Il senatore Ulisse Di Giacomo (Pdl) |
Senatore Di Giacomo quando incontra la gente cosa le dice a proposito dei politici e della politica?
«Cerco di spiegare loro che la drammatica situazione che stiamo vivendo non colpisce solo l’Italia, ma tutti i Paesi della zona euro. È il frutto di scelte sbagliate fatte nel passato e di speculazioni della grande finanza internazionale. E che le colpe non vanno ascritte indiscriminatamente a tutti: ci sono politici che hanno fatto sempre il proprio dovere, con coscienza, e altri che hanno approfittato della situazione. Non è vero che esista un sentimento di anti-politica; cresce invece, con giustificate motivazioni, l’avversione verso chi continua a praticare una certa politica, utilizzandola a proprio interesse per abusi, favori e privilegi ingiustificati».
Che aria tira all’interno della coalizione del centrodestra in Molise.
«Di attesa. E di speranza. Bisognerebbe tornare all’entusiasmo degli anni passati, non senza aver fatto però un attento e critico esame della situazione, delle responsabilità e dei nuovi bisogni della società».
Come risponde a chi dice che non c’è un confronto cadenzato all’interno della coalizione e con il Pdl che fa sempre le carte?
«Non è vero. Il Pdl si è sempre fatto promotore di un confronto con tutte le forze della coalizione. E nelle amministrazioni ha sempre fatto un passo indietro, quando è stato necessario: tra gli esempi recenti il Comune e la Provincia di Campobasso».
Chi è il Pdl in Molise?
«Tutti coloro che credono in un Partito non ideologico, moderato, che difende i valori della famiglia e della persona. Tutti coloro che in nome di questi principi sono impegnati nelle principali amministrazioni del Molise. E io sono orgoglioso di rappresentare una classe dirigente capace, responsabile e propositiva».
Il rinnovo dei coordinamenti provinciali ha provocato dei mal di pancia. A Isernia ci sono state elezioni vere con lo scontro Mazzuto-Altopiedi, a Campobasso blindatura di Lepore.
«Tutti i congressi sono caratterizzati da una contrapposizione di proposte e di uomini. L’importante è non dividersi sui contenuti e sugli obiettivi. E soprattutto non utilizzare il confronto congressuale a fini personali».
Progetto Molise e Molise Civile, solo per fare due nomi. Liste civiche utilizzate alle elezioni. Hanno ancora senso.
«Sono due movimenti civici che, insieme ai Partiti tradizionali, hanno fatto la storia della vita politica di questa regione. Tenere in piedi formazioni civiche comporta sacrifici e tanto lavoro. Io sono grato ai loro dirigenti e ai loro rappresentanti nelle Istituzioni».
Michele Iorio ribadisce il suo impegno in difesa della regione. E’ arrivato a dire che se il Pdl a livello romano non difendesse il Molise lui sarebbe pronto a lasciare il partito. E Di Giacomo cosa farebbe?
«Io non lascio il Partito. Ho chiesto, e spesso ottenuto, l’impegno del gruppo Pdl in Senato su problemi fondamentali per il Molise: come la ricostruzione post-terremoto, la sanità, la delibera Cipe che ha stanziato 1 miliardo e 350 milioni di euro in favore di questa Regione, e tante altre cose».
Perché ha dileggiato l’iniziativa di Michele Iorio con la chiamata di Piana dei Mulini.
«Io non ho dileggiato nessuno. Non è mio costume. Ho solo espresso il mio parere su una manifestazione che non aveva nulla di politico e molto di populismo. Guardi, Piana dei Mulini e la proposta delle “larghe intese” sono legate a filo doppio, rappresentano il tentativo di delegittimare la politica e i meccanismi della rappresentanza pur di rimanere a galla a tutti i costi, anche ripudiando, con grande opportunismo, la propria appartenenza politica ad un partito, facendo finta di dimenticare che proprio il partito di Berlusconi ha consentito a Iorio di governare utilizzando cospicui fondi su tutto il territorio regionale. Il nostro sistema democratico prevede la delega, con il voto dei cittadini ai partiti, che la esercitano attraverso i propri eletti nelle istituzioni, nei ruoli assegnati di maggioranza e di opposizione. Gli eletti ne rispondono ai partiti, i partiti al popolo. Qualsiasi scorciatoia all’interno di questo percorso rappresenta un vulnus per la democrazia, il tentativo pericoloso di ridurre la politica all’idea “dell’uomo solo al comando”, senza più regole né controlli. In Molise non siamo né in Burundi né nella repubblica delle banane, e quindi questo non avverrà. La gente vuole risposte serie ai problemi, non manifestazioni di facciata».
