venerdì 17 febbraio 2012

Ci siamo vantati che Di Pietro è molisano

Vent’anni. Ricordo quei giorni. Come cronista e come cittadino. Il tintinnare delle manette. Gli arresti. Le monetine lanciate contro Craxi. Tutti a far festa per la caduta degli dei. I suicidi. Nel pool di Mani pulite un magistrato che sprizzava simpatia, nato a Montenero di Bisaccia: Antonio Di Pietro. In quei giorni nel piccolo paese molisano manifestazioni di giubilo e tutti pronti a voler parlare davanti alla telecamere per rivendicare la “proprietà” del compaesano Tonino. Striscioni e gente in piazza, alla stregua di una vittoria ai mondiali un po’ ovunque con Montenero al centro del mondo su tutti i media. Un vanto, per tanti, per tutti qui in Molise.

Il casello dell’autostrada A14 aggiornato perché si chiamasse con questo ordine Montenero di Bisaccia-Vasto Sud. Un momento di follia comune. Ma per cosa? L’incapacità della politica di saper fare il proprio mestiere. Incapace  di saper mettere al primo posto il bene comune e l’onestà dei propri comportamenti. Ieri mattina a Omnibus su LA7 Antonio Di Pietro si chiedeva:  «Cos’ha prodotto Mani pulite? C’è un campo pieno di erbacce, il contadino lo ara, ma se nessuno lo semina poi le erbacce ricrescono. E’ un ruolo che non spetta al magistrato ma alla politica: rifiuto che Mani pulite abbia prodotto la Seconda Repubblica, se la politica non ha fatto quello che doveva fare è perché i protagonisti o sono quelli di una volta o sono i loro portaborse». Saggezza popolare del nostro Tonino che evidenzia i limiti degli uomini e della classe politica. Oggi a Milano il molisano eccellente, vanto di questa terra, che nel frattempo è diventato un leader nazionale dell’Italia dei valori, ricorderà l’arresto di Mario Chiesa. Pierpaolo Nagni, segretario regionale dell’Idv, commenta questo appuntamento affermando che avverrà «non per celebrare il passato ma per dare una nuova spinta al Paese» con una frase che fa riflettere e che può essere condivisa: «Oggi, dopo 20 anni, in Italia e in Molise la corruzione è ancora il ‘’male oscuro’’ e la logica del profitto prevale ancora troppo spesso sul senso morale. Oggi, dopo 20 anni, in Italia e in Molise, continuano a rigenerarsi nuove forme di vizio».  Ma è proprio così? Purtroppo è vero: abbiamo il dovere di lottare perché ci sia più rigore etico.
Pino Cavuoti

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