giovedì 29 marzo 2012

Antonio D'Aimmo: sanità, integrare pubblico e privato

Cita una frase della prima lettera ai Tessalonicesi Antonio D’Aimmo, consigliere regionale del Grande Sud e fino a qualche mese fa direttore amministrativo della Cattolica di Campobasso. E lo fa per parlare di sanità e delle polemiche pretestuose e inutili a proposito del ruolo del ruolo degli istituti privati rispetto a quelli pubblici nella gestione della salute pubblica dei molisani. «Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono», dal capitolo 5 versetto 21. E si capisce  chiaro il messaggio che vuol mandare D’Aimmo. Della serie è troppo facile sparare nel mucchio per fare affermazioni qualunquiste sul ruolo della Cattolica in questa regione.
Un’occasione che coglie il neo consigliere regionale per precisare che dallo scorso 9 dicembre si è messo in aspettativa dalla struttura di contrada Tappino.
«La legge mi poteva consentire di poter svolgere il doppio ruolo, ma non mi sembrava giusto, rispetto a una funzione che avevo svolto con grande senso di responsabilità dietro una scrivania, di trovarmi agli occhi della gente nella doppia veste. Avrei potuto prendere anche il doppio stipendio, ma ho preferito lasciare fino all’ultimo centesimo a disposizione della Cattolica». Anche per questa ragione D’Aimmo ha infatti lasciato il telefono di servizio e tutte le prerogative da dirigente della Cattolica. Così come aveva fatto già nel 2006 Mario Pietracupa all’epoca al Neuromed di Pozzilli.  Per D’Aimmo parlare di sanità vuol dire puntare a un obiettivo unico. «Garantire ai molisani prestazioni sanitarie d’eccellenza che gli vengono già date con le strutture presenti in questa regione attraverso sei ospedali, tre case di cura e due centri d’eccellenza. E’ paradossale che nonostante queste strutture si continui ad andare fuori regione per farsi curare». Il consigliere regionale di Grande Sud è risentito nei confronti di chi afferma che le strutture private siano finanziate con soldi pubblici. «Ciò che viene dato al privato è in funzione delle prestazioni pagate con i drg e il costo viene valutato con criteri che sono fermi al 2003, senza dimenticare di ricordare che la  Regione Molise è in piano di rientro che gli consente di sottrarre un ulteriore 10 per cento».
Per l’esponente di maggioranza il ruolo della sanità privata, in termini di mobilità attiva, non solo non va sottaciuta ma messa opportunamente in evidenza. E a tal proposito cita un’inchiesta del Corriere della Sera che ha valutato 1.475 opedali italiani, attraverso fonti Agenas del ministero della Salute.  La Cattolica di Campobasso si distingue, in materia di cardiochirurgia, per la mortalità vicina allo zero  a tre mesi dall’intervento di bypass. Per la radioterapia la struttura molisana è tra le prime in Europa a utilizzare un sistema V-Mat.
«A me pare che ci sia un memoria molto corta  da parte di chi invece di sostenere un’azione di integrazione tra pubblica e privato lavori solo per generare confusione e conflittualità tra chi garantisce prestazioni sanitarie. Se anche a livello nazionale c’è l’intenzione di integrare le università con le strutture sanitarie del territorio ci sarà pure una ragione. Per evitare doppioni, costi aggiuntivi per favorire la qualità    a tutti i cittadini».
E a proposito della raccolta di firme in difesa dell’ospedale Cardarelli di Campobasso e dal suo presunto tentativo di spoliazione a tutto vantaggio della Cattolica, Antonio D’Aimmo taglia corta. «Ho l’impressione che ci sia qualche difetto di comunicazione. C’è già da tempo un’integrazione operativa tra le due strutture. Solo una parte, forse poco informata o strumentalizzata, non riesce a comprendere la portata di questa collaborazione. Si tratta di integrare, ciò che avviene da tempo professionalmente, anche dal punto strutturale per una serie di ragione legate alla vetustà della struttura. Collaborazione mantenendo distinti i ruoli. Ma occorre trovare un’intesa, tra l’altra la Fondazione della Cattolica non si è nemmeno ancora espressa».  E D’Aimmo aggiunge altro. «è mai possibile che nell’ambito di una riorganizzazione del personale quando avviene nell’ambito della sanità si debba fare una levata di scudi, cosa che non accade, ad esempio, nell’ambito della scuola.  Nella scuola se non si riescono a formare le classi gli insegnanti vengono spostati, nell’ambito della regione non può esserci questa flessibilità?».    L’ex direttore amministrativo snocciola cifre a proposito di mobilità attiva e della capacità di attrazione da altre regioni verso il Molise della Cattolica e del Neuromed, che per l’80% accoglie pazienti da fuori regione.  Nell’ambito della mobilità attiva nel 2010 la Cattolica ha fatto registrare oltre tremilaseicento ricoveri con prestazioni pari a oltre 16 milioni di euro pari al 40 per cento delle proprie attività. «Immaginiamo, solo per un attimo la chiusura di una di queste strutture, che non sono in competizione con quelle pubbliche,  cosa accadrebbe? I pazienti sarebbero costretti ad andare fuori regione e si determinerenne un aumento naturale della mobilità passiva oltre ad annullare quella attiva garantita da Cattolica e Neuromed. Siamo sicuri che vogliamo proprio questo».

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