domenica 5 agosto 2012

Evasione fiscale, il cancro da sconfiggere

In una delle solite passeggiate mattutine, che mi sono state “consigliate” dal medico di famiglia e che di rimando consiglio a tutti voi, l’argomento con i compagni di terapia è stata l’evasione fiscale. A turno abbiamo ricordato un episodio recente nel quale siamo stati protagonisti e complici dell’evasore, più o meno incallito del momento. Ne voglio ricordare solo due. Per senso pratico e per arrivare a una conclusione. Ma andiamo con ordine. Primo episodio. Si ottura lo scarico su un terrazzo. Viene chiamato un idraulico che, con la mazza di una scopa e meno di 5 minuti, libera il tubo piendo di foglie. Passa all’incasso per chiedere 70 euro e scrivere la somma ricevuta su un foglio bianco. Una chiamata successiva, con l’invito a portare un documento fiscale, con la minaccia di  segnalare l’accaduto alla Guardia di finanza, e l’idraulico che torna addirittura a riportare i soldi. Forse perché è davvero troppo pagare 70 euro per 300 secondi di lavoro! Altro episodio. Esame radiografico con impegnativa del medico. Una volta effettuato viene consegnata al paziente la classica busta gialla per scoprire appena tornato a casa che oltre alla lastra non c’è nessuna ricevuta. Il giorno dopo, ancora una volta dal radiologo, per sentirsi dire alla richiesta di ricevuta: nessun problema eccola. Salvo poi scoprire che in sette mesi di lavoro ha rilasciato meno di 500 ricevute fiscali. E passo dopo passo, per perdere tempo, calcolare che in 150 giorni lavorativi il notro povero radiologo avrebbe radiografato poco meno di 4 persone al giorno! Non si vuol criminalizzare né l’idraulico né il radiologo. Ma in entrambi casi si arriva a una conclusione qualcosa non quadra. Non si vuol mettere in dubbio i controlli da parte della Guardia di finanza o dell’Ufficio delle Entrate, ma un ragionamento semplice dobbiamo pur farlo.  Non credo di guadagnare più di un idraulico o del proprietario di un studio radiologico.   I miei compagni di passeggiata sono arrivati a una conclusione. Basta confrontare i miei redditi, beni mobili e immobili e conti correnti per scoprire che qualcosa non torna. Rispetto all’idraulico e al radiologo. E che l’evasione sia un male da paragonare al cancro è l’affermazione più spontanea alla quale, molto più spesso, si ricorre per spiegare come possa essere dolorosa per la nostra economia al pari di un male incurbaile. Con la differenza che per la lotta al cancro si stanno facendo importanti passi in avanti. Mentre per l’evasione fiscale non si riesce a scrivere la parola fine. Perché è nella nostra natura frodare lo Stato. E da chi fa del nero ci si sente rispondere che è quasi una necessità per poter andare avanti nell’attività. E così discorrendo. Un discorso tautologico che ci porta sempre al punto di partenza per quanto si voglia ragionare per arrivare a un concetto definitivo.
Il problema resta e con tutte le conseguenze immaginabili tra chi paga le tasse (sicuramente chi viene pagato con la busta paga) e chi invece  fa di tutto per non pagarle.  E passo dopo passo è stato anche facile fare gli esempi sulle proprietà e sulle vacanze di questi poveretti costretti ad evadere le tasse.
Fino ad arrivare a prendere chi fa informazione quando si scrivono titoli a sei colonne per segnalare l’attività di controllo della Guardia di finanza come se fosse una notizia che le Fiamme gialle sono impegnate nei controlli degli scontrini e delle ricevute fiscali. Perché, purtroppo, la normalità diventa un’eccezione. Ci sono ancora troppe sacche di resistenza, ma se invece di lamentarsi si iniziasse a pretendere il dovuto forse si contribuerebbe, anche segnalando gli episodi irregolarità alle autorità competenti, a ridurre la spinta evasiva.
Tanti discorsi in questa ennesima e salutare passeggiata. Che tra una chiacchiera all’altra, anche questa volta, ci ha dato la possibilità per parlarci addosso.
Pino Cavuoti

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