domenica 13 febbraio 2011

Il becero Di Clemente

Avrei voluto titolare questa  risposta a Tiziano Di Clemente “Il becero comunista”. Ma ho evitato di farlo per il rispetto che nutro per i comunisti, che incontro oggi nel Partito democratico e ieri in quello che era il Partito comunista italiano. Se avessi usato quell’aggettivo avrei offeso proprio quei comunisti e quella storia così importante per la democrazia dell’Italia. Avrei offeso la memoria di Enrico Berlinguer che, seppur da posizione diversa, ho sempre rispettato e di tanti altri che, pur non avendo mai parlato di foibe, non giravano la frittata parlando di nazifascismo come fa lei, per nascondere la verità ed evitare il confronto. Così come non ho mai accettato da nessuno dare del fascista all’altro per chiudere un discorso né le permetterò dell’insinuare sulle mie idee che sono tutt’altro che di destra.  Parafrasando Tonino Di Pietro dico al signor becero che “c’azzecca” ricordarmi delle lotte di liberazione? I morti sono sempre morti, a prescindere dalle posizioni politiche.  Del resto un comunista come Gianpaolo Pansa se ha scritto fiumi di inchiostro, per riabilitare la memoria di chi in nome delle lotte partigiane fu trucidato in nome della giustizia del popolo solo per vendetta, ci sarà pure una ragione. Di Clemente con i suoi discorsi paranoici non solo dimostra di essere un becero, ma anche un ottuso personaggio. E non ho nessuno problema a ribadirlo. Del resto le sue parole a difesa d’ufficio del comunismo d’antan - che continuo a dire sino a quando sono quelle che ho ricevuto non meritano di essere pubblicate su Il Nuovo Molise – le ritengo spropositate, ingiustificate e folli. Il Nuovo Molise lo scorso 27 gennaio ha dedicato ampio spazio alla Shoah e altrettanto abbiamo fatto per le foibe il 10 febbraio. Riconciliazione e memoria, senza cancellare l’orrore del fascismo. Signor Di Clemente mi dicono che faccia l’impiegato dell’Inps. Un colletto bianco, quindi seduto dietro a una comoda scrivania. Pensavo che facesse l’operaio, in una catena di montaggio. Sarebbe stato un lavoro più consono a un segretario regionale del partito dei comunisti. Forse per questo ha più tempo per scrivere, magari tra una chiacchierata e l’altra, con il computer. Le ricordo che mi chiamo Pino Cavuoti. Non sbagli il nome delle persone: più che educazione è una forma di attenzione. Lo ha fatto anche con D’Uva. A proposito c’è una strada intitolata a Giustino D’Uva così ricorderà meglio di chi stava parlando. Non ho strade a me intitolate, né mai le avrò. Ma per ricordarle come mi chiamo si faccia passare la copia da qualche collega d’ufficio così sulla prima pagina imparerà a scrivermi senza fare errori. Buona domenica e studi la storia. Quella vera e non quella che le hanno detto di imparare a memoria. A proposito semmai la dovessi incontrare si ricordi di portare il foglio che mi ha scritto voglio vedere se mi saprà ripetere le stesse parole a cantilena oppure avrà bisogno del suggeritore.

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