giovedì 16 giugno 2011

Quando in politica paga il Gioco dell’Oca

Le elezioni comunali a Campobasso, e quelle più recenti delle provinciali, hanno insegnato alcuni semplici regole di comportamento politico. Si può essere eletti in barba a qualsiasi regola di coerenza e comportamento. Della serie che le idee non hanno più alcun valore nel momento in cui si sottoscrive una candidatura e si chiede il voto agli elettori. Conta il peso dei voti che si porta in dote alla faccia di chi, invece, continua a tirare la carretta dietro le quinte e senza allungare il cappello. Vale la logica della conta della faccia di bronzo, di chi più chiede e più ottiene. Si dirà è la logica della politica del terzo millennio, prendere o lasciare. Ma che squallore e che insulso modo di mettersi in campo per fare carriera. Si capisce allora, quando si legge il lavoro di ricerca dei sociologi in ambito accademico, perché ancora oggi, più di quanto accadesse nella stagione di Mani pulite, la gente rifiuti la politica. Che si reputa un po’ come il Gioco dell’Oca. Ricordate? Quando si pensa di essere arrivati al traguardo si scopre che rilanciando i dadi si viene rimandati indietro, anche oltre il punto da dove eravamo partiti. In Molise questo si verifica ogni giorno, quando il fare politica si misura con il nanismo di chi regge i fili del potere. Eppure c’è ancora del fermento tra le persone perbene. La convinzione che si può ridare dignità all’arte della politica per il bene comune. Ce lo ha ricordato ieri sera la natura con l’eclissi di luna. La luminosità di questo satellite per poco più di un’ora è stata annullata. Poi, quando il buio sembra aver avuto la meglio, la luce è tornata a rendere meno paurosa la notte. In Molise c’è ancora la possibilità del ritorno alla vera politica, che non è un mercimonio.
Pino Cavuoti

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