domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua e per le cure… recarsi fuori regione

Buona Pasqua a tutti i nostri lettori, siano essi molisani che abruzzesi. Mi auguro che nella notte appena trascorsa, abbia portato nel mio e nel vostro cuore un vero cambiamento di stile di vita. In questi ultimi giorni più che la campagna elettorale in pieno fermento – anche se oggi e domani saremo tutti un po’ più preoccupati alle delizie della tavola che a farci chiedere il voto di preferenza – mi hanno occupato le considerazioni che riguardano la sanità del Molise. Si ha quasi l’impressione che a Roma qualcuno non ci ami. E’ difficile poter credere che ogni cosa che venga prodotta negli uffici di via Toscana dai dirigenti dell’assessorato alla Sanità, poi non vada bene ai pari grado del ministero della Salute. Una storia che va avanti da tempo, per una gestione non compresa dai livelli romani. Intanto il disavanzo ha portato come conseguenza, non di ieri, la nomina di un commissario (Iorio) dal luglio 2009 e di un sub commissario (Mastrobuono) due mesi più tardi. Governatore “blindato” che avrebbe dovuto garantire una gestione più in linea della sanità che, a quanto pare, non c’è stata, se si torna a parlare della recente misura adottata da Tremonti, che sulla situazione contabile delle regioni con il debito sanitario vuole vederci più chiaro tanto da aver predisposto l’individuazione di advisor contabili. Anche per il Molise. Rispetto alla nomina dei commissari in questa regione non è cambiato nulla sulla capacità di fare meno debiti. È un problema strutturale non di facile soluzione che, tradotto in linguaggio corrente, vuol dire chiudere e per davvero gli ospedali. Iorio, con il coraggio che gli va riconosciuto, sta cercando in tutti i modi di salvare tutti i presidi e nel contempo garantire livelli essenziali e soprattutto una buona sanità nel territorio. “Fino a quando ci sarò io – ripete – non verrà chiuso nessun ospedale”. C’è da credergli, anzi su questo bisognerebbe sostenerlo e lo dice chi molisano non è. Il Molise, anche se è dietro l’angolo l’aumento dell’imposizione fiscale, non può arrendersi ad abbassare la saracinesca per scriverci sopra “Per le cure recarsi fuori regione”. Può imputarsi la colpa al solo Iorio se i conti non vanno oppure è la conseguenza di decenni di gestione comune a tutte le altre regioni, con l’aggravante di un territorio troppo piccolo per competere in termini economici con realtà grandi quattro, dieci, venti volte di più e che ci impiega più tempo a recuperare eventuali criticità? Questo è il punto. È bene pensarci, perché il solo fermarsi a leggere numeri e dispositivi non aiuterà a risolvere la questione e a fare paragoni.
Pino Cavuoti

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