giovedì 21 luglio 2011

Remo Gaspari: il politico di una razza in via d’estinzione

Ieri mattina è morto nel suo letto a Gissi a 90 anni uno dei protagonisti della rinascita dell’Abruzzo.
Quando il 30 gennaio 1979 veniva a mancare Giuseppe Spataro, uno dei figli più illustri di Vasto e dell’Abruzzo tra i fondatori del Partito popolare italiano di don Sturzo e De Gasperi, già da tempo nella scena politica nazionale brillava la stella del democristiano Remo Gaspari. Avvocato che partendo da Gissi nel 1953 aveva varcato per la prima volta il portone principale di Montecitorio per iniziare una lunga carriera parlamentare, terminata solo nel 1992 con la fine della Prima Repubblica, e con un’intensa attività governativa seconda solo al divino Giulio Andreotti Ho avuto modo di seguire e intervistare decine e decine di volte Giorgio, nome di battaglia nella lotta partigiana, anche se i più l’appellavanozio Remo. Sempre un fiume in piena con una memoria molto viva e la capacità di ragionamenti che partivano da lontano senza mai perdere il filo del discorso. Spataro e Gaspari, uno di Vasto e l’altro del suo entroterra, due statisti di rango ma profondamente diversi. Il primo cultore della politica in un’Italia dove la democrazia avrebbe conosciuto il suo livello più basso, il secondo in un’Italia tutta da ricostruire dopo il secondo conflitto mondiale. Entrambi amati dal forte senso dello Stato e del dovere civico. Ma è Gaspari che ha lasciato il segno più indelebile della sua presenza nella scena politica regionale tanto che qualcuno ha coniato il termine di gasparismo che, per la sinistra del tempo, ha sempre avuto un’accezione negativa. Ma era un modo diverso di fare politica rispetto a quella che stiamo vivendo nei giorni nostri. Una maniera di accentrare tutto nelle mani di una sola persona tanto che, a torto o a ragione, non si è mai parlato in Abruzzo e in Molise, di un delfino, di un successore della continuità politica di Gaspari. Forse questo il limite dell’uo- mo Gaspari. C’erano e ci sono politici che hanno fatto riferimento a zio Remo formandosi alla sua scuola politica. Quello di Gaspari era un metodo scientifico di fare politica con una capacità di lavoro e organizzativa difficilmente riscontrabili in altre persone che si possono incontrare nella scena pubblica. Del pluriministro si potrebbero raccontare mille e uno aneddoti. Di certo si può ricordare che il politico Gaspari ha sempre avuto tempo e pazienza per ricevere ogni cittadino che voleva parlargli. A Roma. come nella sua casa di Gissi al civico 61 in corso Vittorio Emanuele o a Vasto Marina, all’hotel Sabrina dove in estate c’era una vera processione di gente in attesa. In tanti ieri alla notizia che Remo aveva terminato i suoi giorni in tanti hanno avvertito una forte emozione. A sintetizzare il momento doloroso il sindaco di Gissi, Nicola Marisi. «Una persona come Remo Gaspari - dice il primo cittadino - non rinascerà né ora né mai con un forte senso dello Stato per una carriera politica caratterizzata da una grande onestà e intelligenza». Un politico di razza che programmava ancora impegni mantenendo i rapporti con tutti. Martedì scorso, a due giorni dal suo novantesimo compleanno, era stato accolto con tutti gli onori in Consiglio regionale a L’Aquila. Con grande lucidità ha tenuto il suo intervento al cospetto di politici che riteneva deboli rispetto alle esigenze del momento. Del resto non poteva e non avrebbe parlato in maniera diversa. Con il bastone del comando che non ha mai abbandonato difendendosi dagli attacchi degli avversari con la sostanza e la concretezza delle azioni. Con Gaspari è andato via una parte del nostro Novecento migliore.
Pino Cavuoti

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