martedì 24 aprile 2012

Diritti, lavoro e articolo 18. L'Idv a Montenero di Bisaccia

«Invece di continuare a mettere le mani nelle tasche dei cittadini prendendo alle fasce più deboli e riducendo i diritti costituzionali, il presidente Monti si preoccupi a eliminare quegli sprechi della spesa pubblica utili per rilanciare l’economia». E’ una delle prime parole pronunciate a Montenero di Bisaccia dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, nel corso del confronto con Maurizio Landini, segretario  generale della Fiom Cgil, sull’articolo 18 che si è svolto domenica scorsa. La giornata festiva non ha scoraggiato diverse centinaia di persone ad assistere alla manifestazione di piazza che oltre a due personaggi del calibro di Di Pietro e Landini ha visto la presenza sul palco di Maurizio Zipponi, parlamentare e responsabile nazionale delle politiche del lavoro dell’Idv, di Pierpaolo Nagni, segretario regionale dell’Idv, e di Paolo Di Laura Frattura, leader in consiglio regionale del centrosinistra.
Per Di Pietro «l’Italia sta fallendo ma non certo per l’articolo 18, ma per la corruzione che c’è e per l’enorme burocrazia che tiene tutto bloccato, per i falsi in bilancio, per uno Stato asfittico che non è in grado di fare nessuna riforma e di rilanciare l’economia del Paese». Chiaro il discorso: non è togliendo i diritti ai lavoratori che «si garantisce la crescita, così si fanno solo morire di più i lavoratori con i suicidi e di disperazione».  Per il leader dell’Idv non è più il tempo per chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini rispetto a quelli già chiesti se prima non si dà almeno un po’ di esempio. Per Di Pietro questo dovrebbero darlo i partiti a proposito del finanziamento pubblico. «Tutti - ha detto - dobbiamo rinunciare alla rata di luglio, attivandoci nel contenpo per ridurre drasticamente il finanziamento pubblico con la grande trasparenza e con i pagamenti che avvengano soltanto a fattura presentata e a riscontro effettuato della Corte dei Conti».  Sulla riforma del mercato del lavoro Di Pietro evidenzia la necessità di ridurre il numero dei contratti di lavoro attualmente esistenti e che il governo si impegni soprattutto ad «abbattere la spesa pubblica e utilizzare alcuni miliardi che si possono risparmiare per rilanciare la piccola e la media impresa e per quelle giovanili».

