domenica 2 settembre 2012

Matteo Renzi, il rottamatore che si fa piacere

Se sei bravo e bello allora non ti è precluso nulla. Folla, applausi, strette di mano, sorrisi e anche la convinzione tra chi ti ascolta che forse è finita il tempo del purgatorio e, visto che parliamo di un concittadino di Dante, allora può accadere anche di volare alto con Matteo Renzi. Ieri pomeriggio, su invito del consigliere comunale del Pd Domenico Molino, il sindaco di Firenze è giunto per parlare del suo ultimo libro “Stil Novo”. Ma è evidente che il giovane primo cittadino sta scaldando i motori per la grande partenza del suo tour per preporsi alle Primarie del Partito democratico. E a vedere come è stato accolto ieri a Vasto l’impressione è che saranno in tanti ad appassionarsi a lui. In prima fila il collega Luciano Lapenna, che gli ha donato la statua della Bagnante simbolo della città adriatica, il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Fortel’ex parlamentare Giovanni Di Fonzoil capogruppo in Regione Camillo D’Alessandro e il capogruppo  provinciale Camillo D’Amico.  «Non credo - parlando dal palazzo che ha ospita la festa nazionale dell’Idv con lo scatto che è stato il tormentone di un anno intero - ci sia bisogno di sfasciare la foto di Vasto. E’ una foto che si è già sfasciata da sola, basta vedere ciò che è successo nel corso dell’ultimo anno. Quella foto ormai appartiene ad un album, ma all’album dei ricordi». «Anzi - ha aggiunto ancora Renzi - credo che dobbiamo cambiare l’impostazione e smettere di pensare che le foto si fanno tra i leader politici, la vera foto di Vasto, come quella di ogni città italiana, è la foto dei cittadini che si mettono in gioco e provano nel loro piccolo a cambiare l’Italia». Renzi ha quindi spiegato che non crede all’alleanza dei leader «ma a un coinvolgimento delle persone normali che tornano a fare politica e che dicono che la politica è una cosa bella e che non può essere lasciata a quelli che in questi vent’anni hanno combinato il disastro che vediamo». Il sindaco di Firenze si prepara a lasciare la sua Toscana per attraversare l’Italia e «se vinciamo le primarie - ha detto - cambieremo l’Italia, e se le perderemo daremo una mano a chi ha vinto, come vuole la regola interna del Pd. Noi non siamo, però, degli sfasciacarrozze, ma siamo dei rottamatori, ovvero delle persone che dicono: se hai già fatto 15 anni in Parlamento, forse è ora che lasci spazio ad altri, perché nessuno è indispensabile». E che sia un buon affabulatore lo si è capito dal livello di attenzione della sala gremita come non accadeva da tempo. «E se chiamasse il premier? Correrei subito, se servisse a risolvere i problemi della mia Firenze». Renzi ha parlato di un pranzo che fece ad Arcore con Silvio Berlusconi, quando era presidente del Consiglio dei ministri. «I politici voglio farvi capire - dice  - non sono superoi  un po’ come Ufo Robot che arrivano e che risolvono tutti i problemi. Se ci pensate la stessa esperienza del centrodestra e di Berlusconi al governo è stata quella di chiedere ai cittadini una delega in bianco. Cosa ha detto agli italiani: ghe pensi mi. Non sono antiberlusconiano per principio. Anzi ho accettato l’invito a pranzo ad Arcore, e non ho detto la cena perché Berlusconi su queste cose ha lo sguardo clinico, e lo rifarei ancora. Ma solo perché quando un presidente del Consiglio ti invita e ti chiede di parlare ci vado. E lo farei anche se domani mattina mi chiama Mario Monti e mi dice vieni al barbiere che ti devo parlare cinque minuti io ci vado per risolvere i problemi della mia città».

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