domenica 1 settembre 2013

Tre anni dopo

Cari lettori,
tre anni fa questo foglio ha fatto il suo debutto in edicola. Nasceva con tanti buoni propositi e, come tutte le cose nuove,  si cominciava con tante speranze forti del contributo di professionalità importanti nel panorama editoriale regionale. Di acqua e di colleghi ne sono passati, ne sono arrivati di nuovi e tanti altri sono andati via. Difficoltà ne abbiamo avute e ne continuiamo ad avere, ma per grazia di Dio e il sostegno di qualche amico, siamo ancora oggi qui a dialogare con voi. Anche in questa domenica. L’aria che si respira non è buona per nessuno, tanto meno per chi produce informazione. La carta stampata sta conoscendo una stagione fredda, anzi glaciale. E a dispetto di chi crede che prima o poi ci sarà la fine dei giornali così come siamo abituati a leggere, ritengo che ci sia ancora la possibilità di restare in edicola. Certo con il sempre più importante apporto della rete, che cosente di utilizzare in tempo reale il contributo della gente comune la quale anche con un semplice scatto rubato per strada fa informazione. Forse anche più delle parole scritte. Ma torniamo a noi, a i Fatti del nuovo Molise. Tre anni. E per capire nella situazione nella quale ci troviamo voglio paragonare questo giornale a un bimbo di tre anni. Quante volte avrete letto di un’impresa che  superando i 18 anni di attività diventa maggiorenne quindi il paragone ci sta tutto. I Fatti del nuovo Molise: un bimbo di appena 3 anni. Ho chiesto a  Luca Mancini, pediatra ospedaliero a Milano, di sintetizzare in poche righe qual è la condizione di un bambino con questa età. Mi ha scritto: usa la struttura grammaticale dell’adulto (singolare, plurale, maschile, femminile, articolo, avverbi, ecc); articola frasi di quattro o più parole; sa farsi capire; va in triciclo; conosce il suo nome, età e sesso; disegna un cerchio; si sbottona i vestiti; ripete tre numeri; comincia a svestirsi, controlla gli sfinteri. Bene. Nel leggere questa sintesi molto chiara e comprensibile arrivo alla considerazione che vorrei fosse meditata e fatta vostra. E anticipo le conclusioni alle quali vorrei arrivaste possibilmente con me. I Fatti del nuovo Molise non è ancora abbastanza grande da poter essere in grado di camminare. Chi sinora ci ha sostenuto, perché le sole vendite in edicola o la raccolta pubblicitaria non sono sufficienti a farci vivere - e ve ne sarete accorti quando per qualche giorno abbiamo usato solo internet per farci leggere - ha deciso di allargare la base sociale. Un passo imprenditoriale che dovrebbe dare ossigeno a un progetto editoriale da migliorare e implementare con idee e uomini nuovi. Se mi guardo indietro riesco a sentire i brividi sulla pelle perché rivedo le facce delle persone che hanno condiviso questo progetto. Non è andata con qualcuno come doveva essere. Non tutte le ciambelle escono con il buco. Ma nel nostro piccolo abbiamo provato a dare un (non)senso all’informazione. Questo progetto può avere un futuro. Perché oltre agli uomini le idee per camminare hanno bisogno di forza economica. E mi auguro, chiunque salirà sul carro, che oltre alla sopravvivenza garantisca sempre autonomia e indipendenza, pur con i limiti umani di chi fa informazione.
Pino Cavuoti

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