mercoledì 14 dicembre 2011

Michele Iorio ha presentato il programma che verrà

Sarà stato il fatto che Michele Iorio non andava a braccio ed era costretto a leggere, ma la sua voce ieri arrivava in aula con meno veemenza e coinvolgimento del solito. Del resto che poteva fare di diverso o di più il presidente della Regione se non leggere il suo programma di governo per il Molise dei prossimi cinque anni? Se si considerano tutte queste cose si capisce perché Iorio ha reso meno di quanto avrebbe potuto. Una giustificazione che c’è tutta per i suoi 75 minuti utilizzati per illustrare l’indirizzo programmatico scritto forse da qualcun altro e quindi non di prima mano. Per il resto l’intervento del governatore ha toccato i punti che verranno trattati dagli assessori per una legislatura che si caratterizzerà sul piano dell’autonomia regionale e dell’autoriforma.
Lo statuto sarà uno dei punti di svolta dei prossimi anni, considerando che la nuova legge elettorale rivoluzionerà ciò che sinora abbiamo visto a Palazzo Moffa. Iorio vuol lanciare quello che lui ha definito un diverso “stile istituzionale” che coinvolgerà le forze politiche dei due schieramenti. Il primo aspetto rivelante dell’intervento del governatore è il suo richiamo al dialogo con le minoranze per quello che sarà «il metodo di questa legislatura». Pur nel suono flebile della voce è stata una frase che può segnare il solco rispetto al precedente quinquennio. Una consapevolezza che non si può governare, anche con la forza dei numeri, senza offrire il rispetto e il confronto alla parte che ha perso le elezioni. Metodo del dialogo per quelle che dovranno essere le grandi novità da discutere, far digerire e approvare in Consiglio regionale. Non cambiano le regole del gioco, su questo si può essere certi, ma la maggioranza avrà il dovere di considerare, se vuol riuscire a parlare con i banchi dell’altra parte dell’aula, anche le proposte di Di Laura Frattura e compagni. Iorio in un passaggio ha descritto quella che sarà o che dovrà essere la politica: capace di guardare al futuro. Capace, cioè, di progettare, programmare, tracciare il cammino per il domani. Basta con una politica che svolge il ruolo di amministratore di condominio, ma che riconquisti la sua peculiarità di pensare e di guardare oltre la siepe. Forse ci sarebbe stato bene parlare anche del recupero dell’etica della politica. Ma qui ci si potrebbe addentrare in un percorso più complesso. Iorio ha evitato di parlarne. C’è da augurarsi che questo aspetto venga non solo considerato ma sopra tutto messo al centro dell’azione amministrativa perché è l’etica la molla che spinge il politico a fare la buona politica a servizio della collettività. Il governatore al suo terzo mandato ha avuto ieri il coraggio di fare un’affermazione che non mancherà di aprire un dibattito, e si spera il più ampio possibile, sul fatto che si deve imparare a fare scelte che possono sembrare meno popolari, ma più utili al bene comune. Se si parte da questo aspetto si può arrivare a considerare il peso che Iorio ha voluto dare a queste parole. Non si può pensare di governare per far contenti tutti, sarebbe come dire da oggi non si pagheranno più tasse. Questo non è possibile, ma si può lavorare, anche compiendo scelte impopolari o meglio dolorose se fatte nel rispetto di un principio di equità e di giustizia sociale. Ha forse voluto dire questo il presidente della Regione Molise? Se tutto questo accadrà allora avrà un senso il concetto di «rinascita culturale» che ieri è stato ripetuto in più di un passaggio dal governatore. Rinascita di una comunità che si sente molisana in forza dell’autonomia regionale ottenuta più di quarant’anni fa. Iorio ha dimostrato di voler essere uno strenuo difensore della molisanità. I cittadini aspettano Iorio al varco, in una sorta di Forche Caudine del ventunesimo secolo. Solo per chiedergli conto che è finito il tempo delle parole a vuoto. Il programma è stato scritto per essere rispettato. I patti vanno rispettati. Il presidente della Regione Molise è avvisato.
Pino Cavuoti

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