venerdì 30 novembre 2012

Ma ci sarà un Renzi anche nel centrodestra?

La domanda sorge spontanea. E vi spiego subito anche perchè. Nel centrosinistra il ciclone Matteo Renzi ha portato una ventata di novità e un nuovo coinvolgimento dell’intero schieramento con la partecipazione alle primarie della gente, che ha risposto con entusiasmo. In Molise e in particolare in casa centrodestra ci vorrebbe proprio uno come il sindaco di Firenze: capace di esternare in maniera chiara. Una persona che abbia la forza non solo di mettersi in gioco, ma soprattutto il coraggio di dichiararsi.
La partita che da qualche tempo si sta cercando di disputare è molto sottile. Da più parti si tira per la giacca il presidente della Regione, perché si metta da parte. Pensionamento o “promozione” verso Roma? Michele Iorio, in tempi non sospetti, ha dichiarato che in caso di conferma dell’annullamento della sentenza del Tar da parte del Consiglio di Stato, non solo non si sarebbe ritirato, ma che avrebbe ripreso la corsa interrotta appena incominciata per la guida di Palazzo Moffa. A parole, forse perché nel centrodestra nessuno immaginava che il ricorso presentato dalla parte di Paolo Di Laura Frattura avrebbe poi rimandato tutti a casa, tutti erano for Iorio president. Ora qualcosa si è rotto. Davanti tutti proni supini al cospetto di Miché, per poi lavorare alle sue spalle e montare la protesta perché ci sia un cambio del comandante in capo. Il problema è che a parte qualche sussurro per indicare dei pretendenti da buttare nella mischia (Michele Scasserra, Mario Pietracupa e Aldo Patriciello) nessuno sinora ha avuto il coraggio di iniziare la crociata in stile Matteo Renzi. Cioè mettendoci la faccia già da tempo e non alimentando polemiche e frasi non dette che possono avere solo un effetto boomerang. Ci sta provando Ulisse Di Giacomo, ma non si capisce ancora bene se la sua sia una difesa d’ufficio dello scranno a Palazzo Madama oppure qualcosa di più alto in chiave politica. Centrodestra che si presenta diviso e confuso e lo dimostrano le dichiarazioni che a vario titolo stanno trovando spazio sugli organi d’informazione. Il centrosinistra ha buone possibilità, anche oltre quelle che sembra sia stato già scritto dal destino, di ritornare a governare il Molise. 
Pino Cavuoti

mercoledì 28 novembre 2012

Primarie nel Pd, nessun terremoto?

Nessuna strigliata né cambio al vertice alla segreteria regionale del Partito democratico dopo i risultati delle primarie di domenica scorsa. Del resto come poteva essere diversamente considerando i numeri ottenuti nelle 76 seggi aperti in Molise con 11mila 400 voti validi dove Pier Luigi Bersani ha ottenuto 4.772 pari al 41,8%, Matteo Renzi avversario diretto 3.605 (31,6%), Bruno Tabacci 61 (0,5%), Laura Puppato 140 (1,2%) e Nichi Vendola 2.845 (24,9%). Quest’ultimo dato sicuramente rilevante per la simpatia, mai nascosta, che questa regione ha per il governatore della Puglia. A dare manforte al segretario regionale del Pd, Danilo Leva, due comunicati. Il primo è di Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd che sottolinea come non ci sia stata né ci sarà alcuna ‘strigliata’ e tantomeno un cambio al vertice del Pd molisano. «Il risultato ottenuto da Bersani in Molise - commenta Zoggia - è assolutamente in linea con le altre regioni del Sud tenuto conto anche dell’ottima percentuale raggiunta da Nichi Vendola (25%). Questo risultato inoltre apre buone prospettive per le prossime elezioni regionali». Per il responsabile Enti Locali «nessun ‘terremoto’ quindi, tutto si è svolto regolarmente, con grande serenità e partecipazione. Ci auguriamo che anche il ballottaggio di domenica prossima sia accompagnato dallo stesso clima di festa ed entusiasmo ». Gli fa eco Roberto Speranza, coordinatore nazionale del comitato Bersani, che dice come «il successo delle primarie in Molise come nel resto d’Italia è incontestabile: l’affluenza degli elettori è stata significativa. Pier Luigi Bersani è risultato il candidato di gran lunga più votato grazie all’ impegno di coloro che lo hanno sostenuto, a partire dal segretario regionale Danilo Leva, e al lavoro dei tanti comitati Bersani nati nelle due province. Ora tutti insieme per un’altra vittoria domenica prossima». Una prova generale per il cetrosinistra in vista delle prossime elezioni regionali.

