mercoledì 15 agosto 2012

L’estate a Vasto è un po’ più cool “da Mimì”

Pino Molino con i nipoti Francesco Giuseppe e Paolo
Una lunga storia d’amore e di eventi lega “da Mimì” a Vasto Marina. Un viaggio che ha inizio agli inizi degli anni Cinquanta quando in un locale al di sotto della sede stradale apre il Microbar gestito da Domenico “Mimì” Molino. Per la precisione di fronte all’hotel Nettuno. Da allora e attraverso il passaggio di padre in figlio, siamo già alla terza generazione, tante le novità che ci consegnano l’attuale chalet “da Mimì”. Mancano pochi mesi al traguardo dei settant’anni ma Pino Molino, figlio di quel Mimì, dopo averne passate tante tra attività commerciale e politica, ha ancora la voglia e la forza di ricordare il lavoro svolto dalla sua famiglia nel campo dell’accoglienza e del divertimento.
Pino Molino si confessa sapendo che ora a gestire già da vent’anni il locale è il figlio Mimì Domenico, nipote di quel Mimì, con la sorella Alessandra e i consigli del fratello Luciano,  a Milano per lavoro, e l’occhio vigile della moglie Mariateresa e può quindi dormire sogni tranquilli. E ricordare, magari sognando, l’inizi di questa avventura. Siamo nel 1956 quando il Microbar diventa “da Mimì” per poi traslocare nella rotonda. Ma siamo già nel 1960. E quante serate sono da ricordare. Con nomi che hanno scritto la storia della musica italiana e fatto innamorare migliaia e migliaia di persone. Tutte di passaggio a Vasto Marina “da Mimì”. Tanto che il settimanale Europeo allora annoverava il locale di Mimì Molino come uno dei punti di riferimento più cool per la costa. Popolare e alla moda per la città adriatica assieme al Miramare di Vincenzo Pomponio a Vasto o alla terrazza Ricci a Vasto Marina. Erano i tempi degli appuntamenti del Cuv (Centro universitario vastese) che hanno fatto divertire un’intera generazione quando bastava davvero poche lire.
E i cantanti che vedevi sugli schermi delle prime tivù nelle case dei vastesi erano ospitati "da Mimì" quando bastavano ventimila lire e un piatto ai frutti di mare. Antonello Venditti, Alice ed Helen Kessler, Peppino Galiardi, Sergio Endrigo, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Pino Donaggio, Nini Rosso, John Foster (cantante e giornalista pseudonimo di Paolo Occhipinti) o Riccardo Cocciante, o i più recenti Francesca Alotta, Eugenio Finardi, Cristiano De Andrè e Cristian De Sica.
Con orgoglio Pino Molino guarda agli anni trascorsi e ai cambiamenti che hanno caratterizzato la gestione sempre familiare. E che riesce, nonostante la crisi economica che quest’anno si avverte nella sua pesantezza, a garantire servizi e qualità ma soprattutto a lavorare. «I cambiamenti economici e dlla società - commenta Molino - richiedono unità di intenti da parte di una categoria che qualche volta dimentica di fare squadra per pensare più ai propri egoismi che al benessere dell’intero settore. Il turismo può crescere solo se c’è uno sforzo comune per farlo vivere e sviluppare. Pensare solo a se stessi e non insieme si rischia di creare solo delle cattedrali in un deserto». E in effetti la strada aperta con lo chalet “da Mimì” nel 1992 ha dato il via a un nuovo look seguito poi da tutti e che dai vecchi “casotti”, dalle vecchie cabine, si è passati alle strutture che sono davanti agli occhi di tutti.
Dalla marina si può alzare lo sguardo e vedere Vasto nel suo splendore con la torre di Santa Maria Maggiore e l’imponente Palazzo d’Avalos. E seduti sotto gli ombrelloni bianchi e blu lasciarsi rapire dal passaggio dei bagnanti su e giù per la spiaggia.
Da qualche stagione le serate “da Mimì” sono tornate a essere molto cool con la proposta “bordomare” ideata da Luciano. Un aperitivo e tante chiacchiere a sulla riva nello splendido golfo lunato. E poi le proposte del sabato sera con l’intrattenimento musicale. In fondo è il modo più semplice per vivere la spiaggia in maniera spensierata.
Infine un personaggio che non può essere non segnalato Abo, al secolo Nicola Tenaglia. Per quasi mezzo secolo bagnino delle estati vastesi con trascorsi sulla costa romagnola e in Versilia con una parentesi in Australia ragione per la quale il nomignolo mutuato da aborigeno.  Ora  Abo con le sue catenine e la pelle color pece intrattiene le clienti con le sue battute e i ricordi di una vita. Si dice che qualche giorno fa alcuni clienti gli abbiano fatto uno scherzo: «Se non fossimo intervenuti noi Pino Molino sarebbe affogato». E Abo? Per trovare una giustificazione al suo mancato intervento si è messo a parlare di tutto e di più dimenticando di dire la cosa più semplice e vera: l’aver appeso al chiodo remi e salvagente! Anche questo è “da Mimì” dove in cucina puoi trovare anche “Pio Pio” Valentino Suriano che sembra non temere concorrenza nella preprazione del brodetto alla Vastese, della chitarrina ai frutti di mare e della frittura da scottrasi le dita. 
Per chi ha la puzza sotto il naso voglio ricordare che per quindici stagioni sono stato a stretto contatto con la famiglia Molino. Quindi ciò che avete letto è il frutto di affetto e attività lavorativa diretta, in piena libertà. Provare per credere.

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