Per Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, il disegno di legge che è in Parlamento non va bene perché l’art. 18 deve garantire il reintegro sempre e non solo in alcuni casi e quello che si sta discutendo è un arretramento delle conquiste dei lavoratori, così come non è accettabile che il governo Monti abbia mantenuto la stessa precarietà. «Senza diritti  - ha spiegato il segretario Fiom - non è un lavoro» aggiungendo che  «in un paese quando le cose funzionano quelle dovrebbe essere mantenute, qui invece si vuol mettere in discussione ciò che funziona creando le condizioni che le persone, i lavoratori, siano meno liberi». Rimettere in discussione un diritto di questa natura vuol dire dare mano libera alle imprese. L’Italia è il paese in Europa dove c’è la massima precarietà con 46 tipi diversi di contratto di lavoro. Ci vuole una diversa politica per valorizzare il lavoro e creare nuovi posti di lavoro con gli investimenti.
Sollecitato dal moderatore, il giornalista Giovanni Minicozzi di Telemolise, Landini ha denunciato cosa sta accadendo alla Fiat per il rinnovo delle Rsu dove i lavoratori non sono liberi di esprimere il voto al sindacato che vogliono e che vede la Fiat decidere quali sindacati possono esistere e quali no. «Mi preoccupa e preoccupa tutti i democratici - ha spiegato Landini - al di là di quali posizioni si possa avere perché non è messa in discussione la Fiom ma è messo in discussione il diritto di chi lavora di potere scegliere e poter esprimere il proprio punto di vista. Non abbiamo aperto nessuna polemica con il dottor Marchionne o con la Fiat».
 Il segretario della Fiom ha rivolto in particolare una domanda dove sono i 20 miliardi di euro in investimenti promessi in Italia, non solo sta investendo in Italia, lo sta facendo in altri Paesi e intanto le quote di mercato in Europa e in Italia continuano a crollare senza essere immessi sul mercato nuovi modelli, «E trovo grave che questo governo incontri il dottor Marchionne per poi dire “come siete bravi” e “continuate a fare come volete”. Se salta l’industria nel nostro Paese salta un intero pezzo industriale e i posti di lavoro tanto al nord quanto al sud e invece ci dovrebbe fare come si è  fatto in Germania, in Francia o Obama in America. Bisogna investire.  Bisogna investire sul lavoro, questo governo tecnico, che tecnico non è, non lo sta facendo».
Ma Di Pietro, con toni pacati rispetto ad altri appuntamenti nella sua terra, ha affrontato anche gli argomenti relativi al Molise. Quelli più cari all’azione politica degli eletti a Palazzo Moffa dove conta tre eletti. I problemi della sanità, dei costi industriali dell’operazione Dr Motor, o del ricorso elettorale presentato dal centrosinistra contro l’elezione di Michele Iorio a presidente della Regione.
L’onorevole Maurizio Zipponi ha spiegato le ragioni per le quali è impegnato in prima persona in difesa del lavoro. Per la difesa dei diritti di tutti i lavoratori che vedono protagonista l’Idv in tutte le piazze italiane. Per il parlamentare è giunta l’ora di far prendere per mano agli italiani il loro destino e «di ribellarsi a un’azione di prepotenza» chiedendo che si possa sottoporre a referendum anche la legge in discussione. Un’azione in difesa del lavoro anche preoccupandosi di quelle che solo le emergenze occupazionali molisane come le vicende della Ittierre piuttosto che della Dr Motor con i lavoratori in attesa dello stipendio.
Paolo Di Laura Frattura, forte anche della sua esperienza di presidente per anni della Camera di Commercio di Campobasso, ha parlato dell’atteggiamento di attesa degli imprenditori rispetto alla politica. Ma è anche la regione dove il disoccupato si è rassegnato a non trovare lavoro. Per Di Laura Frattura parlare in Molise dell’articolo 18 è un argomento «fuori tema» in un territorio dove si vive una forte precarietà e dove la politica gioca ancora un ruolo da protagonista per cercare consenso. Il consigliere regionale ha posto all’attenzione dei presenti il “caso” Costantino Manes e Flavia Murolo, licenziati dalla Sevel. Nonostante un provvedimento del giudice del lavoro di reintegro da febbraio sono ancora in attesa di tornare in fabbrica. Una dimostrazione di arroganza rispetto a una realtà molisana dove non ci sono grosse situazioni di conflittualità. E Di Laura Frattura non ha potuto non lanciare delle stilettate all’indirizzo del governo regionale dove  «non c’è merito e non ci sono criteri di valutazione». In Molise «manca una politica di sviluppo industriale e ambientale e se non si creano le occasioni non si può parlare del domani in una regione che produce il 65 per cento del suo pil dal terziario pubblico». Si continua a parlare di Solagrital, Zuccherificio dal punto di vista finanziario ma «non si parla di continuità aziendale senza dare certezza ai fornitori e ai lavoratori».
Il segretario regionale dell’Idv Nagni ha invece toccato il tema della disoccupazione che continua a salire in Molise collocandolo ai primissimi posti delle graduatorie nazionali. Un giovane su 3 non lavora e chi lavora si trova in uno stato di precarietà. «Il male più grosso - ha detto al pubblico molto attento -  è stare sotto lo scacco dei politici, chinando la testa a chi ci dà anche solo pochi giorni o pochi mesi di lavoro». Indice puntato contro la Regione che non ha creato alcuna condizione di sviluppo e di crescita «dove il pil si regge grazie all’agricoltura e dove non è stato investito nemmeno un euro». 
Di Pietro concludendo ha parlato anche di legge elettorale e in particolare di quella ‘’che non permetta ai cittadini di sapere prima del voto la coalizione e il programma’’. Quindi, ha parlato di un modello da rilanciare in cui al di là delle idee politiche si possano distinguere le persone «tra quelle per male e quelle per bene» cioè «persone che hanno interesse per davvero per tutta la collettività». A proposito di Casini, ad una domanda del moderatore della manifestazione, ha detto. «Non me ne può fregare di meno, ma mi interessa sapere che non si può andare alle elezioni chiedendo un voto senza sapere con chi si sta, ma più che Casini mi interessa sapere cosa intende fare il Partito Democratico, da che parte intende stare, con chi intende sposarsi».
Confronto aperto dove si è discusso con buon ritmo di argomenti che sono andati oltre il solo articolo 18 che è stato più ad appannaggio di Di Pietro e Landini.
Pino Cavuoti

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