domenica 26 agosto 2012

Michele Iorio: sono l’amico dei molisani

In camicia a quadri e pantaloni corti, circondato dalla sua famiglia. Sembra tutto meno che il presidente della Giunta regionale del Molise, il comandante in capo di questa regione. Nel buen ritiro di Campomarino Michele Iorio si riposa con moglie, figli, nuore, nipoti e con un pacioccoso Carlino in famiglia da ben 10 anni.  «Era di mio figlio Luca - con affettone spiega la presenza Iorio - ma poi come sempre accade il cane è rimasto in famiglia con noi». Una debolezza del capofamiglia che dimostra come l’immagine publica è cosa ben diversa da quella famigliare. Rispetto allo Iorio in camper in vacanza di qualche estate fa ora prevale quello tutto casa e spiaggia. C’è più tempo per riposare e riflettere.
Ultimo fine settimana di sosta per il governatore del Molise. Lettura di tutti i giornali regionali e nazionali con l’immancabile mezzo Toscano.
Un Molise che in questi ultimi decenni  è sempre più sotto il segno di Iorio.
«Sotto il segno di Iorio, ma soprattutto sotto il segno del centrodestra. Credo, comunque, di aver dato un’impronta in questi anni a questa regione. Di aver soprattutto lavorato per riscoprirne e valorizzarne i valori identitari per creare e far crescere tra la gente il senso di appartenenza e di aver contribuito a realizzare opere importanti per migliorare la qualità della vita dei molisani».
A cosa si riferisce in particolare.
«Dalle infratrutture viarie e quelle culturali, strumenti utili per garantire il progresso di questa regione. Se guardiamo questa regione rispetto a una fotografia di dieci anni fa, non è la stessa cosa. Perché ci sono servizi migliori e una qualità della vita che si è elevata».
Tutti meriti che ritiene di poter ascrivere a se stesso o anche alla politica di governo del centrodestra?
«I pregi è difficile poterseli riconoscere da solo. Certo la gente mi ha sempre sostenuto e votato risconoscendo di aver fatto tanto per loro. Ci sono stati momenti difficili come le ultime elezioni, ma ho capito anche perché».
Quale errore ha commesso Michele Iorio
«L’errore, innanzitutto, di allontanarmi dal contatto diretto con la gente. Non è stato voluto, ma perché ho affidato ai miei collaboratori questo ruolo, che devo dire che non sempre è stato positivo».
Tra i collaboratori Iorio, ma non lo dice facendo nomi e cognomi, fa intuire che ci metterebbe volentieri anche uomini e donne della sua squadra di governo.
«Delega che mi ha consentito di lavorare sui grandi temi, ma assentandomi dalle questioni più specifiche che riguardano i cittadini più direttamente. Anche la campagna elettorale l’ho gestita  molto male. Lo riconosco, sono stato praticamente assente. Tutto questo ha segnato il mio risultato elettorale, pur risultando vincitore. I pregi me li riconosce la gente, per i difetti non essere riuscito a risolvere tutti i problemi, sbagliando anche interlocutore con il quale confrontarsi o fidandomi delle persone sbagliate che sarebbe stato meglio non ascoltare».
Presidente, sembra che dalle sue parole sia stato il centrodestra a far grande il suo antagonista piuttosto che lo spessore del candidato.
«Sicuramente sì. L’avversario con la sua debolezza politica ha costituito un altro elemento di problematicità. Di fronte non ho avuto il centrosinistra che conoscevo e conoscevo bene, ancorato a idee, che non condivido, ma comunque capace di fare proposte. E invece ha offerto solo accuse, veleni e denunce. Questo non è il centrosinistra ma un modo molto artgianale di fare politica ritenendo che più si urla e più si esiste, e forse si guadagna qualche consenso».
Quindi un centrosinistra senza arte né parte.
