domenica 15 settembre 2013

Palazzo Moffa accerchiato

Palazzo Moffa è accerchiato. Da chi vuol mettere mano alla riduzione dei costi della politica e in particolare agli stipendi degli eletti. Viene annunciato un progetto di legge di iniziativa popolare. Ora si sono fatti di nuovo sotto due sindaci trignini non certo teneri come Gigino D’Angelo e Domenico Di Lisa. I primi cittadini di Montefalcone del Sannio e Roccavivara presenteranno la prossima settimana una loro proposta per ridurre il mensile degli inquilini di Palazzo Moffa. Il loro ragionamento non fa una grinza: sono troppi i soldi che vengono corrisposti agli assessori e ai consiglieri regionali. E non si tratta di frasi fratte, di populismo  delle peggiore specie. E che gli eletti siano diventati sordi, anche gli ultimi arrivati con le dovute eccezioni, lo si può intuire dal tentativo di nascondere, ad esempio, l’argomento art. 7 (portaborse) per poi essere recuperato in curva da Niro e Frattura. Ai consiglieri viene chiesta maturità e consapevolezza che la gente vuole anche esempi veri. Altrimenti è meglio che si abituino all’idea di essere circondati.   

domenica 8 settembre 2013

Avviso ai naviganti

Prima Scarabeo, poi Cannata, ora Totaro. Contrasti verbali nella maggioranza di centrosinistra e non solo, con vedute diverse sul da farsi a cui ha fatto seguito l’immediata presa di posizione di Frattura. Un intervento in tackle per far capire che non può essere consentito a nessuno di prendere posizione senza aver concordato prima con il governatore. Come si suol dire due indizi che fanno una prova. Una dimostrazione che Frattura non è quel pezzo di legno messo a sedere su una poltrona in via Genova, il quale anzi ha capacità di azione e di decisionismo. L’unica sensazione che si ha nelle risposte rese ai vari Scarabeo, Cannata e Totaro e che abbia usato un modo troppo diretto, come se le cose dette e scritte l’abbiamo toccato nell’intimo, in maniera profonda, come se fossero cose personali. Ma forse la spiegazione è molto più semplice: è solo la dimostrazione che non vuol concedere proscenio a nessuno se ciò, in qualche modo, può offrire l’immagine di un governo regionale debole e frammentato. A meno che non ci siano problemi più profondi i quali al momento sfuggono a chi non è nelle sacre stanze.                                                     
Pino Cavuoti

domenica 1 settembre 2013

Tre anni dopo

Cari lettori,
tre anni fa questo foglio ha fatto il suo debutto in edicola. Nasceva con tanti buoni propositi e, come tutte le cose nuove,  si cominciava con tante speranze forti del contributo di professionalità importanti nel panorama editoriale regionale. Di acqua e di colleghi ne sono passati, ne sono arrivati di nuovi e tanti altri sono andati via. Difficoltà ne abbiamo avute e ne continuiamo ad avere, ma per grazia di Dio e il sostegno di qualche amico, siamo ancora oggi qui a dialogare con voi. Anche in questa domenica. L’aria che si respira non è buona per nessuno, tanto meno per chi produce informazione. La carta stampata sta conoscendo una stagione fredda, anzi glaciale. E a dispetto di chi crede che prima o poi ci sarà la fine dei giornali così come siamo abituati a leggere, ritengo che ci sia ancora la possibilità di restare in edicola. Certo con il sempre più importante apporto della rete, che cosente di utilizzare in tempo reale il contributo della gente comune la quale anche con un semplice scatto rubato per strada fa informazione. Forse anche più delle parole scritte. Ma torniamo a noi, a i Fatti del nuovo Molise. Tre anni. E per capire nella situazione nella quale ci troviamo voglio paragonare questo giornale a un bimbo di tre anni. Quante volte avrete letto di un’impresa che  superando i 18 anni di attività diventa maggiorenne quindi il paragone ci sta tutto. I Fatti del nuovo Molise: un bimbo di appena 3 anni. Ho chiesto a  Luca Mancini, pediatra ospedaliero a Milano, di sintetizzare in poche righe qual è la condizione di un bambino con questa età. Mi ha scritto: usa la struttura grammaticale dell’adulto (singolare, plurale, maschile, femminile, articolo, avverbi, ecc); articola frasi di quattro o più parole; sa farsi capire; va in triciclo; conosce il suo nome, età e sesso; disegna un cerchio; si sbottona i vestiti; ripete tre numeri; comincia a svestirsi, controlla gli sfinteri. Bene. Nel leggere questa sintesi molto chiara e comprensibile arrivo alla considerazione che vorrei fosse meditata e fatta vostra. E anticipo le conclusioni alle quali vorrei arrivaste possibilmente con me. I Fatti del nuovo Molise non è ancora abbastanza grande da poter essere in grado di camminare. Chi sinora ci ha sostenuto, perché le sole vendite in edicola o la raccolta pubblicitaria non sono sufficienti a farci vivere - e ve ne sarete accorti quando per qualche giorno abbiamo usato solo internet per farci leggere - ha deciso di allargare la base sociale. Un passo imprenditoriale che dovrebbe dare ossigeno a un progetto editoriale da migliorare e implementare con idee e uomini nuovi. Se mi guardo indietro riesco a sentire i brividi sulla pelle perché rivedo le facce delle persone che hanno condiviso questo progetto. Non è andata con qualcuno come doveva essere. Non tutte le ciambelle escono con il buco. Ma nel nostro piccolo abbiamo provato a dare un (non)senso all’informazione. Questo progetto può avere un futuro. Perché oltre agli uomini le idee per camminare hanno bisogno di forza economica. E mi auguro, chiunque salirà sul carro, che oltre alla sopravvivenza garantisca sempre autonomia e indipendenza, pur con i limiti umani di chi fa informazione.
Pino Cavuoti

martedì 23 luglio 2013

Piana dei Mulini anno zero



Piana dei Mulini. Si ricomincia con tante incognite e alcune certezze. Che si sveleranno nella loro ampiezza questo pomeriggio, nel luogo che Michele Iorio sembra prediligere più di ogni altro. Non molto distante dalle sorgenti del Biferno. Quasi che fosse uno spazio aperto a contatto con la natura dove purificarsi, per ripartire verso nuove e più avvincenti avventure. Il comandante in capo è sempre lui e vuol provare ancora con la nuova Forza Italia, e lo fa anticipando sul tempo ogni altra azione di chi dovrebbe essere ancora legittimato a farlo. Iorio ha sul groppone una serie di errori. Che ha continuato a fare con l’avallo o meno degli immancabili consiliori. Al di là dei gesti di affetto e di stima di chi gli è ancora fedele non si può pensare di guardare lontano, senza prima aver prima fatto pubblica ammenda di una serie passi falsi. Presunzione più che di arroganza di eternità. Iorio ci riprova, ma in forza di quale credito? Gianfranco Vitagliano che si è perso per strada, al momento appare l’unica voce dal coro pensante, non fosse altro per le cose che scrive. E cosa dice: «Noi non riteniamo sia possibile fornire risposte concrete guardando all’indietro.  La risposta agli sbagli del passato e la funzione della Politica devono essere proiettate al futuro». Iorio, Piana dei Mulini e chi ci sarà, rappresenta il futuro possibile o è solo quello passabile? 
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domenica 21 luglio 2013

Settimana politica da segno rosso

Chissà quanti tra di voi sono in questo momento in spiaggia con il nostro giornale tra le mani e sono rapiti dall’azzurro del mare. E dopo aver osservato il titolo principale avranno già iniziato a commentare, prima ancora di leggere gli articoli di riferimento. Quella che inizia domani è una settimana politica importante. Si comincia con il Consiglio regionale che al primo punto all’ordine del giorno presenta  la riduzione dei costi della politica, misure di razionalizzazione, controlli e trasparenza dell’organizzazione e dei servizi della Regione. Il buon Giovanni Minicozzi da Telemolise commenta che gli inquilini di Palazzo Moffa più che ridursi lo stipendio lo abbiamo ritoccato all’insù, seppur di poche centinaia di euro. Chissà quali calcoli avrà fatto ma, come del resto avevamo scritto giovedì scorso da queste colonne della voce del popolo che già sussurrava questa possibilità. Sarà vero? Voglio sperare che non abbiamo avuto la faccia così tosta di farlo. Domani si vedrà. Intanto cresce l’attesa per Piana dei Mulini. Iorio ci riprova a richiamare migliaia di persone. A proposito quest’anno la polo di che colore sarà? Incassa un sì importante come quello del suo ex assessore Di Sandro, che si presenterà con tutto il suo partito. In quanti vorranno seguire il suo gesto. Sarà l’inizio di una nuova Forza Italia per seguire il vecchio leone che non vuol smettere di ruggire.   (pc)

giovedì 18 luglio 2013

Indennità regionali: la commissione licenzia la nuova legge taglia-politica

Con quella erre moscia, che tanto faceva vip e caratterizzava l’Avvocato, Francesco Totaro, presidente della Prima Commissione permanente regionale, ha annunciato che i commissari hanno licenziato a velocità da centrometristi il progetto di legge n. 19 che fissa la riduzione  dei costi della politica e misure di razionalizzazione, controllo e trasparenza dell’organizzazione e dei servizi della Regione.  Trentaquattro pagine, per raccogliere diciannove articoli di legge, che permettono di ricostruire e determinare il nuovo status di consigliere regionale con i tetti massimi, omnicomprensivi, dei soldi che verranno corrisposti agli eletti. Trattamento economico che si comporrà tra indennità di carica, indennità di funzione e rimborso spese per l’esercizio del mandato. Al di là delle solite e qualunquistiche voci del popolino, che invece ritiene in aumento lo stipendio mensile (!), la Commissione ha avuto la strada spianata da un testo ben studiato. Tagli ci sono stati, ma resterà sempre un buon e invidiato stipendio. E se ora si cominciasse a rivedere  anche le indennità dei dirigenti? Del resto la politica non è fatta solo dagli eletti, ma da tutto l’apparato!

