sabato 17 marzo 2012

34 anni fa il rapimento di Moro, Guglionesi ricorda il sacrificio di Giulio Rivera

Sono trascorsi 34 anni da quel 16 marzo 1978 quando in via Fani a Roma fu rapito Aldo Moro dalle Brigate Rosse. In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i terroristi uccisero i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia cristiana. Uno di quei tre poliziotti era della provincia di Campobasso. Ieri mattina nel cimitero di Guglionesi l’amministrazione comunale e la polizia hanno voluto ricordare il sacrificio a soli 24 anni di Giulio Rivera, con la deposizione di due corone di alloro sulla sua tomba, di cui a nome del capo della polizia Antonio Manganelli. A presiedere la cerimonia don Giovanni Diodati, cappellano presso la Questura di Campobasso, che nel suo breve ma intenso intervento ha detto che chi dà la vita per gli amici è degno dei Regno dei cieli.  Per un gesto eroico come quello di Rivera e dei suoi colleghi che merita rispetto e consolazione cristiana.

In rappresentanza del questore ha preso la parola la dirigente del commissariato di Termoli, Maria Santoli, che ha ricordato come la polizia non dimentica Giulio per il suo contributo pagato per il rispetto della legalità e di appartenenza allo Stato. «Il ricordo di quella giornata - ha detto il vice questore Santoli - resterà indelebile in quella che è stata una pagina tristissima della storia della democrazia italiana». Il sindaco Leo Antonacci ha voluto sottolineare il valore e l’importanza della divisa indossata da Giulio Rivera. Guglionesi non dimenticherà mai il sacrificio di un suo giovane figlio. Il primo cittadino nelle recenti manifestazioni contro il treno ad alta velocità ha avuto modo di pensare a Rivera avendo vivide quelle immagini dei manifestanti che ingiuriavano i carabinieri in divisa. «Non possiamo permettere che venga calpestata - ha detto - la dignità di chi lavora indossando la divisa». Da qui, rivolgendosi in maniera immaginaria agli alunni che quest’anno non erano presenti alla cerimonia, la necessità di ridare spessore all’educazione civica e sociale come valore di cittadini di questo Stato. Un picchetto d’onore e una delegazione di agenti in pensione delle associazioni di Campobasso e Vasto hanno reso più suggestivo il ricordo. Erano presenti al cimitero il fratello Angelo e la sorella Carmela di Giulio Rivera, mentre l’altra sorella Lina vive in Canada. Oltre alla corona il capo della Polizia ha voluto mandare un telegramma personale. Come ogni anno in casa Rivera è giunta la telefonata della famiglia Moro. Dall’altro capo del filo la figlia Agnese dello statista che non ha dimenticato il sacrificio degli uomini della scorta di suo padre. Cinquantacinque giorni quel 16 marzo 1978 anche la vita di Moro venne recisa dall’odio delle Brigate Rosse con il ritrovamento del cadavere in una Renault  4 di colore rosso in via Caetani.

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