domenica 24 giugno 2012

Udc, il velardiano Teresio Di Pietro eletto segretario

Un congresso vero dove non è mancata la tensione dei protagonisti anche se alla fine il segretario eletto all’unanimità è stato chi veniva dato per tale già da qualche giorno. Ieri a Campobasso l’Udc è tornato a rieleggere i propri dirigenti al termine di un percorso commissariale. Il partito di Luigi Velardi torna ad avere in Molise un segretario regionale dopo aver celebrato i congressi provinciali. E’ stato eletto il più velardiano di tutti: Teresio Di Pietro. Che poi quando si parla di Udc in questa regione il primo nome che ti viene in mente è poprio quello del canuto montenerese con la vocazione, mai nascosta, di uomo di spettacolo. Che in politica non guasta, se riesci a non prenderti troppo sul serio.
Congresso vero perché da Isernia il consigliere regionale Mimmo Izzi ha cercato in tutti i modi di conquistare caselle nel comitato appena eletto, tanto da arrivare a chiedere la vice segreteria con poteri da vicario, nomina poi comunque assegnata a Isernia. Sessantatrè delegati, dei quali 40  in mano a Velard. Giochi chiusi, ma chi non ha i numeri, che si possono contare, vuol giocare sul loro peso. Non sono stati contati, ma hanno pesato in favore dei campobassani e di Velardi che in questi anni ha mantenuto la barra a dritta. Congresso presieduto da Armando Dionisi parlamentare romano di lungo corso che ha saputo con saggezza e serenità mettere le bocce al posto giusto prima dell’ora di pranzo. La cronaca ci dice dei saluti  di Pierluigi Lepore (Pdl) e Antonio D’Aimmo (Grande Sud) e Stefano Maggiani (Fare Italia) e Vincenzo Niro (Udeur).  Per D’Aimmo ci sono segnali preoccupanti per un Molise che si sente sempre più minacciato con la riduzione delle province, dei tribunali, mentre Maggiani ha annunciato che si è al lavoro per costruire una forte aggregazione politica  fatta di valori. “La politica finisce - ha detto Maggiani - quando non è in grado di rinnovarsi negli uomini e nelle idee”.
Congresso con la partecipazione di Michele Iorio la cui presenza vale più di ogni discorso perché, il più delle volte, è importante che si faccia vedere il comandante in campo. Iorio ha ribadito il suo legame solido con l’Udc che ha consentito al Molise di raggiungere ottimi risultati che stentano a livello nazionale. Un’esperienza molisana importante «premonitrice rispetto a ciò che potrebbe accadere in Italia. Congresso che rilanci questa linea che ha prodotto importanti risultati».
Velardi ha parlato per ventidue minuti per far notare a tutti che la base riconquista la capacità decisionale, viene restituita la democrazia nel partito decidendo chi sarà il nuovo segretario. Un ringraziamento a Cesa per la sua vicinanza al Molise. A Dionisi l’assessore regionale ha chiesto una identità forte, una politica chiara, non alleanze improvvisate. «Non a un vestito di leopardo a seconda delle regioni dove abbracciamo alleanze diverse». Il riferimento è evidente a quella che potrebbe sembrare l’anomalia molisana. Velardi nel suo intervento ha affrontato anche temi nazionali e al governo Monti con l’asprezza dei provvedimenti che non giovano all’Udc. Non ci sono le possibilità di formare una forza di centro con personaggi logori come Rutelli e Fini. «Che fine avremmo fatto - si è chiesto Velardi - se avessimo scelto di essere lontani dal Pdl. Abbiamo chiesto di scegliere per il Molise e di stare vicini a Iorio ricorda che per tre volte ha vinto con l’Udc. La vicinanza dell’Udc molisana al suo leader nazionale anche se «contribuiamo sul piano politico a costruire un asse Udc-Pdl nell’autonomia delle proprie idee». In questa regione si deve  confermare l’alleanza al Pdl ma in quel partito Velardi «c’è una guerra in atto. Non ci sono le condizioni per avventure diverse senza il Pdl». Da qui l’invito a Iorio ad organizzare una seria riflessione sull’attuale momento economico e politico regionale. A chi si aspettava dopo Velardi un intervento di Izzi  illuminante sulle sue intenzioni sarà rimasto deluso. Breve  con un unico ammonimento che «saranno guai a non capire che il momento politico è difficile, ma si devono creare le condizioni  ai giovani di partecipare nel partito».  Costanzo Pinti, segretario provinciale di Campobasso, ha annunciato che si è al lavoro   con progetti che possono essere condivisi.  Apprezzabili gli interventi di Fiorenza Di Costa, Francesco Pilone e di Giuseppe Sabusco. Armando Dionisi ha tracciato il quadro politico nazionale partendo dal  2008 e dalla scelta da Casini antibipolare. Adesione all’azione di Monti perché chi c’è stato non è stato in grado di portare avanti il Paese. La linea del partito è chiara:  capaci di attrarre l’elettorato moderato. Udc capace di parlare il linguaggio della verità e della giustizia. Bipolarismo ha sbagliato e va cambiato. Occorre una iforma elettorale che consenta ai cittadini di poter scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Al lavoro per il bene comune, per gli interessi generali. Partito responsabile che sta tra la gente e rafforza la propria presenza nel territorio. L’Udc lancia la sua sfida a Roma e in tutte le regioni italiane.
Poi l’elezione con un applauso di Teresio Di Pietro non prima di aver sospeso qualche minuto per limare la lista dei componenti del comitato regionale. Di Pietro da buon politico non ha tracciato la linea politica, ma ha rintracciato i possibili antagonisti (gli isernini di Izzi). Ritrovata unità e il messaggio che è passato un congresso senza contrapposizioni. E un ringraziamento a Velardi «in Gino veritas».






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