«Faccio un esempio per meglio farle capire questo concetto. Dopo dieci anni di questioni legate al riordino della sanità ho ascoltato per la prima volta una proposta dal centrosinistra. Mi pare sia stato il consigliere Petraroia sulla questione della cardiologia. E’ la prima volta che sento qualcuno che dice: facciamo così. Per il resto ci sono state accuse generiche. Sono stati cavalcati tutti i comitati per l’intoccabilità degli ospedali molisani. Hanno criticato tutte le cose che abbiamo creato dalla Facoltà di Medicina, alla riorganizzazione dei servizi anche con la Cattolica, che ritengo che sia uno dei problemi più importanti che abbiamo da affrontare, con una struttura che offre servizi che altrimenti la regione non avrebbe».
Perché questa nuova sinergia con la Fondazione Cattolica. Di fatto sposa la tesi del manager dell’Asrem Percopo?
«Senza dispendio di ulteriori soldi, avendo vicine Cardarelli e Cattolica, Non togliamo nulla ai campobassani. E’ aumentare l’offerta del Cardarelli consentendogli di colloquiare e collaborare con una fondazione che ha delle grandi prospettive di crescita».
Potrebbe essere un nuovo modello, tra l’altro già adotatto nei Comuni, di società miste?
«Sicuramente è un progetto nuovo da seguire. Intanto è lo spostamento fisico del Cardarelli verso e in adiacenza la Fondazione Cattolica».
Anche perché dobbiamo ricordare che ci sono dei reparti che insistono in una struttura che in parte non rispecchia le norme antisismiche.
«Anche questo è vero. Inoltre ci sono da fare delle sperimentazioni, senza duplicare le spese. Ci sono solo vantaggi per le nostre popolazioni creando maggiori e più diretti rapporti con una fondazione, non solo in termini di ricerca ma di avanzamento della qualità delle terapie offrendo anche spunti di crescita allo stesso Cardarelli. La vedo che l’unica via di uscita per conservare queste strutture e per non assecondare quel piano di rientro, che ho sempre rifiutato perché lo ritengo distruttivo, di chi diceva che in fondo in Molise ci bastava un solo ospedale con trecentomila abitanti».
E’ mai possibile una cosa di questo genere per la nostra sanità. 
«Questa è una cosa assurda. Una cosa che non potrà mai esistere e che non permetterò mai.».
Lo sta dicendo da medico o da economista. 
«Ragiono da medico e da politico. Perché sono entrambe le cose. Ci sono servizi nel nostro territorio che non si possono allontanare dalle persone. Esistono i centri strategici quali gli  ospedali di Campobasso, Termoli e Isernia anche dal punto di vista dei collegamenti».
E gli altri tre?
«Abbiamo Agnone come ospedale di montagna che offrirà servizi ridotti ma necessari in quella zona. Una struttura su cui si potrà lavorare anche in progress aggiungendo altre funzioni. Mentre Venafro e Larino dovranno essere riconvertiti, cosa che stiamo facendo, anche se il Tar ancora non mi consente la fase completa. Anche se i cittadini lo hanno accettata e compresa. Al di là dell’esasperazione dei comitati dovranno essere centri di riabilitazione, di lungodegenza, di Residenza sanitaria assistita, di medicina sperimentale. Come si fa in Abruzzo, come si fa al nord, come si stanno facendo un po’ dappertutto. Questo disegno è il nuovo piano sanitario che il sub commissario Basso dovrà elaborare, su incarico del governo, e che non dovrebbe discostarsi di molto da quello che come Regione abbiamo immaginato. Lo voglio ricordare anche a lei. Abbiamo avuto tante difficoltà: una delle difficoltà più evidenti, che la sinistra non ha mai voluto combattesse né contrastare culturalmente, sono stati l’attività dei Comitati che hanno avuto ragione davanti al Tar  che sta ritardando la riconversione degli ospedali. Fino all’approvazione del Piano sanitario sostanzialmente non si può toccare nulla».
Molise, macro regioni, identità regionale. Se ne discute. Iorio che ne pensa.
