giovedì 28 febbraio 2013

Quei 36.314 voti di differenza

Sono 36mila 314 i voti di differenza tra Paolo Frattura e Michele Iorio, pari al 18,90 per cento, che hanno segnato la fine di dodici ininterrotti anni di governo del centrodestra della Regione Molise. Numeri che danno il reale peso della vittoria del neo governatore che si può toccare nelle cifre. E non si può dire che sarebbe bastato un solo voto di scarto per cambiare il timore della guida degli uffici di via Genova. Questi numeri mettono al riparo da ogni possibile sortita dell’immancabile cittadino elettore e che blindano senza rischi non solo la vittoria limpida di Frattura, ma il futuro della Regione. Un risultato che non avevano preso in considerazione nemmeno gli strateghi più nascosti del centrosinistra. Una festa rinviata per una vittoria mancata per un soffio nel 2011 e che ora si concretizza con numeri di tutto rispetto. I molisani volevano dare un segnale chiaro e inequivocabile e ci sono riusciti affidando ora alla storia l’analisi quella dozzina di anni a guida Iorio.

mercoledì 27 febbraio 2013

La democrazia è sempre sovrana

Michele Iorio ha perso, Paolo Frattura ha vinto. Le urne hanno dato il loro responso inequivocabile, al termine di una  campagna elettorale che non ha risparmiato l’utilizzo anche di armi non convenzionali per abbattere l’avversario. I molisani - e il voto al Movimento 5 Stelle lo certifica qui come nel resto d’Italia -  hanno dato un messaggio chiaro e forte, che non deve essere decriptato da nessun guru della politica. Voglia di cambiamento, per una vera rivoluzione che non sarà quella di continuare come aveva cercato di riproporre Iorio. Si cambia pagina e nella maniera più diretta, in un paese democratico, per volontà popolare. Dopo 12 anni si cambia registro, in una regione che si era adagiata nel credere in un mondo colorato solo di azzurro. Ora l’arancione sarà utilizzato per tinteggiare gli uffici di via Genova dove prendere posto il nuovo presidente della Regione. Una partita che gli elettori hanno voluto giocare accettando una proposta di alternativa attraverso la rottamazione di Iorio. I problemi da risolvere sono tanti che richiedono soluzioni giuste e idonee.  

martedì 26 febbraio 2013

E se Grillo avesse favorito Iorio?

Prima di aver venduto la pelle di Iorio bisogna aspettare ancora un poco. Solo a urne aperte e iniziate le operazioni di scrutinio delle schede verdi si saprà finalmente cosa è accaduto. Iorio ci ha abituato ad evere sette vite come i gatti e non è detto che il miracolo non gli possa riuscire ancora una volta. Solo allora si potrà capire il destino di questa regione. In questo momento, ed è anche comprensibile,  Paolo Frattura si sente un po’ come i  cardinali che entrano in conclave con la certezza di diventare papa. Al momento Iorio sarebbe già fuori dai giochi se ci fermassimo  solo a dare fede agli instant poll Rai-Piepoli diffusi ieri, poco dopo le 15, che ci consegnano Frattura vincitore con un vantaggio di oltre il 20 per cento.   Il vento del cambiamento spira molto forte e Frattura nei fatti potrebbero rappresentarlo anche se aiutato da forze diverse. I grillini hanno dato segnali chiari e forti alla politica nazionale e regionale.  Il Movimento 5 Stelle ha raccolto le istanze della gente stanca dell’andazzo della politica, che non può più rimanere indifferente. Spallata dei “Grillo boys” che potrebbe avere rosicchiato energie alle forze anti Iorio sgonfiando, forse, proprio il centrosinistra rappresentato da Frattura. Gli sfiduciati sostenitori di Iorio ci sperano ancora, anche se ieri qualche impeto depressivo aveva colto più di qualcuno dopo le notizie annunciate dal servizio pubblico. I molisani hanno già scelto, bisogna solo avere un po’ di pazienza, ma tutto può ancora accadere. Il dubbio viene dall’incognita Romano che non può essere ancora quantificata considerato che al Senato nessuno gli ha dato credito e potrebbe ancora essere l’ago della bilancia.
Pino Cavuoti

domenica 24 febbraio 2013

I voti si contano o si pesano?

