga attesa del 16 ottobre che verrà

Anche il più freddo e distaccato tra i politici molisani è condizionato dall’attesa della decisione che prenderà, il prossimo 16 ottobre, il Consiglio di Stato. E’ inutile nasconderlo. Me lo ha confessato un caro amico di Montenero di Bisaccia in quota maggioranza: «Questa attesa ci sta logorando, è inutile provare a negarlo. Siamo preoccupati anche perché in questi mesi ho ascoltato mille interpretazioni diverse. Abbiamo una probabilità su due di restare in sella. Altrimenti si verificherà ciò che accadde a Giovanni Di Stasi». Saggezza disarmante! Non ho gli elementi per fare dei pronostici, quindi mi limito ad aspettare il passaggio del cadavere dalla sponda del fiume.  Personalmente non faccio il tifo Michele Iorio né per Paolo Di Laura Frattura, pur avendo una mia idea politica molto precisa. Sono convinto tifoso della legalità e della giustizia, anche se poi l’elenco delle cause in corso per diffamazione starebbe a dimostrare il contrario! L’unica cosa certa in questi dodici mesi è che la macchina regionale ha avuto un percorso da freno a mano tirato, quasi addormentato nell’incertezza su cosa produrrà il ricorso presentato (e poi vinto davanti al Tar) da coloro che hanno sostenuto che le elezioni vinte da Iorio siano state truccate. La responsabilità è grande sulle spalle dei magistrati di ultimo grado della giustizia amministrativa. Che si vada o no di nuovo alle urne un po’ di danni sono stati prodotti da questo clima allo sviluppo della Regione Molise. Se Iorio dovesse restare sulla poltrona di via Genova avrà il dovere di mettere a punto la sua giocosa macchina da guerra che sembra ancora ferma al pit stop, a Paolo Di Laura Frattura, che comunque dovrà vincerle le elezioni, un suggerimento: tolga i fiori dai suoi fucili. Li carichi per sparare metodi e modi nuovi per questa terra. Del resto l’ex presidente della Camera di Commmercio è stato sempre presentato come un tipo operativo e dal piglio da imprenditore di successo. Di pistole ad acqua ce ne bisogno solo d’estate quando si è a giocare sulla spiaggia, al mare. E non ora.
Pino Cavuoti

domenica 7 ottobre 2012

De Mita, un pezzo di storia della politica italiana

Aldo Patriciello e Ciriaco De Mita
«Non c’è una storia che finisce, anche quando le tenebre sono così intense perché ci annunciano l’aurora».  Dall’alto dei suoi 84 anni portati con un fisico non segnato dal tempo e una lucidità da far invidia Ciriaco De Mita ha presentato il suo libro La storia d’Italia non è finita. E’ il racconto della sua vita rispondendo a le domande di Luigi Anzalone e Giuliano Minichiello in un volume che scorre veloce nel quale l’europarlamentare è lettore, narratore e interprete. Chi vuol coprire dei vuoti di memoria della storia del nostro Paese può trovare un valido sussidio in questo diario dell’ex presidente del Consiglio che, come scrive Wikipedia, «fu però funestata tre giorni dopo dall’assassinio da parte delle Brigate Rosse di Roberto Ruffilli, senatore della Democrazia Cristiana e consulente di De Mita per le riforme istituzionali, che aveva contribuito a varare proprio il governo che stava allora entrando in carica». 
Dire De Mita è dire Avellino, Nusco, il clan degli avellinesi, deputato, europarlamentare, Dc, vicesegretario nazionale, segretario nazionale, presidente del partito,  sottosegretario, più volte ministro, Partito Popolare, Margherita, Ulivo, Partito democratico e Udc.

