martedì 1 maggio 2012

1° maggio, Erminia Mignelli (Cgil) tra diritti e lavoro

Erminia Mignelli (Cgil Molise)
Rosso come il suo cuore, rossa come la sua passione per le battaglie sindacali che porta avanti, rossa come la storica bandiera della Cgil. Ma bionda e riccia di capelli. Erminia Mignelli segretario generale regionale della Cgil. Si concede a “i Fatti” per parlaredel 1° maggio, della festa del lavoro e del suo impegno nel sindacato.
Sono mesi difficili, più di altri per il lavoro che non c’è.  Parlando con Erminia Mignelli non si può non provocarla. La prima domanda, quasi banale, ma per far vibrare le corde vocali: ha ancora senso celebrare il primo maggio?
«Oggi più che mai ha senso il primo maggio. Perché il 1 maggio è una delle date e delle giornate per rimettere sempre al centro quello che è il tema vero: il lavoro. E nei periodi di crisi bisogna parlare più di altre occasioni di queste cose. Oggi la condizione che determina la crisi crea da un lato la drammaticità delle condizioni del lavoro e dall’altra l’amara constatazione che il lavoro non si crea e si continua a perderlo. Per me questo è il vero significato di questa giornata. Ma ritengo che a questo se ne debba aggiungere un altro: potrebbero esserci le condizioni per ricominciare. E’ questo anche il messaggio che voglio lanciare con grande forza».

