domenica 24 febbraio 2013

I voti si contano o si pesano?

Ci accingiamo ad andare al seggio nella consapevolezza che questo turno elettorale è caratterizzato dalla massima incertezza. A dispetto dal recente passato mai come quest’anno, al di là dei sondaggi che continuano a creare apprensione o motivo di soddisfazione a seconda della posizione di rilievo della coalizione più gradita, l’urna nasconde, non si svela, confonde. Perché ci sono troppe incognite e variabili impazzite che faranno “saltare il banco”. Tanto a livello nazionale quanto locale con i grillini che saranno la novità annunciata. Lasciamo a più autorevoli editorialisti commentare le sorti romane e buttiamoci nella mischia per pensare alle cose di casa nostra. Sei i candidati in lizza per conquistare il diritto a governare per i prossimi cinque anni - anche se il sospetto che qualche ricorso possa subito partire all’indomani del voto - dalle calde e accoglienti stanze di via Genova. Personalmente ho una preferenza tra uno di loro: Paolo Di Laura Frattura, Antonio De Lellis, Angelo Michele Iorio, Camillo Colella, Massimo Romano e Antonio Federico.  Ho avuto modo di apprezzarne le doti umane e politiche. Non potrò votarlo perché sono iscritto nelle liste elettorali in Abruzzo, ma lo avrei fatto volentieri per poter dire magari di aver contribuito a farlo eleggere.  Nessuno di noi può esimersi dal voto. Ma ancor più da chiedere conto ai politici, negli anni a venire, di come questa delega sia stata utilizzata per il bene della comunità rappresentata. Andare a votare per misurare il nostro senso civico e il nostro spessore democratico.
Un concetto troppo spesso dimenticato, messo da parte, dato per scontato. Sicuramente una buona colpa è da attribuire alla classe politica che non ha fatto nulla, almeno in questi ultimi decenni, per mantenere alto il proprio gradimento tra i cittadini. I molisani vanno alle urne per rieleggere presidente e Consiglio regionale dopo l’annullamento da parte del Tar. Si ricomincia oggi come se la macchina del tempo ci riportasse al  16 e 17 ottobre 2011. Ma da allora sono trascorsi poco meno di 500 giorni che non possono dirsi poca cosa. Si riparte per rimettere in moto la Regione Molise in un periodo doloroso per le imprese e le famiglie. In questo giorni di campagna elettorale abbiamo ascoltato tante parole, molte liti. Si è parlato di liste pulite, conflitto d’interessi, sospensione dall’incarico, querele e tanto ancora di più. L’emergenza è il lavoro per il futuro nostro e dei nostri figli. Occorre, per quelle che sono le competenze regionali, trovare i meccanismi per  far rrimettere in moto il volano dell’economia. Abbiamo il dovere di credere nella persona che si andrà a scegliere, per il bene del Molise. Una persona concreta e che dia fiducia e sicurezza per un domani da ricostruire con grandi sacrifici. Un  carissimo amico ama, di tanto in tanto, regalarmi delle perle di saggezza attingendo da un quaderno dove ha trascritto delle massime. Ieri mi ha citato Georg Lichtenberg fisico, scrittore e aforista tedesco che in “Osservazioni e pensieri” a proposito del voto ebbe a scrivere: “Quanto meglio sarebbe se i voti si potessero pesare, anziché contare”. Oggi nel prendere le tre schede (verde, rosa e gialla) che vi verranno consegnate nei 393 seggi dislocati in Molise ricordate questa citazione di Lichtenberg: il voto si conta o si pesa. Per il titolo principale di questa edizione ho utilizzato il termine misurare  prendendo in prestito un’immagine cara all’infanzia di ognuno: il metro da sarto. E’ un strumento flessibile e si può adattare bene alla risposta che non voglio dare, anche se per certi versi sto suggerendo. Il voto è una responsabilità per chi lo esercita e per chi lo riceve.
Pino Cavuoti

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