martedì 27 dicembre 2011

Giorgio Bocca e la verità della stampa

«Tutti quelli che fanno il giornalismo lo fanno sperando di dire la verità: anche se è difficile, li esorto e li incoraggio a continuare su questa strada». Lo diceva Giorgio Bocca di cui ho letto diversi libri e che non ho mai amato perché ho sempre avuto l’impressione che avesse su alcune questioni politiche un radicato pregiudizio.

Questioni personali, una mia valutazione che non offusca lo spessore professionale di un giornalista d’altri tempi. Ma la frase che ho voluto riportare può rappresentare il testimone da raccogliere e portare avanti nel territorio dove viene distribuito il giornale. Perché è vero che qualsiasi cosa che scriviamo è nella speranza di dire la verità, ma è altrettanto vero che può diventare una verità parziale e particolare in quanto condizionata dalle nostre idee e dalle esigenze di mercato. Che si può chiamare appartenenza a una parte politica o peggio ancora condizionata da interessi pubblicitari. Anche su questo Bocca aveva speso diversi passaggi come «l’editoria spesso è a servizio della pubblicità» e «la verità non interessa più a nessuno». Mi chiedo e chiedo a voi lettori se tutto questo è avvertito e se soprattutto, in quanto fruitori ultimi, è l’impressione che viene data dai giornalisti. Sono certo che su questo fronte si aprirebbe un vero fuoco di fila. Ed è il web, con i vari social network, a farmi capire che la superficialità, con la quale certe volte si affrontano certi argomenti, diventa un’arma a doppio taglio. Un boomerang lanciato e che ritorna nelle nostre mani dopo aver fatto anche danni. Non ritengo Bocca un maestro, ho altri riferimenti, ma sicuramente è il miglior testimone del suo tempo di una professione come quella del giornalista. In Molise e nella parte d’Abruzzo dove siamo presenti non è facile essere giornalisti veritieri. Il vero aspetto, che non può essere sottovalutato, è quello di essere testimoni credibili. L’impegno c’è e anche tanto, con il sostegno della redazione che dà e riceve consigli e suggerimenti, per garantire da queste colonne un’informazione vera. Sul tema della libertà di stampa sono state dette tante cose. Avete letto e siete consapevoli, quanto noi, delle intemperie e delle strade tortuose che dobbiamo percorrere per garantirla. Nelle nostre periferie così lontane, dove si vive e si lavora con grandi sacrifici, non è facile uscire indenni dalle «aggressioni» delle imprese piuttosto che della politica. «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» si legge nel Vangelo secondo Giovanni al capitolo 8,32. Una frase che è inserita in un contesto ben preciso, ma che può essere presa in senso relativo per quanto ci può tornare utile: conoscenza e libertà. Solo il conoscere ci pone nella condizione di essere liberi. Da questa angolazione possono avere un valore profetico Bocca, con la sua affermazione-denuncia, che a nessuno interessi più la verità, perché forse siamo meno liberi di volerla conoscere. Con questi pensieri si è adempiuto il dovere umano e professionale di rendere testimonianza a una persona che è passato dall’altra parte. Un saluto che non può esimerci come semplici colleghi, ma pur sempre di periferia.

Pino Cavuoti

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