Un messaggio di speranza?
«Sì, di grande speranza sia per chi lo ha perso e sia per chi sta cercando di difenderlo».
La sua è una speranza tutta al femminile o da segretario di un sindacato importante come la Cgil.
«Glielo dico sotto tutte e due le vesti. Erminia Mignelli donna, Erminia Mignelli lavoratrice, Erminia Mignelli sindacalista. Soprattutto come sindacato ho il dovere, non solo di infondere speranza, ma di indicare e di trovare le giuste alleanze per ricostruire le condizioni per far ripartire il lavoro in questa regione e in questo paese».
Il suo mi sembra più un discorso da politico che da sindacalista.
«In questa stagione la politica è al centro dei discorsi della gente per tutte le sue negatività. Vorrei provare a fare un distinguo. Vorrei distinguere i politici e i leader politici, non la politica in quanto tale. Guai a criminalizzare la politica. Bisogna ritornare al valore alto della politica, perché la politica vera, quella dei valori alti, a prescindere che sia di destra o di sinistra, è quella che determina le condizioni per dare delle risposte  alla società. Per dare risposte ai bisogni partendo dal basso. Politica capace di creare le condizioni affinché la democrazia sia davvero praticata. Questi sono i valori che oggi abbiamo il dovere di far vivere tra i giovani che hanno conosciuto questa politica, che politica non è. Hanno conosciuto il leaderismo, l’individualismo, hanno conosciuto il modo di fare finanza nella sua applicazione più becera, che ha portato alla crisi che stiamo vivendo. Abbiamo il dovere di ricostruire quel tessuto sociale in cui i giovani si sentano partecipi di un collettivo che sia in grado di ricostruire le condizioni per il futuro».
Per questo il pomeriggio del 1 maggio è dedicato in Molise in piazzetta Palombo a Campobasso ai giovani e alla musica.
«Il pomeriggio del primo maggio la Cgil lo ha voluto dedicare ai giovani in concerto perché vogliamo cercare di parlare a loro con un linguaggio che utilizzano e vivono ogni giorno. Cosa accomuna  i giovani e li fa mettere insieme e riunire? Musica, teatro. Tutto ciò che è cultura. E la cultura è sapere. Stiamo attraversando un periodo della nostra storia dove la cultura è stata bandita. Con la cultura non si mangia. Il sistema scolastico si è impoverito così come le competenze. Dobbiamo ripartire dalla cultura. Vogliamo ricordare ai giovani che lo stare insieme, il collettivo costruisce le condizioni per una società migliore e dove ci siano parti opportunità per tutti.  Come sindacato abbiamo necessità di capire il linguaggio dei giovani per meglio comprenderli e farci comprendere. Vogliamo occuparci di loro partendo dal loro punto di vista. Abbiamo il dovere di far avvicinare le generazioni E questo può avvenire soltanto se adegui a loro e ti contamini con loro. Questo è stato l’obiettivo che ho voluto dare alla festa dei giovani in programma in piazzetta Palombo a Campobasso. Vogliamo stare in mezzo a loro mettendoci e cercando di essere un di loro».
Il primo di maggio in Molise è ricco di tanti appuntamenti. Dove trascorrerà la giornata Erminia Mignelli.
«Sarò ovunque».
Mignelli per caso  ha scoperto il dono dell’ubiquità?
«In mattinata sarò ad Agnone con un appuntamento importante   organizzato in maniera unitaria. Credo che soltanto ritrovando le occasioni per stare  insieme si possano affrontare temi così importanti come la sicurezza sui luoghi di lavoro.  Al centro dobbiamo sempre rimettere il lavoratore e i suoi diritti. Bisogna ritrovare il senso di unità. Ad Agnone assieme all’amministrazione comunale vogliamo ricordare in Molise i caduti sul lavoro. Dedicheremo una piazza a quanti di quel paese sono morti a causa del lavoro. E’ un’iniziativa da valorizzare ed evidenziare la sensibilità di chi amministra quel Comune.   E lì i tre segretari di Cgil, Cisl e Uili saranno insieme per rimettere al centro il lavoro e i suoi diritti. Ma la sicurezza sul lavoro non come un vincolo, ma come un investimento. Se investi in sicurezza incidi di meno sui costi dello stato sociale. Ogni lavoratore che si infortuna diventa un costo per la società, per ogni cottadino. Un lavoratore che non si infortuna può tornare a casa nella sua famiglia e ritrovare i suoi affetti più cari. Dopo Agnone saremo a Santa Croce di Magliano nella Camera del lavoro storica della Cgil dal 1908. Il tema è sempre lo stesso il lavoro e  i diritti. Poi alle 18 a Campobasso in piazzetta Palombo, come le dicevo con i giovani ai quali voglio guardare con ottimismo».
Mi sembra, per quanto è dato sapere, che non parlerete solo di lavoro, ma anche di ricostruzione.
«Parleremo anche della ricostruzione perché in quell’area dopo che si è speso un miliardo di euro le famiglie del cratere non possono tornare nelle loro case. Purtroppo assistiamo in Molise a uno spettacolo indecoroso dove viene istituita l’Agenzia regionale della Protezione civile ma solo per gestire in modo straordinario quelle risorse su un modello, che bisogna avere il coraggio di dire, che è fallito il sistema Berlusconi-Bertolaso-Iorio. Se le ultime risorse dovevano essere gestite in modo trasparente senza costruire altri carrozzoni mentre il governo nazionale sta dicendo che la Protezione civile deve avere un carattere di eccezionalità nella gestione di eventi, qui da noi facciamo il contrario istituzionalizzando un’agenzia in un momento in cui c’è bisogno di sobrietà di rigore». 
Stanno morendo le piccole e medie imprese.
«Questo è vero. Sui giornali leggiamo cosa sta accadendo. Con gli imprenditori che non potendo garantire un futuro ai loro figli hanno deciso di togliersi la vita».
Non si muore più sui luoghi di lavoro, ma per il lavoro che non c’è.
«E’ il lavoro che ti dà prospettive per il domani».
Poi c’è la Regione che continua a non pagare i fornitori.
«E’ un problema serio. La piccola e la media impresa non riceve i pagamenti dalla pubblica amministrazione. E se pensiamo che oggi (ieri per chi legge, ndr) sono in sciopero i lavoratori della Dec che non riescono a prendere lo stipendio con appalti pubblici  vuol dire che stiamo vivendo un periodo difficile e serio se persino la pubblica amministrazione non riesce a garantire i pagamenti. E poi a ruota viene il problema degli  istituti bancari tra mancata erogazione del credito e assenza di garanzie fornite dalla Regione».
L’iniziativa della Regione per rilanciare l’economia. Cosa ne pensa.
«Anche su questo dico come sindacato che mancano le condizioni di garanzia. E poi vorrei dire che rispetto alle misure che ha preso il governo regionale considerando che il sistema produttivo è imploso, con queste modalità non si possono più affrontare  le situazioni di crisi. Il governo regionale deve attivare una task force sulla crisi decidendo dove ci sono ancora le condizioni per investire destinando quelle poche risorse che si hanno a disposizione. Ma è un percorso che si costruisce insieme e non a tavolino senza sentire nessuno».
Vuol dire che la Regione Molise sulla crisi non sta facendo concertazione.
«Non c’è nessuna concertazione. Si decide solo in Giunta regionale e si privilegia una cultura del clientelismo e magari si pensa a coltivare solo il proprio bacino elettorale pensando alle prossime elezioni».
State lanciando l’iniziativa “cantieri aperti”. Ci spiega di cosa si tratta.
«“Cantieri aperti” vuole essere un messaggio di speranza per il futuro».
Ritorniamo da dove è partita questa intervista. Un invito all’ottimismo.
«Un cantiere in costruzione che si costruisce con tutti, Si costruisce insieme Solo se lo si costruisce insieme ripartendo dai temi della solidarietà, dei diritti, dell’equità e avendo chiara una prospettiva futura fatto di concretezza. Non ragionamenti politichesi o sindacalesi».
Come può notare non le ho chiesto dell’articolo 18.
«L’articolo 18...».
Non l’ho chiesto perché i diritti vengono quando c’è il lavoro. Se non c’è lavoro.
«Le dico questo. La riforma del mercato del lavoro serviva un minuto dopo e non un minuto prima».
Pino Cavuoti

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