giovedì 20 settembre 2012

Gigino D'Angelo: «Nei piccoli comuni si diventa buoni amministratori»

Gigino D'Angelo è il primo cittadino di Montefalcone del Sannio. Un piccolo ma attivo comune che guarda dal Molise la vallata bagnata dal fiume Trigno. Alcune domande per conoscerlo meglio per una passione politica e sociale che ha animato il suo impegno per la comunità amministrata.
Una ragione convincente per capire perché è diventato sindaco?
«La grande passione della mia vita è stata ed è la politica, la faccio da quando portavo i pantaloni corti, ma ho la fortuna di non vivere di politica e questo mi rende ancora più libero».
Ha mai avuto rimpianti della serie: chi me l’ho fatto fare?
«Ho sempre interpretato la politica come strumento al servizio della gente e del bene comune, e non mi rassegno all’idea che tutto è marcio. sono convinto che c’è un Italia sana, un Molise migliore che non si arrende alle nuove domande, ai nuovi bisogni che ogni giorno Sindaci ed Amministratori locali vedono ed ascoltano semplicemente camminando per strada. Per me questa è la politica, una politica che guarda in faccia la realtà, che ascolta. Detto questo vengo alla sua domanda: vede io ho ricoperto importanti ruoli istituzionali ma fare il sindaco è un’altra storia, affascinante, emozionante. La decisione di candidarmi a sindaco l’ho maturata pensando che era  giunto il momento di ripagare la fiducia che il popolo più volte mi aveva dato e mettermi al servizio di Montefalcone e nonostante il decadimento etico-morale della società, della politica e delle istituzioni  continuo a pensare che vale la pena appassionarsi intorno a quello che continua a rimanere un senso importante della vita: l’impegno politico, l’impegno istituzionale. Si, dedicarmi mettendo al servizio della mia gente e del territorio l’esperienza politica ed amministrativa acquisita negli anni. Certo, ci sono momenti di sconforto e di scoraggiamento, ma basta poi un grazie di un anziano per la mensa sociale istituita dal comune, che ti ricarichi e trovi l’entusiasmo per andare avanti. Oggi i comuni vivono il momento più difficile della loro storia, tutti i governi in nome dei tagli alla politica si sono lanciati e si lanciano come iene  sugli enti locali togliendo risorse. Con questa logica non si va da nessuna parte e soprattutto non si mette mano lì dove ci sono sprechi e sperpero di denaro pubblico, vedi Parlamento e Regioni. Ovviamente in questo contesto diventa difficile amministrare un comune. La crisi che sta attanagliando le famiglie fa aumentare sempre di più il numero dei cittadini che si rivolgono ai comuni per esigere diritti. Diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione ecc… e di fronte a questi bisogni diventa difficile dare risposte concrete ai cittadini senza risorse adeguate.  Noi sindaci siamo in prima linea, siamo le sentinelle del territorio e siamo chiamati quotidianamente a difenderlo e provare a dare una prospettiva ai nostri cittadini. Non a caso stiamo lavorando insieme  per costruire  un nuovo modello organizzativo e gestionale di alcuni servizi, al fine di abbattere i costi e utilizzare i risparmi per garantire servizi essenziali ai cittadini».
Scomparirà mai il comune di Montefalcone del Sannio.
«Montefalcone per fortuna è un paese medio grande, con tanta gioventù e dove ci sono i giovani c’è futuro».
Ora si nasce in ospedale. E’ favorevole a una legge che consenta di stabilire nato a Montefalcone pur essendo venuto al mondo al San Timoteo?
«Non mi appassiona dove si nasce ma la qualità di vita del posto in cui vivi, è stata questa la rotta che ho cercato di tracciare dal giorno in cui sono stato eletto sindaco».
Ha ragion d’esistere l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia? Qual è il suo impegno nell’associazione? Da una piccola realtà come Montefalcone ritiene di aver acquisito un’adeguata preparazione amministrativa per puntare a responsabilità maggiori?
«Io credo che l’Anci ha fatto e stia facendo tante battaglie a difesa dei comuni, se ci sono state conquiste lo si deve soprattutto alla capacità di rappresentanza e di tutela che l’Associazione ha avuto nel corso degli anni e dico questo pur non avendo mai ricoperto ruoli dentro l’Anci. Ora però abbiamo davanti grandi sfide, i comuni hanno sempre più responsabilità ed i sindaci maggiori poteri, quindi in questa ottica diventa  fondamentale il ruolo dell’Anci. C’è bisogno di un’associazione che diventi luogo di elaborazione e condivisione di tutte le problematiche che singolarmente noi sindaci affrontiamo. L’Anci deve essere  la casa dei sindaci ed i sindaci devono riscoprire il senso di appartenenza all’associazione. Tutto questo vale ancora di più per il Molise, dove bisogna riorganizzare un nuovo assetto istituzionale alla luce delle nuove disposizioni legislative, e l’Anci deve avere un ruolo da protagonista per guidare il cambiamento. I sindaci hanno bisogno di un’associazione forte, capace di dialogare, di confrontarsi con le istituzioni nell’interesse dei comuni. Per fare tutto questo c’è bisogno di un nuovo entusiasmo e di una squadra di sindaci che ci dedicano tempo e passione. Una squadra trasversale capace di andare oltre gli steccati politici di appartenenza. In questa ottica e con questi presupposti metto al servizio dei comuni e dei territori la mia esperienza politica ed amministrativa candidandomi alla guida dell’Anci.
Ritiene che si tornerà a votare in Molise se il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar?
«Penso che il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar e credo sia nell’interesse del Molise e dei molisani tornare al voto il prima possibile. I cittadini hanno bisogno di ungoverno forte, capace di affrontare questo momento drammatico».

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