Foto di Michele Tana - www.histonium.net |
Una festa alla quale si deve portare rispetto, ci mancherebbe altro. Ma il non riposarsi o aprendo i negozi che si manca di considerare una data storica per il nostro Paese. Quanto fiato inutile sprecato. Da anni “santifico” il 25 aprile. In questo tempo non ho mai visto folle oceaniche a spingersi per parteciparvi. Anzi. Penso che ci debba essere qualche cambiamento allargando le opportunità di coinvolgimento soprattutto nei confronti delle giovani generazioni che (forse) non ne comprendono appieno la portata storica e civile, alla base dei valori della nostra Costituzione. E visto che ci troviamo consiglierei anche un ripasso dell’inno di Mameli che quando viene eseguito è cantato da pochi, anzi quasi da nessuno. Sarei curioso di sapere quanti tra coloro che ieri davanti a un microfono si sono preoccupati di ribadire che il commercio il 25 aprile o piuttosto il 1 maggio debba restare fermo hanno poi realmente presenziato a qualche celebrazione per la liberazione. Tanti lavorano nelle giornate che sul calendario sono marcate in rosso e non si lamentano. Il problema è sempre lo stesso del sacro se ne parla spesso e soltanto per sentito dire. Così come della Liberazione. Sarebbe consigliato far uscire meno aria dalla bocca.
Pino Cavuoti
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