martedì 16 luglio 2013

Riduzione dei costi regionali, Niro mette la quarta

A meno di una sonora smentita sono certo che Vincenzo Niro, presidente del Consiglio regionale, sia dotato di una buona dose di salutare ottimismo. Il perché è presto detto. Ieri pomeriggio l’ufficio stampa di Palazzo Moffa ha diramato l’ordine del giorno della prossima assise in calendario per lunedì 22 luglio. Al primo punto troviamo la proposta di legge a firma di Niro e Frattura per “la riduzione dei costi della politica, misure di razionalizzazione, controlli e trasparenza dell’organizzazione e dei servizi della regione». Legge “suggerita”  dall’art. 2 del D.L. 174 del 2012. Si parla di ottimismo di Niro perché la prima commissione non ha ancora provveduto a licenziare e mandare in aula il documento da approvare. Ma la conferenza dei capigruppo ha di fatto già dato il via libera per l’arrivo in aula del testo finale. Una velocità che impressiona trovando, a quanto pare, la massima convergenza da parte di tutti i gruppi politici. Del resto ogni ulteriore ritardo rimanderebbe tutti a casa. Nessuno escluso.                            

sabato 6 luglio 2013

Regione suicida e anche masochista

La domanda sorge spontanea dopo l’esclusiva di Giovanni Minicozzi che ha fatto rivelare dall’ex presidente di centrosinistra degli anni Novanta, Marcello Veneziale, che il Molise è l’unica regione a statuto ordinario a non aver adottato le prescizioni del decreto legge  che imponeva (e badate bene) non suggeriva riduzioni nella gestione del Consiglio regionale e di conseguenza anche degli stipendi degli eletti. Da Palazzo Moffa nessun commento alle parole di Veneziale, che ha persino cercato di parlare con il governatore Frattura senza ottenere l’opportunità di metterlo in guardia sul pericolo che si sta correndo: meno risorse per la Regione ma soprattutto il rischio di scioglimento. Cosa passa per la testa dei nostri amministratori regionali? Sono così impegnati da essere poco accorti nel rispettare le leggi? Comportamento che consente al senatore Di Giacomo di poter avere tutti i titoli per dire: un pericoloso pressapochismo che rischia di portare nel burrone questa Regione». Come dargli torto e smentirlo?                                                                            
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mercoledì 26 giugno 2013

In edicola virtualmente

Ringrazio i colleghi che, pur non percependo lo stipendio dallo scorso dicembre, stanno continuando a lavorare. Siamo in attesa di risposte dall’azienda che sta cercando in tutti i modi di trovare, entro fine mese, una soluzione praticabile che possa consentire la ripresa regolare dell’attività. Anche con un cambio di quote societarie e con l’ingresso di nuovi soci con risorse fresche da immettere in questa azienda editoriale.
La redazione ha deciso di dare fiducia, ancora per qualche giorno, a questo esperimento vituale sul web con la possibilità gratuita di scaricare l’edizione, così come l’avreste trovata come ogni giorno nelle edicole di Molise e di una parte d’Abruzzo. Si acquistano sempre meno giornali, ancor più in questo periodo di crisi. Così come si risparmia sul cibo. Mi auguro, soprattutto per i colleghi, che la nostra non sia un’agonia già scritta. La vicenda di questo quotidiano non è diversa da tante altre realtà in difficoltà.  Per le imprese editoriali senza il sostegno pubblico sarà difficile se non impossibile continuare a esistere. Che coinvolge, per certi versi, anche le edicole che stanno scomparendo nei 136 comuni del Molise. Del resto come si potrebbe pensare che le agenzie di distribuzione possano farcela a sopportare le spese di trasporto per pochi centesimi di utile per copia venduta?  Il rilancio deve passare anche attraverso il ricambio delle persone. Voglio sperare che questo possa servire a rimettere in carreggiata una testata che ha tutto il diritto di continuare a esistere e prosperare. Anche se ho sempre ritenuto che la quantità degli organi di informazione non vuol dire per forza di cose più democrazia e circolazione delle idee se non c’è la possibilità di vivere dovendo far fronte alle leggi di mercato. Per questa ragione una legge sull’editoria appare necessaria con regole certe, fissate da criteri che tengano conto in primo luogo di chi scrive. La libertà di pensiero. Come è bella la democrazia.
Una corsa contro il tempo per tutti della serie “speriamo che io me la cavo”.  Ho ricevuto diversi attestati di vicinanza, in particolare dagli amici di ieri e di oggi. Grazie a chi mi ha chiamato o messaggiato.
Pino Cavuoti

domenica 23 giugno 2013

Che ne sarà del nostro domani?

E’ una domanda alla quale ho qualche difficoltà a rispondere. E questa volta non sono a parlarvi di altri ma di noi, di questo giornale che in questi anni, pochi o tanti che siete stati, avete sostenuto acquistandoci in edicola o attraverso gli spazi pubblicitari. Con grande fatica possiamo dire che per 865 volte siamo riusciti a raccontarvi i fatti del Molise e di una parte d’Abruzzo, quello in cui vivo e che ha stretti rapporti con i molisani.

Ma il barile è stato raschiato fino al fondo e se non interverranno cose nuove forse gli editori saranno costretti a rivedere gli obiettivi che si erano prefissati quando il primo settembre 2010 decisero di stampare questo foglio. Voglio mettere sul tavolo quanto sta accadendo, per rispetto dei colleghi e dei lettori. Le prossime ore saranno decisive per stabilire il percorso futuro. Se continuare a essere presenti in edicola, se prendere un periodo sabatico o trasformare le modalità di stampa in dimensione telematica. Capite ora che la domanda che mi pongo, in questa ultima domenica di giugno, è più che motivata. Con il cuore gonfio per quella che è una sconfitta oltre che mia personale di quanti hanno creduto, e soprattutto la mia famiglia, sulla capacità di saper fare ciò che forse ho sempre amato più di ogni altra cosa: scrivere, raccontare, far riflettere. Ma nella consapevolezza di saper ascoltare, saper sbagliare e sapersi correggere. Forse la mia esperienza molisana iniziata nel 1996 potrebbe interrompersi qui. Sono stati anni fecondi, ma anche tormentati dal peso che mi è rimasto sulle spalle per la precedente esperienza editoriale. Cause che mi hanno piegato le spalle e messo in ginocchio non avendo la forza economica per sostenerne le conseguenze. Ma ho l’obbligo di guardare oltre, di credere ancora in qualcosa. Che ne sarà domani? Il sole sorge per tutti, anche per noi. Vedremo come riuscirà a illuminare il nostro cammino. Buona domenica. Grazie a tutti voi.
Pino Cavuoti

sabato 22 giugno 2013

Lo strano caso dell’ente soppresso che però assume sette funzionari

Il caso è davvero strano e non mancherà di sollevare curiosità e polemiche. Curiosità per i sette fortunati, polemiche per la gratuità del provvedimento. Ma andiamo con ordine. Il consigliere regionale Filippo Monaco ha scoperto che un ente che verrà soppresso, su proposta del presidente Frattura e dell’assessore Petraroia, assumerà sette funzionari a tempo indeterminato. Il governo regionale ha approvato la proposta di legge, avanzata dal presidente della Regione e dall’assessore Petraroia di soppressione dell’ente strumentale regionale Agenzia Molise Lavoro. «Nulla di strano - scrive Monaco - se non fosse che la stessa Agenzia, per mano del direttore generale, riapre i termini concorsuali per l’assunzione a tempo indeterminato di sette funzionari». In pratica dice il consigliere di Costruire Democrazia «con una mano si propone la soppressione dell’Agenzia e con l’altra si chiude un occhio sulle assunzioni di sette funzionari a tempo indeterminato. Delle due l’una: o il governo regionale fa un passo indietro rispetto alla volontà di soppressione dell’ente oppure, coerentemente con la decisione di razionalizzazione dell’apparato pubblico, si provvede al blocco dei concorsi». A tal proposito il consigliere di Costruire Democrazia annuncia di aver presentato lo scorso 19 giugno un’interrogazione che arriverà sul tavolo di Frattura e Petraroia che dovranno quanto prima spiegare in aula cosa sia successo.

mercoledì 19 giugno 2013

Grazie presidente Frattura

Ringrazio pubblicamente il presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura per la decisione di revocare la delibera di Giunta regionale che qualcuno definì “l’editto Iorio”.  Lo ringrazio perché tra le tante querele che sto ancora sopportando della passata gestione del Nuovo Molise Oggi ora ce n’è una in meno a cui devo far fronte, con buona pace anche per gli altri miei colleghi della società fallita con tutti i suoi carichi di pendenze giudiziarie ancora in itinere. Ma sono contento in particolare per i colleghi della Rai che hanno dovuto patire in un’aula di tribunale per il semplice fatto di aver letto i titoli del giornale nel corso della rassegna stampa. Plaudo all’0rdine dei giornalisti del Molise che ribadisce un principio condivibile che il rapporto tra politica e informazione  «tenga conto di comportamenti e criteri di valutazione che prescindano dal ricorso alla Magistratura». Esternazione che fa il paio con un tema che mai come ora ci trova sensibili e quanto mai attenti.  Scrive il nostro Ordine professionale: «La Regione approvi al più presto una legge sul pluralismo dell’informazione che tenga conto della crisi del settore e lo tuteli, in nome della sacralità del diritto all’informazione dei cittadini; può farlo premiando le imprese editoriali che hanno sinora adottato comportamenti di sostanziale correttezza, contrattualizzando i colleghi delle redazioni;  ma può farlo anche favorendo l’emersione del lavoro nero, l’abolizione del precariato e dunque predisponendo norme rivolte alle imprese disposte a regolarizzare le posizioni dei colleghi sinora privi di contratto». Intervento profetico. Non ho idea di cosa ci riservi il domani. Ma in questo momento mi rimbomba in testa una frase che sabato scorso ho letto su un calendario di quelli che ti regalano a Natale con le frasi celebri, una per ogni giorno. Non riesco a togliermela dalla testa: «Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi le responsabilità di cambiarle».                       
Pino Cavuoti