domenica 18 novembre 2012

Tra harakiri e kamikaze

Harakiri e kamikaze sono due parole giapponesi divenute di uso comune. Evito di tradurne il significato perché è noto a tutti voi. Ma il sospetto è che a questa latitudine ci sia la pratica invalsa di farsi male da soli, facendolo di conseguenza anche ad altri, per applicare la serie per far dispetto a mia moglie... e mi fermo qui, tanto ci siamo capiti. Il perché è presto detto. Tanto a destra quanto a sinistra, in questi primi passi della lunga campagna elettorale,  si è iniziato a fare di tutto per creare le condizioni per tritarsi, anzi per suicidarsi. Michele Iorio e Ulisse Di Giacomo da una parte, Paolo Di Laura Frattura e il Partito democratico dall’altra, con buona pace di Massimo Romano che, zitto zitto, ha iniziato a percorrere una strada che forse lo porterà molto lontano. In posizione di attesa ma passiva l’Udc, mentre l’Italia dei valori è alle prese con problemi interni di legalità con i quali non era abituato a confrontarsi. Poi una galassia di partiti e partitini con la grande scommessa del Movimento 5 Stelle che, come è accaduto in Sicilia, potrebbe prepararsi a fare il botto, anche in questa regione. In Molise, nonostante la lingua ufficiale sia l’italiano e con qualche insediamento arbereshe e croato, sta prendendo piede la parlata del Sol Levante. Qualcuno potrebbe dire: fatti loro. Ma il mestiere impone di mettere a disposizione dei signori della politica  degli spunti di riflessione, in particolare quando così impegnati a suicidarsi, incosapevolmente. Il centrosinistra, non fosse anche per un fatto statistico e per la legge del contrappasso, sembra destinato a tornare a governare il Molise pur con l’incognita grillina che potrebbe far saltare il banco. Ma è la leadership che viene fatta traballare in maniera inspiegabile. Altrettanto dall’altra parte della barricata, nonostante la stretta di mano in quel di Roma tra Iorio e Di Giacomo, con quest’ultimo in grande fibrillazione sull’ipotesi Michè ter o quater, che dir si voglia. Un insieme di fattori che potrebbero cambiare le carte in tavola. L’unica cosa che potrebbe accadere è che qualcuno faccia il kamikaze. La storia ci ha dimostrato che il prezzo da pagare è la vita, almeno tutto avverrà con onore salvando la faccia e magari contribuendo alla vittoria finale. 
Pino Cavuoti

sabato 17 novembre 2012

Fitto in Molise, già in campo dalla prossima settimana

Volere o volare avremo in mezzo ai piedi, durante tutta la fase di preparazione per le regionali 2013, l’ex ministro ed ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto. Giovane e rampante politico che dovrà accompagnare i dirigenti molisani a compiere le scelte più adeguate per mantenere di colore azzurro questa regione. Un‘impresa non facile, considerando l’aria che tira. Fitto tra noi già dalla prossima settimana «per affrontare i temi legati alla imminente campagna elettorale per le elezioni regionali. Considerata la particolare rilevanza politica che assumono queste elezioni anche sul piano nazionale si è deciso di sostenere e rafforzare l’azione del partito regionale con l’invio di un osservatore nazionale».  Il senatore Ulisse Di Giacomo,  considerando il gravoso lavoro che dovrà essere fatto, non sarà lasciato solo. Potrà così condividere e dividere le responsabilità con il collega parlamentare Fitto, per creare una bellicosa macchina da guerra elettorale. Potrà così essere evitato qualsiasi tipo di personalismo che certo non favorisce a smussare gli angoli e perché no anche alcune incomprensioni, dovuti ai lati del carattere di qualcuno, che potrebbero non aiutare ad avere serenità di giudizio.
Non è consuetudine, per quel poco che si ricorda nella vita dei partiti, che un coordinamento regionale regolarmente in carica venga “sostenuto” con presenze nominate da Roma. Siamo certi che Di Giacomo, in questo caso, sia stato contento di poter avere un adeguato interlocutore con il quale confrontarsi per il bene del partito e per il futuro della coalizione di centrodestra. Con Fitto si discuterà non solo delle candidature regionali. Sul tavolo i nomi, aspettando la legge elettorale, per guardare agli scranni di Palazzo Madama e Montecitorio.

