venerdì 10 maggio 2013

Sabrina De Camillis, dalla mancata rielezione alla nomina a sottosegretario

E’ al lavoro a Roma. Nei nuovi uffici che le sono stati riservati a Largo Chigi al numero civico 19. Il sottosegretario Sabrina De Camillis ha preso con diligenza e impegno la nuova responsabilità. Che la vede nel governo a guida Enrico Letta.
La De Camillis e il suo rapporto con la politica, ieri, oggi e domani. Si parte da un invito rivolto, non più tardi di due anni fa alle Regionali del 2011 al Centrum Palace di Campobasso, ai giovani ad aver fiducia nella politica e a impegnarsi per essa, così come aveva fatto lei: credereche tutto è possibile.
«Con il passare degli anni il mio impegno non è cambiato nulla rispetto a quando ho iniziato ad appassionarmi di politica. Ho ancora quel desiderio di riuscire a fare qualcosa  per consentire, in particolare alle nuove generazioni, di aver sempre più opportunità non perdendo l’ottimismo nel futuro. Ma soprattutto voglio ribadire che le cose che dissi in quell’occasione le sento ancora tutte valide e vive nella consapevolezza che gli obiettivi si raggiungono se si lavora con impegno credendo nelle cose che si fanno. per il bene comune».

Sembrava fatta per un secondo mandato alla Camera dei deputati. Poi un meccanismo perverso le ha impedito di tornare a Roma. Nelle ore successive alla notizia della mancata riconferma sembrava che tutto fosse finito.
«Assolutamente no. Colleghi e dirigenti di partito hanno notato sin dalle prime ore il mio atteggiamento per la non rielezione rispetto ad altri. Mi ritenevo eletta perché il nostro seggio non è stato assegnato per un errore per una sbagliata applicazione della legge che non ha permesso al Molise di non mandare tre deputati a Montecitorio. Il danno non è stato fatto a me, ma alla Regione Molise. Certo in quel momento mi sarei aspettata una reazione bipartisan rispetto alla non completa rappresentanza parlamentare. La forza di un territorio, e l’articolo 56 della Costituzione dice esattamente questo, va espresso attraverso un certo numero di deputati.  E’ stato violato l’articolo 56 della Costituzione non consentendo alla nostra Regione di inviare in Parlamento una delegazione completa».
Con chi ce l’ha, per caso con i colleghi mancati Leva e Venittelli?
«Non sono loro, penso al presidente della Regione, a tutte le Istituzioni nella loro completezza. Mi sono rivolta al Prefetto per fargli notare che stavano togliendo un deputato al Molise. Perché in quel momento non ero Sabriina De Camillis candidata del Pdl, ma una rappresentante del popolo del Molise. Esattamente come l’articolo 56 della Costituzione dice. Ma andando oltre voglio comunicare che la Giunta per le elezioni è stata costituita e il primo lavoro che i commissari saranno chiamati a svolgere è analizzare i ricorsi elettorali».
Quindi nessun dispiaciere?
«Certo, dal punto di vista umano. Mi dispiaceva di non essere più parlamentare, ma non si interrompeva il mio impegno politico che continuava parallelamente al mio percorso professionale. Tanto che due giorni dopo la mancata rielezione sono tornata a Roma dove sono diventata vice presidente nazionale dell’Ordine dei tecnologi alimentari. Ho ripreso appieno la mia presenza nel partito».
Un intenso cursus honorum iniziato nel 1995 con la elezione in Consiglio regionale.
«Sì, nel 1995 consigliere regionale, nel 1998 assessore e poi di nuovo in Consiglio e in Parlamento».
Si può dire che Sabrina De Camillis nella vita politica è stata un po’ baciata dalla fortuna?
«E’ stato un percorso di carriera con alti e bassi. Senza essere disfattista, ad esempio come ha fatto qualcuno, dopo la mancata rielezione. Non essere tornata in Parlamento come opportunità da saper cogliere. Ci vuole anche la fortuna che, molto probabilmente mi sono saputo cercare».
In questa nomina a sottosegretario ha contato più la fortuna, la conoscenza, la preparazione o altro.
