domenica 22 maggio 2011

Palazzo Magno. Speriamo che la musica sia cambiata

Gli ultimi cinque anni sono trascorsi a Palazzo Magno in maniera abbastanza rocambolesca. Gente che entrava e usciva dalla Giunta con una tale rapidità da far girare la testa anche a chi era abituato ad andare sull’ottovolante. Forse alla fine la colpa non era nemmeno tanta del presidente D’Ascanio - che ieri ha salutato la stampa con un incontro nel corso del quale ha illustrato il lavoro svolto alla guida del governo provinciale - quanto dei partiti che componevano la maggioranza. Come dicono gli addetti ai lavori se confronto c’è stato è figlio del sistema, delle cose della politica. Sono trascorsi sessanta mesi, l’orologio del tempo segna sempre lo stesso orario. Perché sebbene sia cambiato il colore della maggioranza resta intatte le stesse liturgie della politica. E De Matteis dovrà restare più sveglio rispetto al suo predecessore in quanto avrà numeri più esigui sia in Consiglio e sia in Giunta. Il vero problema da affrontare è la ripartizione dei posti a disposizione nell’esecutivo. Tutti coloro che hanno eletto almeno un consigliere rivendicano a pieno titolo il diritto a sedersi e a scegliere chi indicare e cosa prendere. A De Matteis, che certo non è un politico di primo pelo, il compito di smussare gli angoli e buttare acqua su chi ha la lingua al calor bianco. Non ci sarà da stupirsi se il neo presidente della Provincia di Campobasso farà ricorso alla saggezza di Iorio e alla praticità del senatore Di Giacomo. Sarebbe davvero da polli in batteria che, dopo aver tanto sudato per mettere una bandierina blu sul tetto della sede di via Roma, ora gli elettori commentino indignati: «Ma nulla è cambiato». Avrebbero tutto il diritto di prendere a raffica di pomodorini Pachino i nuovi inquilini della Provincia, dopo aver preso bene la mira.
Pino Cavuoti

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