Solagrital, Angelo Giallorenzo al lavoro per salvare la Solagrital

Dal 3 ottobre Angelo Giallorenzo, abruzzese d’origine, isernino d’azione, manager di professione, accettando la carica è il liquidatore della Solagrital dopo che i soci hanno approvato il bilancio ma il Consiglio di amministrazione in carica è decaduto automaticamente per quanto stabilito  per nomina.  Ruolo operativo di Giallorenzo che inizierà a essere pienamente operativo solo dalla prossima settimana. Una liquidazione volontaria per consentire i dovuti passaggi che dovrebbero portare al salvataggio dell’azienda avicola di Monteverde di Bojano.
Giallorenzo arriva dopo oltre 15 anni di esperienza dirigenziale alla Ittierre che gli ha permesso di conoscere bene i molisani e il territorio. Dopo un periodo alla direzione di una azienda di maglieria in Umbria, di cui è rimasto consulente, torna in Molise per assumere una responsabilità che avrà un respiro breve ma intenso. «Il mandato che ho avuto - spiega Giallorenzo - di traghettare l’azienda in attesa che vengano fatti ulteriori passi per il concordato e per il commissariamento da parte del governo». In pratica verrà gestita l’ordinaria amministrazione e la cessione del ramo d’azienda in affitto dalla Solagrital alla Gam.
«In questo momento la mia prima preoccupazione sarà quella di mantenere in vita l’azienda e anche di definire eventuali concordati, insomma una serie di adempimenti utili a creare le condizione della continuità dell’esercizio». Un ruolo di non poco conto è quello della Gam, società a intero capitale pubblico regionale. «La Gam ha la maggioranza delle quote della Solagrital che dovrà garantire ogni ulteriore attività imprenditoriale».
Il manager Angelo Giallorenzo
Giallorenzo,  in queste prime ore, ha raccolto impressioni incoraggianti circa il futuro prossimo della Solagrital. «L’impressione - dice dopo una pausa di silenzio - è quella di aver trovato una situazione molto complessa soprattutto in relazione a tempistiche di intervento che purtroppo complicano non poco le attività da mettere in campo, ma anche di un’azienda che ha tutte le potenzialità per poter fare bene in futuro. Ho iniziato a vedere le questioni tecniche e legali. Mi auguro che da lunedì si entri nel vivo del problema».
Il liquidatore ha intanto incontrato i manager dell’azienda per cercare di capire le problematiche più urgenti e come è impostato il business della Solagrital. «Devo capire quali saranno le prospettive future per uscire dal tunnel imboccato dall’azienda matesina». Giallorenzo non si sbilancia sullo stato di difficoltà dell’azienda avicola. «La situazione debitoria è sicuramente pesante, non credo di dire una novità altrimenti non si sarebbe arrivati alla richiesta di liquidazione volontaria però in questo momento sapere con certezza i numeri non cambia la situazione. Certo chi dovrà scrivere la storia della Solagrital  avrà tempo per farlo. Io devo solo traghettare, ribadisco questo concetto, e quindi devo solo preoccuparmi di trovare le soluzioni più opprtune e più corrette per tornare a vedere la luce, il tutto in linea con il mandato ricevuto. Ora non sono in grado di dire altro, né di addebitare responsabilità».

