sabato 22 ottobre 2011

Ma è stato un voto libero, per davvero?

Dopo la sbornia elettorale si passa al tempo della riflessione e dell’analisi. C’è chi ha raccolto consensi costruiti sulla stima e il tempo, e chi frutto di un certosino lavoro di cesello e di gestione del potere. E’ indubbio che c’è una regola non scritta: chi vince ha sempre ragione. E in effetti chi è stato eletto in Consiglio regionale è stato più bravo di coloro, e sono tanti di più, che resteranno sull’uscio della porta. Un po’ come chi entra da papa nel conclave e ne esce da cardinale. Con la differenza che il successore di Pietro è scelto dallo Spirito Santo, i consiglieri dai cittadini. Ma in entrambi i casi, senza voler essere blasfemi, la componente determinante è rappresentata da quella umana. Così in questa nuova legislatura del Consiglio regionale del Molise vi faranno il loro ingresso chi ha avuto il lasciapassare dal voto libero e democratico dei cittadini. Con la consolazione che almeno in questa tornata si ha avuto la possibilità di scrivere il nome della persona più gradita, a dispetto rispetto a quanto accade per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Un amico ieri mattina mi ha posto una domanda: ma il voto di domenica e lunedì scorsi è stato veramente libero? In pratica chi ha votato per tizio o caio lo ha fatto perché riteneva quel nome più idoneo a rappresentarlo oppure perché costretto da condizionamenti (del tipo promessa di lavoro, contratto di collaborazione firmato qualche giorno prima delle elezioni e chi vuole continui nell’elenco) molto convincenti? Non ci credo, ma se così fosse si potrebbe capire perché qualche bravo/a candidato/a è rimasto/a trombato/a. La politica è l’arte del possibile, le elezioni sono la prova dell’impossibile. Sotto a chi tocca.
Pino Cavuoti

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