giovedì 13 giugno 2013

L'Udc riparte per essere protagonista

L’Udc abruzzese vuol tornare a essere protagonista delle scena politica regionale perché è arrivato il tempo delle proposte e dell’azione e non si può più rimanere alla finestra a guardare. Il capogruppo  regionale, Antonio Menna, ha voluto convocare iscritti e simpatizzanti per riflettere sulle prospettive future partendo dall’analizzare due fattori come crescita e sviluppo. E stato lo stesso Menna a parlare di una provocazione, di una specie di cortocircuito per tornare a essere propositivi non prima di aver analizzato i fattori che stanno determinando questa forte crisi che non è solo economica.
Confronto che ha visto, uno di fronte all’altro,  Giuseppe Mauro, economista e docente ordinario di politica economica presso l’Università D’Annunzio e Maurizio Spina, segretario generale Cisl Abruzzo. Era previsto anche l’intervento conclusivo di Lorenzo Cesa, segretario nazionale del partito, ma un improvviso malanno gli ha permesso solo un saluto telefonico a una sala gremita quanto attenta.
Molto qualificato l’intervento di Mauro che ha soddisfatto i presenti per l’analisi compiuta con il rigore del tecnico. Una crisi finanziaria che ha causato la caduta del prodotto interno lordo e con un’occupazione che ha fatto segnare in soli 4 anni la perdita di 22mila posti. Anche se il docente universitario ritiene che la crisi vada ricercata oltre il mondo della finanza perché la speculazione ha prodotto la caduta dei consumi per quella «che è una crisi strutturale che parte da lontano, almeno da 13 anni». Tasso di disoccupazione cresciuto dal 4,1 del 1999 all’attuale 11,5 per cento. Cassa integrazione in vertiginoso aumento in questa regione di 4 volte rispetto alla media nazionale. Fattori esterni (euro, patto di stabilità, ascesa dei paesi emergenti) e interni (uscita obiettivo 1, debito regionale) che hanno minato la capacità di progettare il futuro ma per dare una scossa occorre avere consapevolezza della trasformazione che è avvenuta nei processi che determina l’economia reale. Mauro ha ribadito un concetto oramai diventato comprensibile a tutti: il rigore senza la crescita produce asfissia e occorre immettere liquidità nel sistema. Il docente universitario ha invitato ad avere una visione strategica discutendo in particolare delle priorità consegnando un nuovo paradigma che interesserà il mondo industriale: collaborazione tra imprese, società e pubblico non dimenticando che l’Abruzzo ha grandi peculiarità che ci proiettano a guardare al nord «perché chi ci vuol avvicinare al Mezzogiorno commette un grosso errore».
Più politico e provocatorio l’intervento del segretario regionale della Cisl alla vigilia del congresso nazionale del suo sindacato che inizia oggi a Roma. «Abbiamo bisogno - ha detto Spina - di una grande classe dirigente capace di fare scelte coraggiose per una situazione che si trascinerà ancora per anni, ma al momento non vedo una classe dirigente pronta e capace».  L’Abruzzo non può uscire dalla crisi con le sole proprie forze. Occorre più Europa, perché la prima sfida è quella di non restare isolati nella conspaevolezza che oggnuno faccia la propria parte, il proprio dovere. Spina ha ripercorso a ritroso i numeri della crisi ribadendo che «il nostro limite è il forte indebitamento negli anni precedenti che pesa come una zavorra e che ci costringe a ridurlo ma a scapito di chi: meno sociale, meno servizi?». Ridare potere al salario che vuol dire più potere d’acquisto per le famiglie che generano consumi e quindi produzione perché è fondamentale aumentare la domanda interna.
Per Antonio Menna parole che possono contribuire ad aprire  un nuovo percorso politico per fare delle proposte per un patto per l’Abruzzo per ottenere risorse vere dal governo nazionale e dall’Europa. Menna avverte forte il disagio dei giovani con una disoccupazione in costante aumento  e con un’economia regionale che continua a essere protagonista in negativo con aziende sempre più in difficoltà. «Da oggi si riparte - ha detto - con l’Udc che saprà interpretare le esigenze degli abruzzesi». A prendere la parola Fabio Travaglini, dirigente nazionale giovanile dell’Udc, che ha evidenziato un lungo elenco di incompiute per un Abruzzo fuori dalla crescita e dallo sviluppo, Travaglini si è augurato che questo incontro possa essere l’inizio di un canmmino di idee e non la manifestazione di un partito delle strategie. E’ intervenuto anche il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, che ha invitato i presenti a fare squadra negli interessi delle popolazioni amministrate. Erano presenti i consiglieri regionali Luciano Terra, capogruppo di Rialzati Molise, Emilio Nasuti, presidente della Commissione regionale Bilancio e Teresio Di Pietro, segretario regionale Udc Molise.
I lavori sono stati moderati da Annapaola Sabatini. 


sabato 8 giugno 2013

Assessori, questione di lana caprina

Antonio Sorbo, neo sindaco di Venafro, ha stabilito che i componenti della sua prima giunta municipale siano cinque, in un comune di poco più undicimila abitanti. Ironia della sorte nello stesso paese di Vincenzo Cotugno, consigliere regionale di Rialzati Molise, che è in attesa di accedere nelle stanze di via Genova, sede dell’esecutivo del governatore Di Laura Frattura.
Un parallelo davvero curioso che porta a riflettere su quanto stia accadendo in Consiglio regionale tra i partiti della maggioranza alle prese con la questione quinto assessore. Una storia poco edificante per il tempo che si sta perdendo in una discussione che dovrebbe essere riservata per ben altri argomenti e con posizioni smarcate e differenziate tra le forze che danno vita alla coalizione.
La domanda da porsi è così semplice da essere persino disarmante: è necessario allargare la giunta a cinque nonostante quanto stabilito in sede di approvazione dello Statuto, ora sconfessato, con soli 4 assessori e 20 consiglieri? Si è dato un sostanzioso taglio ai costi della politica generati dal numero degli eletti a Palazzo Moffa. Una sfoltitura necessaria per rispondere alle richieste di più contenimento della spesa e per ridurre le spese dei tanti politici che gravavano sulle tasche dei contribuenti. Per il Molise, in rapporto alla popolazione residente, si è stabilito che il numero giusto fosse 20 e nel calcolo percentuale degli assessori si è ragionato con il criterio dell’arrotondamento per difetto rispetto al numero dopo la virgola più vicino all’unità successiva.
In pratica si è scelto di ridurre a quattro, ma forse sarebbe stato più giusto passare a cinque per eccesso. In particolare se si considera che dei quattro assessori regionali solo uno è esterno con i tre alle prese anche con i lavori di consiglio e commissioni con il caso particolare di Vittorino Facciolla capogruppo anche di se stesso - a proposito sarà rimasto deluso chi sosteneva che avrebbe potuto ricoprire anche la carica di sindaco a San Martino in Pensilis e ora dichiarato decaduto.
Se il sindaco di Venafro ha ritenuto utile e più funzionale avere cinque collaboratori in giunta - al di là delle logiche degli equlibri politici - ancor di più dovrebbe incamminarsi il presidente della Regione per il buon governo della cosa pubblica.
Se il problema. come giustamente è stato posto, è solo e soltanto dei costi non c’è cosa più facile che utilizzare una delle operazioni della matematica: la divisione. Invece di dividere i costi degli assessori per quattro si può passare al numero successivo. Spese divise per cinque che potrebbe comportare anche una migliore organizzazione del lavoro. Perché si è portati a pensare che tutto questo rumore sia stato fatto solo per questa ragione e non per “garantire” la visibilità a Rialzati Molise che pure ha contribuito in maniera concreto al buon risultato del presidente Frattura, dopo oltre un decennio a guida Iorio.
Una partita che resta ancora aperta e che si spera possa arrivare alla conclusione. La strada legislativa scelta è comunque ancora lunga e forse chi dovrà entrare a pieno titolo nelle stanze dell’esecutivo è bene che si armi nella necessaria pazienza. 

sabato 25 maggio 2013

Sotto a chi copia, lo strano caso di Isernia

E’ proprio il caso di dire lo strano caso di Isernia dove, negli ultimi giorni di campagna elettorale, il confronto si è arenato più sull’esegesi e sull’origine del programma elettorale dell’avversario che sui reali problemi della città capoluogo di provincia. Uno strano divertimento partito dal centrodestra che ha accusato il candidato della coalizione di centrosinistra di aver copiato a piè pari dal sindaco di Camaiore, poi preso a sua volta con le mani nella marmellata per aver incollato pezzi del suo programma da più parti e persino da quello del sindaco Ugo De Vivo. Con l’utilizzo di internet ciò può accadere, e non è la prima volta che succede, e non sarà nemmeno l’ultima. Ma è proprio importante avere avuto per primo l’idea rispetto alla fattibilità delle cose che si vogliono realizzare se sono valide e soprattutto utili per la comunità che si vuol amministrare? E’ una discussione di lana caprina rispetto alle questioni che interessano i cittadini alle prese con una crisi che si taglia ogni giorno di più con il coltello. D’Apollonio e Brasiello sono caduti nella trappola delle chiacchiere inutili. Si potrà dire che è il gioco della politica, fatto di tanti bla bla. Sarà pure vero, ma forse si è perso finanche troppo tempo per una vicenda che domani già nessuno ricorderà. Ben altri giorni aspettano di essere vissuti a Isernia da tempo senza un sindaco nella pienezza dei suoi poteri. Nelle prossime ore gli elettori isernini dovranno scegliere il loro primo cittadino con un sistema nuovo per quanto attiene l’indicazione delle preferenze: insieme un uomo e una donna e nel caso si indicassero due persone dello stesso genere varrà solo il primo nome scritto sulla scheda. Gli elettori saranno pronti per questa mini rivoluzione?
Pino Cavuoti

domenica 19 maggio 2013

Il diritto all'oblio della sindachessa

Genere femminile, carattere maschile, anzi di più da macho. Per la sua capacità di non stancarsi mai sul lavoro, con una resistenza che non conosce pari tanto da essere riuscita a raggiungere posizioni di riguardo. Carattere da sesso forte che le consente anche di intrattenersi in pubblico con un linguaggio e una determinazione che non hanno pari. Si sta parlando della sindachessa di Riccia, presidente mancato della Provincia e di non eletta in Parlamento. Che si è sentita offesa tanto da ritenere questo foglio e chi lo dirige poco meno di niente. Libera di pensarlo e di dirlo, ma c’è modo e modo. Il casus belli? Un titolo del 5 maggio scorso quando si scriveva “Sottosegretari, Fanelli impallinata da Frattura”. Alla renziana di ferro non è andata giù, anche se poi a leggere bene l’articolo le venivano riconosciute indiscutibili capacità. Ma a quanto pare averlo fatto è da delinquenti. E allora che fare? Rispettare il suo desiderio, non espresso, all’oblio. Cosa che faremo così potrà dire di essere tosta, anzi tostissima. Ma che educazione!                            

