domenica 7 ottobre 2012

De Mita, un pezzo di storia della politica italiana

Aldo Patriciello e Ciriaco De Mita
«Non c’è una storia che finisce, anche quando le tenebre sono così intense perché ci annunciano l’aurora».  Dall’alto dei suoi 84 anni portati con un fisico non segnato dal tempo e una lucidità da far invidia Ciriaco De Mita ha presentato il suo libro La storia d’Italia non è finita. E’ il racconto della sua vita rispondendo a le domande di Luigi Anzalone e Giuliano Minichiello in un volume che scorre veloce nel quale l’europarlamentare è lettore, narratore e interprete. Chi vuol coprire dei vuoti di memoria della storia del nostro Paese può trovare un valido sussidio in questo diario dell’ex presidente del Consiglio che, come scrive Wikipedia, «fu però funestata tre giorni dopo dall’assassinio da parte delle Brigate Rosse di Roberto Ruffilli, senatore della Democrazia Cristiana e consulente di De Mita per le riforme istituzionali, che aveva contribuito a varare proprio il governo che stava allora entrando in carica». 
Dire De Mita è dire Avellino, Nusco, il clan degli avellinesi, deputato, europarlamentare, Dc, vicesegretario nazionale, segretario nazionale, presidente del partito,  sottosegretario, più volte ministro, Partito Popolare, Margherita, Ulivo, Partito democratico e Udc.

E’ stato l’europarlamentare del Pdl, Aldo Patriciello, a voler ospitare il collega Ciriaco De Mita nel Polo didattico del Neuromed a Caramelle di Pozzilli con la organizzazione della Onlus Euronews. Moderatore Antonio Lupo presidente ordine giornalisti Molise che non ha avuto problemi a tenere a bada due personaggi del calibro di Antonio D’Ambrosio storico ed ex presidente del Consiglio regionale e Giovanni Di Giandomenico, ordinario all’Università del Molise ed ex presidente della Regione Molise.
D’Ambrosio ha ringraziato il presidente De Mita per il lavoro che ha donato. «Ho apprezzato il libro perché ogni pagina contiene delle riflessioni profonde, eventi eccezionali, uomini eccezionali della storia d’Italia, un pensiero forte e pregnante che spiega il vero senso dell’impegno politico. Un lavoro che, attraverso un’intervista, abbraccia la storia di tre, quattro generazioni che si riconoscono nelle motivazioni che spingono un uomo all’impegno politico e sociale. Si evidenzia però un profondo divario tra le narrazioni che in questi giorni leggiamo sui giornali e vediamo alla tv; narrazioni che ci parlano soprattutto di cattive azioni della politica».  D’Ambrosio ha spiegato che oggi la politica si propone attraverso una parola mediatica che è ‘rottamazione’. «Si è passati dal sistema di razionalità alla vacuità completa». Per lo storico De Mita parla dei fondatori della nostra democrazia, un universo entro il quale c’è un incontro e c’è la crescita dell’Italia e dell’Europa. Una visione che ha avuto delle figure chiave anche nel nostro Molise l’onorevole Florindo D’Aimmo «che ha rinnovato la classe dirigente molisana. Non dobbiamo dimenticare l’azione politica della Dc qui in Molise anche attraverso l’onorevole La Penna grazie ai quali si sentiva, in quel periodo, la presenza e il dinamismo che mise in difficoltà la sinistra». Per un ventennio con quella classe dirigente è stato compiuto un passo in avanti nella Regione Molise. «Per questo penso che sia giusto riconoscere un merito oggettivo a quella politica di cui il presidente De Mita era parte integrante».
Di Giandomenico ha esordito con un apprezzamento particolare ad Aldo Patriciello «per una operazione culturale di cui sono ammirato. Tra le mani si è ritrovato tutti i documenti della Democrazia cristiana del Molise e invece di mandarli al macero li ha riposti provvedendo  alla classificazione e catalogazione». Ma il professore ha soprattutto dedicato il suo intervento a ricordare momenti di vita politica in comune con l’invito a De Mita a tenere delle lezioni quando insegnava all’Università a Pescara e soprattutto quando lo fece venire in Molise pur essendo di una corrente politica a Michele Iorio (attuale presidente della Regione) e ad Aldo Patriciello. Altri tempi, altra politica.
E a chi non è venuto, pensando di ascoltare l’intervento di un noioso De Mita, ha perso l’occasione per ascoltare parole pacate ma profonde di un quasi vecchio della politica.  Con la sua grande energia data dal pensiero che spinge lo spirito a mantenere anche in forma il corpo. Un De Mita molto alto, intimistico, spirituale ma concreto di chi ha costruito la sua vita con caparbietà anche andando quando ha incontrato ostacoli nel percorso politico.
L’ex presidente del Consiglio - di cui si ricorda una foto al G7 a Toronto con con Jacques Delors, Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Brian Mulroney, Francois Mitterrand, Helmut Kohl e Noboru Takeshita - ha demonizzato la malinconia «come la mancanza di speranza» con un invito a tutti, in un parterre di tutto rispetto della politica molisana, a essere concreti.  Un politico che crede profondamente nelle istituzioni che dando dignità alla politica di esistere ma «senza la politica le istituzioni sono solo precetti». Un importante assist è stato dato alle piccole realtà quando De Mita ha parlato delle piccole realtà dove si è avuta la migliore espressione, il riferimento è anche alla terra che lo stava ospitando, della Democrazia cristiana che «ha formato i politici che hanno saputo fare bene».
Da apprezzare i diversi passaggi all’impegno dei cattolici ricordando che si iscrisse a un partito di ispirazione cattolica «in considerazione della condizione di degrado» del tempo vissuto subito dopo la guerra.  Moralità, comportamenti virtuosi, le grandi trasformazioni di un popolo che cammina, il recupero della storia della Dc che si è andata perdendo. Tante riflessioni e pensieri intimi, profondi, che sono state ascoltate in grande silenzio di chi ha fatto concorso a costruire un pezzo della storia del nostro Paese. Con le grandi trasformazioni di un popolo in cammino.
Sono stato invitato a porre delle domande al presidente De Mita. Gli ho dato del vecchio con un invito educato a mettersi da parte. Forse perché è nato nello stesso anno di mio padre: il 1928. Resto dell’idea che c’è sempre un tempo per tutti. Per Ciriaco De Mita, mi sono accorto, il tempo non è trascorso. Forse merita di continuare a fare le cose che sta facendo, i suoi oltre cinquantamila elettori hanno deciso che continuasse a fare politica a Bruxelles. Rispetto il voto popolare, perché è sovrano.
Pino Cavuoti

(Ringrazio Caterina Gianfrancesco per gli appunti  sugli interventi di D’Ambrosio e Di Giandomenico)

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