sabato 18 agosto 2012

Giano bifronte, la politica che non si capisce

Sarà il clima vacanziero, sarà che la politica in fondo è l’esercizio della demagogia, ma sulla spending review i nostri eletti hanno un atteggiamento a dir poco curioso. Un esempio lo ha dimostrato il senatore Ulisse Di Giacomo capace, nel giro di poche settimane, di sostenere l’insostenibile e nel contempo dare un esempio di lungimiranza politica e amministrativa. L’argomento oggetto della nostra riflessione sotto l’ombrellone è la crociata ante litteram del coordinatore regionale del Pdl per difendere la defunta Provincia di Isernia. A proposito siamo sorpresi nel constatare che il buon Mazzuto questa settimana si sia riposato non spendendosi in altre iniziative per dimostrare che  l’ente di via Berta è vivo e vegeto! Ma torniamo al senatore. Continua a battersi per giustificare la necessità dell’esistenza della seconda provincia in Molise dimostrando una visione ottusa dal punto di vista amministrativo, salvo poi lanciarsi nella proposta - condivisibile e che apre interessanti scenari di confronto con altri regioni - della Macroregione Adriatica «che avrebbe - come scrive il nostro Di Giacomo - l’opportunità di diventare la cerniera tra Nord e Sud del Paese  e un polo unico di riferimento per tutti i Paesi che si affacciano sull’Adriatico»  e arrivando a caldeggiare che «sarebbe importante che su questo argomento le forze politiche e sociali esprimessero la propria opinione e chiarissero ai cittadini la loro posizione, uscendo per una volta dall’angusto e improduttivo confronto sui ricorsi elettorali e sulle questioni di parte». Una prima risposta l’ha avuta il senatore dal sempre vivo Michele Petraroia che ha colto la palla al balzo per dire: ci sono! Un sussulto  di buona politica in questi ultimi scampoli di estate. A condizione che si perda, però, la sindrome - ci sia concessa questa licenza -  del doppiopesismo. Anche se  la cultura classica di qualcuno fa pendere per la mitologia e con la doppia testa che guarda ora di qua e ora di là.
Pino Cavuoti

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