domenica 10 giugno 2012

Lino Di Dario: Solagrital, crisi che parte da lontano

Solagrital. Croce e delizia per l’economia molisana e ancor più per le casse regionali. Anni di gestione molto pubblica più che privata hanno messo in difficoltà l’azienda di Bojano. L’attuale management  sta faticando per rimettere i conti a posto. In questi ultimi giorni la Solagrital ha illustrato alle parti sociali il nuovo piano industriale necessario per garantire il futuro allo stabilimento di Monteverde.
«Contiamo su una filiera efficiente - spiega l’amministratore della Solagrital, Lino Di Dario  - e su una clientela primaria che siamo riusciti a portare a Bojano come Coop Italia, Carrefour, Penny Market, Panorama e Media Market solo per fare alcuni nomi».
Ma qual è la madre di tutti i problemi se gli acquirenti sono questi che ha appena citato?
«Il problema che più ci assilla da quarant’anni è il costo del lavoro. Stiamo cercando di mettere mano anche per eliminare il binomio azienda privata che deve essere sostenuta da quella pubblica e mettere in condizione alla Solagrital di stare con le proprie forze sul mercato».
Quindi esiste il problema degli esuberi.
«Sì, esiste il problema degli esuberi che devono essere mandati via dall’azienda. Gli esuberi sono 118 e attualmente  sul libro paga ce ne sono 620 che non ci consente di essere competitivi. Il loro numero eccessivo è il vero problema che mette in difficoltà l’azienda. Abbiamo posto in cassa integrazione gli esuberi , ma queste persone trovano sponde politiche in una parte della sinistra che strumentalizzando questa situazione ne fa un attacco non funzionale alla soluzione del problema. Si fa politica su una questione che parte sin dal 1972, anno in cui partì la produzione».
Polemiche in questi giorni per aver messo in cassa integrazione, così si legge, a zero ore un sindacalista.
«Se ci riferiamo a Peppe Spina non è un sindacalista, perché non ricopre più questa funzione. Abbiamo messono le persone in cassa integrazione sulla base di criteri oggettivi sottoscritti con le organizzazioni sindacali e firmato con un accordo dello scorso gennaio sottoscritto anche dalla Cgil. Abbiamo dato disponiblità a tutte le organizzazioni sindacali a rivedere gli accordi. Per noi le persone non vanno valutate individualmente ma in modo oggettivo. Non si possono fare gli accordi sulle singole persone».
Quindi non avete fatto una lista dei buoni e dei cattivi da mettere in cassa integrazione.
«Assolutamente no.  Tanto che non abbiamo avuto risposta di modifica di questi elenchi da nessuna delle organizzazioni sindacali».
Quindi Di Dario, il sacrificio di alcuni può permettere alla Solagrital di poter guardare lontano.
«E' indispensabile il sacrificio di alcuni che escono dall’azienda con tutti gli ammortizzatori sociali per consentirci di restare sul mercato. Potendo contare su una clientela sia in termini di volumi che di solvibilità. Solo il mercato e non la politica ci può consentire di andare avanti».
Si dice che la Solagrital sia un serbatoio per la politica.
«E' il sindacato che cerca sponde nella politica. E non è la politica che impedisce di compiere le scelte aziendali».
Il cambio alla presidenza alla Gam.
«Siamo abituati a valutare le persone per quello che fanno e non sui proclami. è presto per dare dei giudizi su Enzo Pontarelli».
E il lavoro svolto dal suo predecessore, l’avvocato Franco Mancini.
«Il lavoro svolto dall’avvocato Franco Mancini è stato all’altezza della situazione».
Ma perché Mancini è andato via.
«Mancini è andato via per incompatibilità di tipo personale e professionale».
Di Dario, lei si dimise qualche mese fa in maniera abbastanza clamorosa, per poi fare marcia indietro.
