venerdì 24 febbraio 2012

La prima sentenza dopo 40 anni

Una condanna è pur sempre una condanna, ma nel nostro sistema giudiziario sono previsti altri due gradi prima del pronunciamento definitivo. Tutti lo hanno ribadito, anche coloro che stanno chiedendo le dimissioni. Della serie nessuna macchia, anche se può essere addirittura del tutto ripulita, per chi è chiamato a governare il popolo. Michele Iorio, dopo oltre quarant’anni di vita amministrativa, viene condannato per la prima volta da un tribunale per  abuso d’ufficio.

Una condanna è una condanna, ma tra tutti i reati l’abuso, per un pubblico amministratore, è sempre dietro l’angolo. I diversi gradi di giudizio restano un caposaldo del nostro diritto. Il centrosinistra,  da sempre garantista, ha ritenuto di chiedere in questa circostanza le dimissioni perché l’imputato è il presidente della Regione. Ma ci troviamo davanti a una medaglia che ha, pur sempre un’altra faccia. Quella di Michele Iorio che ha tutto il diritto di non dimettersi, ma soprattutto tutti i titoli per continuare a governare il popolo molisano. A livello di statistica il governatore è incappato in un incidente di percorso, che ha pur sempre una rilevanza. E’ finito, come si dice in questi casi, alla sbarra per una indagine che ha visto il coinvolgimento di uno dei suoi  figli occupato in una società che ha avuto rapporti con la Regione. I magistrati giudicanti in primo grado hanno ritenuto grave tutto questo. Di Giacomo ha evidenziato la morale a giorni alterni del centrosinistra, che è legittimata a chiedere un passo indietro a Iorio. Dimissioni per un principio etico. Ma l’etica è un valore personale, nella solo disponibilità di Iorio che ha tutto il diritto di decidere dopo essersi guardato allo specchio. Se nel fare questo riterrà di aver fatto solo gli interessi della comunità continui ad andare avanti nell’attesa di conoscere i successi gradi di giudizio. Ci deve pur essere un giudice che...
Pino Cavuoti

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