sabato 27 ottobre 2012

Sanità, il manager dell'Asrem fa le pulci alla politica

Angelo Percopo, Giancarlo Paglione e Gianfranca Testa, rispettivamente direttore generale, sanitario e amministrativo ieri mattina si sono presentati ai giornalisti per quella che, a dirla tutta, è sembrata una procedura a dir poco irrituale e per certi versi si potrà dire un domani anche innovativa. Più che una conferenza stampa di autopromozione del lavoro svolto - teso a eliminare le sacche di sprechi del succhiasoldi del sistema sanitario regionale - si è trattato di un “processo breve” al sistema di gestione della sanità messo in campo dalla politica negli anni che hanno preceduto il loro arrivo. Metodo che sino all’insediamento del manager Percopo ha prodotto solo condizioni di dissesto e di centri di spesa duplicati a tal punto da costringere il governo a commissariare la sanità del Molise. Una filippica in un periodo che sembrerebbe propizio proprio alla rimozione di Percopo e della sua squadra. A leggere la premessa al bilancio delle attività aziendali svolte dal luglio 2010 al giugno 2012 si percepisce, sensazione confermata anche dalle parole ascoltate in conferenza stampa, che qualcuno si sia voluto togliere un peso dallo stomaco. Ma di fatto sostituendosi parzialmente a ruolo che dovrebbe, invece, spettare alla politica e dimenticando, parzialmente, del loro compito di gestione della sanità pubblica su mandato proprio del governo regionale. E questo è accaduto alla presenza del presidente della Commissione Sanità, Lucio De Bernardo, che ha ascoltato in silenzio e non perdendo nessuna parola. In particolare è stato ricordato che nel 2010 l’azienda sanitaria unica del Molise «si presentava frammentaria e confusa per la suddivisione del territorio ancora in quattro zone con quattro diversi ambiti, dotati, ciascuno, di propria autonomia gestionale ed operativa».

Una pletora di unità operative complesse ospedaliere, territoriali e amministrative. Duplicazione «che spesso non rispondevano a criteri di efficienza ed economicità» producendo «una spesa non solo eccessiva ma anche incontrollabile». Tutte cose ben note alla politica che invece di porre rimedio a questo sistema attraverso controlli più rigidi ha permesso che tutto rimanesse così nonostante l’illusione di un’unica azienda formalmente istituita nel 2005. Uno sforzo non da poco quello compiuto dall’attuale direzione manageriale che si è dovuto confrontare e dialogare con ben quattro commissari governativi (Isabella Mastrobuono, Mario Morlacco, Nicola Rosato e Filippo Basso). Tante criticità che hanno ritardato un vero rilancio dell’attività finalizzata a garantire la salute pubblica. «Vogliamo essere giudicati - ha detto Angelo Percopo - per le iniziative messe in campo anche quando abbiamo in autonomia preso delle decisioni e soprattutto quando c’è stata poca chiarezza verso le popolazioni sul futuro degli stabilimenti». Evidente il riferimento a Venafro, Agnone e Larino e sul confronto aperto con i cittadini. Un forte invito a fare chiarezza su cosa si vuol fare della sanità molisana che continua ad avere una capacità attrattiva dai pazienti delle regioni vicine. Un passaggio obbligato è l’adozione del Piano sanitario regionale e sul lavoro svolto in Commissione a Palazzo Moffa che ridisegnerà, su indicazione del tavolo tecnico nell’ambito del piano di rientro, la nuova struttura ospedaliera pubblica con i posti letto che passeranno dagli attuali 1156 a 865 per acuti e la riconversione di tre stabilimenti. Un impegno a evitare i ricori impropri con le giornate di degenza passate dal 2010 al 2011 da 291.844 a 266.937 attraverso un’operazione di informazione con i medici di base e la riorganizzazione della rete territoriale. In questa direzione l’impegno con l’assistenza domiliciare, nel solo 2011 ci sono state 7129 prese in carico e poco meno di 950mila prestazioni specialistiche ambulatoriali territoriali e circa 200mila prestazioni riabilitative. Una gran mole di lavoro. Anche subendo critiche immotivate nei confronti dell’attuale gestione aziendale che nulla ha a che vedere con le scelte che sono compiute dal governo regionale, seppur costretto a compiere per il piano di rientro. Il direttore sanitario Paglione ha spiegato come «abbiamo dovuto gestire attività di emergenza rispetto all’ordinario garantendo sempre assistenza e cercando di eliminare i ricoveri impropri, non necessari». Lavoro di rimessa in moto della macchina sanitaria che non ha fatto mai mancare i livelli essenziali di assistenza. Attività che non ha riguardato solo quella strettamente sanitaria con la riorganizzazione, la parola pronunciata più volte dai tre direttori, anche dell’area amministrativa, contabile e gestionale. Sul fronte occupazionale, in quella che è la prima azienda in Molise, si è passati dai 4.136 unità lavorative nel 2009 ai 3.774 del corrente esercizio. Con una spesa annuale di 196 milioni di euro. Mentre i lavoratori interinali, rapporti di lavoro atipici, sono passati dai 185 del 2009 ai 6 di quest’anno e con l’incremento da 185 a 409 dei dipendenti a tempo determinato. Su questo ultimo dato ci sarebbe in corso un indagine del Nas dei carabinieri. Spesa farmaceutica che in questi tre ultimi anni ha conosciuto un trend negativo anche se bisogna insistere per la riduzione dei costi a carico del servizio sanitario regionale. Per Gianfranca Testa quello trascorso non è stato un periodo facile «a causa delle pressioni dei tecnici ministeriali e dei rilievi del tavolo tecnico». Nel corso del suo intervento il direttore amministrativo invece di dare i numeri si è avventurata nel commentare l’approssimazione di «qualche organo di informazione e di qualche esponente politico» che ha dato notizie «che non corrispondevano alla realtà dei fatti e agli atti aziendali». E lo ha fatto facendo riferimento citando la deontologia dei giornalisti che, per come si è espressa, sarebbe venuta meno nel momento in cui ci sarebbe stata «informazione di tipo qualunquista e di tipo disfattista». Un incontro che comunque consentirà di approfondire meglio l’identità di una sanità protesa a garantire buona salute a tutti i cittadini.
Pino Cavuoti

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