«Diedi le dimissioni per un sistema che non consente di dire la verità, perché se dici la verità nessuno la vuole sentire e ti trovi tutti contro. Le mie dimissioni era in polemica con lo sciopero voluto da una frangia del sindacato che trova sponda, e lo voglio ribadire in quella politica di sinistra per la quale tutto deve restare immutato, così com’è, salvo poi lamentarsi se la politica è costretta a metterci dei soldi per farci continuare ad andare avanti. Sono gli stessi che si lamentano perché i soldi finiscono e non si pagano gli stipendi. Per poi sentire che si perdono soldi per colpa del management e che fine hanno fatto i soldi della Regione. Questa è la spirale che si cerca di creare attorno alla Solagrital».
In questo momento la Solagrital ha un mercato e Lino Di Dario ci scommetterebbe sul suo futuro. 
«Sì nella misura in cui si ha la possibilità di seguire le linee guida del piano industriale e le parti seguono fino in fondo quanto è stato indicato e deciso».
Di Dario, ma qual è il buco della Solagrital. Qualcuno dice 100 milioni di euro.
«Non è assolutamente vero. L’indebitamento netto è di 65 milioni di euro. I debiti scaduti sono di poco superiore ai 10 milioni di euro. Ne avanziamo 30 da Arena, come si può intuire basterebbe riscuotere un terzo di questo soldi per non averne più di quelli scaduti. La cosa sconcertante è che la questione Arena non viene mai sollevata dalla sinistra come se ci fosse una sorta di connivenza che cerca di spingere i riflettori su altre questioni rispetto a quelle vere».
E i 50 milioni avuti dalla Regione?
«Sempre i soliti si dice con i 50 milioni che avrebbe avuto la Solagrital dalla Regione. è un’altra falsità detta dagli ex proprietari del gruppo Arena. Le cose sono andate così. Delibera da 27 milioni di euro erano destinati 22 a Solagrital e 5 all’Arena. A conti fatti Arena ne ha avuti 10. Poi c’è stata la successiva delibera di acquisto dell’usufrutto dello stabilimento per 15 milioni, il proprietario dello stabilimento era Arena.  Tutti i soldi arrivati sono riscontrabili euro, per euro, e sono serviti a comprire le magagne di Arena dicendo da parte del centrosinistra le stesse cose che, guarda caso, dicono, lo ribadisco, gli ex proprietari, spostando l’attenzione e non parlando del problema vero cioè la riscossione dei debiti di Arena verso la Solagrital».
Ma non era più facile che i crediti vantati con l’Arena fossero compensati?
«Abbiamo cercato di compensarli, ma poi i crediti si sono ricostituiti. Stavamo a 23 milioni di euro nel 2009, oggi siamo a 30 con gli interessi nonostante ci siano state misure nei confronti di Arena per circa 25 milioni. Se non ci fossero state quelle misure oggi il ctedito sarebbe stato di 55 milioni di euro. Questa non è la mia verità, ma la verità dei fatti. Voglio ribadirlo, c’è qualcuno interessato a nascondere le cose per danneggiare la Solagrital e coprire le magagne che sono nel gruppo Arena. Beccare la Solagrital vuol dire colpire il governo regionale ed è ciò che stanno facendo».
Di Dario tira i remi in barca o continua questa battaglia.
«Non ho più voglia di combattere con nessuno. Spero solo di riuscire a portare a termine questo piano di ristrutturazione che è l’unica vera salvezza e non le urla dei politici o dei sindacalisti di turno».
Filiera agroalimentare in questa regione. Tra voi e lo Zuccherificio chi sta meglio.
«Non conosco la questione Zuccherificio e mi limito solo alla Solagrital. Abbiamo tutte le condizioni favorevoli con i buyer delle maggiori società della distribuzione italiana che acquisteranno da noi e abbiamo la filiera zootecnica invidiabile. Ma dobbiamo sistemare i costi della gestione dello stabilimento. La società va privatizzata  per evitare di avere le ali tarpate».

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