venerdì 2 dicembre 2011

La voce dei senza voce

Non nego di aver molto gradito la lettera inviatami dal dott. Marco Tagliaferri a commento dell’editoriale dedicato a una madre stanca apparso il 1 dicembre. Ritengo che debba essere normale per un giornale occuparsi anche, e ritengo soprattutto, di argomenti di spessore sociale. E farlo è diventata più che una regola una eccezione. È indubbio che faccia più notizia parlare di cronaca, di scandali e di politica rispetto ai drammi, alle inquietudini della gente comune. Personalmente ritengo di proseguire sulla strada di un’informazione che guardi agli ultimi e a chi non ha nemmeno il necessario. È una scelta condivisa dalla proprietà della testata che su questo aspetto ha dato carta bianca a tutta la redazione. Parlare del bene comune, dei problemi del vivere quotidiano cercando di darne notizia a chi deve provvedere ai bisogni degli altri. A chi pensiamo? Non solo ai politici, ma a tutti coloro che hanno una responsabilità, una carica per la quale sono chiamati a prendere decisioni. Capaci di scelte buone a favore della collettività.
Pino Cavuoti

Caro Direttore, desidero esprimere il mio personale apprezzamento per il riscontro che ha voluto dare, nell’editoriale del 1 dicembre, al grido di aiuto-denuncia di una madre stanca e disperata, che vive una particolare condizione di disagio familiare. Una delle tante storie di sofferenza di oggi che il contesto sociale in cui tali esperienze vengono vissute tende quotidianamente ad esasperare. Ed il futuro certamente non è più bello del presente, se non si inizia a costruire una coscienza Etica che possa determinare decisioni decisamente a favore di chi non ha, rispetto a chi ha già, e tanto. Tanto è il parlare, poco è il fare. Ed il giornale, come Ella ha ben individuato, deve poter quotidianamente rappresentare non solamente un momento di sterile comunicazione, al fine di poter semplicemente dire, “io l’ho detto”, ma deve saper andare ben oltre e rappresentare un luogo di riflessione e di proposta, proattivo di un bene comune in cui ciascuno deve poter ritrovare una sua propria identità e dignità, nessuno escluso, indipendentemente dal ruolo che si occupa nell’attuale articolazione sociale. Ben venga quindi un maggiore spazio, come Ella ha auspicato, per evidenziare le difficoltà in cui tanta gente, in questa regione, è costretta ad esprimere la propria esperienza (negativa) di vita che il più delle volte non riesce a superare, diventando una “condizione di disagio sociale permanente”. Un impegno Eticosociale, il Suo, che trova anche il mio consenso.
Dr. Marco Tagliaferri
marco.tagliaferri.molise@gmail.com

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