sabato 17 marzo 2012

Legge 33, un bubbone che prima o poi scoppierà

E’ un bubbone che, prima o poi, potrebbe scoppiare.  La Giunta regionale con la delibera 230 del 10 marzo 2009 ha provveduto, per tramite della legge regionale del 26 aprile 2000 n. 33: “Interventi finanziari per il commercio”, ad approvare il terzo bando per la presentazione delle richieste di agevolazioni e criteri per la concessione di contributi e l’erogazione dei benefici. Le spese ammissibili erano quelle finalizzata all’acquisto del locale, delle opere murarie, impianti generali, attrezzature e arredi e le spese tecniche. Dotazione finanziaria per contributi in conto capitale e in conto interessi, con una maggiore disponibilità in conto capitale. Chi ha avuto accesso ed è stato finanziato ad oggi, pur avendo svolto gli interventi, è ancora in attesa di poter essere pagato.

Uno che ha il dente avvelenato è Aldo Giglio che, per una delle sue attività svolte nel centro storico di Campobasso, ha avuto accesso alle legge 33 che nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto favorire lo sviluppo.
«La legge 33 è stata una buona occasione - dice Aldo Giglio - per ammodernizzare le nostre  attività. Ho fatto richiesta per poter avere 20mila euro e mi sono state autorizzate. Tutti coloro che sono rientrati nella graduatoria  determinata nel giugno dello scorso anno e dal quel momento siamo rientrati nel benestare della liquidazione».
E quindi cosa è accaduto.
«In teoria avremmo dovuto prendere i soldi,anche perché per poter usufruire dei benefici di questa legge regionale abbiamo iniziato i nostri lavori per i quali abbiamo effettuato delle anticipazioni in quanto viene coperto solo una parte dell’intervento che ognuno ha coperto anche con fondi bancari. La Regione non ci ha dato nulla dovendo prima approvare il bilancio, poi si sono accorti che non c’erano le somme a disposizione, e poi le risorse sono state cercate tra i residui. Intanto sono passati quasi dodici mesi da quanto sembrava che tutto fosse a posto».
Finisce tutti qui?
«La cosa più grave e che la Regione Molise chiede a quanti sono stati inseriti a beneficiare della legge 33 il famoso, anche se sarebbe più giusto dire il famigerato Durc per i dipendenti utilizzati nell’azienda. E’ inutile nascoderlo stiamo attraversando un periodo di crisi e chi più e che meno, ci sono contributi versati con ritardo. Per essere in regola con il Durc abbiamo dovuto regolarizzare i pagamenti con gli istituti di previdenza. Il Durc dura solo trenta giorni, non fai in tempo a metterti in regola e nel frattempo passa un altro mese e la Regione Molise non eroga i soldi. Cosa succede? Che per essere in regola con il Durc devi fare mille sforzi per trovare i soldi, che non hai, per essere in regola. E così discorrendo».
Ma non potrebbe essere cristalizzata la posizione al momento a cui l’azienda è stato concesso il beneficio?
«Se tutto fosse logico dovrebbero essere così, ma così non è e capisce bene quali sacrifici devono affrontare e così quanti sono nelle mie stesse condizioni».
Morale della favola questa legge come la giudica.
«Era nata con i migliori auspici ma si è rivelata una grande bufala ma soprattutto un grande boomerang perché per fare l’ammodernamento delle nostre strutture ho dovuto dar fondo ai miei averi. Le banche poi non ci stanno aiutando e come può capire la situazione è davvero difficile da poter gestire. Ci troviamo in una forbice con Equitalia da una parte e le banche dall’altra. Non sono più in grado di reggere il mercato».
E’ scoraggiato?
«Siamo lasciati soli. Dove ci vogliono portare. La Regione ci ha abbandonato. Penso che siamo arrivati a un punto morto. A me non interessa lo Zuccherificio o altre cose del genere. Posso avere interesse per la sanità che riguarda tutti. In Regione si parla solo delle grosse aziende e si dimenticano quella che ritengo sia l’attività primaria del nostro Molise. Il 70 per cento delle attività è fatto da piccoli artigiani, degli autonomi, dei commercianti, di aziende familiari che stanno desolatamente chiudendo».

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