sabato 19 maggio 2012

Elezioni, i giudici rimettono indietro le lancette dell’orologio

Ma siamo davvero certi che con la decisione del Tar Molise giustizia sia stata fatta? I toni trionfalistici di alcuni sono giustificati alla stregua della vittoria di una partita di pallone? La passione fa vedere tutto con una luce diversa e si immagina chi si ha davanti come un nemico da abbattere e non l’avversario da affrontare su argomenti concreti. Quanto è accaduto rimette, per la seconda volta consecutiva, il Molise al centro del dibattito nazionale. Per la seconda volta c’è il rischio che questa regione torni al voto per incapacità di chi avrebbe dovuto controllare la documentazione elettorale e invece l’avrebbe fatto in maniera superficiale. Eppure qualcuno ha dato  il via libera a liste e candidati a correre in cerca di consensi. Così è stato.

Una commissione  composta da magistrati che quindi, come ha letto il presidente della sezione prima del Tar Zaccardi, avrebbe  sbagliato nel vedere le carte. Il Tribunale amministrativo ha verificato che sarebbero state compiute delle irregolarità tali da rendere non valido il voto del 16 e 17 ottobre scorsi. Ora si aspetta che il Consiglio di Stato decida definitivamente accogliendo o modificando quanto già scritto dai magistrati molisani. Si tornerà, molto probabilmente alle urne. Alcuni giudici hanno rimesso indietro le lancette dell’orologio e si dovrà richiedere ai molisani di esprimere, ancora una volta, un voto per una delle parti in lizza. Paolo Di Laura Frattura dovrà riprovare a vincere le elezioni regionali, che ha già perso una volta. Altrettanto dovrà fare Michele Iorio che ne perse una nel 2000 per poi rifarsi nel 2001, 2006 e nel 2011. L’unica cosa certa è che al Molise non ci voleva proprio questo incidente di percorso. Se votazioni saranno, ancora una volta, questa regione avrà perso del tempo prezioso. Sarà un altro anno buttato al vento, con tutte le conseguenze che si possono solo immaginare e non prevedere al momento nella sua valenza\. Prepariamoci a un’altra estate calda, con discussioni accese sotto gli ombrelloni. 
Pino Cavuoti

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