mercoledì 3 agosto 2011

Il centrosinistra e la sindrome di Tafazzi

Con molta probabilità chiunque sia l’avversario di Michele Iorio alle Regionali sarà soccombente. Anche se l’aria è diversa rispetto a 5 e 10 anni fa, e il governatore dovrà comunque sudarsela la riconferma. Ma nel centrosinistra stanno facendo di tutto per consentire a chi esce di poter rientrare, anzi di non dover mai uscire. Il casus belli è quello strumento di democrazia chiamato “primarie”. A sparigliare le carte è giunto quel birichino di Paolo Di Laura Frattura, con il cuore a destra e la testa al centro con un occhio a sinistra. Una condizione che ha fatto venire il mal di pancia ai soliti nostalgici della “falce e martello” che se non sei degno se non hai la patente di comunista fino nelle profondità più estreme del deretano. Purtroppo non ci possono fare niente. La dimostrazione è data dall’uso di parole così fuori dal tempo che alla domanda come si fa a riconoscere un comunista ti viene la voglia di dire perché mangiano i bambini, indossano l’eschimo e la camicia a quadri rossi e hanno la barba lunga. Ma in Molise ne avete mai incontrato qualcuno con queste fattezze? I tempi sono cambiati, per fortuna, e anche chi ha votato o continua a votare per la sinistra ha il portafoglio gonfio e il cuore a sinistra solo per una questione anatomica. Ma, nonostante tutto ciò, continua a nutrire delle convinzioni così radicate da soffrire sempre della sindrome di Tafazzi. È questione di palle. E a furia di colpirsele sono diventate così insensibili al dolore da volersi fare male da soli. Perché qualcuno discute sulle verginità di Nicola D’Ascanio, sulla intelligenza di Massimo Romano, sulla furbizia di Antonio D’Ambrosio, sulla rettitudine di Michele Petraroia e sulla stoltezza di Paolo Di Laura Frattura. Dimenticando che le primarie nel centrosinistra, a parte lo scherzo che si sono giocati a Napoli, sono un esempio di partecipazione. Ne sono convinti anche nel centrodestra tanto che si inizia a pensare al dopo Silvio Berlusconi facendo ricorso all’uso proprio delle primarie. Finché durerà questa situazione gli eredi di Tafazzi possono dormire sogni tranquilli. In Molise ne troveranno sempre qualcuno a denominazione di origine controllata. Pronto a colpirsi anche a ritmo di musica, per il piacere di non cambiare nulla. Intanto Antonio Di Pietro sta alla finestra ed è pronto sabato prossimo dalla sua masseria di Montenero di Bisaccia a sacrificare il vitello più buono sperando nel ritorno di qualche figliol prodigo.
Pino Cavuoti

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