mercoledì 3 ottobre 2012

Il Molise scommette sulla zootecnia e sulla qualità dei suoi prodotti

Fare sistema nel settore turistico e della ristorazione, al fine di promuovere il binomio prodotto di qualità e territorio, cercando di valorizzare le giovani professionalità. Può essere sintetizzato con questi semplici concetti il protocollo d’intesa sottoscritto ieri mattina all’assessorato regionale all’Agricoltura dalla Regione Molise, l’Unione regionale cuochi molisani e l’Associazione degli allevatori del Molise rappresentati rispettivamente dall’assessore Angiolina Fusco Perrella, Vittorio Sallustio e Giuseppe Porrazzo. Nei prossimi giorni le parti che hanno sottoscritto il documento dovranno costituire un comitato esecutivo che avrà la competenza per fissare le linee guida di quella che in sintesi è una convenzione che consenta promuovere e valorizzare le produzioni zootecniche e alimentari di questa regione. E partendo dalla tracciabilità delle carni la Fusco Perrella ha spiegato come l’impegno del governo della Regione Molise, anche attraverso i Piani di sviluppo regionale, sia proteso alla realizzazione di obiettivi ambiziosi nel settore zootecnico. E’ stato ricordato il cosiddetto “pacchetto giovani” con 313 aziende gestite proprio dai giovani. «Dobbiamo fare di più – ha detto l’assessore – e questo può accadere solo se c’è una rete che funziona e tutti i partner svolgono il loro ruolo con professionalità». L’Ara (Associazione regionale allevatori) è il “braccio operativo” della Regione nel controllo della qualità delle carni su cui tutti i partecipanti alla conferenza stampa si sono trovati d’accordo. Su mille allevatori molisani almeno il 45 per cento è sotto la lente dell’Ara, ma tutta la filiera zootecnica è controllata con rigore: dalle stalle alla macellazione, dalla produzione del latte al confezionamento dei prodotti. Ma bisogna saper fare promozione al fine di valorizzare i prodotti di questa terra. Non è potuto mancare un passaggio agli agriturismo e alla necessità di maggiore rigore nel verificare i prodotti e la loro origine che vengono offerti alla clientela. «Bisogna far crescere e diffondere le nostre eccellenze alimentari – ha affermato Sallustio anche nella sua posizione di dirigente della Coldiretti – unendole alla professionalità degli operatori la conoscenza delle nostre produzioni». Una scossa al confronto a cui si è arrivati nel corso della presentazione dell’iniziativa Regione, Unione cuochie e Allevatori del Molise è arrivata da Franco Di Nucci, titolare dell’azienda artigianale di formaggi di Agnone, che ha puntualizzato come «da soli non si può fare qualità». Tutti devono concorrere, per le proprie competenze, al fine di ottenere prodotti elevati ben identificabili. Insomma ciò che viene trasformato non è tutto uguale; su questo non si può non essere d’accordo. Un esempio molto banale, ma efficace, è stato quello che ha riguardato la mozzarella utilizzata per la pizza, di cui si fa poco caso, ma che potrebbe dare un valore aggiunto se fosse prodotta in Molise invece ci si affida a surrogati che poco o nulla hanno a che vedere con la tanto declamata qualità. Da segnalare la presenza di Antonio Rosa di Bonefro che assieme al fratello Mauro, alla moglie e alla cognata producono dello yogurt di qualità con il marchio “Fattoria Rosa”. «Abbiamo dato un’impronta e un valore unici alle nostre produzioni e abbiamo investito molto su ciò che facciamo». Rosa ha svelato un aspetto di cui poco si parla ma che invece concorre a ottenere buon latte: il foraggio. Su 160 ettari ne vengono coltivate diverse varietà. Come a dire dimmi cosa mangi e di dirò chi sei.
Pino Cavuoti

martedì 2 ottobre 2012

Quando vogliono sono capaci di tutto, anche di stupirci

Non resta che alzarci in piedi per applaudire i consiglieri regionali del nostro Molise. Tutti coloro che ieri hanno votato alla riduzione dei numero dei componenti della massima assise del Molise, che dalle prossime elezioni passeranno da 30 a 20 oltre il presidente eletto della Regione. E un ringraziamento spetta anche a Salvatore Ciocca che, pur votando contro la legge di riforma, ha motivato la sua decisione con ragioni condivisibili: si potevano abbassare i costi della politica riducendo gli stipendi e mantenendo lo stesso numero dei consiglieri. La Regione Molise ha optato per la scelta più dolorosa in termini di rappresentanza ma ha voluto e saputo scegliere dando una dimostrazione di maturità e di coesione. Una risposta a chi indica con disprezzo gli inquilini di Palazzo Moffa e a quanti alimentano l’antipolitica. Un sussulto degno di altri tempi che si vorrebbe tenuto sempre. in particola d’ora in avanti. Formalmente si dovrà mettere mano anche allo Statuto, ma se queste sono le premesse i giochi dovrebbero essere fatti. Ieri mattina in soli 90 minuti, come in una regolare partita di pallone, ventinove consiglieri, mancava solo Michele Scasserra perché all’estero, hanno accolto la proposta del governatore Iorio e del presidente del Consiglio Pietracupa. Il primo passo per mantenere in vita la ventesima Regione italiana. In un momento così particolare quando sembra prendere forza l’idea di unire più regioni. Tamburi di guerra che sono stati partiti dagli Stati generali del Nord con lo slogan “Prima il Nord”. Per quanto si voglia girare attorno al problema resta tutta aperta la questione delle divisioni tra le due parti dell’Italia e con in mezzo “Roma ladrona”. Ridotti i consiglieri, ora il confronto potrebbe riguardare la sopravvivenza delle stesse regioni. Curioso il post ricevuto da Albino Iacovone sulla legge approvata ieri mattina in Consiglio: «A questo punto potevano anche risparmiarsi questa faticaccia! Tant’è che il Governo giovedì approverà un Decreto Legge che ridurrà, appunto, ope legis, il numero dei consiglieri di tutte le regioni!».
Pino Cavuoti