venerdì 7 gennaio 2011

Oreste Campopiano: "Iorio? Credo che dalla storia del Molise debba andare via"

Senza giacca e cravatta al lavoro nel suo studio in via Caduti del lavoro al civico 14, ma con la barba fatta e i baffi a posto. L’avvocato Oreste Campopiano, segretario regionale del Nuovo Psi, commenta il giorno dopo la riunione del centrodestra a Campobasso. C’erano tutti, mancavano solo l’Adc, la Dc di Rotondi e naturalmente il Nuovo Psi. I partiti assenti - e non invitati - erano rappresentanti in qualità di costituenti dal coordinatore regionale del Popolo della libertà, il senatore Ulisse Di Giacomo. Su questo non è d’accordo Campopiano.
“Credo che vada fatta un po’ di chiarezza politica sulla costituzione del tavolo del centrodestra. Perché il tavolo del 4 gennaio non mi sembra che fosse effettivamente rappresentativo anche se nell’ipotesi erronea del senatore Di Giacomo lui potrebbe rappresentare un po’ tutte le anime del Pdl. Credo che un discorso preliminare vada fatto. Mi pongo una domanda: ma esiste anche un Pdl così come era nato dopo la formazione del partito di Fini. Nuova forza politica che è all’opposizione del Pdl e che in Molise ha alti rappresentati istituzionali? La prima chiarezza che dobbiamo fare è sulla costituzione di quel tavolo. Aggiungo ancora che l’Udc a livello nazionale non è certamente parte integrata della maggioranza di governo. Altre formazioni politiche come la mia, i Popolari liberali europei, che qui sono rappresentati da Remo Di Giandomenico, lo stesso partito della Nuova Democrazia cristiana, che fa capo al ministro Rotondi, hanno certamente delle posizioni differenti rispetto al Pdl pur essendo stati soggetti cofondatori. Quindi credo che la legittimazione del tavolo di martedì è tutta da verificare”.
Campopiano, perché eravate assenti alla riunione di Campobasso nella sede del Pdl?
“L’Adc mi pare che sia in questo momento in fase di contrattazione decentrata tanto da essere contattata con ventiquattro ore di anticipo - per quanto apprendo dalla stampa - e la cui posizione viene sovrapposta in maniera erronea con quella dell’europarlamentare Aldo Patriciello che fino a prova contraria appartiene a un altro partito. Nello stesso tempo l’Adc è il partito di Pionati. Perché non c’ero, chiedetelo al senatore Di Giacomo”.
Campopiano, ma lei è stato o non è stato invitato?
“Non sono stato invitato, così come mi risulta che non siano stati invitati né lo sarà nemmeno quello
del 17. Se si vuole fare politica con serietà credo che la posizione espressa proprio da Il Nuovo Molise e che il tutto vada riportato a Roma perché Roma dovrà dare le indicazioni politica di marcia, credo che questa sia l’unica cosa intelligente che vada fatta subito in considerazione anche del fatto che sia stata fatta una richiesta specifica di candidatura alla presidenza della provincia da parte dei Popolari Udeur nella persona del consigliere regionale Vincenzo Niro”.
Crede che la candidatura di Niro sia vera o solo un nome da bruciare, come accade prima del candidato vero?
“Credo che Niro porti avanti in maniera legittima la sua candidatura. I Popolari Udeur, rispetto al recente passato, hanno pieno titolo per chiederlo perché funzionali al centrodestra”.
Allora diamo per buona la candidatura alla presidenza della Provincia di Campobasso di Niro considerato che il primo nome uscito in queste ultime settimane è stato quello di Rosario De Matteis?
“Il nome di De Matteis circola da tanto tempo per una persona molto vicina al presidente Iorio. E’ una persona validissima, ma ciò che mi fa specie è che la sua candidatura venga la nuova Democrazia cristiana che fa riferimento al ministro Rotondi e che in Molise fa riferimento a Emilio Orlando né i Popolari liberali europei”.
Diamo per scontato che a quel tavolo Luigi Velardi aveva pieno titolo per starci in qualità di assessore regionale, anche in considerazione delle ragioni spiegate in una lettera inviata agli organi di informazione, ma secondo lei cosa rappresentava Quintino Pallante?
“Quintino Pallante da quello che dice è il rappresentante in Molise dell’Fli”.
E allora perché era seduto al tavolo con tutti gli altri?
“Me lo sono chiesto anch’io e me lo continuo a chiedere. Per questo ho parlato della necessità preventiva di fare chiarezza su chi si deve sedere attorno a quel tavolo. Così come penso alle ragioni per le quali c’erano i rappresentanti di alcuni movimenti civici che non rappresentano altro che movimenti collaterali alla leadership del presidente Iorio, mi riferisco a Progetto Molise e Molise Civile, viceversa non ce’rano partiti che hanno sigle e rappresentatività nazionale”.
Può essere stata una svista considerando che si trattava di un incontro interlocutorio in attesa di quello del prossimo 17 gennaio?
“Se si rivedono le stesse persone probabilmente quello del 4 non era un incontro interlocutorio, non rilanciata da Maurizio Tiberio che dovrebbe trovare una collocazione più coerente nelle sue posizioni politiche attesa la differenza tra la sua posizione alla provincia e al comune di
Campobasso”.
Sosterrebbe Niro alla Provincia?
“Siamo pronti a discutere con tutti, ma possiamo anche discutere di candidature nostre che possano maturare in un contesto politico comune e con candidature che non siamo calate dall’alto”.
E’ noto che lei abbia un buon eloquio, avvocato, appartiene alla generazione politica della
non gerontocrazia. E’ stato funzionale al centrodestra, anche ricevendo degli incarichi retribuiti dal presidente Iorio, eppure contrasta l’attuale leader regionale.