venerdì 10 maggio 2013

Sabrina De Camillis, dalla mancata rielezione alla nomina a sottosegretario

E’ al lavoro a Roma. Nei nuovi uffici che le sono stati riservati a Largo Chigi al numero civico 19. Il sottosegretario Sabrina De Camillis ha preso con diligenza e impegno la nuova responsabilità. Che la vede nel governo a guida Enrico Letta.
La De Camillis e il suo rapporto con la politica, ieri, oggi e domani. Si parte da un invito rivolto, non più tardi di due anni fa alle Regionali del 2011 al Centrum Palace di Campobasso, ai giovani ad aver fiducia nella politica e a impegnarsi per essa, così come aveva fatto lei: credereche tutto è possibile.
«Con il passare degli anni il mio impegno non è cambiato nulla rispetto a quando ho iniziato ad appassionarmi di politica. Ho ancora quel desiderio di riuscire a fare qualcosa  per consentire, in particolare alle nuove generazioni, di aver sempre più opportunità non perdendo l’ottimismo nel futuro. Ma soprattutto voglio ribadire che le cose che dissi in quell’occasione le sento ancora tutte valide e vive nella consapevolezza che gli obiettivi si raggiungono se si lavora con impegno credendo nelle cose che si fanno. per il bene comune».

mercoledì 24 aprile 2013

Il futuro ci appartiene: difendiamolo

E’ difficile poter fa accettare a chi non ha di che campare una frase di Eleanor Roosevelt che recita: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei sogni”. Soprattutto mentre tutto va storto e maledici il giorno in cui sei venuto al mondo. Ti guardi intorno e non c’è una sola ragione perché la tua esistenza debba continuare, anche quando ci sono affetti che devi proteggere, educare alla vita e far crescere. Questa crisi maledetta e assassina ci sta togliendo sogni, speranze e futuro. Alla mancanza di risposte del domani c’è chi preferisce fuggire, facendola finita. A ondate.

martedì 23 aprile 2013

Noi ci speriamo

Auguri presidente Giorgio Napolitano. Che Dio la benedica e gli dia la forza necessaria per questo rinnovato impegno, con il suo giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione. Il suo discorso ha commosso per la lucidità e la chiarezza delle cose che ha detto in quella che è la sede naturale, il luogo deputato al dibattito e al confronto democratico rispetto alle piazze come qualcuno vorrebbe. L’inno d’Italia e il tricolore danno ancora valore al senso di appartenenza a un popolo, a uno Stato e a una storia di unità nazionale. La scelta fatta da deputato, senatori e delegati dei Consigli regionale è stata sicuramente quella più giusta in questo momento. Vorrei segnalare al presidente Napolitano che nel suo precedente settennato non ha fatto visita al nostro Molise, forse l’unica regione che non ha avuto l’onore di averlo come ospite. Mi permetto, a nome dei nostri lettori e dei molisani tutti, di invitare il presidente della Repubblica in Molise. Sono fiducioso e mi auguro che Napolitano voglia visitare presto la terra del Molise. Ci provo mandandogli anche una lettera.
Pino Cavuoti

domenica 14 aprile 2013

Di Laura Frattura e Cotugno, i signori della politica

Paolo Di Laura Frattura
La settimana politica, che abbiamo appena messo in archivio, ci ha ricordato come a Palazzo Moffa le insidie siano sempre dietro l’angolo. Possono cambiare le maggioranze, ma il modus operandi resta sempre lo stesso, pur con il passare delle stagioni. In Consiglio regionale a pagare dazio questa volta è stato Rialzati Molise, nonostante avesse alle spalle uomini a cui non è sconosciuta l’arte del possibile e dell’imprevedibile, che si è sempre consumata tra le cose della politica. E così può accadere che si entri in Consiglio da presidente dell’assemblea e se ne esca da semplice consigliere. Anzi considerando come è andata Vincenzo Cotugno, quando ha capito l’aria che tirava, non ha ritenuto nemmeno di varcare la porta va e vieni.

giovedì 11 aprile 2013

Paolo Frattura porta la croce

Paolo Di Laura Frattura
Paolo Frattura affida al microfono di Giovanni Minicozzi il suo pensiero, per spiegare la non scelta di Vincenzo Cotugno a presidente del Consiglio regionale.  Il giorno dopo il capolavoro consumato in aula, con l’elezione dell’altro Vincenzo (il Niro dell’Udeur), il governatore si carica sulle spalle “malumori e mal di pancia” . Lo dice apertamente, senza arrampicarsi sugli specchi, facendo debuttare via etere un nuovo principio:  ciò che fa male ora può essere un’opportunità per la coalizione. Se questa frase, che appare una profezia, dovesse avverarsi ci troveremmo al cospetto di una novità rispetto a quanto accade nella politica consegnataci dalla storia.

mercoledì 10 aprile 2013

La partita perfetta

Chapeau. Tanto di cappello al regista che ha orchestrato gli ultimi avvenimenti della politica molisana. Si può partire da quanto si è consumato ieri mattina in Consiglio regionale per l’elezione del suo presidente per passare ai giorni precedenti per la composizione della Giunta. Grande protagonista il Partito democratico, e per induzione il neo governatore. Insieme sono riusciti a giocare la partita perfetta assestando una serie di colpi mortiferi che hanno permesso a Roberto Ruta e ai suoi accoliti di  recuperare la scena da grandi protagonisti della politica molisana.

giovedì 4 aprile 2013

Michele Iorio e i cattivi consiglieri

“Del senno di poi son piene le fosse”.  Così recita un adagio che siamo andati a ripescare nel cassetto della memoria. In particolare quando la riflessione viene solleticata dal provvedimento di sospensione che ha dovuto sopportare Michele Iorio, uscito anche sconfitto nelle elezioni di febbraio. Mettendo sul piatto la mia notoria ignoranza, voglio fare a voce alta alcune considerazioni, che potrebbero tornare utili un po’ a tutti, per capire “col senno di poi”. Iorio in questi anni si è circondato di brave e colte persone, alcune anche ben pagate, che avrebbero dovuto garantirgli competenza  e consulenza in diverse materie, compresa quella legale. Ma, a quanto pare, questi consiglieri devono aver tratto spunto nell’esercizio delle loro funzioni da “Bocca di rosa”, la canzone di Fabrizio De Andrè, “sentendosi come Gesù nel tempio”. La storia non si può cambiare, ma forse si sarebbe potuta scrivere in maniera diversa da come poi è andata a finire. Alleanze saltate, scelte di campo diverse, rinnovamento mancato. Dando per certo che Michele Iorio non può aver sempre deciso da solo, se sbagli ha compiuto, non può averli fatti in solitudine. Questo a dimostrare che ci sono stati cattivi consiglieri che gli sono stati vicino senza metterlo in condizione di riflettere, come avrebbe dovuto. Anche nella lettura del decreto “liste pulite”.

mercoledì 3 aprile 2013

La maledizione del Molise

Povero Molise. Poveri molisani. Chissà quale peccato deve scontare la popolazione che risiede in questa terra abbracciata da Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo. Dopo due elezioni annullate, roba da guinness dei primati, ieri un altro schiaffo - più che a Michele Iorio, a cui è stato negato il diritto di accedere in aula - a un’intera Regione. Perché, con tutto il rispetto per il Consiglio dei ministri, non si può arrivare, a poche ore dalla seduta della prima riunione del nuovo Consiglio regionale, per applicare il decreto “Salva Italia” gettando nel caos l’intera assemblea di Palazzo Moffa. Quello che è accaduto ieri pomeriggio ha dell’incredibile. Quasi un golpe alla democrazia di un’intera regione messa nelle condizioni di non poter decidere sul da farsi. Accade che una persona può essere candidata, eletta, proclamata, dopo essere sta condannata in primo grado e aver presentato ricorso, viene sospeso. Ciò che fa irritare è la tempistica delle cose. Dimostra che c’è un’Italia a due velocità: quella della pubblica amministrazione e quella del mondo di chi produce, rischia e soffre. Michele Iorio è stato proclamato consigliere regionale lo scorso 16 marzo. Solo il 28 marzo la Presidenza del Consiglio dei ministri ha disposto, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 8 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, la sospensione dalla carica di consigliere della Regione Molise del dott. Angelo Michele Iorio, con decorrenza dal primo giorno della proclamazione. Che lentezza nel prendere questa decisione! Ma ai signori del Dipartimento per gli Affari regionali non è venuto in mente, solo per caso, che tutto ciò avrebbe causato un legittimo dubbio, se notificato poco prima della seduta inaugurale? Nel momento in cui c’è stata la proclamazione - e dato per dovuta la sua sospensione - perché non si è proceduto già in quella sede? Livelli e ruoli diversi, si dirà, tra uffici giudiziari e quelli amministrativi dello Stato. Boh. Ma resta una cruda realtà: il Molise continua a perdere tempo e a non camminare. Altro che freno a mano. Lo sguardo perso del presidente Paolo Di Laura Frattura la dice lunga sul senso di smarrimento di un’intera assemblea. A meno che tra di loro non ci sia chi gioisca per tutto questo. Ma questa è un’altra storia. Non si vuol difendere lo Iorio di turno, ma il principio di una legge che nel nome avrebbe dovuto salvare l’Italia ma che nei fatti genera confusione e incertezza. Il Molise continua ad avere le ossa rotte. E si dovrà perdere un’altra settimana per capire cosa dovrebbe accadere e come ottenere il plenum necessario per far partire l’undicesima legislatura. Una partenza falsa, perché con handicap.
Pino Cavuoti

martedì 2 aprile 2013

Buon lavoro consiglieri, per il bene del Molise

Oggi l’undicesima legislatura del Consiglio regionale del Molise avrà il suo avvio ufficiale. I lavori dell’aula prevedono la nomina del presidente dell’assemblea e la composizione delle commissioni consiliari permanenti. Sarà un’assise ridotta con soli 21 consiglieri dei quali 3 dovranno anche nella doppia veste di assessori. Un numero minore per la riduzione dei costi della politica che passa anche attraverso meno eletti. Ci sarà da lavorare di più per tutti con una maggioranza composta da 13 consiglieri, compreso il governatore, e la minoranza fatta dai restanti 8. E si comincia con alcuni mal di pancia, conseguenza della composizione della giunta fatta per tre quarti dal Pd, tanto da far dire a qualcuno: esecutivo monocolore. I consiglieri tutti convocati per le ore 16 con la curiosità di vedere se tutto filerà liscio. Ci saranno numerosi debutti tra i banchi di Palazzo Moffa e con molti assenti illustri delle passate stagioni della politica molisana. Dopo il primo comprensibile disorientamento per chi non ci sarà subito al lavoro per gli adempimenti previsti per la prima seduta. Questa volta con un’incombenza in più: indicare tre consiglieri che saranno mandati a Roma per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Ci sono elementi per essere certi che quella odierna non sarà una passeggiata per coloro che mi piace appellare come “gli inquilini di Palazzo Moffa”. Che, d’ora in avanti, sono stati investiti dai cittadini a lavorare per il bene del Molise. 

