mercoledì 23 maggio 2012

Quando si perde, si perde e basta

Ugo De Vivo,  neo sindaco di Isernia
I fatti. Il centrodestra riconsegna, dopo dieci anni, la città di Isernia al centrosinistra. Si pensava che Rosetta Iorio potesse farcela a mantenere Palazzo San Francesco, ma così non è stato. Le proporzioni della disfatta sono sotto gli occhi di tutti. Non è bastato far passare cinque anni di esperienza alla guida di un assessorato importante come i Lavori pubblici, per farle conquistare la fiducia necessaria tra gli elettori che le hanno preferito l’avvocato Ugo De Vivo, seppur privo di esperienza da pubblico amministratore. Le bocce sono ferme a distanza di alcune ore dal risultato delle urne e non si può non iniziare a ragionare in termini di analisi. Perché se è vero che la politica è l’esercizio della sintesi, si dovrà pur arrivare a una conclusione evitando di banalizzare sul fatto che l’astensionismo, come ha fatto qualche “autorevole” giornale locale, abbia aiutato Ugo De Vivo piuttosto che Rosetta Iorio. 
I fatti. Pur ipotizzando che al primo turno, con sette candidati sindaco, fosse più difficile staccare il biglietto per uno dei contendenti, meno comprensibile appare giustificare la sconfitta della candidata del centrodestra. E volendo persino arrivare a giustificare la differenza di voti raccolti dalle liste rispetto ai voti della Iorio non si può spiegare che poi al ballottaggio solo 3 sezioni su 22, di cui una costituita dal seggio dell’ospedale, sono stati favorevoli al centrodestra. A meno che non si facciano alcuni considerazioni. E’ stata sbagliata la scelta del candidato? E’ stato sbagliato il programma elettorale? Ci sono stati comportamenti scorretti dei candidati che, pur di accaparrarsi un voto personale, non si sono preoccupati di quello disgiunto tutelando il loro candidato sindaco?  Poco conta dire che il vento che spirava a livello nazionale avrebbe condizionato il risultato. Perché lo stesso discorso non fu fatto quando tutte le regioni erano colorate di rosso e solo la Lombardia e il Molise furono conquistate dal centrodestra alle Regionali? Un ragionamento double face conveniente solo per i dirigenti politici a seconda delle circostanze. Potrebbe aver influito, come accade in tutte le democrazie, il desiderio di alternanza. Che poi non è una cosa cattiva! Del resto, forse, a svantaggio di Rosetta Iorio ha giocato proprio il cognome - perché a voler trovare una giustificazione è pur sempre la sorella del governatore del Molise. E dopo il dispositivo del Tar che ha, per il momento, indicato la strada del ritorno alle urne per l’annullamento delle elezioni del 16 e 17 ottobre scorsi - quando per la terza volta è stato riconfermato Michele Iorio - è facile immaginare che qualcuno si sia sentito libero di essere libero di votare chi più si crede. E, come accade, quando il vento sembra cambiare, c’è sempre più di uno ad accasarsi altrove perché la... gratitudine non è di questo mondo. Anche perché si potrebbe pure definire clientela! Che sia l’inizio della fine della stagione dello Iorismo? E’ stata sicuramente una vigilia elettorale comunale nella città pentra caratterizzata da promesse di assunzioni - cosa che sarebbe tra l’altro avvenuta durante la campagna per le regionali - che avrebbero interessato alcuni candidati eccellenti. A queste cose non vogliamo crederci, ma la gente ha mormorato e, come spesso accade, tra mille si dice c’è sempre più di una verità nascosta. A perdere non ci sta mai nessuno. Ma questa volta non sono concesse giustificazioni ai vari Ulisse Di Giacomo e Luigi Mazzuto. Perché quando si perde, si perde e basta. Questi sono i fatti. Ma siamo sempre disposti al confronto ricordando che quando si vince si è in tanti, a perdere è sempre e soltanto uno solo. A chi andrà, questa volta, il cerino per aver consegnato il Comune di Isernia all’avvocato Ugo De Vivo?
Pino Cavuoti 

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