domenica 23 giugno 2013

Che ne sarà del nostro domani?

E’ una domanda alla quale ho qualche difficoltà a rispondere. E questa volta non sono a parlarvi di altri ma di noi, di questo giornale che in questi anni, pochi o tanti che siete stati, avete sostenuto acquistandoci in edicola o attraverso gli spazi pubblicitari. Con grande fatica possiamo dire che per 865 volte siamo riusciti a raccontarvi i fatti del Molise e di una parte d’Abruzzo, quello in cui vivo e che ha stretti rapporti con i molisani.

Ma il barile è stato raschiato fino al fondo e se non interverranno cose nuove forse gli editori saranno costretti a rivedere gli obiettivi che si erano prefissati quando il primo settembre 2010 decisero di stampare questo foglio. Voglio mettere sul tavolo quanto sta accadendo, per rispetto dei colleghi e dei lettori. Le prossime ore saranno decisive per stabilire il percorso futuro. Se continuare a essere presenti in edicola, se prendere un periodo sabatico o trasformare le modalità di stampa in dimensione telematica. Capite ora che la domanda che mi pongo, in questa ultima domenica di giugno, è più che motivata. Con il cuore gonfio per quella che è una sconfitta oltre che mia personale di quanti hanno creduto, e soprattutto la mia famiglia, sulla capacità di saper fare ciò che forse ho sempre amato più di ogni altra cosa: scrivere, raccontare, far riflettere. Ma nella consapevolezza di saper ascoltare, saper sbagliare e sapersi correggere. Forse la mia esperienza molisana iniziata nel 1996 potrebbe interrompersi qui. Sono stati anni fecondi, ma anche tormentati dal peso che mi è rimasto sulle spalle per la precedente esperienza editoriale. Cause che mi hanno piegato le spalle e messo in ginocchio non avendo la forza economica per sostenerne le conseguenze. Ma ho l’obbligo di guardare oltre, di credere ancora in qualcosa. Che ne sarà domani? Il sole sorge per tutti, anche per noi. Vedremo come riuscirà a illuminare il nostro cammino. Buona domenica. Grazie a tutti voi.
Pino Cavuoti

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