Ci accingiamo ad andare al seggio nella consapevolezza che questo turno elettorale è caratterizzato dalla massima incertezza. A dispetto dal recente passato mai come quest’anno, al di là dei sondaggi che continuano a creare apprensione o motivo di soddisfazione a seconda della posizione di rilievo della coalizione più gradita, l’urna nasconde, non si svela, confonde. Perché ci sono troppe incognite e variabili impazzite che faranno “saltare il banco”. Tanto a livello nazionale quanto locale con i grillini che saranno la novità annunciata. Lasciamo a più autorevoli editorialisti commentare le sorti romane e buttiamoci nella mischia per pensare alle cose di casa nostra. Sei i candidati in lizza per conquistare il diritto a governare per i prossimi cinque anni - anche se il sospetto che qualche ricorso possa subito partire all’indomani del voto - dalle calde e accoglienti stanze di via Genova. Personalmente ho una preferenza tra uno di loro: Paolo Di Laura Frattura, Antonio De Lellis, Angelo Michele Iorio, Camillo Colella, Massimo Romano e Antonio Federico.  Ho avuto modo di apprezzarne le doti umane e politiche. Non potrò votarlo perché sono iscritto nelle liste elettorali in Abruzzo, ma lo avrei fatto volentieri per poter dire magari di aver contribuito a farlo eleggere.  Nessuno di noi può esimersi dal voto. Ma ancor più da chiedere conto ai politici, negli anni a venire, di come questa delega sia stata utilizzata per il bene della comunità rappresentata. Andare a votare per misurare il nostro senso civico e il nostro spessore democratico.

domenica 17 febbraio 2013

«Iorio, il nostro presidente di ieri, oggi e domani»

«Iorio è il nostro presidente di ieri, di oggi e di domani». A dirlo è Greta Romani, giovane candidata alla Regionali nella circoscrizione di Campobasso dell’Udc, al cospetto del segretario nazionale del Partito, Lorenzo Cesa, e del presidente della Regione Michele Iorio. Ieri, quella che doveva essere una semplice conferenza stampa è poi diventato un incontro pubblico dell’Udc per abbracciare il suo segretario nazionale che ha molto a cuore il Molise a tal punto da essere anche disponibile - ma la dobbiamo prendere come una battuta - a entrare in Giunta regionale al fianco di Michele Iorio.
Si respirava un clima sereno ieri mattina all’hotel Meridiano a Termoli, che in questa campagna elettorale è diventato un po’ il crocevia della politica molisana, con la presenza dei candidati alle Politiche e alle Regionali del partito di Casini.
E’ stato Teresio Di Pietro, segretario regionale, a dare il saluto di benvenuto al leader nazionale ribadendo le ragioni per le quali l’Udc ha deciso di sostenere, ancora una volta, Michele Iorio. «Ogni decisione presa - ha spiegato Di Pietro - è stata presa con Roma  con la segreteria nazionale che è stata sempre informata su quanto stava accadendo in Molise. Ancora con Iorio per coerenza perché non si poteva fare altro dopo che un ricorso ha mandato a casa Michele Iorio. Ovunque siamo nel centrodestra in Molise con posizioni di rilievo nelle amministrazioni comunali e provinciali». Di Pietro ha speso parole dure nei confronti delle lobby che si sono create per mandare a casa Iorio con inversioni a 360 gradi rispetto a soli quindici mesi fa. «Noi dell’Udc non abbiamo venduto la nostra coerenza».