Il suo amore per il governatore non è più quello di prima. Non ci dica che è solo un’invenzione giornalistica.
«Conosco Iorio dal lontano 1985, quando, da capogruppo del Psi al Comune di Isernia, fui determinante per la sua elezione a sindaco. Da allora ho lavorato per portarlo per ben tre volte alla Presidenza della Regione Molise, alla Camera, al Senato e alla Vice Presidenza della Conferenza delle Regioni, facendo io stesso passi indietro. Da Iorio mi attenderei rispetto per il ruolo che ricopro, per l’istituzione che rappresento, e per quello che ho fatto in tutti questi anni per il Partito, per la coalizione e soprattutto per lui».
La batosta di Isernia, la quasi vittoria di Iorio alla Regione. Non le sembra che sia ora di cambiare qualcosa nel centrodestra e nel Pdl.
«Ne sono convinto».
Dopo Iorio cosa ci sarà in Molise.
«Una coalizione fondata sugli stessi valori, con uomini nuovi. Nuovi non per l’ età, ma per le idee».
E chi potrebbe essere un erede naturale.
«Ne vedo molti. Fortunatamente la nostra squadra ha molti campioni di razza».
E se dico Patriciello e Pietracupa?
«Due persone serie e capaci. Possono dare molto al Molise».
Non ritiene sbagliata la scelta di aver ingessato la giunta regionale con le stesse facce dal 2001?
«In un momento di difficoltà abbiamo voluto privilegiare l’esperienza. Se si dovesse andare ad un cambio dell’esecutivo, però, per quanto riguarda la sua rappresentanza il Pdl dovrà essere interpellato. Così come vorrà dire la sua nell’ipotesi di fantasiosi cambi di maggioranza. Nessuno pensi neanche lontanamente di fare colpi di mano».
Lei è stato assessore regionale alla Sanità. Dica la verità perché ci troviamo in questa situazione?
«Perché siamo una piccola realtà dove, in mancanza di economia di scala, tutto costa di più. Ciò non toglie che errori sono stati commessi e che si rende necessario un nuovo modello di assistenza. La sanità, inoltre, rappresenta uno dei settori nei quali sarebbe opportuna la federazione delle regioni Marche, Abruzzo e Molise».
Che senso ha avuto nominare il presidente emerito della Corte di Appello assessore alla Sanità. A proposito si ricorda di Nicola Passarelli.
«Ottimo magistrato».
Otto von Bismarck disse una volta a un giornalista che “La politica rovina il carattere”. Le angolazioni del suo carattere sono una conseguenza del far politica oppure lei è proprio spigoloso per natura.
«Io non sono affatto spigoloso. Se a volte è successo è perché ho dovuto difendere da attacchi a volte ingiustificati Iorio e il mio Partito».
Ci pensa al 16 ottobre. Se si dovesse tornare a votare cosa accadrà?
«Presenteremo la nostra proposta politica e vinceremo di nuovo le elezioni».
Con o senza Iorio alle urne?
«Vedremo».
Ulisse Di Giacomo lascia o raddoppia in Parlamento.
«Mi ricandido, nella consapevolezza di aver fatto tutto quanto era nelle mie possibilità per il Molise. In Parlamento, purtroppo, contano i numeri, e io ho un solo voto. Mi ripresenterò agli elettori con la certezza di avere la coscienza e, soprattutto, le mani pulite. Cosa non di poco conto, di questi tempi».
Non le manca la sua attività di primario di cardiologia. Si dice che fosse pure bravo.
«Sono certamente più bravo come cardiologo che come politico. E la mia attività mi manca moltissimo. Mi manca il rapporto con il malato, la felicità di essere di aiuto alle persone, la gioia di salvare una vita. Sono emozioni difficili da dimenticare. E non è detto che non torni a provarle».
Alcide De Gasperi nel 1949 pronunciò una frase di sole quattro parole: “Politica vuol dire realizzare”. Lei che cosa ha realizzato per il Molise e i molisani.
«Quello che ho potuto, sempre con correttezza e grande rigore morale, esclusivamente nell’ interesse del Molise, avendo sempre come riferimento gli insegnamenti dei miei umili genitori, e come sostegno mia moglie, Manuela».
Si può pensare alla grande e poi continuare a difendere l’esistenza della provincia pentra destinata all’estinzione.
«Sopprimere le Province è un errore. Così come sarà un errore pensare di sopprimere le articolazioni e le rappresentanze dello Stato sul territorio. Ne pagheremo le spese in termini di riduzione dei servizi e anche in termini di ordine pubblico».
Perché sta cercando casa a Termoli.
«Perché la vita è una continua sfida. E’ bello pensare di iniziare una nuova esperienza».
Pino Cavuoti
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