Sabrina De Camillis: «Per il centrodestra solo il gioco di squadra»

Giocherella con un “misero“ Tratto Pen seduta dietro la sua scrivania a Larino, nella funzionale sede politica in via Cluezio. Sono giorni di intensa attività mentre imperversa la polemica tra election day sì oppure andare subito al voto per le Regionali. «E’ una polemica che mi appassiona - esordisce così l’onorevole del Popolo della libertà Sabrina De Camillis - perché ha messo a nudo l’ipocrisia del centrosinistra che a parole dice di voler procedere a risparmiare con una politica condivisa di rigore e poi non si preoccupa di spendere 100 milioni di euro per far svolgere subito le elezioni regionali e dopo meno di due mesi quelle politiche. Sono davvero incredibili soprattutto quando affermano che il Pdl le vuole insieme per fare in aprile e recuperare nel frattempo consenso. Sono davvero patetici. E bene ha fatto il nostro segretario nazionale Angiolino Alfano a mettere in evidenza le iprocrisie del centrosinistra e in particolare del Pd di Bersani».

lunedì 12 novembre 2012

La fede che tocchi con mano

Domenica sera a Vasto si è potuto toccare con mano come sia forte tra la gente, di ogni estrazione sociale, il sentimento religioso e l'amore per Giovanni Paolo II.
Nella chiesa di San Paolo apostolo, grazie all'impegno e all'intuizione del parroco don Gianni Sciorra, è giunta la reliquia che contiene il sangue del papa polacco, prelevato nel giorno della sua morte avvenuta il 2 aprile 2005. Dal 9 novembre, per dieci giorni, è esposta alla devozione del popolo cristiano, proprio a portata di mano. A volte centinaia e centinaia di pellegrini in fila, con punte di 800 persone all'ora, che alternano momenti di assoluta solitudine. La reliquia incuriosisce, fa pregare, piangere, ricordare, fare proponenti, convertirsi. C'è chi si inginocchia, chi bacia quel libro aperto in bronzo che riporta inciso il nome del beato Ioannes Paulus II, chi lo accarezza e chi vuol fotografare, anche con il telefonino, quell'ampolla trasparente con il sangue che non si condensa. Poi qualche mano che tiene un fazzoletto, una fotografia, un mazzo di candele per sfiorare il libro sul quale è ben visibile la emme di Maria, la Madonna, sulla stemma del simbolo scelto da Giovanni Paolo II e la croce del calvario. Mamme con i loro bambini piccoli in braccio, anziani, disabili, uomini e donne di tutte le età, molti giovani. Lunga sosta ai banchi per guardare quel leggio che viene "protetto" a turno dalla confraternite cittadine, dagli scout dell'Agesci o dall'Associazione dei marinai d'Italia. Giovanni Paolo II nel suo lungo pontificato si è fatto amare e gli ultimi anni della sua vita sono stati una lunga litania del dolore. Un'oasi di pace, che la comunità parrocchiale di San Paolo apostolo è riuscita a creare, dove in molti hanno trovato riposo. C'è un diffuso desiderio di spiritualità che non può non essere considerato, rispettato e coltivato.Pino Cavuoti

sabato 3 novembre 2012

La politica si ricorda di esistere

Che bello. La politica in Molise torna a vivere, anzi sarebbe il caso di dire resuscita. Ha finalmente un sussulto di vitalità, dimostrando che è vero chi sosteneva, bisogna dire a giusta ragione, che sia l’arte del possibile. Perché mai come in questo momento inizieremo a vedere cose diverse e sempre in divenire. Un esempio ci viene da Iorio che ha deciso di muoversi da solo per far avvertire alla piazza non solo di essere vivo e vegeto ma di avere ancora tante cose da dire ai molisani. Qualcuno nel Pdl, leggasi Di Giacomo, si sta rendendo conto che il presidente della Regione è proprio un “animale politico” difficile da domare e tenere ristretto in cattività. Sull’altra sponda Di Laura Frattura ha anticipato tutti rimettendo in discussione la sua leadership annunciando che la via maestra sono le primarie: una forma autentica e coinvolgente di partecipazione. L’ex presidente della Camera di Commercio ha capito che non subendo le iniziative dei “maestri della politica” del centrosinistra può aiutare a mantenere un minimo di indipendenza e, perché no, a conquistare autorevolezza. E poi ci sono gli altri: le seconde linee che potrebbero ritrovarsi a dover cambiare il loro cavallo da corsa perché sono mutate le condizioni. Ne vedremmo delle belle, senza dover aspettare più di tanto.                    
Pino Cavuoti