«Sappiamo benissimo che l’autonomia di una regione così piccola costa di più allo Stato.  Ne siamo consapevoli, oltre a essere consapevoli di averne diritto. Autonomia che ci consente una crescita autogestita che diversamente non avremmo. Ma se l’immagina lo smantellamento di una regione come la nostra con un territorio così particolare, con comuni numerosissimi sparsi sulle montagne. E’ un impegno a mantenere questa autonomia di cui i molisani devono averne consapevolezza. Non è possibile far partire iniziative dal Molise per aggregarci al altre realtà regionali italiane. Noi dobbiamo difendere ciò che abbiamo ottenuto. Baste vedere ciò che avviene nelle zone marginali dell’Abruzzo, della Campania e della Puglia».
Isernia non più provincia.
«Per me deve rimanere anche perché è un territorio prevalentemente montano. La conquista della provincia è stato un elemento di grande vantaggio. Ma non siamo gli unici ad avere in Italia questi vantagggi: pensiamo alle regioni a statuto speciale, che non solo sono più piccole di noi ma hanno dei trasferimenti erariali doppi e tripli rispetto a noi. Dobbiamo cercare di evitarne la chiusura, o quanto meno deve essere lasciata a Isernia l’autonomia gestionale di molti servizi territoriali».
Iorio, parliamo di sviluppo. I giornali nazionali parlano del governo Monti e dei propositi del premier su crescita e liberalizzazioni. E il Molise.
«Il Molise non ha molto da liberalizzare. Quando leggo queste cose e lo dicono in riferimento al Molise mi pongo un primo problema: chi le compra queste società. Questo governo sta avendo un enorme vantaggio: di avere avuto la possibilità di escludere tutto il dibattito politico nel momento delle scelte. Non si è mai vista una cosa del genere. Pensi alla provincia di Isernia. Dopo 60 anni di battaglie, dispute parlamentari, movimenti popolari, è stato o sarebbe stata cancellata da un tratto di penna, da un’operazione di spending review che è inconcepibile dal punto di vista politico. Eppure è avvenuta. Il governo ha fatto tagli lineari, tanto che il Capo dello Stato è stato costretto a intervenire perché ci fosse più chiarezza».
Per il Molise, che realtà industriale non è, quali prospettive per il rilancio della piccola e media impresa.
«Il nostro governo regionale ha sostenuto con ogni mezzo a disposizione la piccola e la media impresa. Tante le risorse messe in campo, ma in questa fase bisogna aumentare questa presenza. Gli ultimi provvedimenti passati attraverso la Finmolise hanno dimostrato che sono stati compresi ma soprattutto validi. Ora stiamo studiando per rifinazione il provvedimento perché si sono dimostrati strumenti che funzionano per far ripartire la crescita».
Quando ha scritto “Iorio, cuore di papà” per i guai giudiziari che ciò ha comportato.
«Nella lunghissima vita politica non ho mai avuto guai giudiziari. Mi hanno disegnato come effetto mediatico il fatto di essere attento ai miei figli. Non li ho mai favoriti a danno di qualcun’altro. Nessuno dei miei figli hanno avuto vantaggi a danno di altri. C’è stata l’indagine della Procura di Campobasso sulla Bain & Co che ha ritenuto che non fosse così, ma dimostrerò in sede di appello, che non ho avuto nessun ruolo nel favorire la carriera di mio figlio, che ha avuto la stessa progressione di tutti quelli che sono stati assunti nello stesso periodo. Ma voglio aggiungere altro ancora».
Quindi nessun familismo alla Iorio.
«I miei figli hanno avuto la fortuna di sistemarsi, ma credo che il familismo sia altro. Cioè di assecondare iniziative imprenditoriali, carriere politiche, privilegiare rapporti e interessi di impresa, magari di imprese intestate a se stessi o a compari, prestanome. Non può essre familismo che Luca Iorio, specialista in chirurgia vascolare, lavori con lo stipendio dell’assistente ospedaliero solo nel pubblico. Se ce ne fossero altri come lui specialisti in chirurgia vascolare sicuramente verrebbero assunti perché ce n’è bisogno».