domenica 31 marzo 2013

Frattura spera in un Molise migliore e più solidale

Il presidente della Regione Paolo Frattura ha scritto ai molisani per formulare “i più cari auguri di buona Pasqua”. Parole di circostanza di chi, ma non sarebbe stato diverso nemmeno se le avesse pronunciate il suo predecessore, ha una visione ancora un po’ distaccata rispetto a chi i problemi li vive per davvero tutti i giorni, in una condizione di disagio reale e tangibile. Al Frattura politico, perché è tale in questo momento, si chiede un grosso sforzo di concretezza, mettendo i piedi per terra, per camminare al fianco di chi non ce la fa ad andare avanti. Usare nel suo breve intervento pasquale i verbi immaginare, credere e pensare non risolvono le attese di nessuno. Appaiono vuote, vengono percepite come di maniera, pronunciate perché dettate dalle circostanze e non dalla condivisione del disagio, ma soprattutto prive di prospettiva. Si vogliono certezze perché quando Frattura dice che “esiste una strada migliore, più solidale in grado di dare risposte” ci sia per davvero e lui si impegnerà per percorrerla in maniera spedita. Miracoli non ne potrà fare, per una serie di ragioni più che comprensibili. Ma una sterzata decisa sì, rispetto a ciò che è stato prima di lui e che anche lui ha ben praticato e utilizzato solo fino a pochi mesi fa. Frattura deve ora far diventare parole vive quelle che ha pronunciato solo per slogan. Lo “slogheggio” è un’arte che ben volentieri è meglio lasciare al comico Pino Campagna.   

domenica 24 marzo 2013

Giunta regionale per l'Idv girotondo di nomi

Paolo Frattura e Pierpaolo Nagni
«Se Atene piange, Sparta non ride». Un proverbio che calza bene ai partiti della coalizione di centrosinistra alle prese in questi giorni con un nodo da sciogliere: chi mandare in giunta al fianco di Paolo Frattura? Ogni forza politica che ha contribuito alla vittoria è alle prese con il confronto interno per staccare un biglietto per l’esecutivo. Aspettando la decisione del neo governatore sui quattro partiti che accederanno nella sede di via Genova in un partito, nonostante i tanti rumori che si odono nelle due province molisane, sembra già più che deciso abbastanza scontato. E’ l’Italia dei valori dove, con percentuali altissime, un nome svetta su tutti: è quello del segretario regionale Pierpaolo Nagni. «Perché così non può che essere - dice più di qualcuno all’interno del partito di Antonio Di Pietro - per tante ragioni vuoi politiche e vuoi di senso pratico delle cose».

Domenica di passione per Frattura

Chi pensava che Paolo Di Laura Frattura sarebbe riuscito in una solo settimana, dopo la proclamazione ufficiale, a varare la sua prima giunta sarà rimasto deluso. Non si tratta, però, di un passo falso, ma solo della consapevolezza di dover fare le cose per bene per far quadrare la sua macchina amministrativa. I problemi sono tanti e tali che non possono essere liquidati in tutta fretta. Del resto deve fare proprio i conti della serva per mettere quattro nomi dei partiti in altrettante caselle e dovendo, allo stesso tempo, lasciare fuori almeno un parito. Non vogliamo avventurarci, esercizio che risulterebbe non solo difficile ma soprattutto smentito dai fatti, in nomi. Lasciamo questa incombenza al neo governatore che si presenta a tutti molisani potendosi vantare di aver mandato a casa, dopo dodici anni consecutivi di governo, un signore di nome Michele Iorio.

sabato 23 marzo 2013

Maurizio Natale continua a vivere tra noi

«Un cuore grande e un amico sincero». A dire queste parole sintetiche quanto dirette è Antonietta Delle Monache, la mamma di Maurizio Natale, l’universitario di 22 anni di Monteodorisio, rimasto sotto le macerie del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009. Ieri mattina la sua scuola, che ha frequentato a Vasto conseguendo il diploma di geometra presso il Palizzi, gli ha voluto intitolare l’aula magna nel corso di una cerimonia che ha fatto vivere momenti di partecipata commozione. Un’immagine più delle altre ha dato il segno di come Maurizio vive tra quanti lo hanno conosciuto: «Tu che conosci il cielo saluta Dio per noi». 
Una decisione presa dall’intero Consiglio d’Istituto per ricordare un ragazzo che «ha saputo coniugare serietà e passione, coerenza e servizio agli altri». Il dirigente scolastico Gaetano Fuiano ha speso parole molto affettuose verso Maurizio «un alunno modello, che ha saputo e continua a comunicare e che nella sua breve e intesa vita si è impegnato nel civile, nell’associazionismo e nel volontariato lasciando un segno della sua presenza».

domenica 17 marzo 2013

Caro Silvio Berlusconi ti scrivo, così mi distraggo un po'

Gentilissimo Silvio Berlusconi,
è la prima volta che le scrivo. L’ho incontrata diverse volte quando aveva l’abitudine di frequentare più spesso questa regione per il terremoto di San Giuliano di Puglia o in alcune campagne elettorali. Frequento questa regione per motivi di lavoro. Però, a differenza di lei, ho imparato ad amare il Molise e in particolare i suoi abitanti. Gente laboriosa e affettuosa, che attribuisce all’amicizia un grande valore, non mercificabile.
Non avendo la possibilità di venire a Roma per intervistarla mi affido a questa mia, che pubblico anche sul piccolo quotidiano locale che dirigo, per farle alcune domande. Non mi legano ragioni né politiche, né di amicizia, né di famiglia, né commerciali al “fu senatore” Ulisse Di Giacomo. Non mi ha chiesto di perorare la sua causa. Da osservatore privilegiato di questa regione sento la necessità, più che il dovere, di capire e far capire ai miei lettori lo schiaffo che lei ha dato più che al suo segretario regionale a migliaia di molisani che hanno dato la fiducia al Pdl. Sono certo che, seppur ricoverato in un letto dell’ospedale San Raffaele, abbia avuto modo considerare che, per un macchinoso sistema elettorale, questa regione è stata privata di un deputato. Per la precisione a essere esclusa è stata Sabrina De Camillis  non riconfermata a Montecitorio, facendo così perdere un seggio al Pdl e al Molise, che invece ne doveva eleggere tre. 

venerdì 15 marzo 2013

Da Silvio Berlusconi nuova beffa al Molise

Il senatore Ulisse Di Giacomo
La storia di ripete. Silvio Berlusconi ha optato per il Molise preferendo questa regione per entrare a Palazzo Madama. E lo fa a spese del Molise che, in un colpo solo, perde entrambi i propri rappresentanti in Parlamento del Pdl e non ne avrà nemmeno uno del centrodestra. Ieri sera alle 20.48 quelle che sembravano solo ipotesi fantasiose hanno trovato l’amara conferma da un dispaccio dell’Agi: «A seguito della proclamazione di alcuni eletti in più Regioni, per il Senato, o Circoscrizioni, per la Camera, sono state esercitate le seguenti opzioni: in Senato, il presidente Silvio Berlusconi ha optato per il Molise e Lucio Barani per la Lombardia. Alla Camera, Angelino Alfano ha optato per la Circoscrizione Piemonte 1. Lo si legge in un comunicato del Pdl».  Fine della storia, che anzi si ripete sempre con Silvio Berlusconi che, a quanto pare ama il Molise. Come cinque anni fa quando alla Camera dei deputati lasciò a casa Quintino Pallante e ora la stessa mala sorte spetta a Ulisse Di Giacomo che dopo una legislatura resterà alla finestra. E a nulla è servito ricordare che lo sgarro veniva fatto al coordinatore regionale del Popolo della Libertà e grande estimatore del Cavaliere. Insomma il Molise è stato proprio preso per i fondelli da Berlusconi che sa quando è stato eletto in Molise non è mai più tornato nemmeno una volta nel suo collegio.   E’ uno schiaffo a una regione intera, ma soprattutto agli elettori del Pdl che, a giusta ragione, hanno dato il consenso anche per vedersi rappresentati da una persona con la quale potersi rapportare.  La storia, si è ripetuta in peggio, ma che beffa.                

domenica 10 marzo 2013

La settimana nel nuovo Pontefice

Da martedì pomeriggio i cardinali elettori si riuniranno in conclave per eleggere il nuovo pontefice. C’è un’atmosfera strana rispetto al coinvolgimento emotivo di poco meno di 8 anni fa quando si arrivò all’elezione di Joseph Ratzinger successore del defunto Carol Wojtyla.  Erano tempi diversi con motivazioni più forti, dopo il lungo e profetico ponteficato del papa polacco. Dalla cappella Sistina ci si aspetta, entro la fine della prossima settimana, la nuova guida spirituale per tutti i cattolici. Un papa nuovo che sappia ridare la carica a un popolo pellegrino che ha bisogno di un “faro nella notte” a cui guardare e ispirarsi. I fedeli molisani pregheranno per la fumata bianca. Magari sperando in una visita in questa terra, così accogliente e devota, del nuovo successore di Pietro. Molise che accolse il 19 marzo 1983 a Termoli e il 19 marzo 1995 a Campobasso e Castelpetroso Giovanni Paolo II. Per un soffio è saltata la visita di Benedetto XVI: era già tutto pronto. Senza fare  dispetto a chi non crede o a chi nutre scarsa considerazione per Santa Romana Chiesa, questa domenica le  mie quattro righe sono dedicate a colui che dovrà farsi carico di portare sulle proprie spalle il nuovo fardello. Preoccupati di dover professare per forza l’appartenenza a un partito o il sostegno a un leader politico ci appare quasi banale o, peggio ancora, disdicevole sussurrare il credere in un dono che si chiama fede. Faccio outing pregando per il nuovo pontefice, nella certezza che non sarò l’unico tra i lettori di questo giornale. 