«In ordine metto il percorso politico, che mi ha consentito di costruire una competenza, il lavoro fatto nei cinque anni in Parlamento, che mi ha consentito di esercitare il mio mandato senza mai strillare, forse poco comunicato, ma fatto con la presenza costante. Lavoro che mi ha permesso di avere una visibilità. Se mi dovesse fare la domanda chi devo ringraziare per la mia nomina a sottosegretario, bene, le dico tutta la dirigenza del partito. Dal presidente Silvio Berlusconi ad Angelino Alfano, da Denis Verdini a Maurizio Lupi, a Raffaele Fitto, ma anche a tutte le mie colleghe, da Mara  Carfagna a Stefania Prestigiacomo, non c’è stato un solo collega dirigente di partito che ha ritenuto non degna di questo ruolo. Ognuno, legittimamente, ci poteva aspirare, ma certamente con il sostegno di tutti mi è stato consentito di arrivare dove mi trovo adesso».
Immaginando il gioco del calcio, bene o male, una buona parte dei calciatori vi può arrivare. Ma poi c’è il fuoriclasse. Ribaltando il discorso in politica. Tutti possono diventare parlamentari, ma poi sottosegretari e ministri...
Sabrina De Camillis sorride per poi rispondere.
«A quanto pare ho giocato bene la partita».
Sottosegretario De Camillis, durerà questo governo?
«E’ difficile poter ipotizzare la durata del governo. Una solo certezza abbiamo: il momento non è semplice. La strada che abbiamo a disposizione non è in discesa, anzi in salita. Il presidente Letta e il ministro Alfano hanno avuto il coraggio di costuire un progetto di governo e una sqiadra che pone degli obiettivi realizzabili attraverso il grande senso di responsabilità che deve appartenere a ognuno. Quando ho prestato giuramento Enrico Letta ha detto poche cose: la prima che dobbiamo lavorare per il bene del Paese; la seconda che ad ognuno di noi deve appartenere quel quid in più di responsabilità perché il momento lo richiese; la terza cosa, che a mio avviso si basa la possibilità di durata di questo governo, che ognuno si deve sentire, e voglio utilizzare l’esempio che lei ha fatto con il pallone, parte di una squadra vestendo la maglietta dello stesso colore. In poche parole ognuno di noi, per vincere questa partita, deve togliere la maglietta di appartenenza, per indossare solo quella dell’interesse del popolo italiano».
Tutti con indosso la maglia degli azzurri, quella della nazionale italiana.
«Esattemente».
La delega che ha ricevuto come sottosegretario è molto  molto impegnativa: rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell’attitività di governo.
«La delega è di quelle che nella storia della politica hanno portato a creare le condizioni per conoscere al meglio tutta l’attività del governo e di trasferirla al Parlamento. Sono contenta del ruolo che potrò svolgere e anche per il ministro di riferimento che in questo caso è Franceschini. Una persona preparata dal punto di vista cultura e garbata nei modi con cui si può lavorare con molta serenità. Abbiamo già fatto più di una riunione. Il nostro sarà un lavoro di coordinamento con tutti gli altri ministeri, a stretto contatto con la Presidenza del Consiglio dei ministri. Franceschini ha già stabilito che i due sottosegretari che ha a disposizione verranno destinati a Camera e Senato. Io mi dovrò occupare dei rapporti con il Senato. Impegno che ho già svolto martedì intervenendo a Palazzo Madama per una commemorazione di Antonio Maccanico. L’emozione è stata grande perché ho dovuto parlare a nome del governo».
Un governo nel segno del ricambio generazionale?
«Il presidente Napolitano con il suo discorso di insediamento alle Camere ha segnato il cambio di passo. Da quel momento un prima e un dopo. La sua riconferma gli ha dato più forza. Siamo entrati in quella che ha aperto il Capo dello Stato e che qualcuno già chiama la terza Repubblica. Il prodotto di questa terza Repubblica sono il duo Letta-Alfano. Hanno loro la responsabilità e la capacità di dare avvio a questa terza Repubblica.  Ma soprattutto che porti un discorso di discontinuità rispetto al passato politico con una seconda Repubblica che non è mai decollata per davvero». 

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