domenica 14 agosto 2011

Il dovere di cambiare rotta per non far sparire il Molise

Anche se non ci crederete in questo momento riesco a guardare in maniera distinta le vostre facce. Gran parte di voi è in vacanza al mare, in montagna o in qualche casa ristrutturata in campagna. E tiene tra le mani questo giornale, dopo aver passato le ultime ore in uno stato di preoccupazione, per aver scoperto che nonostante i proclami governativi le tasse non sarebbero diminuite e non sarebbero arrivati i posti di lavoro. Ora, invece si corre il rischio di mangiare domani a ferragosto il pollo ripieno e il cocomero e di non digerire né l’uno e né l’altro. Così come leggerete chi tra i politici continua in questa regione a non capire che bisogna fare subito un passo indietro e invece si affanna a difendere l’esistenza di questa o quella provincia o mantenere apparati comunali in realtà dove non ci sono nemmeno più i soldi per pagare la bolletta della luce del municipio. E intanto i molisani si preparano a essere investiti dalla richiesta dei candidati di essere rivotati o votati per la prima volta. Ma sulla base di quali risultati e soprattutto per quali obiettivi. Sentiremo tante sirene e tanti incantatori di serpenti che troveranno un cantuccio in una lista qualsiasi, purché non sia quella di un collega uscente per non farsi concorrenza, tessere le lodi del lavoro svolto - non importa se dai banchi della maggioranza o dell’opposizione - per favorire lo sviluppo e la crescita di questa regione. Ma siete certi che sia stato proprio così e abbiano fatto per intero il loro dovere? Un sospetto, che è più di una certezza, ci fa dire che in Molise sul piano della spesa pubblica in Regione ci sia stato poco impegno. E si dice poco per usare un eufemismo. Quali sono state le riforme strutturali che hanno prodotto cambiamenti concreti sui costi della politica? Sono le cose che chiedeva, ad esempio, Michele Scasserra che, a quanto pare, deve avere avuto una risposta appagante se ha deciso di sposare la causa di Iorio. Oppure non l’ha avuta Paolo Di Laura Frattura se ha deciso di sfidare il govenatore uscente. Eppure c’è stata una riforma dello Statuto regionale che non solo non ha ridotto i costi dei signori della politica, ma che ha persino formalizzato la figura dell’assessore esterno. Intanto altre regioni pensano ad annullare il diritto al vitalizio, a tagliare gli enti che producono solo più tasse per i cittadini, a riformare una regione meno matrigna nei confronti dei propri figli perché succhia risorse per mantenersi in vita. Il Molise prova a resistere correndo il rischio di vedere annullata la sua storia dopo l’autonomia dall’Abruzzo. Stando così le cose è difficile poter sperare di andare lontano e guardare oltre la punta del proprio naso.
Pino Cavuoti

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