Settimana di passione verso il voto

Fra sette giorni urne aperte per il rinnovo del Parlamento e in Molise anche del Consiglio regionale. C’è ancora una grossa fetta di indecisi, oltre a un significativo aumento del numero di quanti non andranno a votare, in attesa di essere raggiunti dai candidati. Saranno gli ultimi giorni più difficili con più di uno che vi chiederà di essere votato. Vorrei dare un suggerimento a quanti, e penso non saranno pochi, che seppur contattati resteranno degli indecisi. Scorrendo internet è capitato di cliccare un sito che fa proprio al nostro caso. Attraverso un breve e semplice sondaggio online è possibile scoprire quale dei partiti candidati alla guida del Paese sono più vicini alle nostre posizioni. Venticinque domande proposte dall’associazione Openpolis: si parte dal finanziamento ai partiti, fino ad arrivare al problema delle carceri in Italia; nel mezzo si affrontano i temi più importanti all’ordine dell’agenda politica italiana, come la pressione fiscale (Imu compresa), il conflitto di interessi, i diritti degli omosessuali e la responsabilità civile dei magistrati.  Chi ha tempo ecco il sito: http://politiche2013.voisietequi.it      

sabato 16 febbraio 2013

L’Udc accoglie Lorenzo Cesa per sostenere Michele Iorio

Teresio Di Pietro, segretario regionale Udc Molise
Oggi il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, sarà a Termoli presso l’hotel Meridiano alle ore 10.30 per presentare tutti i candidati del partito per le elezioni regionali nonché per la Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Per il segretario regionale dell’Udc, Teresio Di Pietro, quello odierno è una ennesima conferma dell’attenzione a livello nazionale per quanto accade in Molise.  L’arrivo del segretario nazionale offre lo spunto per fare alcune riflessioni con Di Pietro per capire qual è il quadro politico attuale.
Segretario, la prima domanda che le vogliamo fare è legata alle ragioni per le quali, dopo un primo momento di riflessione critica, avete poi deciso con forza e all’unanimità di riconfermare la fiducia dell’Udc a Michele Iorio.
«Tutti sanno che noi torniamo a votare solo per meri cavilli giudiziari. Una legislatura interrotta in maniera traumatica e non per fatti politici. Pertanto, pur avendo qualche atteggiamento critico sull’operato del presidente Iorio, abbiamo ritenuto in maniera univoca di continuare la strada intrapresa anche in virtù del fatto che nel nostro Molise a livello amministrativo l’Udc collabora con tutte le istituzioni con il centrodestra. Quindi abbiamo ritenuto, con coerenza, e senza tatticismi, di continuare a sostenere il presidente Iorio con cui solo quattordici mesi fa aveva stretta un’alleanza ratificata a livello nazionale dalla segreteria del Partito, ma, ancor di più, dagli elettori molisani che in quell’occasione ci hanno dato quasi il 10 per cento dei consensi».
Eppure sembrava che eravate rimasti affascinati dalla sirena del centrosinistra di questa regione.
«Noi non siamo rimasti affascinati da nulla, ma eravamo disponibili a fare qualcosa di nuovo tipo ciò che è successo in Sicilia. Un progetto che però nel nostro Molise non è riuscito a decollare perché il Partito democratico locale era ancorato e fermo sulle posizioni di Frattura che ripeto non abbiamo mai avuto nulla contro la persona, ma se ci doveva essere discontinuità questa doveva essere totale e allora dovevamo cercare insieme un candidato davvero nuovo».

giovedì 14 febbraio 2013

Florindo D'Aimmo, un'eredità da non sciupare

Tanti i politici di ieri e altrettanti quelli di oggi, ma soprattutto tanti  suoi concittadini, quelli che lo incontravano per strada nelle sue lunghe passeggiate, hanno voluto salutare ieri mattina per l’ultima volta l’onorevole Florindo D’Aimmo. A 48 ore esatte dalle esequie della moglie Gilda, don Benito Giorgetta, parroco della chiesa di San Timoteo a Termoli, ha dovuto concelebrare il rito funebre per il commiato terreno del parlamentare termolese di cui non devono essere sciupata la sua ricca e colta eredità di uomo e di politico innamorato del Molise.
Usando un ossimoro è stato un bel funerale quello di Florindo D’Aimmo. Nella consapevolezza che la vita di ogni persona ha un inizio e una fine che nessuno può determinare, l’unica cosa che ci è data è segnare il tempo che vi intercorre. L’onorevole «il galantuomo della politica molisana», come ha detto nell’omelia don Benito, è riuscito a farlo con una vita dedicata al bene comune. Il sacerdote ha avuto parole d’affetto sentite, non di maniera, per la famiglia D’Aimmo e in particolare per Antonio, il figlio del parlamentare. «E’ stato molto bello l’altra sera. Ero nel mio ufficio - rivela  ai fedeli che lo ascoltavano con grande attenzione - e sento bussare. Vedo il volto solcato dalle lacrime di Antonio. Pensavo fosse venuto a scambiare qualche parola, ad esprimere  un ringraziamento per il funerale che avevamo appena celebrato della mamma. E invece deposita nel mio cuore un’espressione che ho curato e caldeggiato: “Don Benito è morto anche papà. Non sapevo dove andare e sono venuto qui”. E’ bello poter accogliere anche la tristezza di un dolore».