venerdì 2 novembre 2012

Il comico apre all’ex magistrato le porte del settennato

Nel giorno di Ognissanti che solitamente è dedicato a ben altro che agli annunci a effetto, il laeder del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, annuncia dal suo blog che non vedrebbe male al Quirinale, dopo Giorgio Napolitano, il molisano Antonio Di Pietro. Per una ragione molto semplice: è un uomo onesto ed è l’unico che si è opposto al Berlusconismo. Una notizia di quelle che merita la giusta risonanza e amplificazione. A dispetto del fuoco amico, che sta trovando nel suo partito, è per Di Pietro uno spot che può riservare sviluppi da non sottovalutare. Grillo del leader del’l’Idv ha detto ancora che «ha commesso  errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili, ha evitato prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il Cavaliere». Ed ancora «è l’unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei». Poco importa se Report e la Gabbianelli gli hanno fatto le pulci, a proposito sabato Di Pietro dal suo Molise risponderà a ogni accusa, ma rispetto a tutti gli inquilini di Palazzo Madana e di Montecitorio, il nostro Tonino per Grillo è l’unico che ha le credenziali giuste per poter aspirare ad aspirare per il settennato al Quirinale. Chissà quanti altri la penseranno allo stesso modo. Intanto Di Pietro torna al centro del dibattito politico dopo qualche battuta d’arresto che ha dovuto sopportare in queste ultime settimane.
Pino Cavuoti

giovedì 1 novembre 2012

San Giuliano di Puglia dieci anni dopo: il giorno della memoria in Consiglio regionale

Il Consiglio regionale ha ricordato le vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia con un minuto di silenzio nell’aula di Palazzo Moffa e con gli interventi di due consiglieri, uno di minoranza (Paolo Di Laura Frattura) e l’altro di maggioranza (Antonio Chieffo). Una cerimonia composta come suggerisce il buon senso nel celebrare una pagina così dolorosa per questa regione. Ma non è mancato un po’ di brusio al termine dell’intervento di Di Laura Frattura. Il leader dell’opposizione con le parole «dieci anni che sono costati quasi un miliardo di euro ma che hanno sfaldato il senso di appartenenza, la fiducia nelle istituzioni. Dieci anni lungo i diritti non sono mai stati uguali per tutti» ha fatto irretire la maggioranza che si è risentita non poco. Poi il presidente dell’assemblea, Mario Pietracupa, ha richiamato tutti alla compostezza. E tutto è finito qui. Una dimostrazione che l’argomento ricostruzione del terremoto 2002 continua a tenere alto il livello della discussione politica in questa regione, anche frutto di alcune inchieste televisive. Ma tornando agli interventi Di Laura Frattura ha esordito evidenziando come ogni genitore «ha partecipato e vissuto sulla propria pelle il dolore» di quanto è accaduto nella scuola di San Giuliano di Puglia. Dolore ma «anche la responsabilità istituzionale nei confronti di una comunità che soffre ancora oggi la perdita dei propri cari». Il consigliere di minoranza ha evidenziato come non siano più queste tragedie a indicare alle istituzioni quali i percorsi da attivare «perché le nostre scuole siano al riparo dalla forza della natura e dall’imperizia degli uomini». Ma Di Laura Frattura è andato oltre considerando che il Giorno della Memoria «non può prescindere da una ricognizione dello stato della ricostruzione nei comuni del cratere sismico, nei villaggi provvisori e nelle casette ». E’ stato ricordato che sarebbero più di 800 le famiglie ancora senza una casa «dopo dieci anni di promesse e parole che suonano ormai vuote». Per l’assessore regionale Antonio Chieffo ha evidenziato come la Giornata della Memoria «è sostenuta da profondi valori umani che riaffermano la volontà comune di tutti i colleghi di questo Consiglio di ricordare quanto accaduto» ma soprattutto «un appuntamento con la coscienza di amministratore oltre che di uomo». Chieffo ha rimarcato come al di là di ogni strumentalizzazione o qualunquismo non si può non constatare «le opere realizzate, gli sforzi compiuti, l’impegno profuso che ha consentito di dare risposte, sia pure a volte parziali, ai bisogni delle famiglie colpite dal sisma». Un invito non solo a completare la ricostruzione di quanto di materiale è andato distrutto ma di favorire un ritorno alla normalità «che vuol dire ritorno alle tradizioni, agli appuntamenti culturali, agli usi di un popolo che intende ricostruire il proprio tessuto oltre che le proprie strade e case». Rinnovato impegno per la sicurezza e la salvaguardia dell’incolumità degli studenti «che poi non è altro che impegno teso verso la salvaguardia del nostro futuro». Appuntamento in Consiglio regionale utile non solo per condividere un dolore che comunque resta molto vivo ma soprattutto per rinnovate insieme un impegno perché queste tragedie non siano più il frutto della incapacità dell’uomo, ma solo la nostra limitatezza nei confronti della natura.
Pino Cavuoti

