martedì 7 giugno 2011

Obbedienza, ma senza perdere la pazienza

Giancarlo Bregantini
Dal gennaio 2007 la diocesi di Campobasso-Bojano è retta dall’arcivescovo Giancarlo Bregantini. Presule preceduto da una grande fama, che ha generato gioia e alimentato speranze. Una presenza accolta, come ha sempre dimostrato il popolo molisano, con grande affetto e filiale devozione, nel rispetto della comune appartenenza alla fede in Cristo. Fedeli con un radicato attaccamento al culto e alle pratiche devozionali, dimostrato dalla partecipazione agli appuntamenti che scandiscono il calendario liturgico. Il canuto pastore è riuscito a ritagliarsi una bella fetta di considerazione tra i fedeli di questo ampio territorio che riunisce le due diocesi di Campobasso e Bojano. Non è sempre facile capire e condividere il mondo di chi indossa l’abito talare, anche se l’arcivescovo non disdegna di farsi vedere in clergyman. Ma alcuni episodi, anche di impatto mediatico, hanno lanciato in orbita monsignor Bregantini. Da apprezzare la sua sensibilità sociale e ai problemi che le famiglie stanno attraversando. In prima linea nelle battaglie in difesa del posto di lavoro e della salute pubblica. Aspetti che ne esaltano la valenza politica di un religioso tra la gente, che ha saputo farsi amare. In chiave populista? Sicuramente no, ma ci sono alcuni episodi che inducono alla riflessione. Come non ricordare il caso don Felix Cini a Cercemaggiore, con l’intervento del tutore dei minori, Nunzia Lattanzio, che ha difeso il diritto alla tranquillità delle famiglie. Poi la questione legata a Baranello e alla decisione del parroco, suffragato dall’arcivescovo, di adottare norme del diritto canonico più restrittive nelle cerimonie dei funerali e dei matrimoni. Con Bregantini che lo scorso fine settimana si è recato personalmente nel paese a celebrare il rito del sì in forma ridotta. Qualche malumore anche per la processione del venerdì santo a Campobasso, facendo arricciare il naso a più di qualcuno. E ora il “caso” fra Immacolato Brienza. Si vorrebbe portare, dopo il deposito del decreto di venerabilità a conclusione della fase diocesana del postulatore, il corpo del santo campobassano nel santuario di Castelpetroso. Da fonti curiali si apprende che la famiglia Brienza avrebbe già firmato la relativa autorizzazione. E fedeli di Campobasso come commenteranno questa indiscrezione? Tra chi porta l’abito talare ho ascoltato qualche volta un commento che recita pressappoco così: il vescovo che arriva, alla fine, fa sempre rimpiangere, quello andato via. Sarà così anche in questo caso?
Pino Cavuoti

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