domenica 3 marzo 2013

La prima domenica senza Michele Iorio

Per molti quella di oggi sarà una domenica diversa, la prima dopo una dozzina d’anni senza Michele Iorio come presidente della Regione. Nelle immediate ore successive più di qualche fedelissimo ha avuto momenti di scoramento, per aver perso il faro a cui aveva fatto riferimento in tutti questi anni. Crisi esistenziale per essersi identificati, in tutto e per tutto, in Iorio presidente-mentore. E oggi ne avvertiranno  più di altri la fine, dopo una lunga stagione al posto di comando. Ma la musica è diversa per volontà popolare, i cittadini hanno deciso che fosse ora di cambiare. Perché in democrazia è doverosa l’alternanza. Per sostituire più che il capo la sua pletora, che vivacchia e prospera all’ombra del potente di turno, prendendone le cattive abitudini e la presunzione di essere sì loro i detentori del potere. Ed è anche per questo che è giusto l’applicazione dello spoiling system per immettere aria fresca nei meccanismi amministrativi. Paolo Frattura non verrà meno a questo prerogativa. E forse proprio coloro che hanno perso per strada Iorio si sentiranno un po’ vuoti dentro. Ma la storia ci ha insegnato che morto un papa se ne fa un altro e chi ora sta piangendo il governatore uscente avrà presto la possibilità di consolarsi. E la storia si ripeterà ancora anche quando sarà la prima domenica senza  Frattura, ma perché ciò accada si dovrà aspettare del tempo.
Pino Cavuoti

giovedì 28 febbraio 2013

Quei 36.314 voti di differenza

Sono 36mila 314 i voti di differenza tra Paolo Frattura e Michele Iorio, pari al 18,90 per cento, che hanno segnato la fine di dodici ininterrotti anni di governo del centrodestra della Regione Molise. Numeri che danno il reale peso della vittoria del neo governatore che si può toccare nelle cifre. E non si può dire che sarebbe bastato un solo voto di scarto per cambiare il timore della guida degli uffici di via Genova. Questi numeri mettono al riparo da ogni possibile sortita dell’immancabile cittadino elettore e che blindano senza rischi non solo la vittoria limpida di Frattura, ma il futuro della Regione. Un risultato che non avevano preso in considerazione nemmeno gli strateghi più nascosti del centrosinistra. Una festa rinviata per una vittoria mancata per un soffio nel 2011 e che ora si concretizza con numeri di tutto rispetto. I molisani volevano dare un segnale chiaro e inequivocabile e ci sono riusciti affidando ora alla storia l’analisi quella dozzina di anni a guida Iorio.

mercoledì 27 febbraio 2013

La democrazia è sempre sovrana

Michele Iorio ha perso, Paolo Frattura ha vinto. Le urne hanno dato il loro responso inequivocabile, al termine di una  campagna elettorale che non ha risparmiato l’utilizzo anche di armi non convenzionali per abbattere l’avversario. I molisani - e il voto al Movimento 5 Stelle lo certifica qui come nel resto d’Italia -  hanno dato un messaggio chiaro e forte, che non deve essere decriptato da nessun guru della politica. Voglia di cambiamento, per una vera rivoluzione che non sarà quella di continuare come aveva cercato di riproporre Iorio. Si cambia pagina e nella maniera più diretta, in un paese democratico, per volontà popolare. Dopo 12 anni si cambia registro, in una regione che si era adagiata nel credere in un mondo colorato solo di azzurro. Ora l’arancione sarà utilizzato per tinteggiare gli uffici di via Genova dove prendere posto il nuovo presidente della Regione. Una partita che gli elettori hanno voluto giocare accettando una proposta di alternativa attraverso la rottamazione di Iorio. I problemi da risolvere sono tanti che richiedono soluzioni giuste e idonee.  

martedì 26 febbraio 2013

E se Grillo avesse favorito Iorio?

Prima di aver venduto la pelle di Iorio bisogna aspettare ancora un poco. Solo a urne aperte e iniziate le operazioni di scrutinio delle schede verdi si saprà finalmente cosa è accaduto. Iorio ci ha abituato ad evere sette vite come i gatti e non è detto che il miracolo non gli possa riuscire ancora una volta. Solo allora si potrà capire il destino di questa regione. In questo momento, ed è anche comprensibile,  Paolo Frattura si sente un po’ come i  cardinali che entrano in conclave con la certezza di diventare papa. Al momento Iorio sarebbe già fuori dai giochi se ci fermassimo  solo a dare fede agli instant poll Rai-Piepoli diffusi ieri, poco dopo le 15, che ci consegnano Frattura vincitore con un vantaggio di oltre il 20 per cento.   Il vento del cambiamento spira molto forte e Frattura nei fatti potrebbero rappresentarlo anche se aiutato da forze diverse. I grillini hanno dato segnali chiari e forti alla politica nazionale e regionale.  Il Movimento 5 Stelle ha raccolto le istanze della gente stanca dell’andazzo della politica, che non può più rimanere indifferente. Spallata dei “Grillo boys” che potrebbe avere rosicchiato energie alle forze anti Iorio sgonfiando, forse, proprio il centrosinistra rappresentato da Frattura. Gli sfiduciati sostenitori di Iorio ci sperano ancora, anche se ieri qualche impeto depressivo aveva colto più di qualcuno dopo le notizie annunciate dal servizio pubblico. I molisani hanno già scelto, bisogna solo avere un po’ di pazienza, ma tutto può ancora accadere. Il dubbio viene dall’incognita Romano che non può essere ancora quantificata considerato che al Senato nessuno gli ha dato credito e potrebbe ancora essere l’ago della bilancia.
Pino Cavuoti

domenica 24 febbraio 2013

I voti si contano o si pesano?

Ci accingiamo ad andare al seggio nella consapevolezza che questo turno elettorale è caratterizzato dalla massima incertezza. A dispetto dal recente passato mai come quest’anno, al di là dei sondaggi che continuano a creare apprensione o motivo di soddisfazione a seconda della posizione di rilievo della coalizione più gradita, l’urna nasconde, non si svela, confonde. Perché ci sono troppe incognite e variabili impazzite che faranno “saltare il banco”. Tanto a livello nazionale quanto locale con i grillini che saranno la novità annunciata. Lasciamo a più autorevoli editorialisti commentare le sorti romane e buttiamoci nella mischia per pensare alle cose di casa nostra. Sei i candidati in lizza per conquistare il diritto a governare per i prossimi cinque anni - anche se il sospetto che qualche ricorso possa subito partire all’indomani del voto - dalle calde e accoglienti stanze di via Genova. Personalmente ho una preferenza tra uno di loro: Paolo Di Laura Frattura, Antonio De Lellis, Angelo Michele Iorio, Camillo Colella, Massimo Romano e Antonio Federico.  Ho avuto modo di apprezzarne le doti umane e politiche. Non potrò votarlo perché sono iscritto nelle liste elettorali in Abruzzo, ma lo avrei fatto volentieri per poter dire magari di aver contribuito a farlo eleggere.  Nessuno di noi può esimersi dal voto. Ma ancor più da chiedere conto ai politici, negli anni a venire, di come questa delega sia stata utilizzata per il bene della comunità rappresentata. Andare a votare per misurare il nostro senso civico e il nostro spessore democratico.

domenica 17 febbraio 2013

«Iorio, il nostro presidente di ieri, oggi e domani»

«Iorio è il nostro presidente di ieri, di oggi e di domani». A dirlo è Greta Romani, giovane candidata alla Regionali nella circoscrizione di Campobasso dell’Udc, al cospetto del segretario nazionale del Partito, Lorenzo Cesa, e del presidente della Regione Michele Iorio. Ieri, quella che doveva essere una semplice conferenza stampa è poi diventato un incontro pubblico dell’Udc per abbracciare il suo segretario nazionale che ha molto a cuore il Molise a tal punto da essere anche disponibile - ma la dobbiamo prendere come una battuta - a entrare in Giunta regionale al fianco di Michele Iorio.
Si respirava un clima sereno ieri mattina all’hotel Meridiano a Termoli, che in questa campagna elettorale è diventato un po’ il crocevia della politica molisana, con la presenza dei candidati alle Politiche e alle Regionali del partito di Casini.
E’ stato Teresio Di Pietro, segretario regionale, a dare il saluto di benvenuto al leader nazionale ribadendo le ragioni per le quali l’Udc ha deciso di sostenere, ancora una volta, Michele Iorio. «Ogni decisione presa - ha spiegato Di Pietro - è stata presa con Roma  con la segreteria nazionale che è stata sempre informata su quanto stava accadendo in Molise. Ancora con Iorio per coerenza perché non si poteva fare altro dopo che un ricorso ha mandato a casa Michele Iorio. Ovunque siamo nel centrodestra in Molise con posizioni di rilievo nelle amministrazioni comunali e provinciali». Di Pietro ha speso parole dure nei confronti delle lobby che si sono create per mandare a casa Iorio con inversioni a 360 gradi rispetto a soli quindici mesi fa. «Noi dell’Udc non abbiamo venduto la nostra coerenza».

