domenica 8 luglio 2012

In Molise Pdl allo sfascio, tra capi, capetti e capitoni

Questa ultima settimana è stata quanto mai illuminante per capire lo stato di salute più che del centrodestra in Molise, che a conti fatti gode di una propria e discreta vivacità, del Popolo della libertà.   Diverse anime, con tante aspirazioni da primi della classe di quanti, sinora, hanno vissuto all’ombra di Michele Iorio. Che si è ritrovato, a cavallo tra i due millenni, in Forza Italia quando l’armata di Berlusconi già da tempo veleggiava nella politica nazionale. E nel partito, che anche da queste parti era di plastica, è riuscito a costruire   un asse che lo ha legato a doppia mandata a Ulisse Di Giacomo.

Attorno a questa coppia, entrambi figli della Pentria, sono state costruite le fortune di molti. Dal risultato delle ultime regionali il giocattolo è iniziato a non essere più quello della giocosa macchina da guerra. Del resto il potere è vero che logora chi non ce l’ha, ma la statistica accompagnata alla storia, ci ricorda che anche chi lo esercita arriva a un punto che scoppia. La prima dimostrazione degli addii si è avuta con Paolo Di Laura Frattura che, a pochi mesi dalle elezioni e forse proprio in queste giornate di luglio dello scorso anno, ha intuito che qualcosa non andava. E più con il piglio dell’imprenditore-commerciante che del politico carico di idee e ideali ha cambiato campo per cercare migliore fortuna. C’era quasi riuscito democraticamente ad abbattere Iorio, ora spera che la via giudiziaria-amministrativa faccia il resto per sferrare l’ultimo attacco. Poi la nomina degli assessori regionali dove il vento del cambiamento non ha soffiato, tranne per l’ingresso dell’ex presidente dell’Assindustria, che fino a pochi mesi prima non sembrava dimostrare di essere filogovernativo. Nel frattempo cosa è accaduto in casa Pdl? Di Giacomo, che ricopre il ruolo di coordinatore regionale, ha continuato a far navigare la barca. Anzi si è attivato per procedere con la stagione dei congressi alla riconferma dei due coordinatori provinciali Lepore e Mazzuto (con la benedizione di Aldo Patriciello). Nomina di capetti  o teste di cuoio, che dir si voglia, che contano nel partito per la lunghezza del filo contenuto nel rocchetto. Risultato negativo a Isernia, e nessuno si è dimesso nel Pdl, nonostante fosse candidata «una di famiglia del Governatore». La Piana dei Mulini, con le presenze e le assenze che sono state documentate da riprese televisive e fotografie apparse un po’ dovunque. Ieri l’intervista del senatore Di Giacomo a un incalzante Enzo Di Gaetano. Ho riascoltato il discorso di Colle d’Anchise di Michele. Ho ascoltato e riascoltato le risposte di Ulisse. In entrambi i casi le parole non hanno aggiunto nulla a quella che è una guerra la quale si combatte all’ombra e nelle rispettive stanze. Parole che scivolano come capitoni, nascondendo altri e reciproci interessi. Che non hanno nulla a che vedere con quanto sta accadendo nelle case dei molisani. Cosa non si fa per assicurarsi un posto al sole, perché il sospetto è che più che al fallimento del Pdl si stia pensando a non perdere ciò che, più o meno con merito, si sta occupando da tempo e che non si vuole lasciare.
Pino Cavuoti

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