San Giuliano di Puglia, 10 anni dopo: un ferita ancora aperta

Inizia con qualche minuto di ritardo, rispetto alle 11.32 ora della violenta e mortale scossa di terremoto, la cerimonia nel cimitero di San Giuliano di Puglia per ricordare i dieci anni dalla tragedia quando spazzò in un attimo 30 vite, tra le quali 27 bambini e una maestra della scuola “Francesco Jovine”. Il meccanismo elettronico che regola la campana, regalata il 16 novembre del 2003 dai comuni del Molise, fa i capricci e inizia a funzionare quattro minuti più tardi. Come se non avesse voglia di far non udire in quel luogo, che accoglie chi non c’è più, i trenta rintocchi della morte che ha avuto la meglio sulla vita di anni fa, alle 11.32 del 31 ottobre 2002. A ogni rintocco il nome delle tredici femminucce e dei quattordici maschietti e della maestra Carmela Ciniglio. E a ogni nome un palloncino bianco con appeso un cartoncino azzurro o rosa, preparato dai volontari dell’Emergenza radio di Bari. «Li abbiamo preparati ieri sera - ci confida parlando sotto voce per non disturbare una del gruppo Anna Fiore - e ci siamo molto emozionati nel ricordare i ventisette bambini e la maestra Carmela». Ieri mattina si avvertiva un’atmosfera più pesante, più silenziosa del solito con la partecipazione del presidente della Regione Molise, Michele Iorio, del presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa e del presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis. Al cimitero solo una preghiera e la lettura da parte di Antonio Morelli, presidente del comitato delle vittime di San Giuliano di Puglia, che ha letto il messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha ricordato come il crollo della scuola Jovine abbia suscitato «la profonda emozione dell’intera Nazione». Sacrificio di 27 bambini e di un’insegnante che «impone alle istituzioni il massimo impegno per garantire la continuità di politiche di intervento per la messa in sicurezza degli edifici scolastici». Il Capo dello Stato nel sentirsi vicino a tutta la cittadinanza ha voluto anche rivolgere «un particolare pensiero ai loro compagni di scuola che, coinvolti nell’evento che ne ha segnato profondamente il percorso di crescita, hanno saputo esprimere» negli anni che sono trascorsi «un impegno e una forza d’animo straordinari». Il suono delle sirene di un’ambulanza e di un’autobotte del vigili del fuoco ha accompagnato il mesto corteo che si è diretto verso il Parco della Memoria, sorto dove sorgeva la scuola crollata. Diverse corone di fiori e gonfaloni. In particolare della Provincia di Massa e Carrara, dei comuni di Sezze, Vastogirardi, San Casciano dei Bagni e di Fivizzano oltre che dei Maestri del Lavoro di Campobasso. La deposizione di due corone di fiori davanti all’unico muro rimasto in piedi della scuola: una dell’amministrazione comunale e l’altra dei genitori dei bambini. Ai lati dell’ampio parco uomini e donne, giovani e anziani del paese degli Angeli che hanno assistito guardando quasi in maniera assente ciò che stava accadendo con giornalisti e telecamere giunti da tutta Italia. Con la lettura dei messaggi del presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. E mentre tutto questo accadeva alcuni bambini erano inginocchiati a terra leggendo e accarezzando le targhe a ricordo dei loro compagni morti tra i banchi di scuola. Sono giunti anche dall’Abruzzo per testimoniare la loro vicinanza a chi ha vissuto il dolore della perdita di un proprio caro sotto le macerie del sisma. C’era Grazia Malatesta, mamma di Davide Centofanti morto il 6 aprile 2009 per il crollo del pensionato universitario, e sua zia Antonietta Centofanti. Poi il ringraziamento del sindaco di San Giuliano di Puglia che, con il suo caratteristico sorriso, ha salutato tutti i partecipanti per la composta presenza.
Pino Cavuoti