Settimana di passione verso il voto

Fra sette giorni urne aperte per il rinnovo del Parlamento e in Molise anche del Consiglio regionale. C’è ancora una grossa fetta di indecisi, oltre a un significativo aumento del numero di quanti non andranno a votare, in attesa di essere raggiunti dai candidati. Saranno gli ultimi giorni più difficili con più di uno che vi chiederà di essere votato. Vorrei dare un suggerimento a quanti, e penso non saranno pochi, che seppur contattati resteranno degli indecisi. Scorrendo internet è capitato di cliccare un sito che fa proprio al nostro caso. Attraverso un breve e semplice sondaggio online è possibile scoprire quale dei partiti candidati alla guida del Paese sono più vicini alle nostre posizioni. Venticinque domande proposte dall’associazione Openpolis: si parte dal finanziamento ai partiti, fino ad arrivare al problema delle carceri in Italia; nel mezzo si affrontano i temi più importanti all’ordine dell’agenda politica italiana, come la pressione fiscale (Imu compresa), il conflitto di interessi, i diritti degli omosessuali e la responsabilità civile dei magistrati.  Chi ha tempo ecco il sito: http://politiche2013.voisietequi.it      

sabato 16 febbraio 2013

L’Udc accoglie Lorenzo Cesa per sostenere Michele Iorio

Teresio Di Pietro, segretario regionale Udc Molise
Oggi il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, sarà a Termoli presso l’hotel Meridiano alle ore 10.30 per presentare tutti i candidati del partito per le elezioni regionali nonché per la Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Per il segretario regionale dell’Udc, Teresio Di Pietro, quello odierno è una ennesima conferma dell’attenzione a livello nazionale per quanto accade in Molise.  L’arrivo del segretario nazionale offre lo spunto per fare alcune riflessioni con Di Pietro per capire qual è il quadro politico attuale.
Segretario, la prima domanda che le vogliamo fare è legata alle ragioni per le quali, dopo un primo momento di riflessione critica, avete poi deciso con forza e all’unanimità di riconfermare la fiducia dell’Udc a Michele Iorio.
«Tutti sanno che noi torniamo a votare solo per meri cavilli giudiziari. Una legislatura interrotta in maniera traumatica e non per fatti politici. Pertanto, pur avendo qualche atteggiamento critico sull’operato del presidente Iorio, abbiamo ritenuto in maniera univoca di continuare la strada intrapresa anche in virtù del fatto che nel nostro Molise a livello amministrativo l’Udc collabora con tutte le istituzioni con il centrodestra. Quindi abbiamo ritenuto, con coerenza, e senza tatticismi, di continuare a sostenere il presidente Iorio con cui solo quattordici mesi fa aveva stretta un’alleanza ratificata a livello nazionale dalla segreteria del Partito, ma, ancor di più, dagli elettori molisani che in quell’occasione ci hanno dato quasi il 10 per cento dei consensi».
Eppure sembrava che eravate rimasti affascinati dalla sirena del centrosinistra di questa regione.
«Noi non siamo rimasti affascinati da nulla, ma eravamo disponibili a fare qualcosa di nuovo tipo ciò che è successo in Sicilia. Un progetto che però nel nostro Molise non è riuscito a decollare perché il Partito democratico locale era ancorato e fermo sulle posizioni di Frattura che ripeto non abbiamo mai avuto nulla contro la persona, ma se ci doveva essere discontinuità questa doveva essere totale e allora dovevamo cercare insieme un candidato davvero nuovo».

giovedì 14 febbraio 2013

Florindo D'Aimmo, un'eredità da non sciupare

Tanti i politici di ieri e altrettanti quelli di oggi, ma soprattutto tanti  suoi concittadini, quelli che lo incontravano per strada nelle sue lunghe passeggiate, hanno voluto salutare ieri mattina per l’ultima volta l’onorevole Florindo D’Aimmo. A 48 ore esatte dalle esequie della moglie Gilda, don Benito Giorgetta, parroco della chiesa di San Timoteo a Termoli, ha dovuto concelebrare il rito funebre per il commiato terreno del parlamentare termolese di cui non devono essere sciupata la sua ricca e colta eredità di uomo e di politico innamorato del Molise.
Usando un ossimoro è stato un bel funerale quello di Florindo D’Aimmo. Nella consapevolezza che la vita di ogni persona ha un inizio e una fine che nessuno può determinare, l’unica cosa che ci è data è segnare il tempo che vi intercorre. L’onorevole «il galantuomo della politica molisana», come ha detto nell’omelia don Benito, è riuscito a farlo con una vita dedicata al bene comune. Il sacerdote ha avuto parole d’affetto sentite, non di maniera, per la famiglia D’Aimmo e in particolare per Antonio, il figlio del parlamentare. «E’ stato molto bello l’altra sera. Ero nel mio ufficio - rivela  ai fedeli che lo ascoltavano con grande attenzione - e sento bussare. Vedo il volto solcato dalle lacrime di Antonio. Pensavo fosse venuto a scambiare qualche parola, ad esprimere  un ringraziamento per il funerale che avevamo appena celebrato della mamma. E invece deposita nel mio cuore un’espressione che ho curato e caldeggiato: “Don Benito è morto anche papà. Non sapevo dove andare e sono venuto qui”. E’ bello poter accogliere anche la tristezza di un dolore».

martedì 12 febbraio 2013

Benedetto XVI come il molisano Celestino V

L’annuncio delle dimissioni di Joseph Ratzinger ha creato un grande vuoto nei credenti. Un senso di smarrimento, per una decisione che solo con il passare delle ore potrà essere compreso nella sua profondità e nella sua dinamica di fede.  Siamo testimoni di un fatto storico che per certi versi ci regala una Chiesa forse più moderna. Ma soprattutto più umana, cosa che avevamo già imparato a scoprire con Giovanni Paolo II. Una forma di riscatto dopo una serie di scandali che sembravano aver messo in ginocchio la sua credibilità. Ora il papa tedesco ridà una carica di novità, di freschezza anche rispetto, ad esempio, alla politica che sembra non volersi rinnovare. Ma la rinuncia di Benedetto XVI richiama quella di Celestino V, avvenuta il 13 dicembre 1294. In tanti ieri hanno voluto ricordare l’eremita di Morrone anche se diversi, almeno altri quattro, avrebbero lasciato il soglio pontificio prima della morte.
Mi affido a una riflessione di Maria Grazia Lopardi, avvocato dello Stato a l’Aquila, che afferma che queste dimissioni sembrano congiungere le due epoche “aprendo il varco alla realizzazione dell’età dello Spirito, un’epoca di armonia e di pace”. La Lopardi ha dedicato diverse pubblicazioni a Celestino V e ai Templari e ricorda che il 28 aprile 2009 dopo il terremoto, Benedetto XVI si recò in visita nella Basilica di Collemaggio e fece un gesto molto significativo: depose il suo pallio sulle spoglie di Celestino “come a riconfermarlo a tutti gli effetti Pontefice”. Ratzinger ha imitato Celestino V “colui che ebbe il coraggio di rinunciare al più grande potere della cristianità”. La Lopardi non ha dubbi: “L’incontro con il Papa del Medio Evo deve aver profondamente toccato Ratzinger, che ha confermato la sua attenzione nei confronti di Celestino V comunicando ,con lettera del 26 ottobre 2009 al vescovo di Sulmona, il molisano mons. Angelo Spina, di voler visitare quella città in occasione dell’ottavo centenario della nascita di San Pietro Celestino, per il 4 luglio 2010. Quella visita pastorale fu fatta in onore dell’eremita del Morrone di cui Benedetto XVI ha richiamato la visione spirituale della Chiesa”. Quante volte la rinuncia di Ratzinger attraversa il Molise. Lo ha detto anche l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. Giancarlo Bregantini, nel suo messaggio vedendo un parallelo tra Clestino V e Benedetto XVI. Scrive l’arcivescovo: “Quanto avrà pianto! Ed il suo annuncio in latino è un grandissimo gesto per parlare al mondo. Anche Celestino V quando diede le dimissioni, organizzò il futuro del Conclave. Il 13 dicembre del 1294 diede le dimissioni ed il 24 dicembre dello stesso anno venne aperto il conclave. Così come si farà dopo il 28 Febbraio 2013. Non per la sua viltade, come si potrebbe interpretare ma per quella virtude, che sa dare a ogni età della vita il meglio di sé, sempre pronti a servire la Chiesa, sia quando ci chiama ad operare sia quando ci richiede la sosta nell’agire. Sempre compiendo la volontà di Dio, in tutte le cose ed in tutti i luoghi. Perché in quella volontade sia la nostra pace”.
Pino Cavuoti