Assessore vogliamo dare un voto ai componenti della sua giunta.
«E’ meglio di no, perché farei un disastro creando delle differenze che potrebbero generare equivoci. Sono persone delle quali nutro fiducia. Poi se ci sono movimenti politici in formazione, o se ci sono allontanamenti dal punto di vista politico andranno verificati con i fatti».
Presidente, le piace il calcio.
«Non mi dispiace il calcio».
Perché se applica l’assunto calcistico squadra che vince non si cambia, avrebbe dovuto rivedere la sua giunta considerando che per alcuni siamo al terzo mandato.
«Squadra che vince non si cambia, ma la squadra non sono solo gli assessori regionali, è fatto di sindaci, di consiglieri, di professionisti, di gente che non è mai stato in grado di misurarsi con gradi di responsabilità politico o amministrativa. La squadra è molto più ampia di quanto si creda».
Ritornando dalle vacanze estive pensa di fare qualche cambiamento. Anche se si aspetta il 16 di ottobre.
«Il 16 ottobre è un momento determinante perché finirà questa disputa che si trascina da un anno e che ha creato infiniti problemi. Ritardi a questa Regione da parte di chi ha voluto perseguire la strada dei ricorsi dopo la sconfitta elettorale».
Iorio sta dicendo che se la sua amministrazione ha rallentato l’attività è colpo dei ricorrenti?
«Sicuramente sì. E’ un dato  di fatto, anche se ci siamo sforzati, nei limiti del nostro potere, di fare».
Piana dei Mulini. Lei ha dimostrato originalità nel fare l’invito utilizzando Youtube. Iorio in camicia, rispetto all’immagine che ha sempre presentato di sè. Ma se andiamo ad analizzare parola per parola il suo intervento non ci sono state grosse novità, rispetto alle attese della vigilia. 
«Il significato di Piana dei Mulini nasceva dall’esigenza quello di instaurare un rapporto libero da orpelli di carattere partitico o istituzionale, aprendo un dialogo diretto con la gente. Questo è il messaggio, spero che diventi un modello. Nei prossimi giorni analizzeremo con alcuni amici quel primo appuntamento, per vedere se è un metodo possibile per sentire la gente, i professionisti e ele associazioni, anche nei singoli comuni. Poi Piana dei Mulini devev avere un esito: stabilire una priorità, prima viene il Molise. Chi verrà ai prossimi incontri deve essere consapevole che quello che si vuole creare non è né un partito né  una lista, ma un movimento culturale che vuole rilanciare l’importanza della nostra regione e magari individuare anche le scelte migliori da fare».
E la polemica nel centrodestra sulla presenza dei partiti o meno all’evento di metà estate.  Iorio a che titolo aveva invitato.
«Michele Iorio come presidente di questa regione, come esponente, perché politico, del centrodestra».
Inutile benzina sul fuoco gettata da qualcuno?
«Penso di sì, anche per motivi strumentali».
Di chi stiamo parlando?
«Tutti e nessuno. Chi ha avuto, eventualmente, quell’atteggiamento rispetto a Piana dei Mulini avrà capito cosa voglio dire».
Parliamo dell’informazione in Molise? Ritiene che al momento ci sia libertà di informazione senza ossequio per questo o quel politico.
«Alla fine considerando la quantità dei mezzi di comunicazione  l’informazione è libera. Se parliamo dei rapporti editoria-informazione è evidente la nostra realtà non consente un’autonomia di gestione».
Cosa vuol dire?
«Che alla fine con tanti organi di informazione significa tanti investimenti e non credo che il nostro bacino sia in grado di reggerli tutti. Se siamo costretti a chiudere qualche ospedale penso che, purtroppo, si debba fare anche per qualche organo di informazione».
Poco più di un anno fa circolava un libro su di lei che la descriveva come Iorio, il presidente amico. Cosa è rimasto di quel messaggio.
