domenica 15 settembre 2013

Palazzo Moffa accerchiato

Palazzo Moffa è accerchiato. Da chi vuol mettere mano alla riduzione dei costi della politica e in particolare agli stipendi degli eletti. Viene annunciato un progetto di legge di iniziativa popolare. Ora si sono fatti di nuovo sotto due sindaci trignini non certo teneri come Gigino D’Angelo e Domenico Di Lisa. I primi cittadini di Montefalcone del Sannio e Roccavivara presenteranno la prossima settimana una loro proposta per ridurre il mensile degli inquilini di Palazzo Moffa. Il loro ragionamento non fa una grinza: sono troppi i soldi che vengono corrisposti agli assessori e ai consiglieri regionali. E non si tratta di frasi fratte, di populismo  delle peggiore specie. E che gli eletti siano diventati sordi, anche gli ultimi arrivati con le dovute eccezioni, lo si può intuire dal tentativo di nascondere, ad esempio, l’argomento art. 7 (portaborse) per poi essere recuperato in curva da Niro e Frattura. Ai consiglieri viene chiesta maturità e consapevolezza che la gente vuole anche esempi veri. Altrimenti è meglio che si abituino all’idea di essere circondati.   

domenica 8 settembre 2013

Avviso ai naviganti

Prima Scarabeo, poi Cannata, ora Totaro. Contrasti verbali nella maggioranza di centrosinistra e non solo, con vedute diverse sul da farsi a cui ha fatto seguito l’immediata presa di posizione di Frattura. Un intervento in tackle per far capire che non può essere consentito a nessuno di prendere posizione senza aver concordato prima con il governatore. Come si suol dire due indizi che fanno una prova. Una dimostrazione che Frattura non è quel pezzo di legno messo a sedere su una poltrona in via Genova, il quale anzi ha capacità di azione e di decisionismo. L’unica sensazione che si ha nelle risposte rese ai vari Scarabeo, Cannata e Totaro e che abbia usato un modo troppo diretto, come se le cose dette e scritte l’abbiamo toccato nell’intimo, in maniera profonda, come se fossero cose personali. Ma forse la spiegazione è molto più semplice: è solo la dimostrazione che non vuol concedere proscenio a nessuno se ciò, in qualche modo, può offrire l’immagine di un governo regionale debole e frammentato. A meno che non ci siano problemi più profondi i quali al momento sfuggono a chi non è nelle sacre stanze.                                                     
Pino Cavuoti

domenica 1 settembre 2013

Tre anni dopo

Cari lettori,
tre anni fa questo foglio ha fatto il suo debutto in edicola. Nasceva con tanti buoni propositi e, come tutte le cose nuove,  si cominciava con tante speranze forti del contributo di professionalità importanti nel panorama editoriale regionale. Di acqua e di colleghi ne sono passati, ne sono arrivati di nuovi e tanti altri sono andati via. Difficoltà ne abbiamo avute e ne continuiamo ad avere, ma per grazia di Dio e il sostegno di qualche amico, siamo ancora oggi qui a dialogare con voi. Anche in questa domenica. L’aria che si respira non è buona per nessuno, tanto meno per chi produce informazione. La carta stampata sta conoscendo una stagione fredda, anzi glaciale. E a dispetto di chi crede che prima o poi ci sarà la fine dei giornali così come siamo abituati a leggere, ritengo che ci sia ancora la possibilità di restare in edicola. Certo con il sempre più importante apporto della rete, che cosente di utilizzare in tempo reale il contributo della gente comune la quale anche con un semplice scatto rubato per strada fa informazione. Forse anche più delle parole scritte. Ma torniamo a noi, a i Fatti del nuovo Molise. Tre anni. E per capire nella situazione nella quale ci troviamo voglio paragonare questo giornale a un bimbo di tre anni. Quante volte avrete letto di un’impresa che  superando i 18 anni di attività diventa maggiorenne quindi il paragone ci sta tutto. I Fatti del nuovo Molise: un bimbo di appena 3 anni. Ho chiesto a  Luca Mancini, pediatra ospedaliero a Milano, di sintetizzare in poche righe qual è la condizione di un bambino con questa età. Mi ha scritto: usa la struttura grammaticale dell’adulto (singolare, plurale, maschile, femminile, articolo, avverbi, ecc); articola frasi di quattro o più parole; sa farsi capire; va in triciclo; conosce il suo nome, età e sesso; disegna un cerchio; si sbottona i vestiti; ripete tre numeri; comincia a svestirsi, controlla gli sfinteri. Bene. Nel leggere questa sintesi molto chiara e comprensibile arrivo alla considerazione che vorrei fosse meditata e fatta vostra. E anticipo le conclusioni alle quali vorrei arrivaste possibilmente con me. I Fatti del nuovo Molise non è ancora abbastanza grande da poter essere in grado di camminare. Chi sinora ci ha sostenuto, perché le sole vendite in edicola o la raccolta pubblicitaria non sono sufficienti a farci vivere - e ve ne sarete accorti quando per qualche giorno abbiamo usato solo internet per farci leggere - ha deciso di allargare la base sociale. Un passo imprenditoriale che dovrebbe dare ossigeno a un progetto editoriale da migliorare e implementare con idee e uomini nuovi. Se mi guardo indietro riesco a sentire i brividi sulla pelle perché rivedo le facce delle persone che hanno condiviso questo progetto. Non è andata con qualcuno come doveva essere. Non tutte le ciambelle escono con il buco. Ma nel nostro piccolo abbiamo provato a dare un (non)senso all’informazione. Questo progetto può avere un futuro. Perché oltre agli uomini le idee per camminare hanno bisogno di forza economica. E mi auguro, chiunque salirà sul carro, che oltre alla sopravvivenza garantisca sempre autonomia e indipendenza, pur con i limiti umani di chi fa informazione.
Pino Cavuoti