martedì 12 febbraio 2013

Benedetto XVI come il molisano Celestino V

L’annuncio delle dimissioni di Joseph Ratzinger ha creato un grande vuoto nei credenti. Un senso di smarrimento, per una decisione che solo con il passare delle ore potrà essere compreso nella sua profondità e nella sua dinamica di fede.  Siamo testimoni di un fatto storico che per certi versi ci regala una Chiesa forse più moderna. Ma soprattutto più umana, cosa che avevamo già imparato a scoprire con Giovanni Paolo II. Una forma di riscatto dopo una serie di scandali che sembravano aver messo in ginocchio la sua credibilità. Ora il papa tedesco ridà una carica di novità, di freschezza anche rispetto, ad esempio, alla politica che sembra non volersi rinnovare. Ma la rinuncia di Benedetto XVI richiama quella di Celestino V, avvenuta il 13 dicembre 1294. In tanti ieri hanno voluto ricordare l’eremita di Morrone anche se diversi, almeno altri quattro, avrebbero lasciato il soglio pontificio prima della morte.
Mi affido a una riflessione di Maria Grazia Lopardi, avvocato dello Stato a l’Aquila, che afferma che queste dimissioni sembrano congiungere le due epoche “aprendo il varco alla realizzazione dell’età dello Spirito, un’epoca di armonia e di pace”. La Lopardi ha dedicato diverse pubblicazioni a Celestino V e ai Templari e ricorda che il 28 aprile 2009 dopo il terremoto, Benedetto XVI si recò in visita nella Basilica di Collemaggio e fece un gesto molto significativo: depose il suo pallio sulle spoglie di Celestino “come a riconfermarlo a tutti gli effetti Pontefice”. Ratzinger ha imitato Celestino V “colui che ebbe il coraggio di rinunciare al più grande potere della cristianità”. La Lopardi non ha dubbi: “L’incontro con il Papa del Medio Evo deve aver profondamente toccato Ratzinger, che ha confermato la sua attenzione nei confronti di Celestino V comunicando ,con lettera del 26 ottobre 2009 al vescovo di Sulmona, il molisano mons. Angelo Spina, di voler visitare quella città in occasione dell’ottavo centenario della nascita di San Pietro Celestino, per il 4 luglio 2010. Quella visita pastorale fu fatta in onore dell’eremita del Morrone di cui Benedetto XVI ha richiamato la visione spirituale della Chiesa”. Quante volte la rinuncia di Ratzinger attraversa il Molise. Lo ha detto anche l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. Giancarlo Bregantini, nel suo messaggio vedendo un parallelo tra Clestino V e Benedetto XVI. Scrive l’arcivescovo: “Quanto avrà pianto! Ed il suo annuncio in latino è un grandissimo gesto per parlare al mondo. Anche Celestino V quando diede le dimissioni, organizzò il futuro del Conclave. Il 13 dicembre del 1294 diede le dimissioni ed il 24 dicembre dello stesso anno venne aperto il conclave. Così come si farà dopo il 28 Febbraio 2013. Non per la sua viltade, come si potrebbe interpretare ma per quella virtude, che sa dare a ogni età della vita il meglio di sé, sempre pronti a servire la Chiesa, sia quando ci chiama ad operare sia quando ci richiede la sosta nell’agire. Sempre compiendo la volontà di Dio, in tutte le cose ed in tutti i luoghi. Perché in quella volontade sia la nostra pace”.
Pino Cavuoti