«E’ una descrizione appropriata. Nutro un sentimento di amicizia molto spontaneo verso gli altri. Il mio primo sentimento è quello di legarmi agli amici. E di farmene sempre di nuovi. Credo di poter dire che il maggior piacere che provo e quando riesco a risolvere un problema a chi mi sta davanti. Anche a un amico che si trova in difficoltà».
Anche cercando di ricucire il filo spezzato con gli elettori.
«Ricreare l’amicizia con gli elettori. Ci sono molti spazi che possono essere recuperati perché ci sono state delle incomprensioni, soprattutto quando si è mediati da altre forme di comunicazione»,
Iorio, anno di nascita 1948. Quando deciderà Michele Iorio di appendere l’urna al chiodo.
«Credo che l’iniziativa di riaprire questo colloquio, che credo non fosse mai stato chiuso, sia un metodo da seguire. Che si interrompa o no questa legislatura, voglio concluderla con questa, mi consentirà di fare qualcosa di straordinario. Questo era il messaggio che avevo lanciato alle opposizioni quando avevo invitato a smetterla di litigare, cercando dei punti di intesa. Che si chiamino larghe intese o governi allargati o come si vuole, il momento attuale necessità di un momento di dialogo tra maggioranza e opposizione molto più forte che in altri periodi».
Cosa intende dire, spieghiamo ai lettori, per larghe intese.
«Vuol dire un momenti di collaborazione straordinaria, decidendo alcuni punti fondamentali con le minoranze».
Che è cosa ben diversa dalla concertazione.
«Che non è concertazione, ma diaologo su alcuni temi importanti. Poi l’entità e il grado di corresponsabilizzazione che si raggiunge in questo processo si misurerà con la volontà dell’uno e dell’altro.».
Che non vuol dire assegnare una responsalità di governo alle minoranze.
«Che non vuol dire dare un assessorato alle  minoranze, ma che non esclude la partecipazione delle minoranze alla vita politica e amministrativa in maniera più diretta in Consiglio».
E i cittadini cosa ne pensano.
«Sono molti interessati. Faccio una domanda: si può immaginare che il centrodestra da solo possa riordinare le istituzioni dopo l’eventuale eliminazione di una provincia in questa regione.  In questa fase così delicata e importante ci sia bisogno di corresponsabilità».
I suoi amici di cordata cosa ne pensano. 
«E’ una cosa che vogliono i molisani. E la porterà avanti, anche se poi per fidanzarsi bisogna essere in due».
E in questo percorso il senatore Di Giacomo che ha fatto dei distinguo anche rispetto a chi aveva o no problemi con la giustizia?
«Ho capito che è molto contrariato della mia iniziativa di Piana dei Mulini».
Perché non era stato coinvolto o doveva chiedergli il permesso.
«Non ho proprio idea. Bisognerebbe chiederlo a lui. Posso dire che il Pdl molisano ha condiviso la mia iniziativa di Piana dei Mulini perché era tutto presente. E anche perché gli altri partiti, che sono intervenuti in forme diverse, hanno ritenuto che la mia iniziativa fosse necessaria per rilanciare la nostra azione politica».
Se non si va a rivotare Iorio finirà nel 2016 la sua stagione politica altrimenti di nuovo candidato perché per lei è come se la legislatura non fosse mai partita.
«Esatto, e quindi si ricomincia da capo».
Ma dopo di lei c’è qualcuno che potrebbe raccoglierne l’eredità politica.
«Esiste più di qualcuno che può continuare il lavoro avviato in questa regione dal centrodestra. Il mio riferimento culturale e politico resta il centrodestra».
Quindi non è lo Iorismo ciò che si è realizzato in questo ultimo dcennio in Molise.
«Non è Iorismo, ma un metodo di gestione realizzato dal centrodestra di partecipazione che può essere interpretato da chiunque. Che ha avuto in Michele Iorio la sua espressione più alta in senso di responsabilità. Non ci sono predestinati, né diventerà imposibile trovare qualcuno che possa sostituirmi. Chi verrà dopo dovrà portare qualche elemento di novità».
Pino Cavuoti

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