“Da qualche anno a questa parte ho rappresentato un’anomalia tutta molisana nelle formazioni politiche rispetto a ciò che accadeva a livello nazionale. Ma soprattutto l’anomalia nel metodo di gestione del partito di chi vuol rappresentare tutto e tutti. La mia posizione critica nei confronti del presidente della Giunta regionale e della classe dirigente nasce da questi fatti, e non da contrasti di natura personale. Ritengo che si debba scommettere su una classe politica rinnovata da affiancare per un periodo per fare nascere, un po’ sul modello che ha fatto la Lega Nord, una classe dirigente proiettata verso il nuovo decennio in una realtà molto diversa dal punto di vista economico, finanziario e sociale”.
Le elezioni campane con la scelta di un candidato del suo partito, l’ex ministro di origini molisane Stefano Caldoro, può insegnare qualcosa.
“Ritengo di sì. Conosco bene Stefano Caldoro, conosco le sue capacità e la sua determinazione e la sua compostezza”.
In pratica l’opposto di Oreste Campopiano!
“Anche questo è vero. Sono un tipo un po’ irruento ma ritengo che in politica la voce critica aiuta di più rispetto a quella meno critica, sempre che sia propositiva e non distruttiva. Per tornare alla Campania e a Caldoro ritengo che Stefano abbia fatto una grande giunta nella quale ha inserito giovani e meno giovani, ma tutti di altissimo profilo professionale, culturale e amministrativo. Può essere un modello da seguire nel sud d’Italia con un governatore che non si è opposto contro la logica federalista che possa diventare un’opportunità per gli enti locali”.
E’ legittima la terza candidatura di Iorio per la guida della Regione?
“Iorio ha commesso un errore grande, all’inizio del secondo mandato. Mi permisi di dirgli allora che avrebbe dovuto scommettere sulla modernizzazione, sulle professionalità, sulle capacità culturali, sul meglio che la società molisana allora esprimeva. Non mi sembra che abbia seguito questo consiglio scevro da fatti personali. Ma oggi con le risorse che il Molise ha avuto e gestito, con le capacità che il Molise, con l’università che è diventata una struttura certa dal punto di vista culturale, avrebbe potuto presentare alla conclusione del suo decennio, Iorio avrebbe potuto presentare un consuntivo migliore. Voglio solo ribadire che è finita l’epoca del clientelismo con la gestione dei pochi soldi che sono rimasti per ragioni personalistiche. Bisogna scommettere sul futuro di
questo nostro Molise ”.
Ma Iorio è legittimato al terzo mandato, non mi ha risposto.
“Se dovessi scegliere io lo manderei a Roma da oggi. E le dico perché. Abbiamo tentato di fare il bipolarismo in Italia copiando il modello anglosassone. Ma se lo copiamo dobbiamo farlo nel suo insieme. Gli inglesi dopo due mandati quadriennali o entrano nella storia o vanno via dalla storia. Credo che Iorio dalla storia del Molise dovrebbe andare via
subito”.
Chi potrebbe essere la persona che ne raccoglierà l’eredità o meglio ancora il comando Ritiene che sia stata costruita in questi anni un’alternativa valida.
“Non si è voluta costruire un’alternativa. Vera, vibile, perché secondo una vecchia logica del potere è sempre meglio tenere lontane le persone che possono pensare o in prospettiva esprimersi come candidature di vertice. E’ una mentalità che va cambiata perché oggi si deve guardare più alla collegialità, al gioco di squadra”.
Ci può essere una candidatura che proviene in alternativa alla politica dalla società civile, dal mondo dell’imprenditoria.
“Non ho mai creduto che la società civile possa esprimere dei grandi leader politici. La politica ha le sue regole e i suoi percorsi. Per essere leader in politica devi avere un retroterra culturale e politico. Un buon tecnico non è detto che potrà diventare un buon politico”.
E i nomi, ne vuol fare qualcuno?
“I nomi? Quello di Paolo Di Laura Frattura ottimo. Lo conosco perfettamente e ha dimostrato di essere in condizioni di saper gestire bene la Camera di Commercio, di saper fare bene l’imprenditore, il professionista. Ma ci sono anche altri soggetti che potrebbero bene interpretare il cambiamento”.
Ad esempio?
“Ci potrebbe essere anche lo stesso Aldo Patriciello che oggi fa l’europarlamentare ma non crede che la sua vita politica possa restare relegata a un ruolo che è ancora troppo distante dalla sua terra di nascita e di espressione. Che sia una candidatura non contro qualcuno, ma una volta tanto per il Molise”.

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