mercoledì 30 gennaio 2013

Banca Popolare delle Province Molise in crescita

Si avvertono nelle famiglie e nelle imprese le difficoltà di una crisi economica che continua a far sentire i suoi effetti. Per parlare di questi argomenti abbiamo inconttrato il dott. Pompeo Fanelli, direttore generale della Banca Popolare delle Province Molisane, al quale abbiamo posto qualche domanda sull’andamento della banca molisana, sulle prospettive economiche della nostra regione e, in generale, sul complesso rapporto tra banche ed imprese.
La Bppm è l’unica banca popolare con sede e direzione generale in Molise, quindi rappresenta un osservatorio importante e qualificato per la valutazione dell’attuale stato di salute economica della nostra regione. La Bppm ha cominciato ad operare nel 2007 e, in pochi anni, ha conseguito importanti risultati economici e di crescita. La banca è osservata con attenzione anche al di fuori della regione  per il suo efficiente modello organizzativo che è stato oggetto di studio presso alcune università italiane.
Direttore Fanelli, innanzitutto partiamo dalla sua Banca. Come avete chiuso il 2012?
«La nostra banca, nonostante il periodo di crisi, ha chiuso molto bene il bilancio 2012, ancora in fase di redazione, con dati volumetrici crescenti e con una buona performance economica. Il risultato lordo di gestione è ormai significativo e il risultato ante imposte è ampiamente positivo, cosa che per una banca che ha da poco finito lo startup rappresenta un dato molto importante e difficile da conseguire. I coefficienti di solidità patrimoniale sono di gran lunga superiori alla media del sistema. Vi è stato un ulteriore incremento del capitale sociale grazie alle sottoscrizioni dei nuovi soci e le nostre azioni sono attualmente scambiate con un sovrapprezzo del 25% sul valore nominale. Ricordo che negli ultimi anni il valore delle azioni di importanti banche italiane è sceso in molti casi anche al di sotto del 90%».
In un momento in cui le banche chiudono filiali un poco dappertutto voi come vi state muovendo?
«Noi apriremo la filiale di Termoli il prossimo settembre per essere maggiormente presenti sulla costa dove già abbiamo numerosi soci. Ai clienti del posto offriremo i nostri prodotti che sono semplici, sicuri e convenienti, come i nostri conti correnti a zero spese, il conto contante che remunera i risparmi fino al 4% e i  prestiti e i mutui che hanno tassi  più bassi della concorrenza».
La vostra banca  sta aiutando il territorio?
«Lo stiamo facendo da quando siamo partiti con impegno, dedizione e passione. Se non ci fossimo stati noi, molte aziende avrebbero già chiuso da un pezzo. Ormai, assicuriamo sostegno finanziario a tantissime imprese e famiglie che da noi trovano risposte e assistenza».
Ma è difficile fare banca in Molise?
«Sì, abbastanza, perché non viviamo in un contesto ricco né ad alta densità abitativa e questo certamente non aiuta. Abbiamo comunque operato con assoluta prudenza tenendoci lontani anni luce dalla politica che è deleteria per le banche e da chi poteva immaginare di poter utilizzare la banca locale magari per i propri scopi personali. Tutto ciò ci ha consentito di conseguire importanti risultati».
Siete in grado di sostenere la concorrenza delle grandi banche?
«Noi, come istituto locale, non risentiamo molto della concorrenza delle grandi banche presenti sul territorio in quanto abbiamo la testa pensante in Molise mentre le altre banche hanno in Molise solo filiali e questo ci avvantaggia non poco in termini di competitività. Noi facciamo un’attività di supporto alle piccole aziende che rappresentano la quasi totalità delle imprese molisane. Riteniamo di farlo abbastanza bene  perché conosciamo il territorio e quindi non solo consideriamo i dati di bilancio ma diamo molto peso anche alla storia e alla serietà imprenditoriale del richiedente. Questo ci consente, grazie anche alla flessibilità tipica di una piccola struttura come la nostra, di riuscire ad attrarre numerosa nuova clientela».
Oggi si stanno riscoprendo le banche locali, come mai questo fenomeno?
«Quando nel 2001 avviammo la sottoscrizione per la costituzione della banca, ci presero per pazzi dicendo che era anacronistico creare una banca in un’epoca di grandi aggregazioni bancarie. Quelle persone evidentemente sbagliavano alla grande. La piccola dimensione delle aziende italiane e soprattutto di quelle molisane fa chiaramente intuire che non servono solo le grandi banche per muovere i capitali sul territorio. Peraltro, l’esempio della Germania è evidente perché ha storicamente basato molto la sua crescita  su una significativa rete di banche locali. Oggi, nel nostro paese,  vi è un  disperato bisogno di banche locali in grado di supportare adeguatamente le aziende e le famiglie, di banche che facciano banca come noi, cioè in modo tradizionale, con l’obiettivo di creare valore per il territorio, i soci e i clienti».
Il Monte dei Paschi sembra essere l’esempio di una banca territoriale che ha cominciato ad avere problemi quando ha iniziato a crescere a dismisura e a porre in essere operazioni finanziarie sempre più  speculative. Cosa ne pensa di quello che sta succedendo in questi giorni?
«MPS è stata sempre una banca ricca e nei secoli  è stata determinate per lo sviluppo di Siena e della Toscana. Poi le ambizioni personali di qualcuno e i perversi collegamenti con la politica  hanno messo ko l’istituto. Questa vicenda deve farci riflettere sul fatto che non necessariamente crescendo si crea valore e che spesso una dimensione più piccola può servire meglio il territorio circostante».
Passando alla  situazione economica regionale come la vede oggi?
«La situazione locale è molto pesante, si è sbagliato molto in termini di programmazione e allocazione delle risorse. Sono stati bruciati considerevoli capitali nel tentativo di sostenere aziende malate senza nessuna prospettiva di sviluppo. Oggi si lascia in eredità ai giovani gli enormi problemi che conosciamo: disavanzo nella sanità, servizi pubblici inefficienti, una macchina amministrativa che fa acqua da tutte le parti, incertezza nel futuro, ma, soprattutto, quello che è peggio, è che sono state sprecate un mare di opportunità che avrebbero potuto farci vivere meglio ed avrebbero evitato a molti giovani di andare fuori regione o fuori dall’Italia per trovare lavoro».
Quali sono le prospettive delle aziende e delle famiglie molisane in questa crisi?
«Il periodo è difficilissimo per gli operatori economici e per le famiglie. Le aziende chiudono e i dipendenti restano a casa senza lavoro in una situazione che si sta avvitando sempre di più anche a causa di una esagerata e a volte ottusa ed iniqua pressione fiscale che ha smorzato fortemente i consumi. In un periodo di crisi come questo vengono maggiormente a galla i problemi delle nostre amministrazioni pubbliche che non riescono a far fronte ai propri impegni di pagamento nei confronti delle aziende, creando nelle stesse forti tensioni finanziarie. In un contesto così depresso e con i problemi generali esistenti, le banche più grandi non hanno la forza di assistere come prima le aziende, generando fenomeni di amplificazione delle fluttuazioni cicliche, la cosidetta prociclicità. Tutto ciò rappresenta una miscela esplosiva.  Pensando alla nostra minuscola regione, forse un chiaro ritorno alle tradizioni con iniziative politiche tese a sostenere quei settori maggiormente interconnessi con la nostra storia e il nostro territorio potrebbero farci cogliere l’auspicata ripresa del ciclo economico che da qualche analisi comincia a vedersi posizionata sul finire del 2013 o nei primi mesi del 2014».

Incandidabilità e lana caprina

Ciò che abbiamo visto è solo poca cosa rispetto ai reali effetti  dell’applicazione del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 che stabilisce le disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190. In sede di prima applicazione, avvenuta in queste elezioni politiche e regionali, si è visto  ciò che potrà essere. Con la cancellazione dalle liste per incandidabilità di Miniscalco, che questa mattina spiegherà le sue ragioni, si è avuto la percezione delle reali conseguenze del decreto, che saranno ancora più amplificate con le amministrative di maggio. Una ulteriore prova è l’accanimento, questa volta dell’immancabile cittadino elettorale, nei confronti di Vincenzo Niro che ha tutte le ragioni per sentirsi vittima di attacchi rispetto a una vicenda morta e sepolta. Del resto se all’atto dell’accettazione della candidatura ha dovuto sottoscrivere una dichiarazione con la quale ha affermato di non essere nelle condizioni ostative del succitato decreto non sarà stato suicida a tal punto da dichiarare il falso, con il rischio di conseguenze penali. Più che di liste pulite qualcuno ha interesse a gettare fango: ma si può pensare di far perdere l’avversario così?         

martedì 29 gennaio 2013

Caos molisano

Per quanto possano essere difficili da interpretare le norme in materia elettorale, il “caso molisano” rischia di far andare ancora una volta il Molise nel caos. Non si riesce a far andare, con velocità regolare, la macchina organizzativa del voto. Regionali che partono sempre con una corsa a handicap. Ricorsi, annullamento di liste e candidati. Una serie infinita di ostacoli che si contrappongono tra il diritto dei cittadini a esprimersi e i criteri di presentazione delle liste, che ogni volta diventa una specie di estrazione di numeri al Lotto. A prescindere da cosa deciderà la commissione elettorale regionale e di come verrà risolta la questione sub judice è facile pensare che ci sarà sempre dietro l’angolo il cittadino elettore di turno pronto a presentare ricorso. E’ accaduto per le Regionali del 2000 e 2011,  potrà accadere ancora una volta, non lo si può escludere. Eventi che condizionano dal punto di vista psicologico una contesa che merita di essere disputata nel migliore dei modi, per consegnare ai cittadini la scegliere la migliore squadra. Dura lex, sed lex. E’ il caso di dirlo. Le norme parlano chiaro.  Qualcuno che se ne intende di codici e codicilli commenta che le leggi vanno rispettate e se i più hanno fatto bene vuol pure dire che leggendo bene si poteva anche evitare di sbagliare. Ma perché accade sempre da queste parti?
Pino Cavuoti

sabato 26 gennaio 2013

Mario Pietracupa, un esempio di antipolitica?

Mario Pietracupa
Il gran rifiuto del presidente del Consiglio regionale Mario Pietracupa si è consumato in una sala dell’hotel San Giorgio a Campobasso. Lui e i suoi colleghi dell’Adc, Riccardo Tamburro e Vincenzo Bizzarro, nella campagna elettorale che inizia ufficialmente dopo mezzogiorno, saranno dei semplici spettatori. Una decisione - come ha tenuto a evidenziare nel corso della conferenza stampa al cui fianco c’era Paolo Di Laura Frattura - presa prima ancora di far partire questa corsa per far vincere le elezioni al centrosinistra, quello che fino a ieri era il suo avversario naturale. Una decisione già cristalizzata: addio a Palazzo Santoro in compagnia dei suoi amici di avventura. Pietracupa, volto sorridente e piglio fermo, è convinto che il mezzo passo percorso vuol diventare un esempio di vera rivoluzione della politica, quella che fino a ora ha condiviso e praticato. Il suo essere antipolitico si realizzerebbe nel rifiutare ciò che è un principio antico del fare la politica: il compromesso. Dando una lezione a quanti resterebbero nell’agone. Pietracupa vuol dare «un contributo alla mia gente da uomo libero» da cittadino molisano. Un passo indietro che dovrebbe favorire il ritorno alla serenità nella sinistra più a sinistra della coalizione di Di Laura Frattura, la quale vedeva un grosso pericolo alla propria immagine annoverare nel listino e nelle liste Pietracupa, il cognato di Patriciello e l’uomo delle mille battaglie di Iorio. Un impresentabile per più di qualcuno che invece di intravedere nell’allargamento della base elettorale un’opportunità di vittoria ha mal digerito l’impegno del candidato presidente Di Laura Frattura. Pietracupa ha deciso in maniera saggia e profetica di togliersi di mezzo. E per rafforzare questa sua scelta “già scritta da tempo” ha chiamato in suo soccorso Giovanni XXIII che ci «sono molte più le cose che ci uniscono, di quelle che ci dividono». E Pietracupa ha privilegiato l’impegno del politico saggio e un po’ cinese di guardare il fiume e lo scorrere dell’acqua.
Pino Cavuoti