domenica 2 ottobre 2011

Meglio ingrato o infedele?

Mancano due settimane al voto. Il quadro elettorale inizia a delinearsi e  un dubbio si insinua tra quanti in questi giorni sono impegnati a bussare alle porte dei molisani. Tutti si ritrovano a essere un po’ fra Galdino, frati cercatori. I politici lo hanno già fatto prima della scadenza per la presentazione delle liste e ora, come pescatori, hanno gettato le reti sperando di aver individuato la zona buona per tornare con un carico di consensi. Venerdì pomeriggio mi è venuto a trovare un lettore. La cosa mi ha fatto piacere, perché in fondo scrivere senza avere un riscontro diretto e come comporre delle poesie che non fai leggere a nessuno. Ti guardi allo specchio e ti dici che sei il più bravo, dimenticando che non sei la persona più adatta a farlo Il mio lettore di Baranello voleva sollecitarmi in una riflessione, nemmeno tanto fuori luogo. Il politico deve essere un ingrato o un infedele? La domanda di fondo era questa: chi buttare dalla torre? Chi è ingrato o chi è infedele. La prima risposta è stata quella di dire entrambi: l’ingrato e l’infedele. Ma il lettore di Baranello, che dalla sua ha anche l’età (...) della maturità, ha insistito perché avessi il coraggio di dargli una risposta. O per lo meno di motivare la scelta. “Perché - ha commentato - non si può non averne una su una questione così delicata, come quella dei comportamenti umani”. Riuscite a intuire il livello del personaggio? Bene, dopo un attimo di imbarazzo ho azzardato l’ingratitudine. Ma poi ripensandoci bene mi sono ricordato di un vecchio adagio: non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine. Non potendone fare a meno di fare qualcosa di buono per l’altro, è inutile dispiacersi se qualcuno poi non ti è riconoscente. Del resto in politica l’ingratitudine è all’ordine del giorno, lo andava ripetendo sempre un ex parlamentare che si era ritrovato fuori dalla Camera dei deputati. Resta, allora, la seconda ipotesi. L’infedeltà. Non importa a quale livello. L’infedele è tale quando viene meno a un patto, un impegno nei confronti di un’altra persona. Che sia amore o interesse comune per un’idea, una passione da condividere con quello/a che ti è al fianco. Quel lettore mi ha guardato un po’ spaesato e si è divertito, per aver interrotto un pomeriggio lavorativo, ma soprattutto per aver gettato sul mio tavolo il seme del dubbio nel puerile tentativo della ricerca di una soluzione. E la politica? Gli elettori tengano conto della domanda del nostro lettore di Baranello. Nel giudicare il comportamento dei nostri candidati può tornare utile l’esercizio della torre, così come hanno cercato di farmi fare. Gli esempi potrebbero essere tanti e tutti facilmente applicabili. Ma il dubbio resta che forse la risposta non può essere soddisfacente. Poi il lampo di genio. La risposta che il mio ospite si sarebbe aspettato. A darmela la persona dall’altra capo dell’apparecchio telefonico per una chiamata arrivata al momento giusto. Ingrato o infedele? Entrambe le cose perché - e qui la saggezza femminile, come sempre, è vincente oltre che il risultato di uno spiccato senso pratico - chi è ingrato e anche infedele. E se me lo ha detto un’amica, oltre che collega, c’è da crederle. Morale della favola? Cari lettori. Avete ancora quindici giorni per fare le vostre valutazioni. Ci aggiungerei un valore: la coerenza. Che sia anche questo il setaccio attraverso far passare il comportamento dei nostri candidato. Gratitudine, fedeltà e coerenza. Saranno le parole d’ordine dei giorni che mancheranno al voto ottobrino.  
Pino Cavuoti

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